Torna l’appuntamento con titolo Springsteeniano, con le ultime serie viste di recente, non perdiamo
altro tempo, sotto con i titoli!
altro tempo, sotto con i titoli!
The Head
Stagione:
miniserie
miniserie
Dove la trovate:
Amazon Prime
Amazon Prime
La mia passione Carpenteriana mi precede, quando non sono
io a pescare titoli legati a Giovanni Carpentiere, sono loro a venire a cercare
me, oppure mi vengono segnalati dai miei angeli custodi (grazie ragazzi!). “The Head”
fa parte di questa categoria e ci tengo a precisarlo, non si tratta di quel vecchio
cartone animato che EMMETivì mandava in onda durante gli anni ’90, dopo il protagonista aveva un capoccione gigante.
io a pescare titoli legati a Giovanni Carpentiere, sono loro a venire a cercare
me, oppure mi vengono segnalati dai miei angeli custodi (grazie ragazzi!). “The Head”
fa parte di questa categoria e ci tengo a precisarlo, non si tratta di quel vecchio
cartone animato che EMMETivì mandava in onda durante gli anni ’90, dopo il protagonista aveva un capoccione gigante.
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No, non parlo di lui (anche se avrei preferito) |
Piuttosto si tratta di un whodonut a metà tra “Dieci piccoli indiani” e La Cosa di John Carpenter, apertamente citato nella prima puntata, visto che la spedizione
scientifica al Polo Sud guarda quel capolavoro come vecchia tradizione, prima
dell’inizio dell’inverno. Lo faccio anche io di solito, però sul divano di casa
(storia vera).
scientifica al Polo Sud guarda quel capolavoro come vecchia tradizione, prima
dell’inizio dell’inverno. Lo faccio anche io di solito, però sul divano di casa
(storia vera).
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Dieci piccoli |
Diretta da Jorge Dorado e sceneggiata da Álex e David
Pastor, “The Head” parla di una scoperta che potrebbe rivoluzionare (e salvare)
il mondo: una molecola che letteralmente si nutre di anidride carbonica e che
potrebbe essere la soluzione al problema del surriscaldamento globale. Ma per
continuare la ricerca qualcuno dovrà restare nell’isolata base ad affrontare il
glaciale inverno. Tu metti insieme un po’ di esseri umani, costringili a
convivere e poi goditi la razza umana al suo meglio.
Pastor, “The Head” parla di una scoperta che potrebbe rivoluzionare (e salvare)
il mondo: una molecola che letteralmente si nutre di anidride carbonica e che
potrebbe essere la soluzione al problema del surriscaldamento globale. Ma per
continuare la ricerca qualcuno dovrà restare nell’isolata base ad affrontare il
glaciale inverno. Tu metti insieme un po’ di esseri umani, costringili a
convivere e poi goditi la razza umana al suo meglio.
Insomma le premesse non sarebbero nemmeno malvage, anche
perché quando tra la neve viene ritrovata la testa del titolo (e di uno degli
scienziati), la storia diventa un’indagine anche piuttosto avvincente, un gioco
in cui lo spettatore può divertirsi a fare l’investigatore, anche grazie ad un
cast piuttosto variegato. Tra i volti noti spunta il tedesco di The Strain e il professore di La casa di carta, che già avrebbe dovuto
farmi suonare più di un campanello d’allarme nella mia di testa, perché con “The Head”
non tutto è stato proprio pesche e crema.
perché quando tra la neve viene ritrovata la testa del titolo (e di uno degli
scienziati), la storia diventa un’indagine anche piuttosto avvincente, un gioco
in cui lo spettatore può divertirsi a fare l’investigatore, anche grazie ad un
cast piuttosto variegato. Tra i volti noti spunta il tedesco di The Strain e il professore di La casa di carta, che già avrebbe dovuto
farmi suonare più di un campanello d’allarme nella mia di testa, perché con “The Head”
non tutto è stato proprio pesche e crema.
