Tutti gli appassionati di Horror hanno due date segnate in rosso (sangue) sul calendario, i due giorni l’anno in cui si ricorda al mondo una semplice massima: FULCI VIVE. Il 17 giugno, data di nascita del regista è una di quelle giornate, occasione perfetta per me per un doppio compleanno.
Da sempre il “Terrorista dei generi” è un regista amato in patria dagli appassionati di Horror, ma con una buona dose, non dico proprio di detrattori, ma di persone che sostengono che fosse più che altro un buon artigiano con alcune brillanti intuizioni. Da questo punto di vista “Conquest” non svela il mistero ma mette in chiaro alcuni fattori chiave, sicuramente nel cinema di Fulci si trovano soluzioni che arrivano dal cinema più povero, in particolare nella porzione della sua filmografia dagli anni ’80 in poi, perché dopo il controverso Lo squartatore di New York, tragici lutti in famiglia, problemi di salute e difficoltà a trovare fondi, sono state una costante nella sua carriera.
“Conquest” fa parte di quel filone, molto prolifico, di film nati sull’onda del successo del Conan di John Milius, va detto che Fulci in carriera ha diretto di tutto, anche le commedie con Franco e Ciccio, come da moda dei registi nostrani del tempo, di norma il suo nome non viene però associato ai film Fantasy, anche se va detto, all’estero il suo “Conquest” è molto più amato che qui da noi, infatti se volete un’edizione integrale del film decente per la vostra collezione è ai mercati esterni che dovete rivolgervi, chissà che per loro il bizzarro titolo sia più accessibile, anche perché in tanti anni, mi sono sempre chiesto quale sia la conquista strombazzata nella bellissima locandina, perché nella trama? Nisba, nada, zero!
Va detto che “Conquest” era il titolo frutto di un contratto tra Fulci e la casa di produzione, in teoria sarebbe dovuto arrivare anche un secondo fantasy eroico, mai realizzato per motivi di budget, quindi il regista era ben felice di svolgere questo compito e mettere fine ai suoi impegni. Ecco perché ancora oggi questo Fantasy viene considerato un film minore o peggio, un titolo alimentare, anche in virtù dei suoi numerosi (ed evidenti) difetti.
Eppure per me e per molti cresciuti con questa tipologia di cinema, “Conquest” resta un ottimo esempio della capacità di Fulci di barcamenarsi tra produzioni di genere, spesso scalcinate, trovando sempre il modo di piazzare la zampata dell’autore, non è un caso che la parte migliore del film siano le numerose trovate Horror, che abbondano nel corso della trama che va detto, se siete amanti delle storie cartesiane, dove tutto fila e ogni elemento viene spiegato per filo e per segno ecco come dire, magari no, tenetevi alla larga.
Eppure ho sempre trovato “Conquest” molto affascinante, trattandosi di una co-produzione tra Italia, Spagna e Messico, un merito va sicuramente al direttore della fotografia Alejandro Alonso Garcia, che ha saputo rendere tutto nebbioso, onirico, sospeso in un non-tempo perfetto quando si parla di Fantasy, utile anche a mimetizzare i pastori Sardi della Gallura, dove il film è stato girato, che a colpi di transumanze hanno dato filo da torcere a Fulci e alla sua troupe (storia vera).
Un altro elemento caratteristico della produzione, sono le musiche, composte nell’insegna del risparmio da Claudio Simonetti, che di certo non punta all’epica di Basil Poledouris, ma si attesta su sintetizzatori che risuonano tonanti e che partono a sbuffo, rendendo ancora più bizzarra una storia che va detto, è già molto bizzarra di suo, inoltre quando si parla del compositore bisogna aggiungere la frase: «Simonettièpazzo», scritto così, tutto attaccato, che non so nemmeno io perché, ma è anche quella che ripetono più spesso tutti su di lui, quindi fatto, andiamo avanti.
