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Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (2023): mi avvisate quando devo lanciare il D20?

Dovreste averlo intuito che sono leggermente Nerd, però citando le parole del Profeta, ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti. Il mio è che ogni tanto esco a bermi una birra, a giocare basket e il famoso Dungeons & Dragons è un gioco che conosco per cultura generale e poco altro, roba per Nerd perduti, quelli senza ritorno.

Oh! Lo dico con il massimo affetto, è un mondo che mi affascina ma che non conosco, una volta ho anche giochicchiato con le carte Magic (dietro indicazioni di giocatori esperti) ma D&D per me resta un mistero, so che prima dei videogiochi e dell’heavymetallo è stato accusato di trasformare i ragazzi in seguaci dello DIMONIO, so che durante la partita il Master tira i fili della storia e che ci sta un dado fighissimo con mille mila facce chiamato D20, già solo per tirare il super dado ci giocherei, anche non capendoci nulla.

«Qualcuno faccia lanciare quel dannato dado a Cassidy!»

Quindi secondo voi, io, come cacchio faccio a parlarvi del nuovo tentativo da parte di Hollywood di portare Dungeons & Dragons al cinema? Così, come uno che il gioco lo conosce per sentito dire ma ehi! Ai tempi vidi anche il primo tentativo di adattamento, il famigerato “Dungeons & Dragons – Che il gioco abbia inizio (2000) quello con Jeremy Irons che riscriveva il concetto di “andare sopra le righe”, i seguiti però no eh? Matto sì, ma ogni tanto come detto, esco di casa anche io.

Per non dimenticare (sempre stima per Geremia Ferroso)

Per assurdo faccio parte di quella porzione di pubblico a cui i capoccia laggiù, nel bosco di Holly, puntano a vendere questo film, anzi, questa nuova potenziale saga con più seguiti che facce su un D20. Quindi posso dirvi la mia sul film, che sono sicuro sarà pieno di coltissimi e azzeccatissimi riferimenti al gioco creato da Dave Arneson e Gary Gygax, anzi, so che anche tra i due padri del gioco ci sono stati parecchi screzi, ma mi atterrò a quello che conosco.

Se ci pensate Hollywood è un posto di lavoro come tutti gli altri, se ti fai la fama di “esperto” di qualcosa, poi ogni lavoro a tema ti verrà appioppato per direttissima senza troppe moine. Jonathan Goldstein e John Francis Daley hanno sceneggiato Spider-Man: Homecoming (e il prossimo “The Flash”) ma soprattutto hanno svoltato dirigendo il divertente e tutto sommato riuscito “Game Night” (2018) che pensate un po’, di che parlava? Delle serate scappate di mano, di un gruppo di amici ben oltre i trent’anni, impegnati a giocare ai giochi di società. Va detto che ci va del talento per rendere divertente un soggetto del genere, Jonathan Goldstein e John Francis Daley ci sono riusciti e i capoccia di Hollywood devono aver pensato: «Ragazzi? I dati di vendita questo mese riportano che al pubblico Teeeeeeeeeeen piacciono i riferimenti a D&D in Strane Cose, visto che voi siete esperti in giochi da tavolo, fateci ‘sto filmetto milionario, dai dai dai!»

Toh! Beccatevi il Sottosopra!

Invece di legarsi una pietra al collo e di gettarsi dal ponte più alto, Jonathan Goldstein e John Francis Daley si sono fatti coraggio e hanno tirato fuori un film che è pura strategia, i riferimenti al gioco, per lo meno quelli espliciti scompaiono, per capirci non si vede nessun Master oppure nessun gruppetto di ragazzi seduti intorno ad un tavolo, il loro film è una storia fantasy, bella dritta, che sfrutta il linguaggio più in voga in questo momento, quello dell’MCU.

Quindi dimenticatevi “Legend” (1985) dello Scott sbagliato, oppure anche titoli più sornioni ma comunque epici con cui siamo tutti cresciuti, questo film sembra replicare la formula di Guardiani della Galassia (titolo che non cito a caso, anche per via di una certa apparizione, non vi dirò nulla) per certi versi meglio di molti degli ultimi lavori dell’MCU.

Prova fotografica a supporto della tesi, reperto “A” di Avengers.

Bisogna dire che il cast ad una prima occhiata, sembra composto interamente da seconde scelte, come se si puntasse a nomi più grossi e in voga, ma sia stato necessario accontentarsi dei panchinari, che però va detto, sono di lusso perché in una storia così centrata sui personaggi, per quanto tutti già visti ed estremamente classici, sono stati affidati al nome giusto.

Si inizia con il bardo dalla faccia da schiaffi Edgin (Chris Pine) e il suo incontro con la barbara non D’Urso di nome Holga (Michelle Rodriguez), nella loro prigione di ghiaccio sono in attesa di udienza, ogni possibile sotto trama amorosa tra loro viene depennata, in un modo secondo me molto intelligente, anche perché Rodriguez ci spazza il pavimento con l’altro Kirk, quindi va bene così.

