Il film su Deadpool, che meraviglia! Ci tengo a sottolinearlo: sono un appassionato lettore del personaggio dal suo esordio negli anni ’90, quando venne crea… STUMP!
Oh, oh, oh, senti come suona a vuoto la capoccia di Cassidy se la si colpisce con un martello abbastanza grosso. Care bambine e cari bambini, benvenuti! So che in tanti avrebbero voluto mandare lungo disteso quel coglione di Cassidy, ma poiché nessuno ha mai avuto abbastanza palle per farlo ho dovuto mettermi in proprio, quindi questo commento ora lo scrivo IO! Così potrò raccontarvi tutte le cose che nessuno vuole dirvi sul film di oggi, no sul serio, un altro Nerd che ci racconta di quando leggeva “Deadpool” nel 1996 non si può sentire, là fuori ora sono TUTTI saliti sul carro del vincitore, troppo facile così…
Come? Chi sono io? Faccio prima a dimostrarvelo, vediamo… Se vi dico: “Non pensate all’ippopotamo” voi a cosa pensate? Eccolo lì! L’animale più letale del mondo proprio nel centro del vostro bel cervellone! Io sono la vocina che sentite nella vostra testa mentre leggete queste righe, siete liberi di immaginarmi come volete, un dromedario con il Fetz con una Camel tra le labbra, oppure un bastardello anarchico con un maschera rossa e nera, non ponetevi limiti!
Meglio sbrigarsi prima che il coglionazzo si risvegli, “Deapool” di Tim Miller, una figata fotonica! Voi direte: “Facile fare un film su un mercenario chiacchierone con fattore rigenerante, consapevole di essere un personaggio dei fumetti, in trasferta sul grande schermo”. Beh, non così facile, perché per essere ironici è fondamentale prendere molto sul serio il proprio lavoro e incredibilmente poco se stessi. Proprio quello che hanno fatto tutte le persone coinvolte nella realizzazione di questo film, un’unità di intenti quasi commovente, incredibile, ma vero, per tutto questo dobbiamo ringraziare quel manzo di Ryan Reynolds.
Un “All American boy” portatore sano di mascella quadrata e addominale tanto scolpito da poterci grattare sopra il parmigiano per le vostre tagliatella al ragù di cinghiale (surreale!). Un’allitterazione fumettistica nel nome e una vita di scelte sbagliate in carriera, l’ultima della quali “Self/Less”, la più clamorosa? Aver divorziato da Scarlett Johansson (“Madornale Errore!” Cit.), uno che non si è vergognato nemmeno di infilarsi nella tutina del super eroe più idiota di tutti i tempi: Lanterna Verde… Brrrrrr!
Penso che sia chiaro per tutti che i diritti di sfruttamento sui personaggi Marvel siano divisi: la Fox detiene saldamente la proprietà sugli X-Men (e purtroppo anche i Fantastici Quattro) e la possibilità di utilizzare la parola “Mutante” nei loro film, infatti la prima apparizione di D-Pool (chiamato Arma XI / Weapon XI) era in quel geiser di diarrea a a spruzzo che era il primo film su Wolverine. Una cagata talmente clamorosa che rendeva un personaggio celebre per la sua parlantina… Muto! Ma può esserci un’idea più stronza? Come prendere Hulk e cambiargli colore. Il primo Nerd che mi cita Hulk Rosso finisce sdraiato a culo in cielo insieme a Cassidy. Parola.
La prima apparizione del personaggio al cinema fa così schifo che non merita nemmeno un tentativo di contestualizzazione in questo film, giusto un micro riferimento e avanti veloce per la propria strada, ma da allora Ryan Reynolds non ha mai smesso di desiderare un film su Deadpool come Stan Lee comanda, era dai tempi di Tom Jane che non si vedeva un attore rompere il cazzo così tanto a tutti pur di ritornare ad interpretare un personaggio Marvel in un film Rated-R, peccato che Tommaso si sia ritrovato con un calcio nel culo, quando uscì in sala Punisher: War Zone, vietato ai minori sì, ma anche un flop clamoroso al botteghino.
Reynolds si è trasformato in un picchio sui maroni tale, da convincere anche la Fox che forse era meglio investire metà del solito budget (“solo” 58 milioni di Petrol-Dollarazzi) su un personaggio come D-Pool, passato da semi sconosciuto, a titolare di due serie regolari e protagonista in speciali in cui uccide tutti, incontra mezzo universo Marvel e fa Team-Up con vivi e morti.
