A distanza di due anni, con in mezzo un paio di ottimi episodi speciali per spezzare l’attesa, la seconda stagione di Euphoria non solo si conferma, ma ci regala otto episodi in crescendo notevoli, ma siccome sono un piantagrane, cominciamo dai difetti.
Mi dispiace che una serie tanto bella abbia perso una buona fetta della sua coralità, ad esempio un personaggio come Kat (Barbie Ferreira) al netto di una scena onirica in cui fa sesso con un facente funzione di Khal Drogo nella sua (breve) sotto trama, si accomoda placidamente in panchina per fare spazio ai personaggi principali, sensato quando hai la Rue della lanciatissima Zendaya a tenere banco in questo modo. Fine dei difetti. No giuro, tutto qui, non ho altro da aggiungere.
La seconda stagione di “Euphoria” si concentra su meno personaggi ma sfruttandoli alla grande, ad esempio il primo episodio con la festa di capodanno è talmente bello nel gestire – e in qualche modo ripresentare al pubblico – tutti i personaggi, da sembrare una danza tra tutti i protagonisti che ruotano uno attorno all’altro, ognuno con le sue caratteristiche: Lexi (Maude Apatow) fa da tappezzeria per diventare nel corso di otto episodi il mio nuovo personaggio preferito della serie, tappezzeria di lusso visto che fa la conoscenza di Fez (Angus Cloud) formando una delle migliori coppie del piccolo schermo, saranno due o tre le alternative vere a questi due.
Candidati al titolo per miglior coppia dell’anno. |
Cassie (Sydney Sweeney) rientra in scena nel bagno più frequentato della storia delle feste di capodanno ed è proprio lei il personaggio che forse sale più di colpi di tutta la serie, parliamoci chiaro, ormai galoppo verso l’età per cui potrei essere se non proprio il papà dei personaggi di “Euphoria”, per lo meno un fratello maggiore, però Sydney Sweeney ha un paio di caratteristiche peculiari che non passano inosservate, quelle per cui in un’altra epoca della televisione, nessuno avrebbe potuto negarle un ruolo da bagnina in un popolare telefilm, qui il suo personaggio riesce a confermarsi come qualcosa di più della solita bionda popputa, tirando fuori un certo grado di tragedia, quella di una ragazza che vive fin troppo intensamente i suoi amori e le sue passioni, anche a costo di sacrificare la faccia come accade nei due bellissimi episodi finali.
Potrebbe essere vostra figlia, tzè degenerati! |
Ma la forza di “Euphoria” sta anche in questo, la capacità di lasciare il palcoscenico anche ai personaggi più controversi, dopo l’ottimo esordio nella mia testa matta, ho iniziato quasi a pensare che Big Mouth, Sex Education e appunto proprio “Euphoria”, ovvero le tre grandi serie in grado di parlare ai ragazzi della Generazione Z usando il loro linguaggio, fossero una sorta di variazione sullo stesso canovaccio, non è un caso se tutte e tre si siano giocate un finale di stagione che ruota attorno alla grande recita scolastica, ma lo ammetto candidamente, grazie all’episodio 2×03 (“Ruminations: Big and Little Bullys”) questa seconda stagione mi ha incollato alla poltrona per non mollarmi più.
L’uso della canzone Heartbeat dei Red 7 in questa scena vale come citazione “Manniana”. |
Che razza di talento (aprire il vocabolario alla voce: palle quadre) devi avere per prender un personaggio disgustoso come Cal (Eric Dane) e renderlo protagonista così? La deriva del personaggio è proprio questo, una deriva nel senso di perdersi probabilmente per sempre, in un episodio in cui Sam Levinson riesce a farci provare empatia anche per uno come Cal, in un parallelismo (anche alcolico) proprio con il personaggio più tragico della stagione, la già citata Cassie, grazie all’utilizzo della bellissima “Drink before the war” di Sinead O’Connor che colpisce al cuore, dopo questa francamente pensavo che la seconda stagione di “Euphoria” non potesse fare di meglio. Mi sbagliavo.
L’episodio 2×04 (“You Who Cannot See, Think of Those Who Can”) riassume l’amore tra Rue e Jules (Hunter Schafer) trasformando lo schermo in una serie di opere d’arte famose, pescate a tutto tondo dalla pittura, alla musica passando per il cinema, un trionfo dello «Show, don’t tell».
Lo ammetto, questa mi ha fatto molto ridere (storia vera) |
L’episodio 2×05 (“Stand Still Like the Hummingbird”) è la risposta di “Euphoria” a “Trainspotting”, con Zendaya centometrista nella sua versione Renton, quasi una puntata che fa reparto da sola prima del gran finale.
Quando cresci su Arrakis, questi sono gli effetti a lungo termine della spezia. |
Ecco se dovessi sottolineare un altro piccolo difetto, punterei il dito contro la scelta facilona di far guardare ai Lexi e Fez il film “Stand by me – ricordo di un’estate” (1985), una pietra miliare non si discute, ma una scelta più “per tutti” visto che nella prima stagione Sam Levinson aveva deciso di ricalcare idealmente un intero episodio su un titolo più ricercato come “Qualcuno verrà” (1958) di Vincente Minnelli, ma quando imparerò a starmi zitto sarà sempre troppo tardi, perché l’episodio 2×07 (“The Theater and It’s Double”) è più cinematografico di tanta roba che vedremo da qui fino a dicembre.
“Secondo te di che sta parlando Cassidy?”, “Cinefili, lasciali perdere, sono gente strana” |
Lexi, quella che ha osservato più che vissuto, quella che ha scritto un sacco e metabolizzato ancora di più, porta in scena “Euphoria” (quindi la vita del suo personaggio) dal suo punto di vista, utilizzando la recita scolastica come palcoscenico, uno specchio non per forza deformante in cui tutti i protagonisti si vedono riflessi e raccontati secondo la sensibilità di Lexi, che a volte utilizza l’ironia, altre la satira, ma poi vince tutto con la scena musical, d’altra parte con “Holding out for a hero” di Bonnie Tyler si vince sempre facile.
Sono sempre quelli più silenziosi che hanno nel cuore le fiamme per ardere il mondo. |
Mentre lo spettacolo (quindi la finzione) procede a ritroso nelle vite dei personaggi, in parallelo la trama va avanti con le scene sul palco e quelle fuori che si sovrappongono e si mescolano, io non vorrei spararla grossa scomodando Satoshi Kon, ma se un episodio di una serie tv ti fa pensare al maestro giapponese, vuol dire che sta facendo bene se non benissimo.
Francamente dopo un episodio tanto bello, il finale, la puntata 2×08 sembra quasi la coda strumentale, non mi è ben chiaro chi abbia chiamato la SWAT in quella singola scena, ma è talmente lirica che non mi sentirete mai lamentare per dei proiettili che volano nell’immaginario, sta di fatto che “Euphoria” anche con la seconda stagione si conferma una delle migliori serie in circolazione, aspettare due anni per la terza stagione sarà davvero tosta, ma ho la soluzione: dateci uno spin-off sulla nonna Gangster di Fez e nessuno si farà male.