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Coraggio… fatti ammazzare (1983): avanti, dà un senso alla mia giornata

Invecchiando molte cose cambiano, ad esempio prima il cioccolato, doveva essere per forza al latte. Il caffè? Senza quelle due o trecento cucchiaiate di zucchero non si poteva bere e poi tendenzialmente, si andava pazzi per i film di Clint Eastwood.

«Hai intenzione di metterci del caffè in questa tazza di zucchero ragazzo?» 

Poi Padre Tempo inarrestabile, porta avanti su di te il suo lavoro di logoramento ed ecco che comincia a piacerti il cioccolato fondente, mentre il caffè cominci a prenderlo nero, alla Dirty Harry appunto. Le cose che non cambiano mai invece sono essenzialmente due: il numero di espressioni sul volto granitico di Clint Eastwood e il fatto che “Coraggio… fatti ammazzare”, sia il mio film preferito dell’ispettore Harry Callaghan, ad Ovest dell’inarrivabile primo capitolo e del solido secondo.

Mettiamoci il carico: 8 dicembre 1983, esce dalla sua mamma un frugolo, adorabile canaglia che tutti quanti voi conoscete come il vostro amichevole Cassidy di quartiere. Ciaaao!
9 dicembre 1983, nei cinema americani esce “Sudden Impact” (storia vera), quindi si, certe cose non cambiano mai e sono affinità capaci di durare ormai quattro decadi. Sagittario, siamo fatti così.

I fatti si sono svolti più o meno così, gli anni ’80 di Eastwood non sono iniziati proprio nel migliore dei modi, il suo bellissimo ”Bronco Billy” (1980) è stato preso a pesci in faccia, specialmente dalla critica di sinistra di uno strambo Paese a forma di scarpa, che non ne capì il messaggio satirico – bello evidente – di fondo. Firefox? Controverso ancora oggi che i Russi sono tornati i cattivi del mondo. “Honkytonk Man” (1982)? Un gioiellino di cui ancora oggi ogni tanto da solo mi canticchio il tema musicale, ma andò così male al botteghino che la Warner Brothers non si impegnò nemmeno più di tanto per distribuirlo fuori dagli Stati Uniti.

La soluzione era una sola, tornare ad indossare la giacca di tweed con le toppe sui gomiti di Harry la carogna, anche perché alla Warner, stando ai loro gruppi di studio sul pubblico, le persone ancora identificavano Eastwood come l’inossidabile “poliduro” (cit.) di San Francisco, a questo punto bisognava solo trovare una trama, ovviamente una che fosse stra approvata dal buon vecchio Clint, che per puro caso ne ha trovata una a chilometro zero, letteralmente.

Se avete familiarità con la produzione Eastwoodiana e la sua biografia, sapete bene che i primi anni ’80 coincidono con quel periodo della sua vita in cui Clint viveva con Sondra Locke, già comparsa in molti suoi film. I due di certo non dividevano solo frigo e bollette, ma anche letto e copioni, infatti Charles B. Pierce e Earl Smith la storia della pittrice al centro di una trama degna di un rape & revenge l’avevano scritta appositamente per Sondra Locke, che se la vide sfilare dalle ditine, assegnata da Eastwood allo sceneggiatore Joseph Stinson con il compito di infilarci dentro il personaggio di Harry Callaghan.

La reazione di Sondra, quando il suo amato le ha scippato copione e film. 

“Sudden Impact” è il primo film della saga diretto da Eastwood, oltre al primo (ed unico) sequel mai diretto da Clint, inoltre è anche il primo capitolo dove da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa, il film non è uscito nelle sale con il nome Callaghan (che è già la versione italiana di Callahan) in bella mostra nel titolo. La frase assorta a nuovo nome italiano della pellicola, vuole la leggenda improvvisata in sala di doppiaggio da Michele Kalamera storico doppiatore di Eastwood, è un’invenzione diventata un modo di dire, «Coraggio… fatti ammazzare» anche se va detto, ha piallato l’originale e ancora più memorabile «Go ahead, make my day» che è la “Frase maschia” simbolo di questo film. Quindi permettetemi di parafrasarla, perché tanto questo film ed io siamo vecchi amici: Coraggio… fatti Classidare.

Oh! Ditemi cosa volete, ma questa versione più “giocosa” (si fa per dire, le scene di stupro sono belle toste, concettualmente e visivamente) di Dirty Harry mi conquista sempre, forse è un pelo troppo lungo, ma i suoi 117 minuti e tutte e cinque le volte nel corso del film in cui Clint, sardonico e scazzato epiteta tutto con la lapidaria «Sublime!» mi fa impazzire. Ovvio che questo non sia più l’Harry la carogna degli anni ’70, uno che ha sempre le mani legate dalle pastoie della burocrazia, ma il film non è più quella cinica critica alla società che ci aveva regalato Don Siegel.

