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Eternals (2021): semidei con semi problemi (di ritmo e ambizioni)

L’ambizione è una cosa bella il più delle volte, denota la volontà di migliorare, senza ombra di dubbio “Eternals” potrebbe essere non solo il progetto più ambizioso dell’Marvel Cinematic Universe, anche perché chiunque decida di raccontare gli Eterni, deve familiarizzare con concetti ambiziosi come l’epica, perché gli Eterni non sono come il resto delle super tutine nate tra le pagine dei fumetti della Marvel.

Il divorzio tra Jack Kirby e la Marvel Comics negli anni ’70 fu clamoroso, accolto con tappeti rossi stesi alla Distinta Concorrenza, l’uomo che aveva largamente contribuito a creare lo stile Marvel di fare fumetti, ha potuto davvero fare quello che voleva, carta bianca totale, la risposta di “The King” fu il clamoroso ciclo di storie “Il quarto mondo”, a mani basse uno degli apici della prodizione Kirbiana. Tornato alla casa delle idee Kirby non aveva ancora esaurito la sua voglia di raccontare storie di grande, grandissimo respiro, fu così che nacquero gli “Eterni”, creati dalle celestiali (occhiolino-occhiolino) matite di Jack Kirby nel 1976, un periodo in cui il fumetto americano stava cercando diventare più leggero e veloce da leggere, “The King” raccontava in direzione ostinata e contraria, muri di testo e alcuni passaggi che riletti oggi, risultano un po’ datati ma applicati ad una storia che pescava dalla psichedelia degli anni ’70, dalla mitologia greca, se non proprio addirittura dalla Bibbia, il tutto condito dalla tavole magniloquenti (anzi marveloquenti) di Kirby, insomma un fumetto che andava all’origine dell’universo Marvel, se non proprio all’origine della figura stessa del super eroe. L’asticella con gli Eterni è stata piazzata così in alto fin da subito, che per competere, la Marvel su questi personaggi ha sempre dovuto giocarsi nomi cinque stelle extra lusso.

Hail to the king, baby

Ad esempio nel 2007, il rilancio dei personaggi venne affidato ad uno che in linea di massima, le storie saprebbe anche raccontarle benino, Neil Gaiman fece riflettere gli Eterni sul concetto di umanità, spargendoli per il mondo nelle loro nuove identità umane, un risveglio per personaggi che erano stati dimenticati e se la trama vi ricorda un po’ quella di American Gods è perché le note sono sette (ciao Crepascolo). I disegni di questo ciclo di storie ideale per avvicinarsi ai personaggi? Uno che per anni ha portato avanti la tradizione dello stile Marvel, John Romita Junior quando era ancora al meglio della strapotenza della sua matite.

La potenza di Jr Jr, per lui lo stile Marvel è una tradizione di famiglia.

Al momento sto seguendo la nuova serie Marvel dedicata agli Eterni, nata anche per anticipare lo sbarco al cinema dei personaggi, ma anche qui i nomi in gioco sono veri talenti, come quello di Kieron Gillen affiancato dalle straordinarie matite di Esad Ribić, uno davvero in grado di disegnare le divinità, insomma con questo pippone da vero nerd spero io sia riuscito a farvi intuire la difficoltà del compito, infatti Kevin Feige non ha voluto per questo film il solito mestierante in grado di riprodurre lo schema registico dei film Marvel, prodotti con lo stampino e da sempre, più interessati all’intreccio, alla caratterizzazione dei personaggi e al quadro generale di un racconto più grande, piuttosto che alla regia nel senso più stretto, potremmo dire che i film della Marvel sono più orientati sulla sceneggiatura, quelli della Distinta Concorrenza sul talento degli autori a cui vengono di volta in volta affidati, il fatto che poi i registi coinvolti si ritrovino costantemente con bastoni infilati tra le loro ruote è un discorso per un altro post.

Thor e Conan, Ribić disegna i giganti.