In un’epoca Fantasy imprecisata che sta tra qui e la Gallura, la popolazione vive nel terrore della sacerdotessa Ocron, il cui volto è celato da un maschera che ne nasconde (per un po’) le fattezze, ma in compenso non il resto del corpo, visto che è quello della bellissima Sabrina Siani, qui accreditata come Sabrina Sellers per darsi un tocco yankee, campionessa nel mondo del nostro cinema anche scollacciato che qui ricopre il ruolo di una cattiva che pare, possa provocarsi le visioni solo masturbandosi con l’aiuto di serpenti, pitoni e altri Sir Biss del genere. Non ho ben capito se si trattasse di una velata metafora sessuale o che altro, ma se per questo, non ho nemmeno capito quali siano i patimenti subiti dalla popolazione della Gallura Fantasy, che tutto sommato possono fare il cazzo che vogliono, solo ogni tanto devono sacrificare qualcosa o qualcuno (anche qui, tutto un po’ nebbioso più della fotografia) per continuare la loro vita di generico popolo Fantasty presunto oppresso.
Poco male, a liberarli (non si sa da cosa esattamente) arriverà un eroe leggendario con un’arma mitologica, un arco con un aggancio delle corte sui flettenti fin troppo moderno, ma questo sono io che divento pistino e rompicoglioni (anche più del solito) quando vedo arco e frecce in un film. Su una spiaggia, quello che presumo sia un mago che parla con l’effetto eco attivato, nomina Ilias (Andrea Occhipinti) come grande eroe di vabbè quella roba lì, che parte per la sua impresa anche se la vera impresa per Occhipinti è riuscire ad azzeccare un’espressione, ma dico una, belloccio niente da dire, ma abbastanza un palo.
Sulle tracce dell’eroe, Ocron sguinzaglia dietro i cani… Letteralmente! Visto che i suoi sgherri sono, uomini-cane? Migliori amici di loro stessi? Dei licantropi che usano armi e scapottano il cranio ai passanti per convincerti a parlare con una zampata – il tocco horror non manca in questo film per fortuna – non è chiarissimo, ma di sicuro somigliano molto a Chewbecca e Fulci è abbastanza astuto da riprenderli spesso contro luce, perché non si veda troppo bene il tappeto di peli che indossano gli attori.
All’ennesimo attacco degli uomini-cane, interviene il forzuto Mace (Jorge Rivero, con tutti i muscoli giusti per la parte) facente funzione di Conan della situazione, slancia via i canidi e in tempo cinque secondi netti, diventa B.F.F. con il protagonista, fratello di sangue, ti seguirò fino in capo al mondo con Ilias, pare, affascinato dalla sua arma che il guerriero, non ha mai visto. Oppure anche Mace si interrogava relativamente all’aggancio delle corde troppo moderno su quei flettenti… Dannazione! Devo uscire da questo loop mentale!
Mace, altro personaggione, si professa misantropo, amico solo degli animali, spara un paio di frasi tipo Osho su uomini e bestie, uscite credo dai bigliettini dei baci Perugina Cimmeria edition, dopodiché porta il suo nuovo B.F.F. nel villaggetto degli amici suoi, tutti umani, tra cui la bella selvaggia pittata che però dura poco. Scusa Mace ma non era un misantropo che odiava l’umanità? Vabbè sto facendo troppe domande, quello che conta arriva adesso.
Più che “Conquest”, ovvero conquista, quella di Mace e Ilias è una quest eroica attraverso varie tappe, che concedono a Fulci (e ai suoi sceneggiatori Gino Capone, José Antonio de la Loma, Carlos Vasallo, evidentemente dediti all’uso di sostanze cannabinoidi) di inserire momenti, scene e mostri che allungano il brodo ma danno anche molto carattere alla non-conquista dei due.
La scena delle frecce volanti che fanno tenerezza per quanto sono finte ad esempio, una minaccia volante che ferisce Ilias ad una gamba come Garibaldi, se mai l’eroe dei due mondi poi, si fosse anche ricoperto di pustole e bubboni purulenti come un adolescente in pieno sviluppo, tutte inquadrate con amore per il dettaglio da Fulci, mentre Mace parte a cercare boh, un antidoto o una crema per l’acne all’amico.
