Gennaio 2024. Lorenzo Lepori mi offre la possibilità di vedere il suo ultimo film, ne sono molto felice perché mi ero già goduto il suo trucido “Flesh Contagium” (2020), problema: la prima incarnazione della Bara esplode in volo, gli Antichi si sono opposti, devo ripiegare le ali per un po’, in attesa di tornare a volare.
Ottobre 2024. Rendo onore a Lorenzo di non aver mollato mai, spero che il sacrificio agli Antichi della prima versione della Bara sia stato il tributo di sangue che gli ha permesso di esordire anche al cinema, visto che la sua ultima fatica “Cieco Sordo Muto” co-prodotto da DigitMovies e da Cinnamon Digital Cinema è stato il suo primo lavoro a venire distribuito anche nelle nostre sale, mi mancava solo di scriverne a questo punto, ed eccoci qua!
Come si adatta Lovecraft per il cinema? Molti potrebbero sostenere – a ragione – che semplicemente non si fa, o forse l’unica via è un consapevole tradimento del materiale originale, che dall’altra parte della grande pozzanghera nota come oceano Atlantico è quasi la normalità (visto che ormai tutti viene bollato come “Lovecraftiano”) ma qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa un po’ meno, se non vogliamo considerare i film di Gordon girati grazie ai finanziamenti di Carlo Antonini, più noto con il nome di Charles Band.
Altri esempi di titoli italiani con tracce di Lovecraft al loro interno? Qualche film di Ivan Zuccon e il finto documentario di Federico Greco e Roberto Leggio, che nel 2005 immaginavano un viaggio in Italia per il solitario di Providence nel loro “Il Mistero di Lovecraft – Road to L.”, va detto che Lepori invece ha puntato più in alto, cercando di far fare al suo cinema un salto di qualità che è innegabile, specialmente nel confronto diretto con gli altri suoi lavori, ma sempre senza perdere il gusto per i titoli nostrani più pane, orrore e salame del passato.
Il punto di partenza resta ovviamente “Cieco Sordo Muto”, un racconto breve di Lovecraft del 1925 con un protagonista pensate un po’, cieco, sordo e muto, una roba altamente cinematografica eh? D’altra parte, se il tuo protagonista è privo di tre sensi su cinque, tu povero regista cosa hai esattamente da portare sullo schermo? Come lo adatti per il cinema quel trionfo di descrizioni di suoni blasfemi che il protagonista non può sentire? Lepori non si lascia intimorire e ci racconta la storia dello scrittore Richard Blake, le cui condizioni sono riassunte nel titolo del film.
I suoi assistenti sono impersonati da due pretoriani del regista, Pio Bisanti suo attore feticcio e Simona Vannelli, moglie del regista e con lui in molti altri lavori, che da sola si carica sulle spalle tutta la trasformazione tipica dei personaggi di Lovecraft e tutta la dose di “sesso a pile” del film.
Il film è stato girato da Lepori nella sua toscana, in particolare a Buggiano Castello, provincia di Pistoia, con molte delle scene nella seicentesca Villa Sermolli, il cui scantinato nel film, diventa il ricettacolo dell’orrore strisciante che ovviamente, con il solitario di Providence in mezzo, non può mancare mai. Proprio lo scantinato è la sede della mostruosità che attende pazientemente di essere riportata alla luce, perché Lepori lo sa bene che non può basarsi esclusivamente sul racconto nel 1925, quindi in continuità con il suo cinema, pesca per atmosfere, colori e prologo iniziale ultra violento da tutto il nostrano cinema, non voglio aprire la caccia alle citazioni a tutti i costi, questo gioco la lascio ai cinefili che vedono rimandi ovunque, però se parliamo solo di atmosfere, è chiaro che Lepori abbia un amore sconfinato per i Bava (al plurale), Lenzi, Soavi e via dicendo.
Problemi: oltre alla solita presa diretta maledetta, alcuni dialoghi suonano un po’ forzati, macchinosi, infatti “Cieco Sordo Muto” funziona meglio quando cavalca le atmosfere, i momenti onirici se non proprio lisergici, sono i più riusciti ed è innegabile che la trasformazione del personaggio di Simona Vannelli, che coincide con le sue scene di nudo abbiano il loro peso. Si sa che Lovecraft e il sesso sono due mondi separati e distanti, per questo se la missione è quella di adattare una prosa inadattabile e il modo scelto per farlo è seguire la via del tradimento, ci sta inserire questo tipo di variazione sulle abitudini del solitario di Providence.
Menzione speciale la merita tutta l’attore irlandese David Brandon, che dopo una carriera in cui ha recitato con TUTTI, per altro molti di quelli che ho citato lassù, può torna al cinema horror dopo dieci anni di assenza per un ruolo complicatissimo, perché più complicato che adattare la storia di uno scrittore cieco, sordo e muto c’è solo doverlo interpretare.
Insomma, il film di Lorenzo Lepori è un passo in avanti nel suo cinema, ma senza perdere il gusto per la nostrana tradizione. È da gennaio che sfido gli Antichi per portarlo sulla Bara, ci voleva la “Spooky season” di ottobre per poter completare la missione e sono felice di averlo fatto proprio in concomitanza con l’uscita del film in Blu-ray, certe cose non accadono per caso, c’è sempre un piano e a volte è guidato dagli Antichi.
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