Dopo una delle edizioni dell’Eurovision più mosce di sempre, non tanto per colpa del nostro connazionale Lucio Corsi che si è ben difeso nella competizione, arriva “Doctor Who” a riportarci nella mischia dell’Eurovision, con tutto il suo caravanserraglio di personaggi coloriti, non è che possiamo farci bastare gli zero punti del pubblico all’Inghilterra e la Valchiria finlandese popputa che svolazza in equilibrio su un microfono eh?
Vi va male che sono stato impegnato nel fine settimane, altrimenti sarei arrivato anche io in tempo, ma poco male, nel sesto episodio di questa seconda stagione rigenerata di “Doctor Who”, troviamo una puntata liberamente ispirata all’Eurovision assegnata d’ufficio da Russell T Davies alla sceneggiatrice Juno Dawson e al regista Ben A. Williams, una puntata che svolazza più in alto della Valchiria di cui sopra sull’onda “Queer”, basta dire che nella stessa frase Ncuti Gatwa trova il modo di citare gli ABBA e Conchita Wurst, se non bastasse, una delle concorrenti in gara alla Harmony Arena (che qui è una base spaziale) sfoggia i colori LGBT+tutte-le-lettere-che-ho-dimenticato, per far incazzare quegli sfigatoni che fanno volare le visualizzazione di questa Bara ogni volta che pubblico qualcosa con Ncuti Gatwa in bella vista. Gonfi! Dovete morire gonfi!
Per rendere omaggio alla storia dell’Eurovision, vengono coinvolti anche i dentoni criogenicamente scongelati di Rylan, che nella parte di se stesso sfoggia molta ironia, anche se veniamo bombardati da una serie di “elementi anticipatori” della trama tutti insieme come se non ci fosse un domani, dal miele di papavero fino ai cannoni spara coriandoli, per non parlare del fatto che continua – per mia somma gioia – la gag sulla mavità.
Ad entrare in azione portando ancora più scompiglio alla versione spaziale dell’Eurovision ci pensa Kid, un tale con una capigliatura degna del solito cantante di qualche gruppo, se non proprio svedese almeno di quelle parti, che ogni anno verso metà maggio compare in gara nella competizione. Kid è “pettinato” così per nascondere le corna del suo perseguitato popolo, il cui pianeta natale è stato massacrato per mettere le mani su una risorsa in particolare (siete liberi di leggerci dentro tutti i METAFORONI che volete), inoltre tutti li epitetavano come molti allo stadio la domenica fanno con l’arbitro, in questo “Die Hard: Eurovision” in versione “Doctor Who”.
La puntata è molto divertente, decolla con la doppia apparizione di Graham Norton nella parte dell’ologramma (e deus ex machina) di se stesso, notevoli anche tutti gli scambi con i due tecnici Gary e Kev, talmente brillanti da non farci pensare al fatto che ehi! Proprio i due tecnici di cui aveva bisogno il Dottore, nel momento in cui ne aveva bisogno, ma tu pensa!
Va detto però che questa puntata mette in chiaro come la nuova “companion” sia un personaggio gestito un po’ meglio della modellina Ruby Sunday, il cui rapporto con il Dottore si cementava tra un episodio e l’altro, non visti da noi spettatori, mentre con Belinda Chandra molto sta accadendo con noi testimoni, come la sua reazione davanti ad un Dottore furente, letteralmente con il ghiaccio nel cuore, dopo il suo voletto nello spazio profondo.
Vorrei solo farvi notare che la canzone di Kora, scelta per scatenare la devastazione galattica è la numero quattordici in gara nella finale, nella finale dell’ultimo Eurovision il cantante che si è esibito come quattordicesimo è stato Lucio Corsi (storia vera), ma l’omaggio numerico/temporale in linea con la realtà è l’annichilimento totale che coinciderà con il ritorno a casa di Belinda Chandra, il 24 maggio 2025, ovvero sabato prossimo, esattamente quando andrà in onda la prima parte del finale di questa seconda stagione in due episodi. Per uno che viaggia nel tempo il tempismo è fondamentale.
Finalmente anche le scene dopo i titoli di coda trovano un senso, che la vecchina che vediamo apparire da tempo in ogni episodio fosse una Signora del Tempo era chiaro, qui con la sua bi-generazione abbiamo anche capito di chi si tratta. Stabilendo un mezzo record per ritorno nello stesso ruolo dopo decenni, abbiamo Rani, la Signora del Tempo fuggitiva che nella sua nuova incarnazione si presenta con l’articolo, La Rani, non perché sia milanese ma perché l’articolo è determinante, anche perché è una citazione ad una frase epica del mai dimenticato Tom Baker, che sosteneva di non essere Doctor ma The Doctor, l’articolo è determinate.
Insomma, i dodici punti della Bara Volante, douze points, vanno a questo episodio, per il finale di stagione è tutto apparecchiato e torneremo alla solita programmazione domenicale, nel frattempo, vi ricordo lo speciale dedicato a Doctor Who!
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