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Chucky – Stagione 1 (2021): Chucky vuole ancora giocare con noi

Inutile girarci attorno, tra tutti i grandi assassini dello
Slasher, le icone che popolano l’horror facendo scorrere il sangue fin dagli
anni ‘80, Chucky la bambola assassina è il prediletto di famiglia, per certi versi
il preferito di casa Cassidy perché la mia Wing-woman ed io siamo una sorta di
Chucky e Tiffany, quindi secondo voi potevamo perderci la serie tv?
Giammai! (cit.)

Facciamo un piccolo riassunto: un po’ come accaduto a Jason in precedenza, abbiamo assistito ad
una scissione dei diritti sul personaggio, da una parte alla MGM è rimasto il
titolo “Child’s Play” (da noi “La bambola assassina”) da cui hanno tratto un
reboot nel 2019, mentre il padre putativo di Chucky, il testardo e combattivo
Don Mancini, per nostra fortuna ha saputo tenersi ben stretti i diritti sul
nome “Chucky”, portando avanti con caparbietà i film sul personaggio che sono
arrivati ad essere in totale sette, tutti scritti da Don Mancini.

Uno che si è preso anche dei notevoli insulti in rete (ma
dai? Non succede quasi mai), per essere stato ben poco diplomatico nei
confronti del reboot del 2019, ma per certi versi siamo nella miglior
condizione possibile, visto che il canale SyFy in collaborazione con Hulu, ha
offerto a Mancini l’idea per una serie tv Chucky che il nostro ha colto al
volto.

Non è così che si ripongono i coltelli nella lavastoviglie (Chucky per la sicurezza domestica)

Otto episodi in totale, andati in onda tra ottobre e
novembre, che hanno reso “Chucky” la seconda serie televisiva più vista negli
Stati Uniti, alle spalle dell’imprendibile Squid Game, considerando che la serie coreana sta su una piattaforma streaming
popolarissima, il risultato ottenuto da Don Mancini e compagni è incredibile, non
solo conferma la popolarità del personaggio, ma anche lo stato di salute
generale del genere Horror, che galoppa fortissimo anche sul piccolo schermo.

Oggi è mercoledì, l’ultimo episodio è andato in onda martedì scorso e nello stesso giorno è arriva anche la notizia della conferma di “Chucky”
per una seconda stagione, quindi con enorme gioia posso intitolare questo post “Chucky
– Stagione 1” (yeah!), ora però la domanda che so interessarvi molto: la
vedremo mai in uno strambo Paese a forma di scarpa? La risposta al momento non
la conosce nessuno, tanta roba di Hulu spesso finisce su Disney+ (sezione Star), però se
volete vedere “Chucky” al momento in cui vi sto scrivendo, dovrete arrangiarvi,
se non altro in lingua originale potete ancora una volta godervi la voce di Brad Dourif, da sempre quella ufficiale
di Chucky.

I’m on the highway to hell / On the highway to hell (cit.)

Mettiamo un altro paletto importante prima di iniziare a parlare
per davvero del contenuto della prima stagione di “Chucky” (perché ci sarà
anche la stagione due… Oh yeah!): questa serie può essere vista da chiunque? La
mia risposta è un convinto e sicuro NI, come i cavalieri dei Monty Python.

Per i primi quattro episodi quello che vi serve sapere è più
o meno quello che già conoscete di fama su Chucky, il bambolotto tipo “Good Boy”
che contiene l’anima del serial killer Charles Lee Ray, poi dall’episodio
numero quattro in poi (“Just Let Go”), tornano in scena personaggi chiave
direttamente dai film e se non li avete visti tutti, potrebbe diventare
impossibile comprendere la trama, malgrado i veloci flashback messi su da
Mancini necessari a rinfrescare la memoria a tutti.

Perché di fatto Don Mancini, il più puro dei puri, ha
pensato a “Chucky” come alla diretta continuazione della sua saga, infatti gli
eventi si svolgono pochi giorni dopo la fine di Il culto di Chucky, anche se l’inizio della serie si gioca la carta, per altro molto contemporanea di affiancare nuovi (e giovani) protagonisti alle vecchie glorie,
come è già successo a fin troppe saghe cinematografiche famose, con una sola differenza: Don Mancini qui lo fa
alla grande!