Callaghan maestro di stile e classe nelle relazioni con l’umanità, direi il mio modello di vita da sempre.

Di “Poliduri” negli anni ’80 e nel cinema americano ne abbiamo visti tanti, anche alcuni ultra cesellati figli di Dirty Harry. Anche se per certi versi nessuno tra i suoi figli e figliocci è mai riuscito ad esibirsi in un gioiello di scena come quella della rapina alla caffetteria, con l’eccesso di zucchero nel caffè usato come grido d’aiuto. Una sequenza che termina con la frase finita nel titolo (italiano) del film, ma nel mezzo si gioca un’altra “Frase maschia” altrettanto gagliarda, la monumentale: dovrete fare i conti con noi tre. Con Smith, Wesson e me.

Lassù, nel Valhalla delle “Frasi maschie” più cazzute di sempre.

Callaghan in questo film per la prima volta non ha un compagno che finisce male, ma si porta dietro la compagna nella vita di Eastwood con cui dividere lo schermo. Ad una prima occhiata un personaggio opposto al protagonista, in realtà fatta della stessa pasta. Abbiamo l’artista e il poliziotto, due approcci anche alla vita se vogliamo agli antipodi, lei infrange volutamente la legge per ottenere per se (e per la sorella ormai catatonica) quella giustizia che avocati, giudici e tribunali, per via di un cavillo, non le hanno concesso. Lo sbirro invece continua ad usare metodi poco ortodossi ma efficacissimi, come provocare infarti a soggetti collusi con la Mafia (“Il conto era troppo alto, ha avuto un attacco”), tutto pur di perseguire la giustizia che mai come in questo capitolo, si rifà tantissimo a quell’etica e a quel fattore umano che nei film da regista di Eastwood, conta e ha il suo grosso peso specifico. 

Se conoscessimo l’assassina e le sue motivazioni, cambierebbe anche il nostro giudizio?

Tanto è seria, risoluta e tormentata la Jennifer Spencer interpretata da Sondra Locke (il suo sguardo tutto pupille, risulta perfetto per il ruolo), tanto risulta quasi cartoonesco Callaghan, intendo nel senso migliore possibile del termine, un cartone animato violento, che epiteta da vero gentiluomo i criminali che per un po’ riescono a scivolare tra le dita del suo pugno di ferro (“Piccola merda! Per me sei solo merda di cane hai capito? E tutto può succedere alla merda di cane. Può essere scrostata da terra con una scopa, seccarsi e disperdersi al vento, essere pestata e spiaccicata. Quindi sta bene attento dove il cane va a depositarti”), ma che si ritrova suo malgrado con un Bulldog inglese come compagno, per altro ribattezzato Polpetta. 

Una massa di carne semisferica, nome molto appropriato.

Nulla mi toglie dalla testa che uno come Garth Ennis, anche lui cresciuto nel culto di Eastwood, nel corso della sua carriera abbia modellato tanti personaggi (anche di diversa estrazione) su Clint. Per approccio, cane e propensione a godersi il suo lavoro, che il più delle volte consiste nel prendere a calci in culo i criminali, la quarta incarnazione di Dirty Harry secondo me è stato il modello per Billy Butcher, quello vero, non quello con la barba!

Pensavate potesse mancare Albert Popwell? Giammai!

Con questo non voglio dire che “Sudden Impact” abbia un approccio per famiglie, anzi a ben guardare il capitolo successivo (a breve su queste Bare), renderà ancora più stilizzato e stereotipato il personaggio, eppure questo quarto film, azzecca un equilibrio sottile, che sta tra il baratro drammatico delle violenze subite da Jennifer e sua sorella (l’ho detto che è anche l’unico capitolo della saga con dei flashback?), dall’altra oppone Callaghan in vacanza forzata, dove ovviamente l’idea di ferie di uno così, non è certo occuparsi della sua tintarella. 

Più che altro nella cittadina balneare di San Paolo, Harry la carogna si dedica a tenere allenata la mira, con una nuova versione del suo celebre cannone a mano. Chiarito il suo punto di vista sull’inutilità delle 38, Callaghan punta direttamente alla versione automatica della sua celebre arma, ovvero la AMP Auto Mag Model 180, per il film ne sono state personalizzate due per l’attore, con tanto di numero di serie, CLINT-1 e CLINT-2 (storia vera). 

44 modelli di Magnum per l’ispettore Callaghan.