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“Nessuno giocarmi la carta Carpenter è servito con Cassidy” |
Il nutrito cast è composto da personaggi dal passato
tormentato, spesso raccontato attraverso piccoli flashback, un modo saggio di
svelare le parte poco alla volta, fino a qui niente di male, il problema è che
ho indovinato l’identità del killer (utilizzo una parola inglese per non
lasciare indizi sul suo genere… mamma mia come sono diabolico a volte!) circa a
metà del quarto episodio. Il che lo ribadisco, non sarebbe affatto un problema
e non lo scrivo nemmeno per farmi bello, anzi io di norma sono una pippa a
pedali ad indovinare le soluzioni dei gialli (storia vera).
tormentato, spesso raccontato attraverso piccoli flashback, un modo saggio di
svelare le parte poco alla volta, fino a qui niente di male, il problema è che
ho indovinato l’identità del killer (utilizzo una parola inglese per non
lasciare indizi sul suo genere… mamma mia come sono diabolico a volte!) circa a
metà del quarto episodio. Il che lo ribadisco, non sarebbe affatto un problema
e non lo scrivo nemmeno per farmi bello, anzi io di norma sono una pippa a
pedali ad indovinare le soluzioni dei gialli (storia vera).
Il problema è che il movente del killer nella mia testa
era ben più interessante della soluzione che è stata scelta dagli sceneggiatori
di “The Head”, una banalità al passo con i tempi che per me, non ha fatto altro
che dare un clamoroso calcio al secchio del latte, mandando alle ortiche tutto
il buon lavoro fatto dalla miniserie fino a quel momento. Insomma io con il
professore della casa di carta non ho un buon rapporto, e non basta nemmeno
strizzare l’occhio a John Carpenter per convincermi.
era ben più interessante della soluzione che è stata scelta dagli sceneggiatori
di “The Head”, una banalità al passo con i tempi che per me, non ha fatto altro
che dare un clamoroso calcio al secchio del latte, mandando alle ortiche tutto
il buon lavoro fatto dalla miniserie fino a quel momento. Insomma io con il
professore della casa di carta non ho un buon rapporto, e non basta nemmeno
strizzare l’occhio a John Carpenter per convincermi.
Commento in breve:
«Be’… che facciamo?», «Perché non aspettiamo qui ancora un po’ e vediamo che
succede?» (cit.)
«Be’… che facciamo?», «Perché non aspettiamo qui ancora un po’ e vediamo che
succede?» (cit.)
Il complotto
contro l’America
contro l’America
Stagione: miniserie
Dove la trovate:
Sky Atlantic
Sky Atlantic
Sono un ragazzo semplice: se David Simon fa una nuova
serie tv, io guardo la nuova serie tv di David Simon. Mi sembra doveroso davanti al nuovo lavoro del genietto
che ci ha regalato Show me a hero, The Deuce e soprattutto “The Wire”.
serie tv, io guardo la nuova serie tv di David Simon. Mi sembra doveroso davanti al nuovo lavoro del genietto
che ci ha regalato Show me a hero, The Deuce e soprattutto “The Wire”.
Tratta dall’omonimo romanzo fantapolitico del 2004 di
Philip Roth, “Il complotto contro l’America” è uscita negli stati uniti per HBO
e in sei episodi è capace di raccontare un’ucronia, raccontata dal punto di
vista della famiglia di origini ebree dei Levin.
Philip Roth, “Il complotto contro l’America” è uscita negli stati uniti per HBO
e in sei episodi è capace di raccontare un’ucronia, raccontata dal punto di
vista della famiglia di origini ebree dei Levin.
Può un personaggio incredibilmente popolare e considerato
da tutti una persona di enorme successo, diventare presidente degli Stati Uniti?
Come dite? È già successo anche recentemente con risultati diciamo, beh
rivedibili? Ecco appunto, David Simon e Ed Burn autori della serie non vogliono
fare altro che metterci in guardia, raccontando la storia alternativa
dell’ascesa al poteredi Donald Trump dell’aviatore Charles Lindbergh.
da tutti una persona di enorme successo, diventare presidente degli Stati Uniti?
