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Classe 1999 (1990): hey robot-teachers, leave those kids alone!

In questo disgraziato 2020, la scuola è stato un argomento molto caldo, quindi con l’inizio del nuovo anno scolastico questa Bara dedicherà i post della settimana al tema della scuola e ai suoi giovani protagonisti. D’altra parte studiare è importante ragazze e ragazzi, non vorrete certo diventare come me no?

Avete mai avuto un professore particolarmente stronzo? Sono sicuro che tutti nel corso della nostra esperienza scolastica ci siamo “scontrati” con un insegnante che nel corso del suo lavoro, ci ha fatto vedere i sorci verdi. Magari il giudizio sul suo operato era solo dettato dal tempo oppure dalla situazione… oppure il prof era stronzo e basta. Ma di sicuro resta una dinamica che tutti conosciamo, ecco perché “Classe 1999” anche a trent’anni dalla sua uscita e malgrado i suoi passaggi (molto) naif ha ancora così tanta presa sul pubblico, non fa altro che trasformare in exploitation da B-movie l’eterno scontro tra gioventù e autorità, tra studenti e professori, che poi era proprio quello che interessava a Mark L. Lester, che si merita una piccola ma doverosa parentesi.

Beh la mia scuola non era tanto diversa (storia vera)

Il nome di Mark L. Lester resterà per sempre marchiato a fuoco nella storia, per titoli incredibili e di formazione come Commando e Resa dei conti a Little Tokyo. Come scrivevo in un post recente, tra lui e John Carpenter ci sono stati spesso meno dei sei canonici gradi di separazione, i due si sono scambiati progetti a distanza come figurine, la differenza sostanziale tra i due resta l’approccio, sebbene entrambi molto diretti nel loro andare dritti al punto, tra i due registi però Lester è quello che è stato più volte accusato di istanze reazionarie con i suoi film, bisogna capirlo, Classe 1984 non le mandava certo a dire e nemmeno ci provava a redimere agli occhi del pubblico, i violenti ragazzi che perseguitavano Perry King in quel film.

“Classe 1999”, in uno strambo Paese a forma di scarpa anche noto come “1999 – Terrore in classe”, è l’ideale seguito/rifacimento del film di Lester del 1984 1982. Resta il titolo in cui la distanza con Carpenter si è assottigliata più che mai, non solo perché i titoli di testa che ci aggiornano sulla violenta e futurista premessa iniziale, sono un omaggio, anzi no, sono proprio identici a quelli di 1997 Fuga da New York. Ma poi anche nel cast a capo della multinazionale Megatech, troviamo uno che sarebbe diventato un attore Carpenteriano, ovvero il mitico Stacy Keach, non potete mancarlo, qui sfoggia un mullet invidiabile in coppia con lenti a contatto coordinate. Inoltre anche la colonna sonora composta da Michael Hoenig sfoggia sonorità proto-Carpenteriana bisogna dirlo, ma il resto è tutta farina del sacco di Lester.

Attori di un certo livello con capelli di un certo livello.

Inutile girarci attorno, una delle scene più memorabili di Classe 1984 era la scena del “giorno di ordinaria follia” di Roddy McDowall, il professore a cui partiva leggerissimamente il boccino e arrivava ad interrogare gli studenti puntando loro in faccia una pistola. Lester parte da qui, ribaltando completamente il punto di vista rispetto a “Classe 1984”, questa volta gli aguzzini sono i professori, e per giustificare lo spunto iniziale, Lester decide di ambientare il suo film nel futuro, non solo un paio di anni però, questa volta Lester esagera… nove anni, voglio rovinarmi! Anche perché il 1999 per noi sarà il passato, ma con quel suo triplo nove, ha un aspetto stiloso perfetto per essere sbattuto sulla locandina di un film.

Ma “Classe 1999” è un film che gronda anni ’90 ad ogni fotogramma, è il classico film che uscito all’alba del nuovo decennio, guardava avanti solo per il suo titolo futuristico, perché per il resto non fa altro che pescare a piene mani da tutto quello che ha funzionato nel decennio precedente. Dagli anni ’80 arriva il look dei ragazzi a scuola, un misto di Punk e New Wave divisi salomonicamente tra la banda dei Black Hearts da una parte, quella di cui fa parte il recalcitrante protagonista e i suoi fratelli, mentre dall’altra ci sono i temibili Razor Head, guidati da Hector.

