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Cars 3 (2017): La ruggine non dorme mai

Ormai lo sanno
tutti che “Cars” è il titolo prediletto di John Lasseter, direttore creativo
della Pixar grande appassionato di automobili e di camice da fare male agli
occhi, almeno a giudicare da come va conciato in giro.

So che il primo
film “Cars – Motori ruggenti” (2006) forse non è tra i più rivoluzionari a
livello di trama, ma è sicuramente uno dei film della Pixar che mi riguardo
sempre con più piacere, speravo vivamente che questo terzo capitolo della
avventure di Saetta McQueen così fortemente voluto da Lasseter avesse qualcosa
da dire, la prima notizia da riportate è sicuramente positiva, “Cars 3” ruota
nuovamente attorno alla macchina da corsa rossa fiammante con il numero 95
sulla fiancata, forse si sono resi conto anche loro che mettere su una stramba
storia di spie con l’odioso Cricchetto come protagonista non è stata poi una
grande idea, quindi sì, “Cars 3” è molto meglio di quella palla assurda di “Cars
2” (2011), ma ci voleva anche poco, ammettiamolo.

Ormai Saetta
McQueen (sempre doppiato da Owen Wilson) è un veterano delle corse, il campione
rispettato e celebrato che può permettersi di scherzare tra una gara e l’altra
con i suoi rivali di sempre Bob Swift e Cal Weathers, tutto va alla grande,
fino a quando sulle piste non compare il futuro delle corse, un nuovo tipo di
auto frutto degli allenamenti con le nuove tecnologie, un mostro di
superiorità tecnica deciso a distruggere il campione di nome Ivan Drago Jackson
Storm (con la voce di Armie Hammer
che ultimamente compare spesso).



“Io ti spiezzo in due” (Cit.)

Sembra la fine di
un’era, la vecchia scuola sembra destinata ad essere soppianta da quella nuova,
uno alla volta amici e compagni di squadra di Saetta McQueen cedono al
progresso e anche lui nel tentativo di competere va fuori strada e rischia
l’incidente che mette la parola fine alla sua carriera, come accaduto al suo
mentore Doc Hudson (Paolo Uomonuovo,
che per ovvie ragioni compare solo nei flashback).

Ciao Paul, ovunque tu sia ci manchi un casino.

Ma per uno
abituato a ripetersi nella testa, prima di ogni gara il mantra “Un vincitore e
42 perdenti” Saetta non è affatto pronto a ritirarsi e a diventare il
testimonial dei prodotti della Rust-eze come vorrebbe il nuovo proprietario
della scuderia Sterling (Nathan Fillion, mitico!), proprio per questa ragione
il vecchio “cane” dovrà imparare un gioco nuovo, mettendosi alla prova con
nuovi tipi di allenamenti più tecnologici di quelli a cui è abituato, il tutto
nelle entusiaste mani (o gomme, fate voi) della sua nuova allenatrice Cruz
Ramirez (Cristela Alonzo che non faccio nemmeno finta di sapere chi sia).

Come detto, di
positivo c’è che tutta l’attenzione della trama ruota di nuovo intorno al vero
protagonista della saga, non a una spalla comica che piace ai bambini, ma che
oltre i due minuti continui sullo schermo risulta odioso e basta (si è capito
che vado pazzo per Cricchetto?), il problema sta nel fatto che il primo film
del 2006 ci mostrava il giovane campione che per vincere doveva imparare a non
essere arrogante, ora i ruoli si sono ribaltati, Saetta è diventato a sua volta
il Re del primo film, con il piccolissimo problema che risulta davvero
impossibile provare il minimo di empatia per Jackson Storm, personaggio che non
ha nemmeno un tratto positivo dall’inizio alla fine del film, dettaglio che
pilota (avete capito? Perché sono macchi… Ok, la smetto) il gradimento del
pubblico.

Dragooooo! Stooooorm!

Inoltre, se il
protagonista non è più un giovanotto, ma un veterano non più veloce come un
tempo, diventa chiaro che il film voglia rivolgersi più ai papà o alle mamme
che accompagneranno i figlioli al cinema che ai loro figli, il che non sarebbe
affatto un male, il problema che qui “Cars 3” non stupisce quasi mai.

Non si ride, al
massimo si sorride quando vediamo il vecchio Saetta alle prese con le nuove
tecniche di allenamento e con il simulatore (i vecchi e la tecnologia, binomio
letale…), non aiuta nemmeno che Cruz Ramirez sia abbastanza anonima, ogni tanto
risulta simpatica, in altri momenti solo irritante, ma il problema
principale è che dopo circa venti minuti di film è già chiaro come si
concluderà la vicenda, il che di suo non sarebbe nemmeno un problema peccato
che “Cars 3” proceda da un punto A ad un prevedibile punto B senza nessuna vera
emozione nel mezzo.
L’unico momento
di brio arriva nel demolition derby a cui i due protagonisti partecipano sotto
mentite spoglie, la corsa nel fango ad eliminazione diretta se non altro è ben
coreografata e si gioca il personaggio più memorabile di tutto il film, lo
Scuola Bus convertito a mezzo da combattimento su gomme Miss Fritter, in
originale doppiata da Lea DeLaria la Boo di Orange is the new black, direi che il casting per abbinare personaggi e doppiatori
alla Pixar lo sanno fare piuttosto bene, quello sì.



Anche Saetta capisce quello che provano le detenute di Litchfield ogni giorno.

La trama ricalca
situazioni già viste in altri film, quando Saetta McQueen va alla ricerca del
maestro del suo maestro (Smokey doppiato da Chris Cooper e largamente sotto
utilizzato nel film) sembra di vedere Luke partire alla ricerca di Yoda ne L’Impero colpisce ancora, però se non
altro sono stati bravi a rendere omaggio al doppiatore di Doc Hudson, ovvero il
grande Paul Newman, infatti Smokey si rivolge al personaggio chiamandolo con il
soprannome di “Hud”, che penso proprio sia un riferimento al film con Paolo
Uomonuovo “Hud il selvaggio” (1963).

Oh poi ditemi
cosa volete, tipo che sono troppo appassionato di Rocky (avreste ragione!), ma “Cars 3” sembra assemblato con pezzi di
ricambio presi dalla saga del pugile creato da Sly Stallone. La corsa sulla
spiaggia con l’amico e allenatore (qui Cruz Ramirez al posto di Apollo Creed)
sembra uscita da “Rocky 3” (1982) senza rivelarvi troppo sulla comunque non
impossibile da intuire trama, nel film ci troviamo dentro anche un po’ di
“Rocky Balboa” (2006) e anche l’ultimo Creed.



Gonna fly now, flying high now, gonna fly, fly, fly…

Questo non sarebbe
nemmeno un problema, quello che mi è mancato proprio è il coinvolgimento
emotivo dei film di Rocky, ma anche del primo “Cars”, il che è un peccato,
perché di suo questa storia sul tempo che passa e di rivalse sportive aveva
tutto per piacermi, questa saga necessita di una mano aggiuntiva di Rust-eze.

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