Avere assegnato “Eternals” ad una regista come Chloé Zhao, che arriva dai documentari, fresca fresca di Oscar per il suo “Nomadland” (2020) che per quello che vale, non mi ha propriamente esaltato (ma questo è solo il mio umile parere) di certo denota una volontà ambiziosa, perché gli Eterni a ben guardarli, non solo la solita banda di super tutine. Chi ha blaterato in giro che alla Marvel non interessava lanciare questi personaggi, tanto da presentarli tutti insieme e non in dodici comodi film solisti come fatto ai tempi per gli Avengers, vuol dire che non ha capito una mazza di questi personaggi. Voi presentereste il pantheon degli dei greci uno alla volta? Zeus, Athena, Apollo, Efesto e Pollon (anche lei bazzicava l’Olimpo no?) funzionano come gruppo, se ci pensate lo stesso Superman è una divinità che deve i suoi poteri al sole, mandato sulla Terra, caduto dal cielo per salvarci dai nostri peccati, e ho citato Superman solo perché Sentry lo conosciamo solo noi nerd proprio il film di Chloé Zhao in una gag lo cita apertamente mentre in un’intervista, la regista ha dichiarato di essersi ispirata al Superman di Zack Snyder per il personaggio di Ikaris (storia vera). Quando sia una scelta suicida prendere ispirazione proprio dalla versione di Snyder (che palesemente Big Blue lo odia) sarebbe motivo di argomentazione chilometrica, ma questa mia premessa rischia di diventare più voluminosa dell’intera ristampa degli Eterni di Kirby, quindi andiamo al sodo.

«Ciao sono Zack Snyder ho dir…» BZZZZZZACK!!

Ho sentimenti estremamente contrastanti nei confronti di “Eternals”, i suoi 156 minuti sono una maratona che in alcuni momenti si corre con leggerezza e in altri, pare di doverla affrontare con uno zaino pieno di mattoni sulla schiena, perché il film scritto ad otto mani (EH!?) dalla stessa Chloé Zhao insieme a Patrick Burleigh, Ryan Firpo e Matthew K. Firpo ha così tante idee giuste, contrapposte a momenti sbagliati da spiazzare. Passiamo il tempo a lamentarci che i film della Marvel siano fatti con lo stampino, che quasi mi sento un rompicoglioni (SPOILER: lo sono!) a lamentarmi ora che Kevin Feige ha provato ad alzare la posta in gioco, purtroppo in “Eternals” a combattere, più che Eterni contro i Devianti (lo fanno per carità, anche con discreto scambio di pugni) è un tono generale che passa da una sequenza estremamente lirica seguita da quella dopo incredibilmente goffa, potremmo dire che l’etica del film, inciampa nella sua stessa estetica, ma parliamo dell’elefante nella stanza, perché in tanti là fuori aspettavano solo di vedere il gigante Marvel barcollare per dare la colpa al politicamente corretto alla grappa.

Lamentarsi del fatto che la Marvel non abbia presentato gli Eterni in dieci film solisti ha ancora meno senso del lamentarsi della diversità con cui vengono rappresentanti, tra i lati positivi di “Eternals” sicuramente bisogna considerare la sua capacità di parlare dell’umanità rappresentandola nella sua interezza, il mondo qui non è quella porzione di terreno che confina a nord con il Canada e a sud con il Messico, ma è l’intero gnocco minerale che ruota intorno al sole, quindi gli Eterni sono bianchi, neri, orientali, qualcuno di loro ha una disabilità fisica e pensate, alcuni non sono nemmeno felici e sereni di vivere nel corpo che Madre Natura i Celestiali ha dato loro e tutto questo non è il film, come accade in fin troppe produzioni moderne in cui i personaggi sono caratterizzati dall’essere, il nero, la giappa e l’omosessuale, ma risulta essere cornice. Davvero qualcuno ha mai valutato gli Dei greci per il loro orientamento sessuale? Questo è il primo film che riesce a fare lo stesso perché allarga il punto di vista talmente tanto da farci vedere la luna e non il solito dito che la indica.

Gli Eterni, sgommano, inchiodano e vanno a manetta e fanno cagare addosso i matusa e i governi (quasi-cit.)