2 Fast 2 Kelvinverso

Traditi entrambi da un loro ex compagno d’avventure, il truffatore Forge (Hugh Grant, che ruba ripetutamente la scena a tutti) sono costretti a scappare e poi fare squadra per recuperare il solito MacGuffin che serve a boh, fare cose, vedere gente. Massì, chissenefrega è la solita scusa per mettere in movimento i personaggi e la loro “Quest” eroica, sembra l’MCU ma è comunque D&D e si va avanti così.

«Quest? Lasciale a me certe espressioni britanniche Cass»

Alla banda si aggiungono lo stregone pasticcione Justice Smith, la druida senza falcetto d’oro Sophia Lillis e l’assurdamente integerrimo Regé-Jean Page, che pare essere anche quello che si diverte di più nel suo ruolo.

Sophia Lillis, classe 2001, costretta a recitare solo in soggetti da matusa boomer.

Pregi: si ridacchia, nessuna battuta è davvero memorabile ma tutto sommato i dialoghi filano bene, così come le dinamiche tra personaggi, la formula è ultra collaudata ma funziona. Chris Pine sa fare lo scemone ma anche essere serio quando il momento lo richiede, Michelle Rodriguez nei panni della “maschia tosta senza raschio” un ruolo in cassaforte e la sensazione è che per lo meno sul set, siano andati tutti d’accordo, poi magari non è stato così, ma dal film non si nota, quindi va bene così.

Fate un saluto e Lucius, tanto questa foto sta nel post per lui.

Alcuni momenti da Buddy-Movie funzionano molto bene, anche se poi stringi stringi, sembra la versione fantasy di un “Heist movie”, ma anche da questo punto di vista, siamo perfettamente all’interno del canone del genere, ormai tocca stupirci quando la formula applicata funziona, anche perché questa partita a D&D è costata alla Paramount la bellezza di centocinquanta milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti passati a miglior vita, quindi nessuno ha voglia di sbagliare, anche se vedremo la risposta di pubblico nella prossime settimane. Vi dico la mia? Poterà a casa decenti recensioni ma non finirà benissimo, chi D&D lo conosce solo perché citato in Strane Cose, non muove il culo per andare in sala a vedere una roba MCU senza personaggi dell’MCU, ma spero vivamente di sbagliarmi.

Difetti: i soliti di quando applichi una formula, l’inventiva è limitata e le imposizioni dall’alto molte, quindi ci troviamo di fronte alla cattiva interpretata da Sarah Head che è malvagia solo perché ricopre questo ruolo, ma cosa voglia per davvero se non le solite pretese malvagie, non è ben chiaro o motivato, perché come sempre i cattivi devono esserlo sì, ma non troppo.

Mi ricorda nell’aspetto almeno altri dieci cattivi anonimi conciati allo stesso modo.

Altro giro, altra corsa, altro film con abbondante utilizzo di CGI medio-scarsa, di cui nessuno si lamenterà perché ormai ci siamo abituati. Ben più costruttivo andare su “Infernet” a digitare tutti arrabbiati sulle vostre tastierine quando James Cameron spende soldi per far evolvere la tecnologia eh? Una novità che si allontana dalla solita minestrina riscaldata! Che schifo, devo subito andare ad odiarla sui Social-Cosi così riceverò tante reazioni di approvazioni. Forse anche quattro.

«Oh, i-i-i-im-im-impagliato?!? Bada a come parli!» (cit.)

“Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri” è talmente 2023 in ogni suo aspetto, che non può permettersi di non avere una scena a metà dei titoli di coda, insomma è normale che tutti i film ad alto budget ormai utilizzino tutti lo stesso impasto base, bisogna solo esultare quando il risultato non è pessimo, in questo caso non lo è affatto, però non so quanto futuro possa avere.

Va detto che alla Paramount sono stati abbastanza intelligenti da evitare la trappola dello Sfasciasy di cui vi ricordo la definizione, visto che è uno dei vocaboli chiave del dizionario Bara Volante: film d’esordio di una saga letteraria famosa dai multipli seguiti, che portato al cinema con fanfare e lanci di mortaretti, raccoglie risate e lascia la saga drammaticamente incompleta scontentando in parti uguali vecchi e potenziali nuovi lettori.

Il film potrebbe finire qui, oppure continuare nel caso di risposta positiva al botteghino, va detto che abbracciare il tono leggero, simpaticone e un po’ ruffiano dell’MCU, permette a “Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri” di risultare più riuscito di che so, un “Warcraft” qualunque, quindi i vertici della Paramount hanno fatto i compiti prima di decidere come applicare la formula.

Non so quante partite giocheranno, ma questa tutto sommato, se la sono giocata benino.

Resta il fatto che più che a chi ama già D&D, non so chi potrebbe davvero conquistare questo film, mi vengono un po’ in mente i Transformers, e quelli che andavano in sala per lamentarsi che Optimus Prime non fosse identico alla sua controparte nel cartone animato. Di mio ignoro i riferimenti al gioco sparsi nel film, quindi quello che mi sono trovato davanti è un fantasy targato 2023, con tutto quello che questo concetto comporta, ditemelo voi nei commenti se è davvero così rispettoso del gioco, dalle reazioni pare di sì, ma in tutta onestà non mi ha fatto venire voglia di sedermi a giocare, anche se l’idea di lanciare un dado a mille milioni di facce ancora mi attira, lo ammetto.

Sepolto in precedenza lunedì 3 aprile 2023

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