Ma il vero segreto del successo di “Deadpool” è la volontà ferrea di non essere un film con il maledetto PG-13, rinunciando volutamente a tutta la fetta di pubblico (larghina…) che di solito paga per vedere film di super eroi, ovvero: i minori di 16 anni.
Ora voi direte: “Deadpool” è divertente perché parla come uno scaricatore di porto, fa battute sulle “bombe a mano Australiane” di Ugo Uomogiacomo e può permettersi di infilzare i cattivoni in favore di telecamera”. Sì, anche per quello, ma è tutto sommato un extra, perché il motivo per cui il film funziona, è proprio la storia.
In questo momento là fuori ci sono gazzilioni di persone pronte a dirvi di quanto siano SEMPRE state fan di Wade Wilson, ma anche un sacco di omini e donnine che vi diranno “Sì, fa ridere, ma la storia è una scemeria”… SBAGLIATO! Paul Wernick e Rhett Reese, hanno dimostrato di saper scrivere personaggi con ruoli ben definiti, che ruotano intorno ad un protagonista cazzuto e ironico, in un film che spinge sulla meta-cinematografia, quando hanno mandato a segno quella bombetta di “Zombieland”.
Cosa mi aspettavo da un film su “Deadpool”? Una storia che fosse un palcoscenico per far esibire il personaggio e i due sceneggiatori proprio questo hanno messo su, una scusa per lasciare libero un personaggio che saltella tra i media infrangendo la quarta parete, di fare il bello e il cattivo tempo. Un film d’azione in cui il cattivo rapisce la ragazza del protagonista, ma anche un film romantico, perché di fatto “Deadpool” non è altro che “Un ragazzo incontra un ragazza” nella sua versione più caramellosa e melensa, proprio come piacerebbe al protagonista del film, uno che per tutto il tempo non fa altro che osannare i WHAM! e citare costantemente i film di John Hughes.
Lamentarsi di una trama del genere è come dire che non c’è abbastanza introspezione psicologica nei personaggi di “Pacific Rim” dai su, fate i bravi… Inoltre, la trama non è affatto da buttare, guardando il film secondo me, è impossibile non notare quanto abbia in comune con quello che anche il cosplayer della bella addormentata, là, CaZZidy, definirebbe qualcosa tipo “Il più grande film della storia del cinema”, ovvero: Darkman di Sam Raimi.
In alcuni momenti lo ricorda molto, è netto il cambio di passo tra l’inizio della pellicola, in cui Wade Wilson è uno stronzetto spavaldo e la parte centrale, quella dell’esperimento, in cui è impossibile non provare empatia per lui e le sue sofferenze. Inoltre, ci conosciamo da poco, ma avrete intuito che non sono una vocina del cervello che ama le commedie romantiche, ma quando Wade riceve la notizia della sua malattia e salva nella sua testa immagini della sua ragazza, è un momento che potrei definire tenero, se non avessi un grosso martello sporco di sangue in mano potrei quasi commuovermi… Naaaaa!
Quando hai una trama semplice, ma solida e senza buchi come questa, puoi far scatenare il tuo protagonista nel modo che merita, Tim Miller ci ha messo molti anni per esordire come regista, ma fin dai (fighissimi!) titoli di testa del film, dimostra di aver capito tutto: i personaggi vengono presentati non con i nomi degli attori, ma con una sommaria descrizione del ruolo che ricoprono (“hot chick,” “British villain” and “comic relief” etc…), perché ogni personaggio ha un ruolo chiaro e devono arrivare tutti dopo il protagonista, che rappresenta la portata principale del menù.
Come dicevo, per sfornare un successo del genere, tutta la produzione deve remare nella stessa direzione, avevo una fifa blu che la campagna di marketing del film, sarebbe stata la parte migliore della pellicola, ma ora che il film è uscito ed è effettivamente una bomba, possiamo dirlo: la campagna di Marketing di Deadpool è stata una roba geniale!
Prese per il culo ai precedenti film di Ryan Reynolds, il countdown delle ultime ore, o lo stesso Reynolds in costume da Deadpool che chiede alla fox di smetterla di cambiare la data di uscita, andando a fare dolcetto o scherzetto con un gruppo di bambini vestiti da X-Men ad Halloween (storia vera!). Un modo geniale di utilizzare tutti i media, infrangendo le barriere con il pubblico proprio come D-Pool fa nei suoi fumetti. No sul serio, anche per questo bisogna voler bene a questo film. Obbligatorio!
