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Doctor Who – Wild blue yonder (2023): nel blu dipinto di WHO

Altro giro, altro tiro, altro regalo, oggi tocca al secondo dei tre episodi di “Doctor Who”, in vista dello speciale di Natale, ovvero il nuovo inizio dell’era Russell T Davies (secondo estratto), per ora però, ancora aria di revival, con il ritorno dei migliori: David “più grande attore del mondo” Tennant e Catherine Tate, nuovamente nei panni del decimo Dottore e di Donna Noble.

Li abbiamo lasciati alla fine di The Star Beast in preda ad una crisi, il caffè di Donna ha litigato con i comandi del TARDIS facendolo precipitare su un albero nell’Inghilterra del 1666, proprio quello sotto il quale riposava Sir (… Spoiler!) Isaac Newton, l’unico in grado di capire la gravità (o mavità?) della situazione. Un inizio leggerino prima di andare là dove nessun TARDIS era mai giunto prima, ai confini dell’universo, ad una spanna dal nulla.

Russell fa il simpa sul suo profilo Instagram.

Anche se ha il titolo di un film di Werner Herzog con Brad Dourif, invece è uno di quegli episodi tipici di “Doctor Who”, con il titolare e la sua Companion a bordo di una base spaziale disabitata, una nave senza più equipaggio (come in questo caso) o qualche altro genere di Bara Volante che si traduce in un episodio con il minimo sindacale di attori, nello specifico qui, solo due. Jimbo il robot non conta, rientra nel conto solo chi ha una circolazione sanguigna.

Jimbo non sanguina, al massimo arrugginisce.

Il TARDIS per ripararsi ha bisogno di tempo, poi complice un qualche genere di ostilità a bordo ripiega, per fare da MacGuffin ad una trama a lenta cottura, dove la minaccia è palpabile e con il passare dei minuti si fa sempre più concreta, così come il ritmo della puntata che va in crescendo grazie ad una sceneggiatura solida, che svela le carte poco alla volta e lo fa in maniera coerente. C’è un motivo preciso se questa sorta di mistero della camera chiusa per una porzione del suo minutaggio sembra solo sollevare domande, ma tranquilli, tutti i pezzi andranno presto al loro posto. Inoltre i proto-Alien, con navi spaziali che hanno portato a bordo qualcosa di orribile mi conquistano sempre, specialmente quando sono così ben scritti.

Vi ho già detto che siete fichissimi? Meglio ripeterlo.

A proposito di solidità, se la sceneggiatura è buona ancora migliore la chimica tra Tennant e Tate che litigano, fanno pace con uno sguardo (c’è più buona recitazione nel bacio del Dottore sulle nocche di Donna Noble che nelle ultime quattro serie che avete visto), per parlare dei difetti invece, gli unici che mi vengono in mente sono imputabili alla CGI del lungo corridoio “smontabile” e di alcuni effetti tipo “deformed” non proprio impeccabili, ma se volete vedere il Dottore esibirsi nella camminata ragno stile L’esorcista, state da queste parti.

La chimica e il talento di questi due è roba davvero rara.

Non voglio svelarvi troppo sulla minaccia, ma si rivela l’ennesima occasione per il Dottore per battere in astuzia i suoi avversari, e non ci sarebbe mai riuscito se non avesse avuto accanto Donna a ricordargli cosa vuol dire essere umani, infatti in quell’errore di logica che compie verso gli ultimi minuti, non solo ci sta tutto il loro rapporto, ma anche un modo notevole per rendere ancora più movimentato e al cardiopalma un finale che era già ben messo in tal senso. 

Un bell’episodio spaziale, con pochi attori, pochi set e tanta solidità nella trama, che si concede un solo sospiro di sollievo finale, ed è un sospiro vero nel rivedere per l’ultima volta nonno Wilf, saranno anche pochi secondi che servono ad introdurre un altro gran casino per Doctor-Donna (inteso come duo, che avete capito?) che sarà materia per la prossima puntata, il terzo ed ultimo speciale prima della rigenerazione di Ten… Un’altra.

Un Signore del Tempo deve trovarne almeno un po’ per i vecchi amici.

Ma fino ad allora è doveroso il saluto a nonno Wilf, ma soprattutto a Bernard Cribbins, grazie di tutto vecchio soldato… 

… Rompete le righe

Sepolto in precedenza il 10 dicembre 2023

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