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Cinzia di Leo Ortolani: Sfoggiate le vostre macchie

Viviamo tempi strani, là fuori bisogna soppesare le parole
perché si corre il rischio di offendere, a turno: Le donne, gli uomini, i
bambini, i vegani, i No Vax, i Si Tav, i Forse Vaf (che mi sono appena
inventato, ma forse ci sono), insomma è un gran casino. Se dici che qualcosa ti
fa schifo, in automatico sei razzista/misogino/omofobici/germofobico oppure
peggio, sei “Politicamente corretto”, insomma è un mattatoio dalla quale non se
ne esce, ed è proprio per questo che “Cinzia” del Venerabile Leo Ortolani (con
tutte le maiuscole) non poteva uscire in un momento migliore.

Nata dalla mente (malata) di Ortolani, per 122 numeri della serie Rat-Man Collection,
Cinzia Otherside, ex postino, ex lucciola della quinta strada, ed eternamente
transessuale platinata innamorata persa del Ratto, è stata protagonista di gag
di culto, e senza ombra di dubbio il personaggio del cast di supporto, che più
di tutti sgomitava per uscire, anche se più che altro, aveva ambizioni di
entrare, non chiedete dove, non volete saperlo.

Una spalla, anzi due (da culturista) comiche con un velo di
malinconia che ammettiamolo, è anche uno dei motivi del successo della serie, e
anche se qualche tempo fa speravo di
vedere Ortolani cimentarsi con personaggi (e atmosfere) nuove per le sue storie,
questa Graphic Novel…. Questo Graphic Novel, fiuuu! Capito che questo post
manderà in crisi la mia già labile capacità di usare il maschile e il femminile
(sessista!), allora diciamo che questo fumetto, non poteva mancare. Non solo
per permettere a Ortolani di passare poi ad altro, e soprattutto perché un
personaggio come Cinzia, si meritava questo palcoscenico su cui brillare.

Poco importa cercare di inquadrare il racconto, prima o dopo
l’ormai mitico numero 122 di Rat-Man,
questo “Cinzia the beginning” potrebbe essere letto anche da chi non conosce il
personaggio con le orecchie da ratto che infatti non compare mai. Si perché, l’attenzione
è tutta su di lei, lui, oh insomma su Cinzia, con un notevole contributo da
parte di una Tamara mai così spassosa (la gag sul prossimo “Star Wars”, che di
sicuro sarà bello, mi ha ucciso dal ridere) e il suo autore in grande spolvero,
partiamo proprio dal Venerabile.

Non ditele che è una donna con una marcia in più, altrimenti vi mostrerà la leva del cambio.

In particolare negli ultimi numeri di Rat-Man, emergeva una certa
predisposizione di Ortolani verso la religione, per lo meno nelle sue storie, anche
qui, un ruolo fondamentale lo ha una rilettura di un evento Biblico, il diluvio
universale. In quanto maschio (vabbè, si fa per dire Leo, ora non montarti la
testa), bianco e padre di famiglia, l’ideale rappresentante di tutti quei
valori che oggi come oggi, una gran parte di persone difendono, in modo
comprensibile? Forse, ma in fin troppi casi con un’arroganza e una manifesta
ignoranza che sono ingiustificabili. Sempre.

Sapete cosa amo di Ortolani? (e questa poteva uscirmi anche
meno ambigua, ora che ci penso), il suo stile e il suo umorismo non solo gli
permettono di prendere le distanze da certi atteggiamenti esecrabili, ma per me
è la perfetta risposta a tutta la rabbia che c’è nell’aria. Una risata vi
seppellirà, ma servirà a ricordarvi anche quanto siamo tutti a nostro modo
strambi, delle macchie, infatti Ortolani ci regala una lezione di vera
democrazia: Lui prende per i fondelli tutti allo stesso modo.
LGBT (ed acronimi extra che si aggiungono ogni giorno),
fanatici della “Famiglia tradizionale”, alieni con la loro mania per le sonde,
bambini grassi, e per mia gioia, anche il mio odiato Phil Collins (grazie Leo!)
nessuno esce vivo dalla satira Ortolaniana, leggendo “Cinzia” si ride, forte,
dimostrazione che questo personaggio ha davvero ancora tanto da dare… DA DIRE!
Volevo dire da dire!

Io invece le canzoni del “Maledetto” le odio tutte, ma la gag è uno spasso.

Nelle 240 pagine di “Cinzia”, ed in particolare in questo
formato con cui la Bao Publishing presenta la storia, Leo Ortolani ci sguazza,
può permettersi gag efficaci riassunte in una sola pagina, oppure lasciarsi in
sospeso fino alla prossima, per poi stupirci con una “Splash page” ad effetto,
oppure perché no, trasformare il racconto della vita di Cinzia in un musical,
che vi giuro, mi sono ritrovato a canticchiare nella testa mentre leggevo
(storia vera) e magari chiedere un po’ di aiuto per una consulenza musicale a
Joe Cocker oppure Aretha Franklin, insomma non ci sono davvero limiti per un
Maestro del fumetto, che questa arte la conosce alla perfezione.

Selezione musicale molto azzeccata direi.

Ma la bellezza di “Cinzia” sta proprio nel personaggio, non
è un nome a determinare una persona, e di sicuro non è il modo in cui gli altri
ci vedono a farlo, perché in questo mattatoio in cui è facilissimo offendere
qualcuno, chiunque (anche se qualcuno più di altri) è una potenziale “macchia”
per qualcun altro, siamo tanti piccoli “Leopardi” in fila per un posto sull’arca
dell’accettazione sociale.

Cinzia fa della sua differenza un vanto (tanto che lo canta
pure nella spassosa scena Musical), certo non con difficoltà o sacrifici, ma
quello che emerge è un personaggio… Bello, con un sua fascino, superiore alle
etichette, al famigerato “Gender”, proprio per questo “Cinzia” è un fumetto che
andrebbe letto da tutti, perché se qualche particolare categoria di pubblico vi
sta sulle palle, state pure tranquilli che tra queste pagine, verrà
spernacchiata da Ortolani, ma allo stesso tempo il venerabile ci ricorda che
alla fine siamo tutti macchie, quindi tanto vale sfoggiarle e farci un vestito.

Leo Ortolani? Beh più che altro: Leopardati.

Insomma, io dubbi sul talento di Leo Ortolani non ne ho mai
avuto, e se anche per circa dodici secondi ho temuto che questo volumone sarebbe
stato l’ennesimo modo per continuare a suonare la stessa canzone, devo
ammettere che sarà pure così, ma non c’è fumetto più necessario di “Cinzia” ora
come ora, un’altra tacca alla tua cintura Leo. Leopardata possibilmente.

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