Troppo grande per giocare con le bambole? Si spiegatelo alla bambola!

“Chucky” è la storia di Jake Wheeler (Zackary Arthur)
quattordicenne che viene ad Hackensack (la città di Charles Lee Ray) in cui di
certo non è il ragazzo più popolare. Dopo aver perso la madre in un incidente
stradale, Jake vive con un padre violento e ubriacone (Devon Sawa nel doppio
ruolo di papà Lucas e di zio Logan) che non ha certo digerito l’idea di avere
un figlio omosessuale in fissa con le bambole, perché Jake è piuttosto bravo a
fare arte utilizzando pezzi di bambole retrò raccattate in giro, e ad un
mercatino dell’usato si porta a casa una bambola “Tipo bello” con la salopette
e i capelli rossi, qui i casini possono cominciare.

Jake è un personaggio molto credibile, non solo perché Don
Mancini è stato così accorto da scegliere attori giovani per interpretare dei
quattordicenni, ma anche perché non è il solito stereotipo di ragazzo omosessuale
che vediamo in troppe serie tv adolescenziali, che trattano questa tipologia di personaggi
come fredde formule di mercato. Jake non vive in serenità la sua sessualità, ha
tutti i turbamenti tipici della sua età ma in più ha un padre violento che più
prova a nascondere l’odio per l’omosessualità del figlio, più non fa altro che
urlarla al mondo, in compenso a scuola è il bersaglio per tutti i bulli,
capitanati da Lexy Cross (Alyvia Alyn Lind, a mani basse la più brava del cast,
impressionante considerando che è classe 2007), la classica bionda snob
popolare a scuola che evolverà presto in un personaggio più sfaccettato, perché
Don Mancini è tutto tranne che uno sprovveduto.

“Uhm interessante la tua cronologiaq Internet bionda”

A completare il lotto di personaggi metteteci l’odioso e
tormentato Junior Wheeler (Teo Briones), cugino di Jake e fidanzato di Lexy ma
anche Devon Evans (Björgvin Arnarson), interesse amoroso di Jake, appassionato
di criminologia e titolare di un podcast sugli omicidi ed eccolo qua, il vostro
cast di nuovi protagonisti, davvero giovani e per di più davvero convincenti,
alle prese con un Chucky sempre più diabolico e manipolatore.

Ormai trovo insopportabili quelle serie televisive che
utilizzano personaggi omosessuali soltanto perché sembra che senza, la serie
non verrebbe mai approvata e messa in produzione, facendo così non solo si sviliscono le persone ma si
ottiene il risultato opposto, ovvero di saturare gli spettatori con personaggi
omosessuali caratterizzati unicamente dal loro orientamento sessuali. Don
Mancini non è certo uno che ha deciso di salire sul carro per moda, sotto la sua gestione “Chucky”
ha sempre avuto una forte componente queer,
diventata manifesta dal 2004 in poi con Il figlio di Chucky.

E quel coglione di Pillon… MUTO!

Ecco perché la diabolica bambola all’inizio si approccia a
Jake come un adulto (in un corpo da bambola con la salopette ok, però ci siamo
capiti no?) in grado di comprendere la sua condizione, la battuta sul fatto che
anche Chucky abbia un figlio queer non solo è molto divertente ma
puntualissima, per ragioni che diventeranno chiare nel finale della prima
stagione, Chucky ha bisogno di qualcuno che uccida per lui, ma Don Mancini è
più astuto di così, non si limita a portare in scena personaggi omosessuali
manipolatori e minacciosi, ma alza il volume della radio sviluppando molto bene i
suoi protagonisti, che infatti si ritrovano alleati in questa battaglia
solitaria contro la bambola, perché se è già assurdo andare a denunciare il
fatto che una bambola vada in giro ad uccidere tutti, figuriamoci se a farlo
sono dei ragazzini.

