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Codice Magnum (1986): (I Can’t Get No) Schwarzeneggeraction

Sapete chi ha
un titolo fighissimo e completamente fuori luogo, può vantare una trama che
potremmo riassumere “Schwarzenegger ammazza tutti” e che quest’anno compie
trent’anni? Sì, proprio “Codice Magnum”, quale occasione migliore per rivederlo
visto che era davvero un secolo che non mi concedevo questa piccola gioia?


Per questo
compleanno, oltre al banner creato dal grande Lucius, guardate un po’ chi rende omaggio a questo film
insieme a me oggi?

Il Cumbrugliume, festeggia il compleanno del film.

Il Zinefilo e la sua recensione cattivissima!

IPMP presenta la locandina italiana dell’epoca

Arnold
Schwarzenegger e Dino De Laurentiis, dove ho già visto questi due miti insieme?
Beh, nei primi anni ’80 molto spesso, anche se la loro collaborazione è sempre
stata piuttosto turbolenta fin dai tempi di Conan il Barbaro di John Milius e del suo seguito Conan il Distruttore, ma prima che De Laurentiis tirasse davvero
troppo la corda, facendo il gioco della tre carte ad Arnold trasformandolo
nel protagonista, suo malgrado, di un film su “Red Sonja” (da noi Yado, per mettere in chiaro chi è che fa
staccare i biglietti al cinema), i due hanno avuto modo di collaborare ancora
su un film: “Total Recall”.
No, aspetta,
come “Total Recall”? Cosa c’entra “Atto di forza” adesso? C’entra perché Dino De
Laurentiis deteneva saldamente i diritti di sfruttamento del racconto breve di
Philip K. Dick “Ricordiamo per voi” e aveva intenzione di trasformarlo in un
film ad alto budget, Swarzy, da parte sua, era molto interessato al ruolo di
protagonista, anche se De Laurentiis avrebbe preferito Patrick Swayze per la
parte di Quaid (storia vera).

Insomma, siamo
tutti sulla stessa pagina, no? Bene, ci servono solo tanti bei soldoni
fruscianti per girare il film, dove li troviamo? Facilissimo! Usciamo con una
cosa facile facile perfettamente adatta a te Arnold, incassiamo piccioli sonanti
come se non ci fosse un futuro e dopo sarà tutto un “Total Recall” e tripudio
di cinque alti, un piano infallibile!



“Si ammazzo giusto qualche mafioso, una roba di tutto riposo, e poi porto le chiappe su Marte”.

Il piano
d’acciaio produce “Codice Magnum”, che al botteghino incassa noccioline (si dice
16 milioni di ex presidenti spirati), dando una serie di spallate alla bancarotta
della società di produzione di De Laurentiis, che dovette cedere, tra le altre
cose, i diritti di sfruttamento di “Total Recall” alla Carolco, che come sapete
produsse il film nel 1990, ma questa… E’ un’altra storia (disse Cassidy
atteggiandosi malamente a voce narrante).

La storia
parla dello sceriffo di città con camicia a quadrettoni Mark Kaminsky (Arnold
Schwarzenegger… Applausi please!), finito a gestire a suo modo la malavita
locale dopo essere stato incastrato da uno sbirro al soldo della mafia di
Chicago, che lo ha accusato di eccesso di violenza, in fondo aveva solo spaccato
le ossa al violentatore di una ragazzina, ma si sa, l’FBI non gradisce i metodi
da “il bicipite violento della legge”, quindi il povero Mark finisce in
provincia, per la gioia (si fa per dire) di sua moglie, il cui massimo svago
nella noiosa città è ubriacarsi tutto il giorno (“Secondo me tu bevi un
po’ troppo” / “You should not drink and bake” un altra frase mitica di Swarzy!) e fare torte con su scritto “SHIT” (storia vera) da tirare al
marito appena rientrato a casa. Non basta la noiosa routine, pure le torte da
schivare!



I’m a lumberjack and I’m OK, I sleep all night and I work all day (Cit.)