Lati negativi? Una noia apocalittica in cui gli spiegoni per assurdo, sembrano quasi gli unici momenti in cui aggrapparsi a qualcosa, si perché dopo mezz’ora la mia Wing-woman mi ha guardato con fare enigmatico tanto da farmi sentire in dovere di dirle: «Eh stanno combattendo i Devianti», dopo un’altra ora allo stesso sguardo ho risposto dicendo: «Stanno ancora, combattendo i Devianti. Credo». Il succo della vicenda è più o meno questo, gli Eterni esistono da sempre (altrimenti si sarebbero chiamati “Gli Scaduti”), nella prima scena scendono sulla Terra nella Mesopotamia del 5000 A.C. (Avanti Comics) è sono l’equivalente in tutina dell’obelisco di “2001 odissea nello spazio” (1968), dopo aver capito che questi umani non sono poi così male, parte Time dei Pink Floyd ed è qui che si capisce per davvero che “Eternal” punta alla divinità, in quanti altri “Cinecomics” avete sentito un pezzo dei Pink Floyd? Più o meno gli stessi dove due personaggi sono impegnati in una scena di sesso come accade qui, ve lo dico io quanti, nessuno. Anche se in Doctor Strange si sentiva “Interstellar overdrive”, per fortuna ho lettori attentissimi che vegliano sui buchi della mia memoria (grazie Iceboy86!).

Le scimmie di Kubrick avevano reagito con più dignità, bisogna dirlo.

Proprio come nel ciclo di storie di Neil Gaiman gli Eterni sono sparsi sulla terra e devono essere ritrovati, per rimettere insieme la banda (cit.) perché i loro nemici mortali i Devianti sono tornati a minacciare l’umanità, problema: sono passati 7000 anni e questi Eterni dell’umanità non hanno capito molto. Avete presente quelle storie in cui i personaggi perseverano nel loro status quo, aspettando il momento di avere noi spettatori come pubblico per la loro evoluzione? Non succede mai che il robot protagonista prenda coscienza tra un film e l’altro, oppure che uno dei bambini di King diventi adulto lontano dal nostro sguardo, quindi Chloé Zhao s’impegna tantissimo a raccontare l’evoluzione degli Eterni, di pari passo con il progredire dell’umanità (i flashback puntuali, ambientati in Babilonia o a Hiroshima) che il più delle volte risultano abbastanza didascalici per non dire proprio da facciapalmo.

Si perché sfiga! 7000 anni a zonzo e la rivelazione sulla loro origine arriva proprio ora che noi spettatori siamo davanti allo schermo il che, in un film che dura 156 minuti dal ritmo che procede a strappi, mi porta a farmi qualche domanda: possibile che in tutto questo tempo, questi essere dai poteri divini non abbiano mai trovato una soluzione pratica alla disabilità di Makkari (Lauren Ridloff)? Oppure è possibile che abbiano davvero bisogno di una spalla comica proveniente da Bollywood, impegnata a fare battute e battutine che non fanno ridere nemmeno per errore ma anzi, creano solo imbarazzo?

La spalla comica e la spalla della spalla comica, in un’unica immagine.

Per assurdo l’unica non-spiegazione del film, resta anche il suo momento più evocativo ed interessante, perché “Eternals” dà per scontato il concetto di Celestiali senza esplorarli minimamente, hai le divinità che hanno creato le divinità, dei colossi altri come tre pianeti e non li sfrutti minimamente, anche se lo dico senza vergogna, ogni entrata in scena di Arishem mi ha lasciato con la mascella caduta sul pavimento, imbambolato a guardare lo schermo per tutta quell’epica (storia vera).

Foto di Salma Hayek a caso, perché il blog è mio e ci metto tutte le foto di Salma che voglio, tiè!

Diventa imbarazzante quindi lo scontro tra ideologie, il tentativo di far convivere il cinema di Chloé Zhao con la formula collaudata dell’MCU, non che le due parti non ci abbiano provato a vivere in armonia, i combattimenti non mancano e sono anche ben coreografati, chiari e puliti, peccato poi siano realizzati con una CGI paurosamente sotto il livello medio di qualità, da risultare spesso una poveracciata imbarazzante, nata già vecchia ora, figuriamoci quando rivedremo il film tra cinque anni (tempo necessario a riprendersi da questa maratona), alla faccia di personaggi eterni eh?

Per assurdo la Marvel, che nel corso del tempo si è liberata dei vari Joss Whedon e Sam Raimi (che però sta per rientrare dalla finestra) nelle rare volte in cui si è affidata ad un autore dallo stile riconoscibile, ne ha sempre giovato, penso a nomi come Kenneth Branagh, Shane Black o Taika Waititi (e non mi rompete i coglioni nerd integralisti, Iron Man 3 e Thor Ragnarok sono i capitoli migliori delle rispettive saghe!), invece malgrado la volontà di amalgamarsi (non è ancora tempo per l’universo Amalgam al cinema, non ancora) Chloé Zhao e la Marvel sono come l’olio e l’acqua, lo si vede nella direzione degli attori.

