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Death of a Unicorn (2025): la canzone dell’unicorno (ti entra in testa e ci rimane tutto il giorno)

Avevo un grande motivo di interesse legato a questo, e no miei cari simpaticoni non era Jenna Ortega, caruccissima con il suo broncetto, una nata nel cinema Horror che per altro, mi ha guadagnato diversi punti stima, quando interrogata su IG, alla domanda sul suo attore preferito, invece di scegliere nomi più vicini alla deriva presa dalla sua filmografia, tipo che so, Johnny Deep, ha risposto Harry Dean Stanton (storia vera).

No carissimi, ormai ho l’età per essere lo zio di Jenna Ortega e visto che dopo anni di volo a dorso di Bara un po’ dovreste conoscermi, il mio primo, secondo e anche terzo motivo di interesse nei confronti di questo film era la colonna sonora, annunciata per essere composta da John Carpenter, suo figlio Cody e il suo figlioccio Daniel Davies. Purtroppo a febbraio è saltato tutto, infatti le (abbastanza anonime) musiche dell’esordio alla regia di Alex Scharfman, sono state composte da Dan Romer e Giosuè Greco. Peccato, ancora ci spera che il mio trio preferito cominci a lavorare seriamente e non solo sui temi perduti, proprio per punire il mondo e sfogare la mia delusione per l’assenza di Carpenter and the Carpenters ora vi beccate quella che in alternativa, per me, avrebbe dovuto essere l’unica vera colonna sonora del film di oggi!

“Death of a Unicorn” è firmato dalla A24, ed è un titolo su cui la casa di produzione ha investito, scusate il cinico gioco di parole vista a trama del, non per forza pochino, basta dire che in questi giorni anche Leo Ortolani dal suo profilo IG, invece di manifestare la sua passione per Harry Dean Stanton (da quel punto di vista, il Venerabile aveva già dato) ha pubblicato la locandina alternativa del film firmata da lui, insomma questo titoletto ha seriamente rischiato di avere a bordo due dei miei preferiti, Carpenter e Ortolani, invece niente, restiamo su Jenna Ortega.

Nella sua deriva da moderna gotichella della morte per fortuna la nostra non dimentica le sue origini Horror, la ritroviamo infatti protagonista del film d’esordio scritto e diretto da Alex Scharfman che va detto, gioca a carte scoperte fin dal titolo.

Jenna, che legge i commenti su Jenna di voi degenerati.

Ridley Kintner (Jenna Ortega) è ancora a lutto per la morte della madre, d’altra parte quel broncetto va giustificato in qualche modo no? Fatto! In viaggio con il raffreddato papà Elliott (Paul Rudd) sono sulla strada per raggiungere la villa dei ricchissimi Leopold, interpretati dal giovane e viziato Shepard Leopold (Will Poulter), dalla sua ancora più snob madre Belinda (Téa Leoni) il tutto perché Elliott è il legale rappresentate di famiglia, chiamato d’urgenza per l’aggravarsi delle condizioni del patriarca, Odell Leopold, impersonato da uno dei miei preferiti, il campione del mondo di ruoli da carogna, il mitico Richard E. Grant.

Mitico Grant! La prova che il direttore del casting sa fare il suo lavoro.

Lungo la strada, distratto dal telefono e dal raffreddore, Elliott centra in pieno con l’auto un unicorno, uccidendolo sul colpo, a nulla vale il mezzo trip lisergico della figlia, scatenato dal tocco dell’(uni)corno dell’animale, bisogna raggiungere i Leopold per il fine settimane e ovviamente, la notizia dello scontro lungo il percorso, non resterà segreta a lungo.

Iniziamo dai lati positivi, Alex Scharfman ha decisamente fatto i compiti ed è sempre qualcosa che apprezzo da un regista, dimostrare di conoscere e di aver capito i precedenti, per me è sempre importante. Scharfman farcisce il suo film di citazioni più o meno aperte – quella ad Alien3 spudorata, fin dalla locandina – a titoli storici pieni di mostri e creature varie, basterebbero quelli spielberghiani, visto che l’unicorno spesso colpisce senza essere inquadrato, un po’ come Bruce e in altri momenti invece, uccide facendo gran sfoggio del suo corno, minaccioso quasi quanto i Velociraptor, con una differenza sostanziale enorme, la CGI del 1993 batte quella del 2025, incredibile ma vero.

Citazioni aliene (per Lucius) le stai facendo bene.

Anche se la lezione migliore che Alessandro Sciarpato dimostra di aver fatto sua è quella di cui quasi avevo perso la speranza di ritrovare le tracce, quella del capanno di Whedon e Goddard, finalmente un horror, anzi, una commedia horror per la precisione, che sfrutta qualche creatura e qualche mostro che non sia sempre la solita minestra riscaldata, finalmente dal 2012 abbiamo gli unicorni in salsa horror al cinema, meglio tardi che mai!

Difetti? Della CGI vi ho già detto, quindi passiamo a quelli strutturali: l’horror non si è mai nascosto dietro ad un dito, e anche se qui siamo in zona commedia horror, gli sbudellamenti in favore di macchina da presa non mancano, non sono tantissimi ma abbastanza gloriosi, più di un personaggio viene impalato sia dall’unicorno che dalla sua controparte malvagia, perché alla fine “Death of a Unicorn” segue il filone classico dei creature feature per usare un anglicismo che odio, i film con i mostri, quelli che vanno da zio Hitch giù a scendere, fino a boh, il mio adorato “Black Sheep” (2006), giusto per fare un esempio.

Il problema grosso della sceneggiatura messa su da Alessandro Sciarpato è il suo essere piuttosto didascalica nella satira, il filone dei film con i ricconi stronzi sta proliferando, senza scomodare Bong Joon-ho, che è specializzato (anche in film di mostri), si manifestano sempre più spesso titoli con ricche famiglie di bastardi e lo capisco, basta guardare la direzione presa dalla nostra società, non mi stupisce questa reazione, il problema resta sempre il come.

«Ed ora cosa ci dobbiamo scrivere sul CID? Urto con cavallo cornuto?»

I Kintner sono buoni buonissimi, mentre i Leopold sono delle merde senza possibilità di appello, l’unico vantaggio? Il casting è quasi impeccabile, inizio dal meno scintillante ma comunque azzeccatissimo Will Poulter nei panni del rampollo pronto ad ereditare tutto il cucuzzaro, medaglia d’argento per la scintillante Téa Leoni, la cui Bedelia è così insopportabile da strappare quasi l’esultanza quando l’unicorno colpisce ed infine, il mio preferito, quando Richard E. Grant, quando si infila il completo da “grande cacciatore bianco” e imbraccia il fucile ho pensato ad una svolta da cartone animato che Grant riesce a rendere credibile e anche divertente.

A sinistra Rudd nei panni della mia espressione quando ho scoperto di Carpenter, a destra Ortega impersonato la mia espressione quando ho scoperto che non ci sarebbe stato.

Altro da aggiungere? Pochino, “Death of a Unicorn” tira un po’ per le lunghe una premessa che altrove avrebbe potuto essere lo spunto per una puntata di “Ai confini della realtà” giocandosi almeno un mostro meno usuale del solito, se siete in fissa con gli unicorni, non potete perderlo, se invece state in fissa con Jenna Ortega, probabilmente siete già corsi in sala, per il resto so che vi ho ficcato in testa una canzoncina che vi perseguiterà tutto il giorno, il mio compito per oggi è finito!

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