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Escape Plan – Fuga dall’inferno (2013): Sly e Arnold nemiciamici

Tra i film che compiono gli anni quest’anno, ci tenevo a ricordare un solido filmetto che vabbè, robetta, per gli appassionati cresciuti con il cinema muscolare degli anni ’80 e ’90, ha più o meno il peso emotivo (non qualitativo ma chissene) di Heat, perché il capolavoro di Mann metteva insieme due mostri sacri della recitazione, mentre “Escape Plan” si gioca solo i due più grandi (e grossi) divi degli anni ’80, due eroi della Bara come Sly e Arnold.

Per anni i due sono stati come Red e Toby, nemiciamici, quando Sly con Rambo è sconfinato nel campo giochi di Arnold, quei due hanno messo su una sfida a distanza a chi era più pompato, chi faceva più soldi al botteghino, chi aveva i muscoli più definiti, il coltello più grande e in generale, tutta roba che Barbie non può capire, infatti ha dimostrato di non averlo fatto.

Voi Barbie, io Balboa.

Per anni questi due mostri sacri hanno cercato un progetto abbastanza grosso per contenerli entrambi (il film su Ken il guerriero ad esempio), ma visto il peso specifico dei due super ego era abbastanza logico che non lo abbiano mani trovato, impossibile mettere quei due al massimo della loro fama nello stesso schermo e avere ancora spazio per intravedere un film spuntare da dietro, alle loro spalle.

Quando ormai nessuno ci sperava più o meglio, quando il mondo aveva smesso di pensarci, quel film è arrivato per davvero, ovviamente quando le carriere dei nostri due eroi erano state ridimensionate quel tanto che bastava da poterli per davvero inserire nello stesso film, una trama che a ben guardare, sembra il seguito spirituale (e meno votato al dramma) di un precedente classico di zio Sly, nel 2013 era possibile farlo e ammettiamolo, il risultato non è all’altezza delle gloriose e fantascientifiche aspettative, ma da dieci anni me lo riguardo con cadenza puntuale e lo trovo sempre orgogliosa vecchia scuola.

Sylvester Stallone era nel pieno dell’ondata “Revival” della sua carriera, fresco di I Mercenari 2 e dell’aver finalmente collaborato con uno dei padri fondatori del cinema giusto, poteva finalmente permettersi una storiella che con un’altra selezione del cast sarebbe passato inosservato. A ben guardare anche Arnold Schwarzenegger era più o meno nella stessa posizione, nello stesso anno è arrivato con The Last Stand e questo “Escape Plan” per rilanciare la sua carriera del post “Governator”, quindi il mondo era giusto per entrambi e va detto, sono proprio loro due la marcia in più di questo film.

Scusate le spalle.

La storia è quella di Ray Breslin (zio Sly) uno che nella vita non ha trovato altri metodi validi per morire di conseguenza, considerandosi immortale, fa un lavoro di tutto riposo, collauda carceri di massima sicurezza per testarne la solidità interna, insomma si infiltra fingendosi un carcerato e solo guardandosi attorno, sfrutta tecniche alla MacGyver per evadere con facilità, ad esempio utilizzando la pellicola del latte al cioccolato, per intercettare la combinazione dei quattro tasti più premuti sulla pulsantiera dell’allarme, il fatto che con quattro numeri esistano diecimila combinazioni numeriche possibili e il nostro Ray sappia imbroccare quella giusta al primo tentativo ci dice del suo talento, oppure di quante poche domande dovete farvi, perché se questa trovata vi sembra strana, sappiate che nella banda di supporto di Ray, l’esperto di computer è fatto a forma di 50 Cent, un miracolato che non si sa come, sta simpatico e Stallone e quindi più o meno dal 2010 cerca sempre di straforo di infilarlo nei suoi film. In compenso per farsi perdonare, il film si gioca anche qualche minuto di quella bella Caitriona di Caitriona Balfe, mi sta bene così, anche se per un Mezza Piotta come minimo, di Caitrione ce ne saremmo meritate due.

E voi vi lamentate di Blackhat eh? 

“Escape Plan” è talmente vecchia scuola nello spirito, che il direttore del casting si è guadagnato gli stessi meriti (se non di più) del regista Mikael Håfström, una vita ma mediano cinematografico che fa il suo dovere mentre chi ha scelto attrici e attori ha decisamente messo in cassaforte il film: la bionda Amy Ryan ha subito l’aria della socia d’affari (e di letto) di Ray, a parte il salto dello squalo rappresentato da Mezza Piotta (amico del giaguaro Sly), basta guardare Vincent D’Onofrio due minuti per capire tutto l’andazzo, il nuovo lavoro per Ray è un super carcere noto come “La Tomba” che in un attimo si rivela una fregatura completa, un articolato piano per far sparire dalla mappa il nostro esperto di evasioni. Ma nessuno mette Ray in un angolo, di sicuro non se può contare su un piccolo aiuto da parte dei suoi amici come cantavano i Beatles, nello specifico l’Emil Rottmayer interpretato da Arnold Schwarzenegger che per una volta non deve illuderci tutti di essere un vero americano, visto che questo è il primo personaggio della sua filmografia dove il suo accentone austriaco ha cittadinanza, nel vero senso della parola.