Tutto questo solo per arrivare a scuola, immaginate l’ora di matematica.

Diventa chiaro che “Classe 1999” è un film degli anni ’90 che però guarda al decennio precedente anche dalla colonna sonora, l’ultima scena e i titoli di coda si giocano la notevole “Come the day”, pezzo con il retrogusto da ballata anni ’80, firmata dal cantante scozzese con il vizio della recitazione Midge Ure, che molti ricorderanno per il tormentone di un’epoca passata intitolato Breathe, e se ve lo ricordate ho una notizia per voi: ormai avete l’età per insegnare nel liceo Kennedy, piuttosto che per unirvi ai Black Hearts. Mi dispiace dobbiate scoprirlo da me in questo modo.

La situazione al collasso del sistema scolastico americano, ci viene raccontato come detto, con una grafica scippata a 1997 Fuga da New York, mentre lo spunto dei tre robotici professori spediti come test militare sul campo esperimento sociale dalla Megatech, sembrano usciti da Terminator. Anzi a volerla dire proprio tutta, il protagonista con il cazzutissimo nome di Cody Culp (e l’espressione scazzata di Bradley Gregg) ha anticipato di poco il John Connor di Terminator 2.

“Non è mia madre Todd!” (cit.)

Per tentare di domare gli scalmanati del liceo Kennedy, il preside Miles Langford non solo iscrive sua figlia Christie (Traci Lind) nella scuola per dare l’esempio, ma accetta di buon grado l’idea di affidare l’istruzione dei ragazzi a quelli che nel film vengono chiamati androidi, anche se come ci insegna Lucius, una di loro è una notevole ginoide, fatta a forma di quel gran bel pezzo di Pam Grier, un’altra che sarebbe finita a recitare per John Carpenter, per quel discorso che facevamo lassù.

Nove Tre invincibili, inafferrabili, siamo i Cyborg! (anche se tecnicamente sono androidi vale come cit.)

D’altra parte che vi potete aspettare da una scuola dove il preside è Malcolm McDowell, come ha fatto notare Quinto Moro prima di me, lui è stato “raddrizzato” a colpi di film in “Arancia Meccanica” (1971), ci sta che non si faccia nessun problema ad aprire le porte della sua scuola ai tre nuovi robotici insegnanti!

Sembra Steve Martin, invece è Malcolm McDowell.

Tre soggettoni mica da ridere, che a turno Lester decide di presentarci durante la riunione iniziale con la Megatech, la scena in cui il professore di ginnastica (il mitico Patrick Kilpatrick), sfoggia i suoi circuiti interni e la sua memoria di pensate, un milione di Megabytes, numeri che fanno girare la testa e ridere, a confronto di quel computer che oggi tenete in tasca e che utilizzate (anche) per telefonare.

Ditelo a lui che non avete portato le scarpe per l’ora di ginnastica.

Pam Grier, con la sua criniera di capelli in testa è la professoressa di chimica Connors, quella che alla prima lezione gonfia di botte Hector, forte del suo passato da eroina della blacksploitation. Patrizio Uccidipatrizio ha i muscoli e il sorriso da psicolabile giusto per il manesco insegnante di ginnastica Bryles, mentre il cervello dell’operazione è l’insegnante di storia Hardin, con lo sguardo spiritato di John P. Ryan, che alla prima lezione pensa bene di sculacciare uno studente, come avrebbe minacciato di fare vostro nonno, però con mani d’acciaio… letteralmente!

“Nessuno? Allora fate i compiti se non volete anche la seconda passata”

I tre cyborg (o due androidi e una ginoide, fate voi) tornano molto presto alla loro programmazione militare, in un incedere di violenze scolastiche e punizioni a cui sembra opporsi solo Cody Culp, uno che è appena uscito di galera, e per non tornarci è costretto dalla sua libertà vigilata a non saltare le lezioni. Inoltre il ragazzo nel frattempo ha cominciato a rigare dritto – ancora i dubbi di moralismo su Mark L. Lester, che aleggiano sul film -, visto che ci ha dato un taglio con la droga e per un po’ tiene a distanza anche la bella Christie, descritta in uno slancio di femminismo estremo, al pari di “infilarlo dentro un tritacarne” in quanto figlia del preside. Ma quanto romanticismo, non sarà troppo?

#MeToo… non lo avevano ancora inventato.