Come dite? È già successo anche recentemente con risultati diciamo, beh
rivedibili? Ecco appunto, David Simon e Ed Burn autori della serie non vogliono
fare altro che metterci in guardia, raccontando la storia alternativa
dell’ascesa al potere
Autore di una trasvolata in solitaria e chiacchierato per
le sue simpatie per il Nazionalsocialismo, il Charles Lindbergh di questa
miniserie punta a tenere l’America fuori dal secondo conflitto mondiale,
seminando dubbi sul perché il Paese abbia dovuto per forza prendere parte anche
al primo ma soprattutto, trovando alleati ovunque, specialmente nella parte di
popolazione di origini ebraiche, ben rappresentati dal rabbino Lionel
Bengelsdorf, interpretato da un John Turturro in gran spolvero.
le sue simpatie per il Nazionalsocialismo, il Charles Lindbergh di questa
miniserie punta a tenere l’America fuori dal secondo conflitto mondiale,
seminando dubbi sul perché il Paese abbia dovuto per forza prendere parte anche
al primo ma soprattutto, trovando alleati ovunque, specialmente nella parte di
popolazione di origini ebraiche, ben rappresentati dal rabbino Lionel
Bengelsdorf, interpretato da un John Turturro in gran spolvero.
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“Non si scherza con |
Tra i personaggi che lentamente si lasceranno convincere
dalla martellante campagna elettorale anche Evelyn Finkel, interpretata da una Winona
Ryder particolarmente azzeccata nel rappresentare tutte le fragilità del
personaggio. Il problema principale di “Il complotto contro l’America”? Il
ritmo non è per niente brioso anzi, i sei episodi da cinquanta minuti l’uno
sembrano durare molto di più, anche se la lenta discesa all’inferno degli Stati
Uniti, da Paese delle libertà per tutti a nazione alleata ai Nazisti, resta un
viaggetto con elementi fin troppo contemporanei per essere ignorati.
dalla martellante campagna elettorale anche Evelyn Finkel, interpretata da una Winona
Ryder particolarmente azzeccata nel rappresentare tutte le fragilità del
personaggio. Il problema principale di “Il complotto contro l’America”? Il
ritmo non è per niente brioso anzi, i sei episodi da cinquanta minuti l’uno
sembrano durare molto di più, anche se la lenta discesa all’inferno degli Stati
Uniti, da Paese delle libertà per tutti a nazione alleata ai Nazisti, resta un
viaggetto con elementi fin troppo contemporanei per essere ignorati.
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“Preferivo le lucine intermittenti” |
Quindi se siete alla ricerca di un titolo impegnato ben
scritto e ben recitato, e non mi spaventano i ritmi lenti necessari a tirare
tutte le fila della storia, il nuovo lavoro di David Simon può fare al caso
vostro.
scritto e ben recitato, e non mi spaventano i ritmi lenti necessari a tirare
tutte le fila della storia, il nuovo lavoro di David Simon può fare al caso
vostro.
Commento in breve:
In attesa delle elezioni di novembre, davvero un ottimo promemoria.
In attesa delle elezioni di novembre, davvero un ottimo promemoria.
Chi ne ha scritto
meglio di me: Anche se mi ero perso il suo post, passare da Lisa, una sicurezza non solo quando si parla di serie TV.
meglio di me: Anche se mi ero perso il suo post, passare da Lisa, una sicurezza non solo quando si parla di serie TV.
Hoops
Stagione: 1
Dove la trovate:
Netflix
Netflix
Sono un ragazzo semplice: vedo una palla da basket sul
paginone di Netflix, clicco sulla palla da basket sul paginone di Netflix… ho
un senso di déjà vu, ma che ci volete fare? Sono un ragazzo semplice.
paginone di Netflix, clicco sulla palla da basket sul paginone di Netflix… ho
un senso di déjà vu, ma che ci volete fare? Sono un ragazzo semplice.
Creata dall’attore comico e contante country Ben Hoffman,
“Hoops” vanta tra i produttori esecutivi quei due genietti di Phil Lord e Christopher Miller, anche se il loro contributo pare rimasto in panchina, per
restare in tema di una serie animata che parla di pallacanestro, o per lo meno
dovrebbe farlo.
“Hoops” vanta tra i produttori esecutivi quei due genietti di Phil Lord e Christopher Miller, anche se il loro contributo pare rimasto in panchina, per
restare in tema di una serie animata che parla di pallacanestro, o per lo meno
dovrebbe farlo.
