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Everything Everywhere All at Once (2022): Michelle Yeoh vs. il Multiverso

Fiuuu! Da che parte cominciamo oggi, perché con il nuovo
film prodotto dalla A24 e dai fratelli Russo (a cui evidentemente piacciono i film di menare, peccato poi che in
quelli Marvel lo facciano poco e male) ci sarebbero parecchie cose da dire… lo
sapete che la A24 prende il suo nome dall’autostrada Roma-Teramo? Si dai lo
sanno tutti, quindi parliamo di 730.

Credo che non ci sia nulla di più tedioso e allo stesso
tempo riassuntivo dei rompimenti di palle dell’età adulta che fare la
dichiarazione dei redditi, ogni volta che ho a che fare con i burocrati devo
dare fondo a tutta la mia (poca) pazienza, quindi perso nei 140 minuti del
Multiverso di “Everything Everywhere All at Once” pensavo che anche io mi sono trovato ad un passo da scatenare una rissa nell’ufficio
dell’agenzia delle entrate, un po’ la Michelle Yeoh di questo film la capisco,
però davvero, tutto questo enorme casino intergalattico per fare la
dichiarazione dei redditi? Evidentemente i “Daniels” amano fare il 730 più o
meno quanto lo amo io.

Ve li ricordate i “Daniels” no? Nome d’arte molto pragmatico
del duo composto da Dan Kwan e Daniel Scheinert, quelli che hanno trasformato un altro Daniel, Radcliffe, in un cadavere scoreggiante in Swiss army man, bene sono tornati seguendo idealmente la regola dei
seguiti, anche se la loro ultima fatica “Everything Everywhere All at Once” non
ha nulla a che spartire a livello di trama o personaggi con il loro film precedente,
di sicuro risulta un secondo film nella loro filmografia uguale al primo per
trovate matte, ma di più!

“Vediamo quanto veloce può volare questa BaaaaAAAA… ra”

Mentre vi scrivo, il film non ha ancora trovato una sua
distribuzione italiana, ma arriverà di sicuro perché sempre nello stesso
momento (nel Multiverso) è anche diventato il film della A24 ad incassare di
più, costato 25 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti
defunti, al momento ne ha già portati a casa 52 e non accenna a rallentare,
anche perché oltre ai “Daniels” i nomi nel cast sono davvero interessanti e da
soli, basterebbero a farvi venire voglia di imbarcarvi in questo pasticcio che
in realtà è meno pasticciato di quello che sembra. Scriverò un po’ a ruota libera della trama, senza rivelare nulla di significativo, ma mi sembra comunque corretto avvisare: SPOILER!

La mitica Michelle Yeoh interpreta Evelyn Quan Wang, proprietaria della più classica delle
lavanderie cinesi negli Stati Uniti, la porta avanti con fatica e frustrazione
per i conti da far quadrare con il marito Waymond Wang, interpretato dal
ritorno in un ruolo in vista di Ke Huy Quan, l’attore che tutti ricorderete
come Data dei Goonies o ancora prima come Short
Round di Indiana Jones e il tempio maledetto, come lo interpreta? Come vi aspettereste di ritrovare Data
cresciuto, con il marsupio, l’aria da sfigatello pieno di gadget ma in grado di
tirare fuori momenti da tipo tosto inattesi.

I Goonies non dicono mai la parola pensione.

Non bastassero i conti a far preoccupare Evelyn, ci pensa
sua figlia Joy Wang (Stephanie Hsu), che si presenta a casa con la nuova
fidanzata Becky (Tallie Medel), nulla di male per mamma ma come lo spieghiamo
al nonno? Non solo ti sei trovata una ragazza invece che un ragazzo, per di
più una fidanzata americana! Anche perché nonno Gong Gong è interpretato da James Hong, che ormai ha più o meno l’età
di David LoPan anche se si porta i suoi anni molto, ma molto meglio e ancora
scalcia culi e tira giù i nomi.

Siamo sicuri che il dio Ching Dai non lo stia conservando nel tempo per davvero?

