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Death Race 2 (2011): Prequel? Sequel? Comunque più divertente di Prometheus

L’appetito
viene sgommado, anche se ho il sospetto che il modo di dire fosse un po’
diverso di così, ma in ogni caso Death Race è come le ciliegie: uno tira l’altro…
Oh, devo smetterla con questi modi di dire!


Uno che non usa strani modi di dire, ma che anzi non le manda a dire è Il Zinefilo, che oggi ci parla anche lui del film, cliccate!

Ricapitoliamo:
in principio fù Roger Corman con il suo Anno 2000 la corsa della morte e anni dopo, Paul W. S. Anderson arrivò con il suo remake, ambientato nel 2012,
ma lo stesso un antefatto del film prodotto da Corman. Anderson raccoglie
ingiustamente critiche e risate al botteghino, quello cinematografico, però, perché
in home video il suo andò tanto bene da giustificare un seguito proprio per il
mercato dei DTV.
Il risultato
arriva nel 2011, s’intitola “Death Race 2” e quel numero bello sparato nel
titolo, ci fa capire che si tratta di un film ambientato tra quello di Anderson
e quello di Corman, no? Ecco no, “Death Race 2” è un prequel del prequel, quindi
mi viene da pensare che il grafico che si è occupato della locandina abbia
sbagliato, dimenticando di selezionare il numero “2” e metterlo come apice, perché
in realtà siamo di fronte ad un prequel di prequel, un prequel al quadrato
insomma! Siete abbastanza confusi? Bene, allora possiamo iniziare!



“Death Race 2? Avevo capito Space Jam 2, avevo portato anche la palla”.

Diamo subito
le coordinate. Per questo “Death Race 2” dovete entrare nell’ottica del film di
cassetta, la serie B, se non Z più pura, quella che tanti appassionati di
cinema schifano e che, invece, quando funziona regala gioie grandi, o anche molto grandi, la regia viene affidata allo specialista dei film in DVD, quelli
del cestone delle offerte, Roel Reiné quello che di recente abbiamo scovato
alla regia di qualche episodio di Black Sails, o di Hard Target 2, in generale, se c’è un “2” nel titolo, quasi di
sicuro lo ha diretto Reinè.

Iniziamo
parlando del protagonista, Luke Goss, classe 1968, insieme al suo fratello
gemello, suonava la batteria in un gruppo pop noto come i Bros, se siete più
appassionati di gruppi per ragazzine di me (ci va pure poco) facile che li
conosciate pure, mica un gruppetto, hanno riempito lo stadio di Wembley una
volta (storia vera) insomma, il nostro Luke invece di dedicarsi a fare “L’Isola
dei famosi” versione inglese (che spero francamente non esista, la nostra fa
rimpiangere Frankenstein e la sua corsa della morte!) ha pensato: “Vado a fare
il cinema!”.



Quando lanci l’accendisigari fuori dal finestrino pensando di essere Jake Blues.

Tanti film di
serie B, ma anche film con Guillermo Del Toro (mica pizza e fichi) che gli
affida il ruolo Nomak in “Blade II” (2002) e poi quella del principe ribelle
Nuada nel bellissimo “Hellboy II – The Golden army” (2008), qui interpreta un ruolo che non prevede trucco e lenti a contatto (almeno per un po’)
quello di Carl Lucas, avete presente quello che durante una rapina sta fuori
con il motore acceso e poi guida forte seminando la polizia? Ecco, Carl Lucas,
un fedelissimo del boss criminale Markus Kane, interpretato da Sean Bean, sì il
Ned Stark di Giocotrono. S’inizia
subito forte: una rapina con una Mustang gialla che finisce male, ma male male!
Lucas spara ad un uomo, inizia a muoversi a rallentatore sconvolto (proposta
per un drink game divertente? Ogni volta che Roel Reiné usa il rallenty, si
beve, finite ubriachi prima di fine primo tempo, sicuro!), guida fortissimo, ma
la polizia lo becca lo stesso, intanto Reinè, tra un rallenty e l’altro
manda a segno un inizio bello adrenalinico.

“Raga dite che ho qualche possibilità di arrivare vivo ai titoli di coda?”.

Ovviamente, il
boss Sean Bean non si fida e teme che Lucas faccia la soffiata, quindi chiede
di eliminarlo dietro le sbarre, da una parte il buono buonissimo Lucas, dall’altra
Sean Bean, l’attore che con la sola presenza garantisce uno SPOILER su come
finirà, non dico il film, ma di sicuro il personaggio che interpreta lui,
quindi voi direte: “Strada segnata si procede sui binari della noia?”. Per nostra
fortuna no, per niente.


La prigione di
Terminal Island è un focolaio di violenza dove i carcerati si ammazzano con
una facilità irrisoria durante le sommosse e qui arriva il colpo di genio di “Death
Race 2”: le carceri strapiene sono state privatizzate e come si chiama la
compagnia che controlla prigioni e programmi televisivi? Pronti perché è il
momento di sfoggiare la vostra migliore espressione da “Dramatic chipmunk”…
Weyland Industry!



