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Doctor Who – 1×08 – Empire of Death (2024): pare che sia il signor La Morte, venuto per la mietitura

Ditemi cosa volete ma è una tortura, io mi appello alla convenzione di Ginevra! Quanto è durata quella porcheria della gestione di Chris Chibnall? Quindici anni? Sedici? Percepiti anche venti o trenta, ed ora? Otto puntate della ritrovata gestione Russell T Davies ed è tutto finito, tortura! Si tratta di tortura!

Abbiamo lasciato il Dottore alle prese con anagrammi sbagliati alla fine della scorsa puntata, la prima parte del finale di stagione. Sutekh si è scatenato e ha colpito duramente, polvere ovunque e nessuno a spolverare visto che sono tutti morti, il gioco lo sappiamo ormai, devono prima morire tutti, perché il Dottore possa fare quello che fa sempre, aggiustare tutto e regalarci un finale in cui “Everybody live!”. Si però che fatica!

L’obbiettivo è salvare tutti, ma nel mezzo tocca anche spolverare.

Sutekh è rimasto appiccicato al Tardis tutto questo tempo, considerando che si tratta di un enorme cagnone, direi che ha applicato la manovra Ringhio di “Tre uomini e una gamba”. Risultato? Il Tardis è andato, bisogna trovare un nuovo mezzo di trasporto e grazie ad una di quelle bellissime supercazzole che caratterizzano “Doctor Who” da sempre, grazie ad un discorso sulle ormai famigerate 73 iarde e sul fatto che la memoria è una macchina del tempo, Fifteenth, Ruby e Mel si ritrovano su una versione piccina del Tardis, però strapiena di memorabilia direttamente dalla lunga storia di questa serie, insomma, tutta roba che fa contenti i fan, però fatta bene.

Per fortuna siete perfetti per la serie, altrimenti un futuro come modelli da Intimissimi a voi due non ve lo leva nessuno.

La metà dell’episodio che chiude la quattordicesima stagione, rigenerata nella numero uno dopo lo sbarco su Disney+, coincide con il momento “Bravò” di Ncuti Gatwa, che fa un elenco di tutti i pianeti su cui ha involontariamente portato la morte, da quello degli Odd, a Skaro, pianeta natale dei Dalek. Le urla disperate e le lacrime “maschie” al nostro Fifteenth vengono bene, per ora non è ancora arrivato il “Momento Doctor” quello che fa diventare il nuovo attore in carica il nostro Dottore, ma la sua prima stagione per quanto mi riguarda è promossa a pieni voti, anche perché Russell T Davies sa il fatto suo.

Cosa non è mai riuscito a fare quel cretino di Chris Chibnall? Tante cose, ad esempio rendere il Dottore un personaggio, non voglio dire controverso ma almeno più sfumato, ogni volta che la sua versione del personaggio doveva sporcarsi le mani per fare la cosa giusta, spuntava un personaggio fermaposto nella trama pronto a fare il lavoro sporco per lasciare intonsa la “fedina” del Doctor.

Il primo che cita i Lùnapop verrà bandito da questa Bara a vita!

Russell T Davies conosce così bene il personaggio da potersi permettere una riflessione, se Sutekh è il Dio della morte, il Dottore incarna la vita, proprio per questo Davies non ha paura di portare il suo personaggio oltre quella linea che di solito separa gli eroi dagli anti-eroi, portare la morte alla morte. Non vi sfugga il fatto che lo fa con uno di quei cavi elastici con cui si legano i pacchi sul tettuccio della macchina, insomma ha messo il guinzaglio al cagnone, applicando nuovamente la manovra Ringhio di “Tre uomini e una gamba”.

RINGHIO!! (cit.)

La proliferazione di finali non è nemmeno così fastidiosa, Russell T Davies decide di concludere l’arco narrativo di Ruby Sunday (Millie Gibson) senza tirarla a lungo per le prossime stagione, con una buona dose di momenti “Ora vi faccio piangere eh?”, la serie si trasforma in una costola di “How I met your Mother” e tutto sembra concludersi al meglio, anche se i temi aperti ancora sul tavolo ci sono.

Non si è ancora chiarita l’identità della vecchia signora che anche qui ha il compito di voce narrante a chiosa dell’episodio, che se ci pensate, annuncia gli strascichi delle azioni del Dottore in questo episodio, ma anche di Susan, non è solo Ruby quella destinata a ritrovare i membri della sua famiglia, no?

Ciao Ruby, ci vediamo nella prossima stagione.

Insomma, il ritorno di Russell T Davies al timone di questa serie si conclude fin troppo presto, il bilancio però è molto positivo, come al solito l’attesa per la prossima stagione sarà infinita, ma abbiamo di nuovo una serie, per i vecchi episodi invece, vi ricordo lo speciale della Bara!

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