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Demonic (2021): demonoioso (il mito di Prometeo)

I miti e le leggende, sono quelli che hanno creato gli archetipi narrativi che ancora oggi incontriamo in varie forme, sicuramente al cinema ma in questo caso, anche nel mondo del cinema, quello fatto di pre e post produzioni, oppure di progetti mai realizzati, come il terzo Alien diretto da Neill Blomkamp.

La moda contemporanea di sfornare nuovi seguiti ufficiali, pensati per far dimenticare quelli meno riusciti, per un po’ ha gironzolato anche attorno alla saga di Alien. Neill Blomkamp, il genietto dietro a “District 9” (2009), era in stato avanzato di trattativa, per la regia di un nuovo Alien3, ma essendo uno dei giusti, il nostro Neil aveva le idee chiare, ma ha fatto un errore gravissimo, minacciare di uscire in contemporanea con – mai titolo fu più adatto per la parabola di Blomkamp – Prometheus, il film con cui Ridley, lo Scott sbagliato, voleva provare a prendersi la totale paternità sulla saga di Alien, cancellando il contributo di nomi come Dan O’Bannon, Jodorowki, Walter Hill, David Giler e Ronald Shusett. Per tutti i dettagli passate a trovare Lucius, tutti dovrebbero leggere la sua indagine sulla storia di “Alien”, dipendesse da me sarebbe materia di studio per le scuole dell’obbligo (storia vera).

Il nostro eroe del giorno, Neil Autoradio, l’uomo che ha provato a rubare il fuoco a Dio Ridley.

Neill Blomkamp voleva fare la scelta più giusta e logica del mondo, dirigere il suo “Alien 3”, figlio diretto del migliore dei film della saga, quello che da solo (senza aiuto esterno) ha creato più iconografia aliena di tutti, ovvero Aliens – Scontro finale, il film che Dio Ridley odia, perché Padre Tempo sta eliminando tutti i concorrenti al titolo di “papà di Alien”, ma non James Cameron, al sicuro su Pandora.

Non potendo stringere le mani (attorno al collo) del canadese, Dio Ridley ha strangolato in culla il progetto del regista sudafricano caduto nel dimenticatoio. Neill Autoradio Blomkamp, colpevole solo di essersi schierato con il lato giusto di “Alien” (#Team Cameron tutta la vita!) è rimasto senza lavoro, tutto quello che ha ottenuto dalla Warner sono stati due spicci per il suo progettino horror, annunciato da Blomkamp via Twitter, dopo il naufragio del suo “Alien 3”. Posso essere onesto? Mi sarebbe piaciuto molto vedere la capacità di Blomkamp di riempire lo schermo con tanti dettagli futuristici, applicato alla saga di Alien.

Un assaggio dell’Alien di Blomkamp, un film che non vedremo mai (dite grazie allo Scott sbagliato)

Neill Blomkamp voleva rubare il fuoco di “Alien” agli Dei per donarlo agli uomini, ma ha provocato l’ira di Dio Ridley pagandone le conseguenze. Il suo purgatorio si chiama “Demonic”, un film piccolo piccolo, girato in piena pandemia quindi con ulteriori limitazioni, il risultato purtroppo è davvero pochissima cosa.

La storia è quella di Carly (Carly Pope, nemmeno la voglia di cambiare nome alla protagonista, vabbè), che da sempre soffre per via di una madre ingombrante, Angela (Nathalie Boltt) si è macchiata di crimini atroci e sta scontando l’ergastolo da diversi anni, ma perseguita ancora la figlia nei suoi incubi (il prologo del film, una delle poche scene efficaci del film), fino al giorno in cui medici e scienziati non contattano Carly con notizie su mammà.

Con una mamma così, forse essere orfani potrebbe non essere così male.

Angela è stata colpita dalla rara “sindrome del chiavistello”, trasportata d’urgenza fuori dal carcere, ora si trova in una futuristica struttura ospedaliera, in uno stato di coma controllato, vittima di una sindrome che paralizza il corpo ma non la mente. Per aiutare la donna, la scienza offre a Carly una possibilità, visitare sua madre direttamente nella sua mente, attraverso una simulazione in stile realtà virtuale, con cui poter tornare a comunicare con il genitore nel tentativo di farla uscire dal coma e magari, superare i suoi irrisolti con lei. Posso dirlo? Queste storie di personaggi tormentati da genitori ingombranti, per me non hanno più senso di esistere, non dopo che Paul Verhoeven ha messo la parola fine sull’argomento con un film bellissimo.

Di fatto l’unica svolta del film è bruciato fin dal titolo, avrete già intuito che gli orridi crimini di cui mammà si è resa colpevole, avevano un mandante demoniaco e la tecnologia offre alla figlia, la possibilità di un “esorcismo 2.0” fatto con visore e realtà virtuale. Infatti l’unica vera novità di “Demonic” è la rappresentazione di questa simulazione fatta da Neill Blomkamp, con tanto di “Glitch” ed errori di caricamento ricreati alla perfezione, per trasformare Carly in un personaggio a metà tra Lara Croft e uno dei protagonisti di “Viaggio allucinante” (1966).

Sembra una cuffia da bagno, ma è tecnologia avanzatissima eh?

Purtroppo a questo piccolo film manca il budget per permettere a Blomkamp di fare più di così, la sua straordinaria capacità di creare futuri credibili, ultra dettagliati in grado di riempire lo schermo qui manca, il film è competente ma insipido, invece di dire qualcosa di nuovo sulle possessioni demoniache, replica i soliti schemi già visti, utilizzando la tecnologia come espediente per portarli in scena. Ad esempio vuoi non avere il solito personaggio che si disarticola gli arti e comincia a muoversi (e a inseguire la protagonista) come una contorsionista con il torcicollo? Ecco appunto, bella scena, una delle poche riuscite del film, ma noiosa e già vista.

Lavoro da remoto? No esorcismo da remoto!

Posso capire le limitazioni del dover girare rispettando il distanziamento sociale, posso anche comprendere il budget risicato, ma se “Demonic” fosse stato il film d’esordio di Autoradio Blomkamp, come regista si sarebbe perso nel mare magnum degli orroririni sugli esorcismi, altro che diventare una grande promessa. A vederlo così purtroppo, questo film sembra davvero la punizione per aver sfidato Dio Ridley, un regista che ha rischiato di ritrovarsi a capo del rilancio prima di “Alien” e poi di “Robocop”, precipitato giù nell’inferno dei filmetti a basso budget, l’unica sarebbe stata distinguersi per creatività, ma la botta nell’impatto con il terreno deve essere stata piuttosto forte per il regista sudafricano.

Se non altro si spera di vederlo tornare con più creatività in futuro, anche perché il punto più basso della sua filmografia è stato toccato, da qui in poi si può solo risalire.

Sepolto in precedenza sabato 12 febbraio 2022

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