Coach Ben Hopkin è un perdente nato, ha una ex moglie
sexy che non vuole più sentir parlare di lui malgrado i suoi inutili tentativi
di riconquistarla, inoltre è il figlio del grande (e arrogantissimo) Barry Hopkin,
leggendario giocatore di college ora proprietario di un ristorante di successo.
sexy che non vuole più sentir parlare di lui malgrado i suoi inutili tentativi
di riconquistarla, inoltre è il figlio del grande (e arrogantissimo) Barry Hopkin,
leggendario giocatore di college ora proprietario di un ristorante di successo.
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“Non possiamo perdere, ho visto tutte le puntate di The last dance” |
Come allenatore è una barzelletta, il suo record di
vittorie non esiste, più che altro è un record di sconfitte anche perché la
squadra del liceo che allena, è composta da una banda di sfigati che vanno dal
cicciottello al redneck, tutti anche piuttosto bassini, che nella pallacanestro
non è fondamentale, ma di sicuro non aiuta.
vittorie non esiste, più che altro è un record di sconfitte anche perché la
squadra del liceo che allena, è composta da una banda di sfigati che vanno dal
cicciottello al redneck, tutti anche piuttosto bassini, che nella pallacanestro
non è fondamentale, ma di sicuro non aiuta.
Inoltre Ben ha un caratteraccio, un’incazzatura pronta
ad avvenire che per un allenatore di pallacanestro è anche abbastanza normale,
ma non nella maniera devastante che lo caratterizza. L’altra sua
caratteristica? Il turpiloquio, roba da far impallidire i personaggi scritti da
Walter Hill oppure gli altri cartoni animati per adulti, tipo che so Rick & Morty.
ad avvenire che per un allenatore di pallacanestro è anche abbastanza normale,
ma non nella maniera devastante che lo caratterizza. L’altra sua
caratteristica? Il turpiloquio, roba da far impallidire i personaggi scritti da
Walter Hill oppure gli altri cartoni animati per adulti, tipo che so Rick & Morty.
Affrontiamo subito la questione, “Hoops” non ha il genio
di “Rick & Morty” e nemmeno le
vette di abissale tristezza emotiva di BoJack Horsemen, così abbiamo subito eliminato ogni possibile paragone sul
nascere. “Hoops” ogni tanto si ricorda anche di mostrare sprazzi di
pallacanestro sullo sfondo, ma più che altro è molto interessata a portare in
scena situazioni grottesche in cui la volgarità abbonda e per semplice
confronto, non puoi che sentirti una persona migliore. Perché per quante
parolacce puoi usare durante la giornata e per quanti casini combinerai, sarai
sempre un dilettante a confronto di Ben Hopkin.
di “Rick & Morty” e nemmeno le
vette di abissale tristezza emotiva di BoJack Horsemen, così abbiamo subito eliminato ogni possibile paragone sul
nascere. “Hoops” ogni tanto si ricorda anche di mostrare sprazzi di
pallacanestro sullo sfondo, ma più che altro è molto interessata a portare in
scena situazioni grottesche in cui la volgarità abbonda e per semplice
confronto, non puoi che sentirti una persona migliore. Perché per quante
parolacce puoi usare durante la giornata e per quanti casini combinerai, sarai
sempre un dilettante a confronto di Ben Hopkin.
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La normale giornata di lavoro di un coach di pallacanestro. |
“Hoops” fa ridere per imbarazzo, quando azzecca una gag
il più delle volte continua a ricamarci sopra fino a diventare imbarazzante,
che poi è il riassunto della vita di Coach Hopkin a ben pensarci, ma molto
pubblico potrebbe comunque non gradire. Si perché per convincere l’altissimo
Matty ad entrare in squadra, l’allenatore pensa che l’unica soluzione logica sia quella di
pagargli una prostituta, insomma una serie che non pensa ai bambini, con buona
pace delle signore Lovejoy del mondo.
il più delle volte continua a ricamarci sopra fino a diventare imbarazzante,
che poi è il riassunto della vita di Coach Hopkin a ben pensarci, ma molto
pubblico potrebbe comunque non gradire. Si perché per convincere l’altissimo
Matty ad entrare in squadra, l’allenatore pensa che l’unica soluzione logica sia quella di
pagargli una prostituta, insomma una serie che non pensa ai bambini, con buona
pace delle signore Lovejoy del mondo.
