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Captain Voyeur (1969): Occhio a quel guardone di John Carpenter

Quando pensi che sia tutto finito, quando ormai hai smesso di pensarci, come Michael Myers torna a colpirti a tradimento la rubrica… John Carpenter’s The Maestro!

Qualche settimana fa grazie a Don Max e alla sua pagina 21st Century Schizoid Don, ho avuto modo di vedere uno dei primi cortometraggi diretti da Giovanni Carpentiere nel 1969. Invece Fabio, massimo esperto e gestore della fan page dedicata al Maestro, il seme della follia, come al solito era
più avanti dell’avanguardia e aveva già tirato su un post in merito.

Più John Carpenter si dedica alla sua carriera di musicista,
ai videogiochi e alle partite NBA sul divano di casa, più dentro i nostri
cuoricini di Carpenteriani, brucia la voglia di vederlo tornare dietro la
macchina da presa a dirigere. Mancando i lavori nuovi, bisogna guardare nello
specchietto retrovisore alla ricerca di cosette come questo “Captain Voyeur”,
un corto di otto minuti che trovate per intero qui sotto.
“Captain Voyeur” è una delle prime regie di Carpenter, risale al
1969 ai tempi di USC, University of Southern California, ovvero dove Giovanni
ha studiato cinema, insieme a quel matto di Dan O’Bannon, autore della
sceneggiatura di Dark Star, che altro
non era che il lungometraggio tratto dalla tesi di laurea dei due (storia
vera).
L’università della California, molto più famosa con il suo
acronimo UCLA, è la scuola “per fighetti” anche se con una notevole tradizione di
pallacanestro – argomento che al Maestro, interessa comunque non poco – ma per
dirla alla Dario Argento, nella sua intervista congiunta con l’amico Carpenter,
durante un vecchio Torino Film Festival nel 1999: USC è il posto dove vai se vuoi imparare a fare cinema per
davvero.
Questo cortometraggio è rimasto negli archivi della scuola
fino al 2011, prima di essere ritrovato dall’archivista Dino Everett, da allora
è conservato alla National Film Preservation Foundation, per via della sua
importanza nello sviluppo della carriera del Maestro.
“Captain Voyeur” con la sua citazione iniziale e i cartelli
dei titoli di testa scritti a mano, è un lavoro universitario che ha valore più
che altro per i completisti, i Carpenteriani senza ritorno tipo, beh voi e me.
Ma non è da sottovalutare, perché comunque il lavoro del poco più che ventenne
Carpenter, portava già le tracce dei temi alla base del cinema del Maestro, che
tutti conosciamo.

La citazione iniziale, una dichiarazione d’intenti di buona parte del futuro cinema del Maestro.

La storia è quella di un occhialuto tecnico dei computer che
mette gli occhi su una collega con un bel paio di gambe (il Maestro non si
smentisce mai!), il tema dello sguardo è ricorrente nei primi film di Carpenter, ma siccome era il periodo in cui Giovanni
ancora si faceva le canne con frequentava Dan O’Bannon, si può notare l’ironia
che avremmo poi ritrovato in Dark Star.

Tutto “friccicarello” per la sbirciata alla collega, dopo un’occhiata
ad un Hitchcockiano cannocchiale che sembra quello di Pericolo in agguato, il protagonista torna a casa e sopra i
mutandoni e il reggi calzini, indossa mantello e soprattutto maschera, sembra
Capitan Mutanda, ma invece è Captain Voyeur! Con tanto di musica trionfale – e volutamente
ironica – a sottolineare la trasformazione.

La minacciosissima mutanda Fantozziana.

Il nostro Capitan Guardone inizia ad aggirarsi per il
vicinato, con la macchina da presa di Carpenter che ci mostra il suo punto di
vista, e qui davvero sembra di assistere alle prove generali per Halloween. Con l’ironia già descritta e
un minimo di critica alla società, il nostro guardone spia dalle finestre nelle
vite di alcuni vicini, tutti impegnati ad adempiere ai loro vizi privati.

Qualcuno balla il “Mambo del materasso”, altri preferiscono
farsi frustare, ma l’attenzione del nostro maniaco protagonista, cade su
della sexy biancheria intima messa a stendere si, però da un uomo.

Beh ognuno del tempo libero fa quello che vuole no?

Ci vorrebbe qualche critico serio, con la pipa e gli
occhiali per dirvi che il finale, anticipa “Halloween” e il concetto di “Final
Girl” che Carpenter avrebbe sdoganato nel suo capolavoro del 1978, ma io non
fumo la pipa e non ho occhiali, quindi diciamo che è un frettoloso ma efficace
metodo per chiudere, ricordando a tutti che spiare le persone non è educazione.

Insomma “Captain Voyeur” come detto ha un valore soprattutto
per noi Carpenteriani sempre avidi di materiale sul Maestro, ma se tra i tanti
pregi di Carpenter abbiamo sempre potuto annoverare l’efficacia narrativa, l’essenzialità
e le idee molto chiare sui temi da affrontare, questo corto serve a capire che
il nostro, coerente lo è stato sempre, fin dagli albori della sua carriera. Insomma anche questa volta, stima infinita per Giovanni!
Come sempre vi ricordo che per aggiornamenti, informazioni e
quintali di “amore amorissimo” per il Maestro John Carpenter, dovete solo
cliccare fortissimo sulla pagina del Facciolibro de Il seme della follia, fan page italiana dedicata a John Carpenter, che per altro ha precedentemente ospitato questo post sul suo blog gemello.
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