«Hai una produzione da duecento milioni di dollari sulle spalle e tutti gli occhi addosso, però non ti sentire sotto pressione, recita naturale»

Per assurdo i nomi meno famosi presenti nel cast di “Eternals” sono quelli che forse per maggiore “fame” sanno sorprendere, la Sersi di Gemma Chan non somiglia per nulla a quella in giacca di pelle che ricordavo io tra le fila dei Vendicatori, in un periodo (fumettistico) in cui se sopra la tutina non indossava la giacca di pelle, eri un Paperino, eppure il suo personaggio è sfaccettato e riuscito, uno dei più efficaci di tutto il film, in perfetta contrapposizione con il quasi famoso Richard Madden direttamente da Giocotrono, il suo Ikaris in troppi momenti, invece di incarnare la divinità a cui anche Jerry Siegel e Joe Shuster si sono ispirati nel 1933, sembra il Superman musone di Snyder perché il problema forse è davvero questo, nel suo prendersi così dannatamente sul serio, questo ambizioso film della Marvel sembra essere riuscito solo a scimmiottare il peggio della Distinta Concorrenza cinematografica, ed è questo l’errore più grosso di tutto il film.

Un altro esempio di questa ricetta a base di acqua e olio? La più famosa di tutto il cast, Angelina Jolie è così spaventosamente fuori posto che ogni volta che entra in scena, “Eternals” pare trasformarsi in una pubblicità di qualche profumo costoso alla moda, un imbarazzo che non vi dico!

J’adore le nouveau parfum de MCU.

Certo, le motivazioni dei Devianti, si rivelano più vicine a quelle degli Angeli di “Neon Genesis Evangelion” e rispetto a delle carnevalate come Jupiter’s Legacy, qui il respiro è molto più ampio e per assurdo, le riflessioni sull’umanità, sul tempo che passa, sul vivere 7000 anni in un corpo che non cresce mai (anche se Katrina sull’argomento aveva già detto tutto), sono più interessanti dei combattimenti, un PING! PUM! PAM! Di lucine dalle mani in brutta CGI che non decollano mai per davvero.

Purtroppo in tutto questo interrogarsi sull’umanità, sono proprio gli umani a mancare, il fidanzato umano di Sersi, è quello che non sapeva niente di Giocotrono (secondo estratto) ovvero Kit Harington che nei panni di Dane Withman è giù un “umano con l’asterisco”, perché poi vai a leggere sotto in piccolo nel contratto e scopri che dopodomani sarà il cavaliere nero che non è quello di Gigi Proietti, ma quello che trova la sua spada nella scena dopo i titoli di coda, l’unica che ha generato commenti in rete, perché si sente la voce del prossimo (anti) eroe Marvel, che verrà affidato ad un regista che arriva dal cinema indipendente, e anche qui, sento già puzza di bruciato, spero di sbagliarmi.

Quindi per assurdo “Eternals” è un film che riesce ad espandere la storia a tutto il mondo, a portare le trame Marvel oltre i confini del tempo e dell’universo, con ambientazioni che Chloé Zhao fa sembrare dirette su pianeti lontani dove è sempre il tramonto oppure l’alba, eppure allo stesso tempo quando parla di umani sembra ragionare troppo in piccolo per le ambizioni del film che avrebbe dovuto essere la Bibbia delle super tutine, la Genesi raccontata con semidei con semiproblemi.

Il seguito lo possiamo fare tutto così? Silenzi e Celestiali?

Quando funziona “Eternals”? Quando smette di utilizzare il registro delle gag sceme, dei personaggi in cerca della loro umanità e tratta gli Eterni come tali, essere mistici e superiori che risolvono quello che gli Avengers non potrebbero mai affrontare. Ve lo dico fuori dai denti, la nascita del “super bambino” sarà già stata affrontata nella quinta stagione di Rick & Morty (in maniera definitiva), eppure qui è un momento che mi ha strappato almeno un brividino (storia vera): solo musica, le immagini patinate e le strapotenti che Chloé Zhao sa benissimo come dirigere, se per assurdo “Eternals” fosse stato tutto così, forse sarebbe davvero riuscito ad essere il film epico che sognava di essere, così invece resta un ambizioso tentativo, con i Pink Floyd nella colonna sonora eh? Però non del tutto riuscito.

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