Al momento “Hoops” non ha ancora sfoggiato l’intelligenza
di fondo di serie animate per noi grandicelli come Big Mouth, ma potrebbe anche farlo oppure Coach Ben potrebbe
deluderci tutti come da sua principale caratteristica, sta di fatto che nella
sua assoluta idiozia questa serie me la sono bevuta, anche grazie alle sue
trovate sceme, tipo usare le palle da Bowling per rendere più forti i suoi
giocatori, un ottimo modo per devastare il parquet del campo da basket.
di fondo di serie animate per noi grandicelli come Big Mouth, ma potrebbe anche farlo oppure Coach Ben potrebbe
deluderci tutti come da sua principale caratteristica, sta di fatto che nella
sua assoluta idiozia questa serie me la sono bevuta, anche grazie alle sue
trovate sceme, tipo usare le palle da Bowling per rendere più forti i suoi
giocatori, un ottimo modo per devastare il parquet del campo da basket.
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In vita mia ho giocato con ragazzi ben più squinternati (storia vera) |
Insomma se volete qualcosa di stupido e politicamente
scorretto, mettetevi comodi perché “Hoops” vi farà fare il pieno di trovate
cretine e volgarità assortite. Eppure trovo che nell’arroganza distruttiva di
Ben Hopkin ci sia qualcosa di ipnotico, basta dire che una delle sue
espressioni più colorite è già diventata il mio tormentone, chissà se sarà la
volta buona in cui i miei colleghi la smetteranno di tediarmi con i loro discorsi
(ad esempio sul calcio) di cui non mi interessa minimamente se reagisco come
Coach Ben. Vi farò sapere, nel caso spero qualcuno abbia il buon cuore di
pagarmi la cauzione.
scorretto, mettetevi comodi perché “Hoops” vi farà fare il pieno di trovate
cretine e volgarità assortite. Eppure trovo che nell’arroganza distruttiva di
Ben Hopkin ci sia qualcosa di ipnotico, basta dire che una delle sue
espressioni più colorite è già diventata il mio tormentone, chissà se sarà la
volta buona in cui i miei colleghi la smetteranno di tediarmi con i loro discorsi
(ad esempio sul calcio) di cui non mi interessa minimamente se reagisco come
Coach Ben. Vi farò sapere, nel caso spero qualcuno abbia il buon cuore di
pagarmi la cauzione.
Commento in breve:
Stupido. Volgare e con ben poco Basket. Quando comincia la seconda stagione?
Stupido. Volgare e con ben poco Basket. Quando comincia la seconda stagione?
Chi ne ha scritto
meglio di me: Il cannibale si è
lasciato tentare, dopo The last dance anche lui era in astinenza di basket su Netflix.
meglio di me: Il cannibale si è
lasciato tentare, dopo The last dance anche lui era in astinenza di basket su Netflix.
Ratched
Stagione: Stagione 1 (una di troppo almeno)
Dove la trovate: Netflix
L’annuncio di una serie prodotta da Netflix e curata da quel pazzarello di Ryan Murphy, dedicata al passato dell’infermiera Mildred Ratched, per prima cosa mi ha fatto venire voglia di rivedermi Qualcuno volò sul nido del cuculo, il che non è affatto un male visto che si tratta di un capolavoro. Forse è anche il motivo per cui sono riuscito a vedere tutti gli otto episodi della serie senza spaccare il televisore, avevo ancora gli occhi pieni di bellezza grazie al film di Miloš Forman.
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“Lui Cassidy! Quello che guarda sempre i film di Forman è pazzo!” |
Parliamoci chiaro, i “prequel” dedicati ai grandi cattivi cinematografici non funzionano, non ha funzionato per Hannibal Lecter e nemmeno per Darth Vader, quindi Ryan Murphy conferma nel modo più disastroso possibile, che raccontare il passato dell’infermiera Ratched, storica nemesi di Randle McMurphy non serviva proprio a niente, non così almeno.
