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Doctor Who – 1×07 – The Legend of Ruby Sunday (2024): tutto pronto per il gran finale

Ve lo dico subito, con Doctor Who ogni volta si finisce a misurare il tempo in modo strano, infinito tra una stagione e l’altra, ancora più infinito durante la patetica gestione delle tediose puntate scritte da Doppia C ed ora? Siamo già alla prima parte del finale della stagione di ritorno di Russell T Davies, che ancora spiega a tutti come si fa.

Questa volta il Dottore (vestito da Fonzie) atterra non nel palazzo dei Vendicatori ma in quello di UNIT, dove oltre alla solita Kate, ritroviamo i personaggi che hanno tanto fatto parlare gli omofobici di merd… Ehm, una porzione dei fan. Solita polemica utilissima perché qui i personaggi mettono in chiaro la loro utilità al servizio del piano del Dottore.

Non è “Happy Days” per via della giacca, ma il saluto ufficiale della Bara eseguito dal Dottore.

Il mistero da risolvere ruota attorno a Susan Triad, genio dell’IT con nuovo rivoluzionario software in rampa di lancio, ma soprattutto volto ricorrente della stagione, non solo per risparmiare sul cast (che non fa mai male), ma anche per creare una trama orizzontale che il Dottore decide di affrontare di petto e che si intreccia con il titolo (originale) dell’episodio.

Oltre alla faccia ricorrente di Susan Triad, a tenere banco durante la stagione anche la nascita e la vera madre di Ruby (Millie Gibson), se vi siete mai chiesti se una VHS potesse diventare in 3D, la risposta ci viene fornita dal Dottore, che grazie alla tecnologia della finestra temporale di UNIT (che gli provoca una crisi di ilarità rispetto a quella del suo TARDIS), riesce a ricreare in parte l’intenso momento dell’abbandono materno della neonata Ruby, solo per scoprire che qualcosa, anzi per la precisione “Colui che aspetta”, ha preso possesso del TARDIS.

Informatici, gente strana, gente pericolosa (sono della categoria, lo so)

“The legend of Ruby Sunday” ad una prima occhiata potrebbe sembrare la parte uno del finale di stagione, lo è, ma ad una seconda analisi è la prova dell’abilità di Russell T Davies di districarsi anche tra le aspettative dei fan.

Molti su “Infernet” avevano già ipotizzato che Susan Triad altro non fosse che la nipotina di One, la prima incarnazione del Dottore, avevamo già avuto indizi in tal senso, anche se la teoria più quotata era l’anagramma del nome del personaggio, ed è bello vedere come Davies abbia saputo utilizzare tutto questo nella sua sceneggiatura, tanto che persino il Dottore si auto convince della sua stessa tesi, ottima “Mossa Kansas City” per il pubblico.

Facce note e giacche di pelle.

Vi faccio una domanda, come si chiamava lo showrunner di “Doctor Who” che aveva promesso nuovi nemici e poi è finito ad usare ancora una volta i Dalek? Sempre lui, Doppia C, il maledetto! Quanti Dalek avete contato voi in questa stagione? Ve lo dico io, zero, nisba, nada! Badate bene io adoro i Dalek, ma mi piace anche di più che Davies abbia trovato un modo molto arguto per riportare in auge un vecchissimo avversario del Dottore (addirittura di Four, ovvero Tom Baker), oltre ad essere una nemesi apparsa spesso anche nei fumetti di “Doctor Who”.

Spero apprezzerete lo sforzo di evitare gli Spoiler anche nelle immagini.

Problema? Lo stesso già sottolineato fino ad ora, i titoli italiani degli episodi sono risultati tutti molto “gnecchi” come si dice dalle mie parti, insignificanti, se non fin troppo rivelatori, quello di questo episodio decisamente troppo, visto che rivela il mistero sbattendolo in faccia al pubblico. Male, molto male.

Questo non cambia nulla relativamente alla riuscita dell’episodio, sarà dura aspettare fino a sabato per potermi gustare il finale e poi sarà ancora più dura dopo, l’attesa per la prossima annata, fino ad allora, vi ricordo lo speciale dedicato alla serie che trovate sulla Bara!

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