La prova che io questo film l’ho visto e rivisto davvero troppe volte sta nei dettagli, tipo mi diverto a contare quante volte Clint ringhia il suo “Sublime!” (cinque volte), oppure ancora oggi ogni tanto cerco di “vendermi” il cane ai passati come fa Callaghan (“Mi scusi è il suo cane?”, “Perché lo vuole?”), tutte trovate leggere che bilanciano la tremenda storia che Jennifer si porta sulle spalle. Chiaramente “Sudden impact” è figlio delle riscrittura, del tentativo riuscito di trasformare un dramma per Sondra Locke in un film di Clint Eastwood, molto riuscito visto che al netto di un budget di 22 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, il film ne ha portati a casa la bellezza di circa 120 in giro per il mondo, altro segno distintivo dell’unicità di questo capitolo? Proprio il suo essere stato il film della saga che ha portato a casa più soldi. 

In tutto questo la banda di violentatori, sono mostri senza possibilità di recupero, sembrano pensati per assecondare il motto il più pulito c’ha la rogna. Per certi versi siamo ad un passo dai criminali della saga “concorrente” ovvero Il giustiziere della notte, basta dire che la donna del gruppo è una mezza sadica, mentre il faro del gruppo pensate un po’, si chiama come un violentatore uscito da un film di Wes Craven

Con una faccia che farebbe spavento anche a sua madre.

A loro modo sono figlie e figliocci di Scorpio, ben più carismatici del branco del terzo capitolo, ma a ben guardare destinati alla stessa conclusione: fare da bersaglio ai proiettili dei “giusti”, con i distinguo del caso da fare. 

Esattamente come nel primo film, il messaggio di fondo è pericoloso, destrorso se vogliamo, con la differenza che Milius era stato ben più sfaccettato, ma anche lucido nel portare a galla punti dolenti della società americana degli anni ’70, se vogliamo proprio dei nervi scoperti, il tutto con i trascorsi e la posizione politica di Milius a fare da amplificatore, ecco perché il capitolo che Tarantino ha dedicato al film di Siegel in quel suo libercolo (cit.) “Cinema speculation”, non ha senso, perché oooppps ha omesso di citare Milius, che quel film lo ha solamente scritto, roba da niente proprio.

Sesto ed ultimo film per Sondra Locke con Eastwood, poco dopo lui le avrebbe fatto trovare le valigie sullo zerbino (storia vera)

Eastwood all’inizio degli anni ’80 fa la stessa cosa, ma il suo personaggio è inevitabilmente cambiato perché lo era anche la società, con un cane al suo fianco e una bionda da proteggere (ma armata per salvarsi da sola), Eastwood spiana la strada ai Cobra che verranno e si erge a parafulmine umanoide. Dove Milius generava scompiglio e reazioni scomposte, Eastwood è un totem, un Monte Rushmore, custode dell’etica al cinema per cui, se lo dice Clint, allora va bene anche la giustizia privata, anche perché tanto chi mai sentirà la mancanza di quei bersagli mobili, che per convenzione chiameremo “cattivi”? 

«Potrei prenderci gusto ad avere più dei soliti sei colpi»

La differenza sostanziale sta nell’ultima scena, Milius scaltrissimo, creava quintali di iconografia (replicata e omaggiata dai migliori), con il simbolico gesto del lancio del distintivo, preso in prestito a sua volta dai migliori. Eastwood invece risolve a suo modo, il suo Dirty Harry gioca ancora sporco, sceglie di distinguere tra legge e giustizia, omette volutamente un dettaglio e assolve, il tutto senza dubbi da parte di nessuno degli spettatori, garantisce Clint, l’etica è ancora una volta al sicuro, il cattivo è morto cadendo e urlando come da tradizione, sotto con l’inquadratura ad allontanarsi mentre scorrono i titoli di coda. Si, quella la trovate anche in questo capitolo bizzarro, quasi libertino, almeno rispetto ai trascorsi anni ’70 del personaggio. 

Ora, qui inizia la gara vera, invecchierò meglio io o questo film? Personalmente mi vedo già sfavorito, non so quali altre modifiche Padre Tempo apporterà alle mie abitudini, ma sono sicuro che una non la cambierà mai. Qui, “Sudden” ed io siamo destinati a percorrere ancora un pezzo di strada insieme, magari un giorno gli farò il gesto della pistola con pollice e indice e gli dirò: coraggio… fatti invecchiare, tanto siamo come due vecchi compari, Butch Cassidy and the “Sudden” Kid. Noi invece ci vediamo tra sette giorni con l’ultimo capitolo di questo Dirty-Speciale!

Sepolto in precedenza mercoledì 17 maggio 2023

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