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Corda tesa (1984): ispettore proto-Callaghan il caso porno è tuo!

Ormai è quasi una tradizione, mi avanzano sempre fin troppi compleanni che per quanto io m’impegni, non riesco a coprire nel corso dell’anno in corso, ma i film di Eastwood mi restano sempre come spiccioli in tasca, quindi faccio ancora in tempo a ricordare i primi quarant’anni di un titolo che da bambino, guardavo in continuazione in tv.

Lo sappiamo che il buon Clint è un ragazzo della Warner, la sua collaborazione con lo studio è decennale, se un film è co-prodotto dalla The Malpaso Company, la casa di produzione di Eastwood, vuol dire che il nostro ha fatto il bello e il cattivo tempo sul set, e state pur certi che “Tightrope” ne è un perfetto esempio.

Titoli di testa con la classica inquadratura da lontano eastwoodiane ne abbiamo?

Sceneggiato da Richard Tuggle, lo stesso che aveva firmato il copione di Fuga da Alcatraz, questo film rappresenta l’esordio alla regia dello sceneggiatore, per questo è evidente che Clint abbia pensato: sei bravo, vieni a fare un film per me. In cui “per me” vuol dire che tu fai quello che dico io, infatti è informazione nota che molte scene di “Tightrope”, basta avere gli occhi per capirlo.

Eastwood arrivava da quello che ai tempi era l’ultimo capitolo della saga dell’ispettore Callaghan, quello che Clint si era diretto da solo, ovvero Coraggio… fatti ammazzare ed è anche noto che Eastwood selezionasse di suo pugno i soggetti, passando in rassegna anche le trame delle “novelization” sul personaggio perché ehi! Non si muove foglia che Clint non voglia. Quindi “Corda tesa” rientra nella categoria di “Film di Eastwood senza cappello e senza scimmie”, quindi un poliziesco, in cui la trama non si adatta alle caratteristiche di “Dirty Harry”, il personaggio cambia nome e città, ma per certi versi potrebbe quasi essere un Callaghan apocrifo.

Una ragazza sola di notta lungo una strada del genere, cosa potrebbe andare male dico io!

Diventa chiaro nel momento in cui il detective Wes Block della polizia di New Orleans vada in giro con la stessa giacca con le toppe sui gomiti del suo collega di San Francisco e abbia lo stesso identico approccio, la differenza è l’elemento famiglia che manca totalmente al single impunito Dirty Harry, che però aveva già aperto ai cani (Polpetta) in Coraggio… fatti ammazzare.

«Ho appena rivalutato il vecchio Polpetta»

Dopo il prologo quasi da horror, con lo strangolamento della prima vittima, sola di notte lungo le strade bagnate di pioggia della “Big Easy”, facciamo la conoscenza di Wes Block, divorziato e padre di Penny e Amanda, letteralmente visto che quest’ultima è interpretata dall’allora undicenne Alison Eastwood, che era già apparsa in parecchi film del padre e in linea di massima, lo avrebbe fatto ancora.

Quando le due figlie trovano un cane randagio per strada, Block capisce di essere panato infatti se lo porta a casa e lo aggiunge alla famiglia allargata, visto che già condivide il letto con un labrador anche se questi sono gli elementi socialmente presentabili che lo distinguono da Harry Callaghan, sotto sotto Wes Block è decisamente più sfumato e torbido dell’inflessibile poliziotto di San Francisco.

L’indagine su cui Block si trova a lavorare è una caccia all’assassino che sta terrorizzando New Orleans, uno che strangola con la corda tesa del titolo molte donne, specialmente prostitute oltre a violentarle, insomma un simpaticone di cui sappiamo solo una cosa: indossa lo stesso paio di scarpe da ginnastica con lacci gialli che abitualmente troviamo anche ai piedi di Block, come una delle prime inquadrature del film mette in chiaro, senza appello.

La giacca è la stessa, la faccia non ve lo dico nemmeno.

Ma a proposito di scene di apertura, “Corda tesa” inizia (e finisce) con la stessa tipologia di inquadratura, quella ad avvicinarsi in apertura e ad allontanarsi in chiusura che è presente in TUTTI i film dell’ispettore Callaghan, ed in effetti ci sono certe soluzioni stilistiche un po’ troppo raffinate per uno sceneggiatore alla prima regia, quindi è più che palese che più di una sequenza del film sia stata girata di pugno da Eastwood, detto questo, l’elemento che distingue questo film da qualunque altro della saga di “Dirty Harry” sono proprio quelle sfumature del protagonista di cui parlavo lassù.

Rivedendolo in occasione del suo compleanno, mi ha stupito – ma nemmeno troppo – il fatto che io da bambino guardassi abitualmente in tv un film tanto torbido, non che mi sia mai lamentato, in almeno uno strangolamento la bionda vittima fa sfoggio di notevole “Due di poppe”, ma a parte questi due elementi (che per un maschietto non saranno mai secondari) è proprio il modo in cui ci viene raccontato Block a distinguerlo da Callaghan, malgrado sia impersonato dallo stessa espressione granitica dello stesso attore.

Questa faccenda sta diventando… Cassidy non dire dura!

Nel corso della sua indagine Block, in quanto uomo divorziato, non si fa troppi problemi a spingersi oltre la linea morale di demarcazione, lo vediamo usufruire dei servizi di alcune delle professioniste dell’ambiente in cui sta indagando, quella che mettiamola così, fanno il lavoro più vecchio del mondo e no, non mi riferisco a fare il blogger.

Proprio per questo “Tightrope” si sofferma più volte su parallelismi anche più sfacciati della stessa tipologia di scarpe da ginnastica indossate, per la maggior parte della durata dell’indagine, sembra che l’unico sospettato ragionevole sia proprio colui che indaga, la regia di Tuggle Eastwood Tuggle in alcune scene lo ribadisce, il mio momento preferito è quello in cui le due bambine rifugiate dentro l’armadio come una coppia di piccole Laurie Strode vedono avvicinarsi qualcuno con in pugno il nastro rosso da strangolatore, salvo scoprire all’ultimo, con lo spostamento dei vestiti appesi, che si tratta di loro padre e non dell’assassino, la scena che pianta nella testa del pubblico il dubbio.

Non proprio l’uscita di scena del vostro tipico eroe senza macchia.

Forse con un po’ di coraggio in più si sarebbe potuto osare di più, ma bisogna considerare anche lo status di Divo di Eastwood nel 1984, quindi il finale imbocca la strada del poliziesco più classico e qui sì, Block e Callaghan sembrano indistinguibili, di sicuro per i metodi definitivi che scelgono per neutralizzare la minaccia.

Una menzione speciale la merita la scelta di Geneviève Bujold, mora a differenza dalle maggior parte delle vittime, femminista militante in un film dove il cattivo di turno procede da un femminicio all’altro e la maggior parte delle signore del film, sono più che altro corpi e basta. Sembra l’esatto opposto del tipo di donna che potrebbe attirare (ed in effetti attrae) Block, ma la sensualità dell’attrice canadese non è in dubbio, qualche anno dopo avrebbe mandato in tilt anche i gemelli Elliot.

«Ciaaaao, io sono figlio unico sai?»

Insomma, sono ben felice di poter essere qui a festeggiare i primi quarant’anni di un proto-Callaghan molto più torbido con cui sono cresciuto, i film di Eastwood sono una tappa obbligata su questa Bara.

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