Seguendo
l’adagio “Moglie felice vita felice”, Mark accetta la proposta di un vecchio
poliziotto a cui la mafia ha ucciso il figlio, l’accordo è semplice: tu ti
infiltri tra le file dei mangia spaghetti e ti guadagni la loro fiducia, fai in
modo che si convincano che sei uno affidabile, intanto raccogli
informazioni, fai cose, vedi gente, così facendo potresti riguadagnarti un
distintivo dell’EFFE BI AI e potresti smetterla di evitare torte volanti. La
seconda metà del piano non è chiarissima, ma Mark accetta, da qui in poi è
tutta discesa.

Anche il
titolo originale del film fu una scelta piuttosto travagliata. La prima
proposta era “Let’s Make A Deal”, sensato e in linea con la trama, ma poco
evocativo, l’altra proposta “Triple Identity”, faceva riferimento ai
vari cambi di ruolo del protagonista, da agente dell’FBI (prima identità), a
poliziotto locale (seconda identità), a infiltrato in stile Donnie Brasco (terza
identità), logico, ma molto meglio “Raw Deal” che suona più cazzuto e non corre
il rischio di non essere identificato per quello che è: un action movie vecchio
stampo.



Immaginatelo mentre dice “Che te lo dico a fare!” ma con accento Austriaco.

In italiano il
titolo diventa “Codice Magnum” una spacconata tanto figa quanto fuori luogo,
nessuno del film parla di Magnum (pistola o gelato che sia), forse era solo un
modo per tentare di mettersi in scia ai film di uno celebre per la celebre pistola.

Come ha
dichiaro lo stesso Arnold Schwarzenegger, con grande sfoggio della solita
ironia che lo contraddistingue, il film è stato fondamentale nella sua
carriera, per la prima volta la trama giustificava un guardaroba vero e non il
solito budget stanziato per lui per i vestiti di scena di 10 dollari (storia vera).



“Sapete quanta stoffa ci vuole per questi bicipiti da Mr Olympia?”.

Che il
personaggio di Mark sia uno dai modi spicci è chiaro fin dalla scena di
apertura, mentre insegue sulla sua Jeep un finto poliziotto in motocicletta tra
cataste di tronchi tagliati, una volta messa nell’armadio la camiciona da
taglialegna (i’m a lumberjack and it’s okay…), Mark si pettina i capelli
all’indietro, s’infila dentro una serie di completi evidentemente fatti su
misura per i muscoli di Swarzy (ecco giustificato tre quarti del budget del
film) e inizia a farsi largo tra la malavita di Chicago, ma soltanto dopo aver
visto la morte del vecchio sceriffo, facendo esplodere l’auto della polizia
vicino alla “Irvin Oil Processing Company”, un chiaro riferimento al
regista del film, John Irvin quello di “Hamburger Hill: collina 937” (1987).

Qui è un
tripudio di sgherri pestati (e lanciati sopra una traversa del soffitto, storia
vera!) in una bisca, vetrate sfondate con un camion (verrebbe da dire “Aspetto
in macchina” / “I’ll be back”) e Arnold che si atteggia a meglio fico del
bigonzo infilato dentro un gessato di Armani. La cosa che mi sono sempre
chiestoè: ma la moglie, l’ha avvertita prima di fingere la sua morte e partire
in missione sotto copertura?



“Fai il bravo Robert, io e te ci rivediamo sul set di Expendables 3”.
Bah! In ogni
caso, le resta fedelissimo anche se Monique (Kathryn Harrold) ricca biondona nel
giro della mafia, ci prova in tutti i modi con lui, pur di evitare le sue
avance Arnold si gioca una quasi auto-citazione, collassa sul letto ‘mbriago
fradicio come Conan quando finiva con
il faccione nella zuppa.



“Sono così sbronzo che farei a pugni con un cammello”.

In questo
senso, “Raw Deal” potrebbe essere il film più in linea con i valori di Arnold
Schwarzenegger: fedeltà coniugale e pugno di acciaio con chi infrange le
regole. In pratica: un manifesto programmatico per la carriera da governatore
della California!