Cody Culp è l’eroe controvoglia, con due fratelli tossici e una madre più sballata di tutti i figli messi insieme, uno che per arrivare a scuola in tempo, deve tagliare per il territorio degli odiati Razor Heads rischiando il collo, ma garantendo a Lester la sua quota minima di inseguimenti e sparatorie.

Si perché Lester con il suo solito piglio, punta tutto sulla violenza e l’azione che è quella che porta avanti la trama e gli archi narrativi dei personaggi, perché se nessuno crede a Cody, i tre insegnanti sono liberi di ammazzare studenti seguendo le loro deviate “direttive” d’insegnamento.

Ti droghi come Sonny? In quanto adolescente verrai ammazzato come in uno Slasher con Jason come protagonista. Vuoi entrare in una banda come Angel (interpretato da Joshua Miller l’eterno vampiro bambino di Il buio si avvicina)? Anche per te ci sarà una pessima fine ad attenderti, anche solo per mettere Black Hearts e Razor Head uno contro l’altro.

Destinato ad essere l’eterno ragazzino dei film.

“Classe 1999” ambisce ad essere uno dei titoli più visti e rivisti dal sottoscritto, nelle varie repliche televisive, un film della mia generazione (e della mia infanzia) che però strizzava l’occhio al tutto il cinema giusto degli anni ’80, con una trama che oggi verrebbe etichettata come “troppo semplice” (quindi sinonimo di stupidità) in un mondo che ama essere preso per i fondelli da finti intellettuali come Nolan. Cinema ruspante in cui Cody ed Hector, nemici giurati, diventano quasi una coppia da “Buddy Movie” nel finale sulla base di una veloce (e sommaria) giustificazione da parte del protagonista, che però basta per creare gli schieramenti e dare il via al finale: ragazzini ribelli al contrattacco, contro i robo-professori bastardi. Una volta ci bastava poco per divertirci al cinema.

Campionessa di spogliarello estremo.

Lo scontro finale è un tripudio di articolazioni che si trasformano in armi, ognuno dei tre robo-insegnanti ha in dotazione un’arma diversa, tra lancia razzi, lancia fiamme e una specie di minaccioso arpione con trapano incorporato (meglio di MacGyver). Per ognuno una spettacolare morte condita da “Frasi maschie” come imponeva la moda del periodo, dalla sbirciata ai tre dodicesimi di bocce (plastificate) di Pam Grier, arriva anche la locandina Italiana del film, che si sa, a noi Italiani due cose ci piacciono tanto, la seconda sono i film con i robo-insegnanti assassini.

La locandina Italiana del film, che ha capito tutto del film di Pam Grier.

“Classe 1999” è un film ingenuo, facilone e divertentissimo, che mescola violenza senza tirar via la mano, elementi di fantascienza alla buona e la previsione azzeccata sulle scuole pubbliche americane, tutte dotate di metal detector all’ingresso. Per quello che mi riguarda risulta un passo indietro rispetto alla tensione (e al sadismo) di suo cugino Classe 1984, ma sto ancora spettando di vederlo un seguito/rifacimento, che partendo da un soggetto serio, sia in grado di sfornare un film così smaccatamente di genere, l’unico paragone che mi viene in mente, così sue due piedi, è Dogman (2018) di Matteo Garrone e “Rabbia Furiosa – Er Canaro” (2018) di Sergio Stivaletti, con la differenza che quei due film, non fanno parte della stessa filmografia, invece Mark L. Lester può vantarsi anche di questo primato.

Se per caso vi venisse voglia di rivedere questo culto della mia infanzia, sappiate che il film è stato ristampato in DVD qualche anno fa in uno strambo Paese a forma di scarpa, ma evitatelo come se Patrick Kilpatrick vi chiedesse di fare le flessioni, perché contiene il famigerato (e terrificante) nuovo doppiaggio del film, un’infamia contro cui Evit di Doppiaggi Italioti ci ha già messi in guardia, quindi non posso che invitarvi a leggere il suo pezzo, tenendo la guardia alta, se sapete dove guardare il vecchio doppiaggio con cui siamo cresciuti, pieno di parolacce e voci molto più azzeccate per i personaggi è ancora in circolazione.

Sei tu terminato, bastardo! (cit.)

Noi invece ci vediamo domani, con un’altra ora di lezione in questa lunga settimana a tema scolastico, non mancate perché abbiamo altre classi da visitare e altri professori da incontrare. Intanto vi ricordo la locandina d’epoca di questo film, dalle pagine di IPMP!

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