The best 5 second clip on the internet.

Sì, proprio
quella, la compagnia, anzi LA compagnia, come la chiamavano in Alien, il 50% della temibile
multinazionale Weyland Yutani della saga di Alien, il cui proprietario il signor Weyland è interpretato dal mitico Ving
Rhames, anche se nel 2004, sempre il solito PaulW. S. Anderson e prima di lui David Fincher, ci avevano raccontato che il signor Weyland ha la faccia di Lance
Henriksen, che l’ultima volta che ho controllato non somiglia molto a Ving Rhames,
ma magari sono io che non sono tanto fisionomista.

“Signorina, chiami mio fratello Lance. Si quello che è stato adottato”.

La Weyland
Industry cerca di prendere due piccioni con una fava: diminuire il numero di
carcerati e massimizzare il livello di share televisivo, quindi a capo della
divisione televisiva troviamo Miss September Jones
, interpretata dalla
bella Lauren Cohan, la Maggie dei Camminamorti, che in quella noiosissima serie
è già molto guardabile anche senza trucco e con i capelli sfatti, qui invece è
appena appena più tirata, ma giusto un filo.

“The Walking Dead” ha questa nel cast, e riesce pure ad essere noioso. Criminali!

Sotto lo
sguardo della scollacciata e viscidissima Miss September, i carcerati
combattono come gladiatori nell’arena, disponendo di alcune armi bonus
sbloccabili, in una versione televisiva del Thunderdome di Mad Max 3 che, in effetti, era già una parodia dei programmi televisivi
stupidi e violenti, ma questo solo perché George Miller è sempre quello più
avanti di tutti.

Tra i
carcerati qualche faccia nota: il meccanico cicciotto e 14K (Robin Shou) che
già comparivano nel film precedente
(anche se tecnicamente è il successivo, oh che mal di testa!) giusto per
ribadire che questo è un prequel al quadrato, tra gli altri carcerati, anche
Danny “Non rifiuto un film dal 1986” Trejo, che nei panni del carcerato, ha iniziato
la sua carriera al cinema in “A 30 secondi dalla fine” (1985), ma solo perché aveva
esperienza diretta, che vita incredibile quella del vecchio Danny!



“Io stavo già al gabbio quando tu portavi ancora i pannolini”.

Siccome il
pubblico televisivo è una bestia stupida che si adatta presto anche alle peggio
mostruisità vomitate dalla televisione (STACK! Stoccata sociale!), lo share
diminuisce, Miss September rischia il posto e ci vuole qualcosa di più, tipo
convincere con le brutte Carl Lucas a combattere prima e a guidare poi,
in questo film assistiamo a come Terminal Island si trasforma in un circuito automobilistico,
pronto ad ospitare la Death Race che ormai conosciamo molto bene.

Idea geniale:
sfruttare tutte le automobili già viste nel primo, ma proprio le stesse. Trovata che serve a dare grande continuità tra i due film, ma soprattutto,
serve a contenere i costi! Sì, perché con una parte del cast, gli
stessi set e le stesse automobili, hanno girato due film e se non è un’operazione degna di Roger Corman questa, allora non so quale altra potrebbe
esserlo!



Massimo risultato, con il minimo del budget.

“Death Race 2”
è un film che mantiene esattamente quello che promette, Roel Reiné non è un
fenomeno ed è innamorato perso dei rallenty, ma il film non ha un calo di ritmo
che sia uno, siamo di fronte ad una di quelle volte in cui un film di serie B
uscito in home video, rispetta lo spirito dei suoi predecessori molto più di
tanti film di serie A girati con il doppio dei soldi e la metà della voglia.

La chiusura
perfetta del cerchio è mostrarci l’incidente che trasforma Carl Lucas, nel
pilota sfigurato, sopravvissuto a mille mila operazione e mascherato noto come Frankenstein, anche se dentro la tuta nera (con le bande rosse, ma non da Carabiniere) Luke
Goss non è minaccioso come Jason Statham, il ragazzo ci crede tantissimo, fa le
facce e le pose da duro giuste, insomma un grande!



Sembra il Michael Myers smilzo di Halloween 2 ma è tosto lo stesso.

Ci sono dei
difetti certo, tipo trovo assurdo che Miss September Jones presenti la gara
finale stando in piedi in mezzo alla pista prima della bandiera a scacchi, ma l’operazione
in generale è talmente divertente e riuscita da farsi perdonare queste (grosse)
leggerezze, perché da un film di pura Exploitation fatta come Corman comanda cosa
si può pretendere di più? Delle copilota donne provenienti dal carcere
femminile? Ah no, abbiamo anche quelle!

Questa macchina è dotata di cinture di sicurezza e air-bag frontali di serie.
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