Il lato oscuro della pubblicità sta poi in quella parola con tre “S” di cui troppe persone parlano, praticando poco: è il momento di parlare di Deadpool e della questione sesso. Se non avessi steso quel nerdazzo di Cassidy, lui sarebbe pronto a raccontarvi (state certi che lo farebbe!) il comportamento sessuale di Deadpool nei fumetti, lui scriverebbe una roba lunghissima facendovi due palle monumentali, vi basti sapere questo: D-Pool è come un ubriaco molesto pronto a farsi anche i termosifoni se ben disposti nei suoi confronti.
Tutta questa menata della “Pansessualità” (parola che ho sentito solo riferita al Capitan Jack di Doctor Who… Oddio! Inizio a parlare come Cassidy!!) è servita solo a far scrivere qualche articolo idiota sui giornali, con le solite noiose polemiche che la parola con tre “S” si porta sempre dietro. Il film è basato su una storia d’amore eterosessuale, ok Wade fa costanti battute su balle e cazzi, ma è chiaro che sia innamorato perso della sua Vanessa, sì, ok, ad un certo punto utilizza uno strap-on, ma in una spassosa scena di sesso con Morena Baccarin e tutte le festività del calendario, una cosa che è fatta chiaramente per far ridere… Quindi, lasciate perdere le inutili polemiche, piuttosto godetevi il modo spassoso con cui Deadpool smantella i clichè del macho d’azione, dimostrazione che nella vita non conta se sei eterosessuale, omosessuale, bisessuale, fumettosessuale, l’unica cosa che conta è che quando sei nei casini, meglio sfoggiare una gran faccia da schiaffi… E magari due Katane affilate!
Sono felice che Morena Baccarin abbia finalmente trovato un ruolo in un film Marvel, lei che avrebbe potuto essere una perfetta Maria Hill in Avengers, qui si dimostra ancora perfetta nella parte della dolce metà attraente (come fa in Homeland, ma molto meno spaccacoglioni…), è talmente ironica, sexy e sul pezzo da riuscire a farti dimenticare che il suo personaggio è la classica damigella in pericolo. Menzione speciale per Gina Carano che riesce a prendere a calci anche gli X-Men e trovare il tempo di essere sexy, tra un cazzotto e un calcio volante… Storia vera.
Ho semplicemente adorato Colosso, non solo per la buona resa in computer grafica, ma per il fatto che gli autori siano riusciti a rispettare l’anima del personaggio, grande, grosso e un po’ frescone , proprio il personaggio giusto da opporre a Deadpool!
L’ultimo “bravò!”, però, è tutto per quel frescone di Ryan Reynolds, uno che ci ha creduto tantissimo, se Iron Man, ormai per tutto il mondo, ha la faccia da schiaffi di Robert Downey Jr e Wolverine i basettoni di Ugo Uomogiacomo, allora possiamo tranquillamente dire che anche Ryan Reynolds era nato per essere Deadpool, per quanto mi riguarda, si è fatto perdonare quella cagata fotonica di “Lanterna verde”!
Porco cacchio! Il dormiente si sta svegliando! Ok, gente è stato un piacere, ci risentiamo la prossima volta che leggerete i trafiletti sotto le foto di Playboy, o magari qualcosa di altamente difficile da capire, tipo la ricetta del vostro Dottore, solo una raccomandazione: non parlate delle citazioni presenti in questo film, altrimenti quel coglionazzo appena si sveglia come minimo vi fa su un post dedicato… Sapete che è in grado di farlo!
Tempo di sparire, la vocina nel vostro cervello vi saluta, se vi chiedono, voi non avete… Visto… Nuuuuuuulla! SKADOOSH!
Ohhh, la mi testa… Ma che diavolo? Qualcuno ha preso la targa del treno che mi ha colpito? Hey, aspetta… Chi ha pubblicato un post su “Deadpool” con il mio nome!? Oh, cacchio! Vabbè poco male, vuol dire che farò solo un post con le citazioni del film… Avete sentito anche voi, come un specie di vocina in lontananza che grida disperata? Bah, sarà stata la botta alla testa.