“Aiutatemi! Hello Kitty ha cercato di uccidermi!”

In tutto questo Don Mancini lentamente inclina il pavimento
sotto i piedi del pubblico, facendo scivolare nella storia i vecchi personaggi
che rientrando in scena, non solo portano avanti il loro arco narrativo, ma anche
la saga creata da Mancini.

Con il ritorno in scena di Tiffany (Jennifer Tilly) e Nica (Fiona
Dourif) nuovo corpo ospite per l’anima di Charles Lee Ray, i due personaggi di
fatto sono due donne, entrambe a loro modo, in cerca di emancipazione da
Chucky, lo fanno anche attraverso la loro sessualità ed ora non vorrei iniziare
un monologo su come l’omosessualità sia sempre stata rappresentata nel cinema
Horror fin dai tempi di James Whale,
però trovo estremamente coerente, al passo con i tempi e riuscito, il modo in
cui Don Mancini qui abbia piantato la bandiera queer, quella stessa bandiera
che la saga di Chucky da sempre fa sventolare, senza ammorbare il pubblico e ben prima che i canali streaming
formulassero un freddo algoritmo per gestire la presenza di personaggi
omosessuali nelle nuove serie da lanciare.

A proposito di componenti storici della famiglia allargata di Don Mancini, non può mancare Jennifer Tilly!

“Chucky” poi è in continuità con la tradizione anche per
quanto riguarda gli effetti speciali e gli omicidi, la bambola è realizzata con
animatronici misti ad un pizzico di grafica computerizzata utilizzata con
saggezza, un trionfo della vecchia e della nuova scuola, al servizio di una
varietà di morti ammazzati, tutti grotteschi, gustosi, conditi da sangue e
umorismo nero senza mai tirar via la mano, insomma ci si diverte un sacco come sempre con Chucky in circolazione.

Don Mancini ci tiene ai suoi personaggi (vecchi e nuovi) e
sfrutta l’occasione offerta da “Chucky” per raccontarci anche qualcosa del
passato di Charles Lee Ray, lo vediamo da bambino anche alle prese con il suo
primo omicidio (con colpo di scena) e negli anni ’80 interpretato con mimetico
gusto da… Fiona Dourif, grazie a trucco e parrucco convincente di colpo si ritrova trasformata in suo padre, perché Fiona oltre ad essere una delle più brave di
tutta la serie è anche riuscita a trovare il non semplice punto di equilibrio
nella sua carriera, quando sei una figlia d’arte è due volte più difficile, tanto di cappello a Fiona, ma
ci sarà un motivo se è da sempre una delle preferite di questa Bara.

Incredibile sembrano padre e fig… Vabbè ci siamo capiti no?

Difetti? Probabilmente Andy (Alex Vincent) e Kyle (Christine
Elise) hanno un ruolo davvero troppo piccolo, ma sono sicuro che entrambi
troveranno spazio nella seconda stagione, vi ho già detto della riconferma? Si
l’ho fatto, ma sono talmente contento che è solo una scusa per scriverlo
ancora. Forse il difetto principale è la poca cura per il montaggio di alcuni
episodi, che crea problemi di continuità e sembra che sia stato affidato a
qualcuno con ben poca esperienza, un piccolo (ma vistoso) difetto su cui posso
tranquillamente trascendere, perché “Chucky” era una delle serie che
attendevo di più quest’anno, infatti si è confermata anche migliore delle mie
aspettative.

Ogni volta che la vedo, finisco per sospirare Fiona, nemmeno fossi Shrek (che per altro un po’ mi somiglia)

Insomma “Chucky” è una serie in perfetto equilibrio tra
modernità e tradizione, per Mancini decisamente un affare di famiglia, portato
in scena con il contributo fondamentale della sua famiglia allargata di attrici e attori,
mi auguro sia possibile vederla anche in uno strambo Paese a forma di scarpa
presto, intanto esulto ancora un po’ per la riconferma e vi
ricordo lo speciale dedicato a Chucky della Bara Volante!

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