Sul suo cammino ogni genere di mostro e creature, i migliori? Quei cosi di pelliccia bianca, o forse si tratta di ragnatela, non lo so, sembrano un po’ mummie un po’ la lanuggine delle t-shirt che si forma nell’ombelico di noi maschietti, se mai qualcuno avesse deciso di ammonticchiare insieme tutte le pallette, creando così un sosia di lanuggine, da usare che so, mettendolo seduto a tavola durante le cene in famiglia ad esempio. Però con la voce di uno che ha sniffato l’etere, come i tre sceneggiatori direi.
Al fine di rientrare dei costi, ad un certo punto Mace lotta contro un altro Mace! In un trionfo di campi e controcampi, per una scena che Fulci ha potuto dirigere con il solo Jorge Rivero davanti alla macchina da presa o al massimo, la sua controfigura ripresa contro luce, poco importa, perché la dose di violenza e orrore in “Conquest” è la sua vera marcia in più.
Gli uomini-cane smembrano in due parti una poveretta, spezzandola a metà come si fa con l’osso di pollo e il desiderio da esprimere. Poi ovviamente, nelle nebbiose paludi non mancano nemmeno gli zombi, orribili, infernali, con i pezzi della faccia che cadono, insomma sono i morti viventi Fulciani in tutto e per tutto, spaventosi come ogni volta che compaiono nei film del regista romano.
Quello che ho sempre amato di questo film pieno di difetti ed evidentemente sgangherato, sono proprio i tocchi horror, abbondanti, sempre presenti, che fanno del viaggio dei due eroi una lunga discesa in un incubo, il bello con un film così sta nel rinunciare a capire il perché e il percome, perché tanto non esiste una logica, quindi se riuscite a cavalcare l’onda, il risultato è un viaggio Fantasy in un mondo horror, in cui il finale a colpi di frecce laser diventa quasi la normalità, anche perché non è la miglior freccia nella faretra di “Conquest”. Ci rinuncio, sono bloccato nel vicolo cieco delle metafore sugli archi!
Il vero colpo di scena è un momento che urla «LUCIO FULCI!» a pieni polmoni, quando sembra che questo Fantasy debba andare nella direzione più canonica, arriva un lutto, una morte del tutto inattesa e dopo un funerale di stampo vichingo, il passaggio del testimone viene certificato, in un colpo di scena che resta originale e inatteso in un film di questa tipologia, ma non se avete familiarità con la produzione Fulciana, dove il cinismo, le catastrofi e in generale, una nera cappa di pessimismo e morte, può calare su tutti, figuriamoci sui suoi personaggi.
“Conquest” sembra il classico film su commissione, girato con pochi mezzi, perfetto per i video su YouTube che lo spernacchiano, ma allo stesso tempo ha tocchi di orrore riuscitissimi, tracce evidenti del pessimismo cosmico di Fulci e delle idee che se sviluppate in un set con più denaro, lo avrebbero sicuramente reso un film dal destino diverso. Così sembra solo vittima delle sue ambizioni alte e dei suoi mezzi modesti, che vive in una terra di mezzo anche per la filmografia di cui fa parte, posso dirlo fuori dai denti? Il tipo di film che gli spettatori della mia leva, scoprivano per caso, attratti da quella mitologica locandina e poi finivano per amare perché noi in questa nebbia fitta, in questi mostri brutti ma comunque spaventosi (perché sanno come ammazzarti malamente), ci siamo cresciuti così come il mito e il culto di “Conquest”. Ci tenevo a fare gli auguri di compleanno a questo mio coetaneo e a ricordare a tutti che abbiamo due giorni l’anno per ribadire il concetto chiave: FULCI VIVE!
Sepolto in precedenza sabato 17 giugno 2023
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