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Chew vol. 12 – Cavoli amari: Capolinea gente!

Ultima occasione per il sottoscritto per
convincervi a leggere uno dei più bei fumetti in circolazione su questo gnocco
minerale che ruota intorno al Sole.


La Bao Publishing
ha pubblicato da poco il dodicesimo e conclusivo volume della saga fumettistica
(e culinaria) creata dai geniali John Layman ai testi e Rob Guillory alle
esplosive matite. Non serve che io vi racconti cosa accade nel volume, se siete
lettori di questa serie, vorrete saperlo dai protagonisti e dagli autori non
certo da me, io al massimo posso provare a convincervi a mettervi alla ricerca
di questo fumetto, uno di quelli che per qualità, genio, follia, divertimento e
colpi di scena, non vorresti mai veder finire per davvero.

Il protagonista
della serie è Tony Chu, l’agente cibopatico del’FDA, la Food and Drug Administration
che normalmente è l’agenzia minore americana rispetto alle ben più blasonate
FBI e CIA, ma non nel mondo di “Chew”, un mondo dove l’influenza aviaria ha
ucciso milioni di persone, molte delle quali nei soli Stati Uniti, dove come si
sa, il pollo fritto va forte.

Tony e John fanno squadra per la loro ultima azione.

Il pollo, quindi, è
stato dichiarato illegale, alla pari delle peggiori droghe è stato bandito e
viene consumato in segreto per non incorrere in sanzioni legali. Ma il
proibizionismo del pollo è solo il primo passo, le misteriose scritte di fuoco
nel cielo, in un’incomprensibile lingua aliena, sono un problema ben peggiore.

Ad indagare su
questo e su altri casi, uno più gioiosamente disgustoso dell’altro e tutti
rigorosamente legati al cibo, ci pensa il nostro Tony con i suoi poteri di
cibopatico. Sì, ma cos’è un cibopatico? Si tratta di una persona che riceve
sensazioni e visioni da medium quando mangia qualcosa. Se Tony Chu morde una
mela, può dirvi da che albero è stata colta, che pesticidi sono stati usati e
come si chiamava il contadino che l’ha coltivata.



Cibopatia tutti i neuroni ti porti via…

Ma lui non è
l’unico cibopatico, la sua fidanzata Amelia è scriboletica, ovvero quando
scrive i suoi lettori sono in grado di sentire in bocca il sapore del cibo da
lei descritto, pensate che questo è ancora uno dei poteri più normali che
troverete nell’arco dei dodici volumi di “Chew”, perché quel matto di John
Layman si è davvero sbizzarrito.

“Cavoli amari” è
l’ironico titolo scelto per il volume che conclude trame e sottotrame dei
protagonisti, ma è anche il titolo giusto, vi verrà sicuramente voglia di
pronunciarlo quando leggerete il finale, che ho trovato
perfettamente nello spirito della serie e dei personaggi e non è altro che la
ciliegina sulla torta (per stare in tema mangereccio) cucinata dai due autori,
lo stesso Layman ha dichiarato che era proprio il finale che sognava per la
serie che gli ha regalato la meritata fama.
Tony, il suo
compare dalla faccia bionica John Colby, Amelia, anche il machiavellico Savoy
raggiungono qui la fine della loro storia, ma c’è tempo anche per la vera super
star della serie, The Walking Dead (fumetto ovviamente) ha Michonne, gli X-Men hanno Wolverine e “Chew” ha un personaggio che potrebbe mettere in fuga e
costringere alle lacrime entrambi: Poyo, il pollo luchador combattente!

Se non vi foste ancora convinti a leggere questo fumetto, ora avete una ragione!

Qui Poyo è
protagonista di una folle storia natalizia (scritta tutta in rima!) che
alleggerisce la tensione a metà volume e ci prepara a percorrere gli ultimi
cento metri prima di salutare per sempre questi personaggi.

Come sempre,
leggere “Chew” vuol dire immergersi in un calderone bollente di citazioni alla
cultura popolare, mescolate ad un retrogusto quasi Punk per la provocazione,
sembra che Layman con i suoi testi e Guillory con i suoi spettacolari disegni,
siano alla costante ricerca, come dirlo in modi gentili, di far vomitare il
lettore.



Uno dei tanti omaggi di questo frullatore Pop che è “Chew”.

Sì, perché il
povero Tony è costretto davvero a mangiarsi di tutto per attivare i suoi
poteri ed è incredibile che una storia di aviaria, cannibali e strane scritte
aliene, sia diventata uno dei più clamorosi e meritati successi della (nuova)
Image Comics, il terzo polo editoriale americano, che un tempo era famoso per
trame risicate ed ottimi disegni, ora sembra votato alla qualità di storie
e intrecci, a giudicare anche dalla recenti uscite.

Bisogna dire che
Layman ha creduto moltissimo nella validità della sua storia e ha fatto bene,
anche perché non basta l’illuminazione di due idee apparentemente distanti (la
cibopatia e l’influenza aviaria) che in realtà funzionano alla grande insieme,
poi ci vuole l’abilità di non scadere mai nella noia, grazie ad una trama
pensata molto bene, è proprio l’epilogo, ambientato parecchi anni nel futuro a
confermarci ancora una volta il talento di Layman. Già un paio di numeri fa, lo
scrittore ci aveva regalato una visione di questo futuro, che allora sembrava
solo una riuscita gag, ma che riletta ora alla luce del finale, strappa una applauso
per la pianificazione a lungo termine messa in atto dall’autore.



Grazie per l’abbuffata ragazzi!

Rob Guillory di
suo ha saputo rendere alla perfezione sulle pagine, tutte le follie (e sono
davvero tante) pensate dal suo compare, con il suo tratto a metà tra il
cartoonesco e i graffiti da strada, Guillory ha il pieno controllo dei tempi
comici, ma anche di quelli drammatici, è incredibile come ci si possa
emozionare nei momenti più intensi e drammatici, malgrado un tratto così
fumettistico che se utilizzato da un disegnatore di minore talento,
risulterebbe fuori luogo.

In questo 2017
molti dei miei fumetti preferiti stanno trovando la loro naturale conclusione,
da lettore è la fine di un’abitudine anche un po’ egoistica, ma sull’altro
piatto della bilancia, devo mettere il fatto (non da poco) che i dodici volumi
di “Chew” mi hanno sempre divertito, entusiasmato e coinvolto come pochi altri
fumetti contemporanei hanno saputo fare, ora la palla è nel vostro campo, se
volete assaggiare qualcosa di mai provato, data un morso a questo. Cibopatia
applicata al fumetto, mi ringrazierete dopo. 
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