Scherzi a
parte, i problemi del film sono altri: la trama prevede che il protagonista
infiltrato sia un donnaiolo con la chiacchiera facile, Swarzy non ha mai
mancato di (auto)ironia, ma per questa porzione di film ci sarebbe voluto
qualcuno che non sembrasse un armadio ad otto ante con mono espressione
granitica avvolto in cravatta e gessato. Ecco, forse il Patrick Swayze che
tanto piaceva a Dino De Laurentiis sarebbe stato più adatto, ma le cose si
complicano ulteriormente nella sceneggiatura e, per fortuna, per il finale avere
Arnold Schwarzenegger torna molto utile.



Centrare il bersaglio senza togliere gli occhi dalla strada, la guida sicura è importante.

La maggior
parte dei 100 e passa minuti del film, vengono utilizzati per ribadire il
concetto “guadagnarsi la fiducia dei Mafiosi”, sì, ma poi? Quale sarebbe la fase
due di questo “Raw Deal”? Una volta infiltrato il nostro Mark cosa dovrebbe
fare esattamente? Non si sa, non lo sa nemmeno lo sceneggiatore, per fortuna la
copertura di Mark salta, il suo contatto finisce in ospedale e da qui in poi il
nostro protagonista è da solo contro tutti.

Qual’è la
prima cosa che fa? Si toglie il completo da fighetto, s’infila canotta, giacca
di pelle e cartuccera in vita, imbraccia armi e fucili e parte per andare ad
ammazzare tutti. Tutto questo, in un “montage” sottolineato dal
fighissimo tema musicale del film, vi giuro che ci sono pochi temi musicali più
dritti, cazzuti ed esaltanti di quelli di “Codice Magnum”, ogni tanto me lo
canticchio sentendo immediatamente (e immotivatamente) maranzo, lo faccio dal
vero e questo vi dice parecchio dei miei problemi. Ta-dan! Ta-dan dan naa naa
naa!



“Niente occhiali da sole, ma per oggi può bastare”.

Al ritmo di “Satisfaction”
dei Rolling Stones, Schwarzenegger entra nella cava gestita dai mafiosi e
sistema tutti, spara ai cecchini, devasta il parabrezza e risolve tutto a colpi
di Bulldozer, prima di passare al palazzo dove i cattivoni sono rintanati, un
massacrone di venti minuti circa, durante il quale vengono snocciolate meno di venti
parole, ma un quantitativo esagerato di pallottole.

“Quello lassù non è Pikachu?”.

Gotta Catch’em All (Schwarzenegger edition).

Una versione in piccolo del
finale di “Commando” in cui c’è il tempo per sistemare anche i torti passati,
visto che nel palazzo è presente anche lo sbirro corrotto che ha messo fine
alla carriera di agente dell’EFFE BI AI del protagonista (“Dimissioni o
processo decidi tu”). Insomma, Schwarzenegger che Schwarzeneggereggia, brutto?



Il film
potrebbe anche terminare qui, purtroppo ci tocca la solita proliferazione di
finali, necessaria a chiudere qualche sottotrama, la bionda Monique viene
sistemata con un milione di ex presidenti defunti stampati su carta verde
sottratti alla Mafia e un saluto finale all’aeroporto, che nulla mi toglie
dalla testa, sia un tentativo di omaggiare “Casablanca” con Arnoldone al posto
di Humphrey Bogart.



“Un giorno saresti presa dal rimorso, devi partire. Io invece… Tornerò!”.

Ma dopo aver
fatto la sua migliore imitazione di “Boogie”, Schwarzenegger passa in ospedale
a trovare il poliziotto ferito che lo ha fatto infiltrare tra i Mafiosi, che
demotivato non s’impegna troppo nella terapia riabilitativa, quindi lo prende
per il bavero e lo alza di forza dalla sedia a rotelle e gli fa da personal trainer,
prima era Terminator, ora è Motivator!



Sembrava impossibile, ma ce l’avevamo fatta. Amaro Schwarzenegger sapore vero.

Insomma, era
una vita che non rivedevo “Codice Magnum”, ma malgrado le dimenticabili pecche,
resta un film divertente e drittissimo, che anche dopo trent’anni si lascia
gustare come action movie vecchia scuola, oggi al cinema ci piace farci salvare
da miliardari in armatura e patrioti con lo scudo, una volta ci bastava una quercia austriaca con un fucile e giacca
di pelle, o magari in doppio petto gessato, se proprio eravamo in vena di qualcosa
di un po’ diverso dal solito.

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