Benvenuti ad Alcatraz? No, nella Tomba.

Il super carcere si racconta da solo, nella parte del direttore stronzo della struttura (puro canone cinematografico) troviamo Jim Caviezel, che più per il suo ruolo di Gesù qui sembra rappresentare l’altra faccia del suo televisivo “The Prisoner” (2009), rifacimento yankee pezzente del meraviglioso “Il Prigioniero” (1968). Il capo dei secondini è un duro da cinema con una lunga gavetta alle spalla come Vinnie Jones, mentre il dottore della prigione è Sam “Più grande attore degli anni ‘90” Neill, in una particina che esalta proprio perché coperta da Sam “Più grande attore degli anni ‘90” Neill, altrimenti sarebbe passata inosservata, insomma, il riassunto di tutta l’operazione.

«Il guaio è che siete ancora vivi quando cominciano a mangiarvi menarvi» (quasi-cit.) 

Il risultato finale è un film basato sulle allenate spalle di quei due, che combinano, se non per il “Buddy Movie” definitivo, almeno per uno che non manda a casa scontenti, al massimo, ti fa rimpiangere il fatto che la settima arte, e più in generale il pianeta Terra, a metà degli anni ’80 non fosse abbastanza grande per sostenerli. Per ritmo non siamo davanti ad un nuovo Tango & Cash, ma la scazzottata inevitabile tra Kong Sly e ‘Zilla Arnold arriva perché sì, perché seppur poco logica in un film così deve esserci, Stallone se la gioca come meglio sa, ovviamente a pugni, mentre Schwarzenegger punta sul peso maggiore e la controfigura, ma la scena di lotta resta il secondo momento migliore della sua prova, dopo il monologo per metà in tedesco, dove anche se non capisci una parola, il messaggio arriva forte e chiaro comunque.

Dove i nostri due eroi danno il meglio è facendo quello che gli riesce meglio da sempre, Stallone da sempre più votato alla serietà è tutto un guardarsi attorno per elaborare un piano che lo porterà ad essere sempre due o tre passi avanti ai suoi avversari. Schwarzenegger da sempre più propenso alla commedia (di fatto, una “Frase maschia” pronta ad avvenire ogni volta che apre bocca) è allo stesso tempo “la matta” in questa coppia di eroi e la spalla comica, se c’è da far incazzare qualcuno per provocare una rissa Arnold is the numero 1 (cit.) così come quando s’inventa di non essere mai stato un bravo artista come avrebbe voluto, solo per mandare a ‘fanculo il direttore con un disegnino a tema, solo applausi per la quercia austriaca!

La quercia azzurra del mio Arnoldone (quasi-cit.)

Ora, se vi dicessi che tutte le svolte sono cartesiane mentirei, ad un certo punto deve essere stato chiaro a tutti che far interpretare ad Arnold “solo” la parte di un carcerato molto carismatico e intelligente sarebbe stato un po’ riduttivo, quindi va in scena quella serie di rimpiattini con cambi di fronti, tanti e tali per cui, quasi il film si dimentica di far consumare a Ray la sua vendetta contro chi ha cercato di tumularlo per sempre nella “Tomba”, ritorsione che puntualmente avviene, ma frettolosamente, dopo la lunga sequenza d’azione, ma posso dirlo? Chissene, visto che quella è un orgoglioso spettacolo vecchia scuola.

Così tanto vecchia scuola, che per darvi un’idea vi dico che “Escape Plan” è uno di quei film dove ci sono i bidoni esplosivi piazzati in punti tattici, quelli che sembravano spariti dai “DTV” degli anni ’90 che se colpiti dall’eroe di turno, provocano l’esplosione grossa giusta al momento giusto, ecco “Escape Plan” è uno di quei film lì, che come The Last Stand mette Arnold dietro un mitra vergognosamente grossa e lo lascia libero di snocciolare “Frasi maschie” come se non ci fosse un domani («Ti auguro una buona giornata, stronzo») posso dirlo? Sono dieci anni che a cadenza semi puntuale vado a rivedermelo ed ogni volta mi diverte, non sarà e non poteva essere il “Team-Up” (per usare un’espressione da maniaco di fumetti) che avremmo tutti sognato negli anni ’80, ma tutto sommato, va bene così, tocca accontentarsi.

Buddy-Commedy ne abbiamo? 

Il vero rimpianto è che questa saga per Stallone non sia mai stata un trampolino di nuova popolarità, anzi, purtroppo ha a sua volta generato davvero due seguiti stile brutto “DTV”, se il secondo è bruttino forte il terzo è semi inadatto alla vita, motivo per cui da dieci anni mi riguardo questo e va bene così, ci tenevo a questi compleanni che stanno a cuore solamente a me.

Sepolto in precedenza martedì 19 dicembre 2023

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