Ryan Murphy è vulcanico, può sfornare una miniserie come Hollywood e poi uscirsene con questa bizzarra idea, una serie che riesce a radunare Sharon Stone, Vincent D’Onofrio e Cynthia Nixon (qui molto brava) come facce di contorno alla solita Sarah Paulson, che qui potrà anche acconciarsi i capelli come l’infermiera Ratched, ma non può nemmeno allacciare le scarpe ad una come Louise Fletcher, che con la sua prova nel film di Forman ha davvero fatto la storia.
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Anche il grande Vincent D’Onofrio, si sono giocati tutte le carte pur di farmi guardare questa serie! |
Il problema di fondo di “Ratched” è che i film, prima di pensare di poterli rifare in qualunque formato, bisognerebbe prima capirli. L’infermiera Ratched, con le sue reazioni sempre pacate, quasi senza sentimenti come una ginoide, era spaventosa perché rappresentava l’autorità, l’establishment (perdonatemi l’anglicismo) pronto a schiacciare ogni forma di ribellione (la gioia di vivere di McMurphy) utilizzando armi come le regole e le procedure da rispettare, un muro di gomma burocratico impossibile da scalfire, rappresentano meravigliosamente dalla recitazione algida di Louise Fletcher.
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Puoi essere grande sul piccolo schermo, ma non puoi volare sul nido del cuculo. |
Ryan Murphy lo avrà capito? Non credo, oppure semplicemente non si è curato di tutto questo. Non fare il furbo con me caro Murphy, questa serie NON è ispirata al romanzo originale di Ken Kesey, perché tra le pagine del libro l’infermiera Ratched era un donnone con la voce da uomo, lontanissimo da una come Sarah Paulson, quindi non pensare di fregare me Murphy, l’ispirazione è proprio il film di Forman che però è stato bellamente ignorato.
Guardando la serie mi sono convinto che Ryan Murphy abbia visto una puntata della prima stagione di Hannibal (non la migliore di quella serie mai abbastanza compianta) e abbia pensato di fare la stessa cosa, dandoci dentro con l’horror e le trovate grondati sangue. Piccolissimo problema: Bryan Fuller era riuscito a trovare l’equilibrio perfetto tra i romanzi (citati molto bene) e i film su Hannibal Lecter, un personaggio che si prestava molto bene ad essere protagonista di una serie horror.
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Un momento in stile “Il silenzio degli innocenti” non vogliamo metterlo dentro? Ma si, che ci frega! |
La Ratched di Murphy è l’infermiera assassina, con un trauma nel passato, una che manipola le persone ed è attratta dal sangue, la dimostrazione che Murphy del film di Forman non ha capito niente, ma zero proprio!
L’unico modo per provare a godersi la serie è staccare il cervello, considerandola una sorta di “American Horror Story: The killer nurse”. Allora grazie al governatore malvagio di D’Onofrio e i soliti temi sulla diversità che a Murphy stanno sempre a cuore (e con cui si fa perdonare quasi tutto… quasi), ma ammettiamolo, anche grazie alla presenza di una SIMMIA, allora la serie può essere considerato una sorta di “American Horror Story” mediocre, con i soliti svarioni della trama (al grande ballo invitano anche i malati di mente dell’istituto? Bah) e un abuso di colori pastello abbastanza fastidioso.
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La scimmia in versione Mini Me di Sharon Stone. |
Mi chiedo come uno in grado di firmare quella meraviglia di Feud, possa poi sfornare una porcheria come questa, mistero! Il film di Forman era mesto, fin dai costumi e dalla fotografia, Murphy invece qui decide di essere opulento nei costumi, l’infermiera Ratched cambia vestiti ad ogni scena come se fosse ad una sfilata di alta moda, quindi se siete interessati ad un “American Horror Story” con costumi particolarmente curati, sangue, svarioni di trama e colori pastello, magari potreste apprezzarlo.
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Si era detto Forman, questo sembra Tom Ford! |
Per quello che mi riguarda questa serie inutile è servita solo a farmi rivedere un’altra volta uno dei miei film preferiti di sempre, tra una serie mediocre nuova e un capolavoro della storia del cinema che conosco a memoria, non ho dubbi su come io preferisca passare il tempo.
Commento in breve: Ryan Murphy metti un po’ il braccio così? Ma vaffanc…
Chi ne ha scritto meglio di me: Spero nessuno, nel senso che spero che nessuno abbia perso preziosi minuti di vita con questa inutile serie.