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Code 8 (2020): possesso illegale di superpoteri

Dopo anni passati a far arrivare sul grande schermo gli usi
e gli (attillati) costumi dei super eroi a fumetti, ormai il pubblico non si fa
quasi più nessun problema davanti a personaggi che svolazzano, oppure in grado
di lanciare fulmini dalle punte delle dita, anzi le pellicole a tema “super”
forse sono anche in vantaggio numerico sulle altre.

Ecco perché “Code 8” (anche noto come “Codotto”, in
amicizia) cerca nel suo piccolo di provare a fare quel timido passettino, che
sarebbe ben ora di veder compire ai film con tizi tutti ripieni di super
poteri. Ma andiamo per gradi iniziamo dall’inizio, ovvero dal cortometraggio
fantascientifico della durata di dieci minuti diretto da Jeff Chan, che potete
trovare comodamente qui sotto.

Jeff Chan arriva dai cortometraggi dedicati a “Call of Duty” e da un horror che sembrava il video di Smack my bitch up dei Prodigy ma molto meno memorabile. Eppure con il corto “Code
8” del 2016, ha attirato l’attenzione convincendo parecchie persone a sborsare
soldini, in una raccolta fondi su Indiegogo che è servita a racimolare due
milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti,
abbastanza per trasformare il cortometraggio in un film omonimo, che se volete,
trovate comodamente sul paginone di Netflix.
La storia è già vista: nella solita ucronia descritta velocemente senza
annoiare, sui titoli di testa del film, scopriamo che nel mondo si aggirano dei “dotati”, che
ve lo dico subito, non sono quelli impiegati nell’industria delle pellicole per
adulti, ma sono solo l’italica traduzione di “gifted”. Persone nate con poteri
speciali che per anni, sono tornati utili alla società, finché lavoravano duro e
non rompevano troppo le palle, mettendo i loro talenti al servizio dei lavori
più sporchi e umili.
In pochissimi minuti Jeff Chan, delinea un mondo dove i
portatori sani di super poteri, sono passati dall’essere appena tollerati a mal
visti e dichiarati fuori legge. Una caduta verticale nella scala sociale che ha
visto molti di questi poveretti ridotti a malaffare, ad esempio, vendendo il
midollo spinale da cui viene ricavata la Psyke, droga potentissima che sballa
paurosamente.

Non mi sembra tutto questo gran potere, lo faceva anche Fester Addams.

Capito no? Questi qua arrivano da noi, ci rubano il lavoro e
poi portano anche la droga! Iniziate ad intravedere il METAFORONE? Bene, il
“Codice 8” del titolo è l’ordine di polizia, chiamato via radio quando bisogna
intervenire per mettere al fresco qualcuno di questi clandestini, che compie il madornale errore di alzare troppo la testa. I droni armati sganciati dal cielo e usati
come agenti della Swat, sono l’equivalente locale delle Sentinelle che davano la
caccia agli X-Men, ed io spero che la sindaca di Torino (particolarmente in
fissa con i droni) non abbia un abbonamento a Netflix, altrimenti non so cosa mi ritroverò per strada… Fermo! Attraversamento fuori dalle strisce pedonali. Non hai diritti. Muori. BRAKKA! BRAKKA! BRAKKA!

Il protagonista Connor Reed è un ragazzotto con la faccia
da tonno fatto a forma di Robbie Amell, intravisto in La Babysitter e parte del cast della serie tv “The Flash”, giusto per restare
in tema super eroi. Il classico bravo ragazzo che vorrebbe solo lavorare e
portare a casa la pagnotta, se non fosse che è nato con poteri elettrici ed è
figlio di una “dotata” gravemente malata e bisognosa di costose cure mediche.
Immagino abbiate già intuito che per Connor le cose non si metteranno proprio
al meglio.
Sapete chi ha un gran bisogno di un “elettrico” capace di
mandare in tilt gli allarmi con i suoi poteri? Garrett Kilton, professionista
in rapine interpretato da Stephen Amell, si proprio il cugino di Robbie, famoso
per la serie tv “Arrow”.

“Questa è più maneggevole di arco e frecce”

Robbie, protagonista anche del cortometraggio, ha creduto nel
progetto e ha voluto a bordo il cugino “famoso”, con un effetto finale strano
ma sopportabile, i due personaggi si somigliano fisicamente, senza avere però nessun
legame di parentela comprovato nella storia. Insomma, non sono nemmeno due
congiunti.

Jeff Chan prende precetti resi celebri dai cari vecchi
Uomini-Pareggio di Stan Lee negli anni ’60 (e più tardi al cinema), per fare metafora nei nostri strambi tempi moderni. Lincoln City
dove “Codotto” è ambientato, sembra una versione in piccolo degli Stati Uniti
d’America, una persona dotata di poteri, non è tanto diversa da un immigrato
clandestino senza documenti e questo basta a metterlo in scia al cinema di Neill
Blomkamp, perché il METAFORONE di fondo ricorda un po’ il suo “District 9”
(2009) e a ben guardare, anche l’aspetto generale del film.

“Vivo o morto, tu verrai con me” (cit.)

Anzi a dirla tutta, “Codotto” sembra qualcosa a metà tra
“District 9” e il “Chronicle” (2012) del chiacchierato Josh Trank, un film
che malgrado un budget davvero molto basso raccolto grazie alle donazioni,
riesce a sembrare molto più ricco di quello che i freddi numeri lascerebbero
intendere. Jeff Chan usa con saggezza la CGI e si concentra sui suoi riusciti
droni-poliziotti, riuscendo a rendere visivamente molto interessante un film
che è costato meno di qualunque horror della Blumhouse, il che non è solo una
vittoria per il regista, ma una prova del suo talento.

Difetti? Il problema principale resta che una storia così,
ha parecchio di già visto, inoltre i due cugini protagonisti non sono attori
abbastanza carismatici da farcelo dimenticare. Quindi la parte più interessante
del film, resta il modo in cui Jeff Chan riesce a condurre la sua storia fuori
dal recinto del cinema fantastico, finendo per abbracciare momenti da
poliziesco. Ci sono rapine e colpi di scena, ma troviamo anche Sung Kang (l’Han
di Fast & Furious) nei panni del detective che cercherà di mettere i
bastoni tra le ruote ai due cugini, nella realtà, non nella finzione del film.

“Cugino, per una volta dovremmo recitare in qualcosa senza super poteri di mezzo, che ne dici?”

I momenti d’azione non mancano, ma al regista più che
l’action fracassone pare interessare il causa-effetto degli eventi e la
coreografia delle azioni, quindi le rapine sono delle lunghe tirate ben orchestrate, che riescono a tenere la tensione abbastanza alta, ma non
cambieranno per sempre lo scenario degli heist movie, questo bisogna dirlo.

Di positivo “Codotto”, ha una certa tendenza a non imboccare
strade sicure, giocandosi bene le sue carte, anche con alcuni personaggi di
contorno che completano il loro arco narrativo in modi meno convenzionali di quelli
a cui Hollywood ci ha abituati. Di negativo sicuramente il fatto che proprio
alcuni di questi personaggi, restano appena abbozzati e il film, sembra una
volenterosa e riuscita prova di talento, che vi intratterrà per i suoi 90
minuti di durata, ma non so quanto possa lasciare oltre alla soddisfazione di
aver visto un piccolo film confezionato con più cura di molti sui cugini grandi, con tanti più soldi di lui.
Per film dove i “super” vengano utilizzati come metafora in modo più ardito invece, bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo.
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