Siete già in sala a vedere il film dopo questi nomi? Occhio che vi sgancio l’atomica
adesso: i Wang hanno appuntamento presso gli uffici della temibile I.R.S. (l’agenzia
delle entrate americana, l’acronimo che agli Yankee fa più paura di F.B.I. e
C.I.A. messi insieme, d’altra parte sono gli unici che sono riusciti per davvero
a mandare in galera Al Capone), qui li attende tra mucchi di scontrini e
scartoffie Deirdre Beaubeirdra, interpretata da una Jamie Lee Curtis in
versione Mike Myers (comico canadese, non assassino Slasher), foto dei gatti
sulla scrivania, panza da chi si muove poco e mangia troppo ma soprattutto,
infilata di premi come miglior contabile, ovviamente tutti dall’equivoca forma
di beh, plug anali. Non trovo una miglior metafora per descrivere il lavoro del
contabile, mi farò odiare da tutti i colletti bianchi del Multiverso dopo
questo post.

“Anche Michael Myers dovrebbe avere paura della dichiarazione dei redditi” (notare i premi dietro, sulla scrivania)

La conosciamo Jamie Lee, una leggenda vivente, una con l’entusiasmo
facile, l’entusiasmone esplosivo, la seguo sui social dove ha lanciato la
sfida, consapevole che nemmeno lo Stregone Supremo potrebbe nulla contro un’agente
dell’I.R.S. Jamie Lee ha dichiarato (scherzosamente) che “Everything Everywhere
All at Once” è pronto a battere il record di incassi di Doctor Strange nel Multiverso della follia (storia vera).

Come complicare il tutto? Durante il percorso in ascensore
verso la scrivania di Deirdre Beaubeirdra, Waymond apre l’ombrello, infila due
futuristici auricolari nelle orecchie della moglie, le lascia un foglio con
bizzarre istruzioni, tipo infilati le scarpe al contrario e le provoca una
visione di tutta la sua vita passata, comoda anche per riassumere il tormentato
rapporto tra lei e papà Gong Gong.

Questa versione di Waymond è una sorta di Kyle Reese con
marsupio, che arriva da Alphaville, che non è il gruppo di “Big in Japan” ma l’unico
universo in cui i viaggi nel Multiverso sono una realtà, scatenando l’entropia
con un gesto folle come mangiare il Labello o mettersi le scarpe al contrario e con quegli strambi auricolari, diventa possibile connettersi alle altre versioni di se
stesso sparse per il Multiverso, il che apre ad una gamma di opzioni infinità,
più armi di quante ne disponeva Neo in Matrix. Perché una minaccia sta
arrivando dal Multiverso ed è pronta a colpire la famiglia Wang e allo stesso
tempo tutte le realtà, quindi lo ripeto: tutto questo casino per far la
dichiarazione dei redditi?

“Avete portato tutti gli scontrini in triple copia? No? Ahi ahi ahi”

Provo ad elencarvi un po’ di titoli, paragoni per darvi un’idea
di cosa vi aspetta se deciderete di imbarcarci nel viaggio nel Multiverso di “Everything
Everywhere All at Once”: un certo tono da fumetto alla “Scott Pilgrim vs. The
World” (2010), ma con Michelle Yeoh contro il Multiverso. Oppure ancora, la comicità
delle serie Adult Swim, applicata ad un film di arti marziali, ma posso essere anche più preciso.

Se “Il favoloso mondo di Amélie” (2001) e “Little Miss
Sunshine” (2006) partecipassero ad un’orgia con Matrix e Rick & Morty,
il risultato probabilmente sarebbe questo film, che sembra un “John dies at the
end” (2012) con i soldi ma allo stesso tempo un Michel Gondry minore, ma
comunque più divertente di “The Green Hornet” (2011) o di uno qualunque dei seguiti di Matrix. Non ci avete capito
niente? Nemmeno io, so solo che uno dei due “Daniels” ha dichiarato di aver
smesso di guardare Rick & Morty,
perché la serie gli stava “bruciando” le idee migliori e la cosa gli provocava
una certa ansia in fase di lavorazione del film (storia vera).

In buona sostanza “Everything Everywhere All at Once” è la
solita storia sulla famiglia, sui rapporti d’affetto e le dinamiche che legano
i componenti, il più classico dei messaggi alla Sting, se ami qualcuno lascialo
libero, ma è anche una storia di genitori che ti strangolano con il loro amore,
i figli devono fare, sbagliare, come genitore puoi solo cercare di evitare che
sbaglino come hai già fatto tu in passato e poi vada come vada perché tanto nella
vita, come fai sbagli, un po’ come scrivere qualcosa di sensato su questo film
che gonfia all’impossibile di trovate una trametta che in realtà sarebbe quella
di un piccolo titolo agrodolce, ho detto “Little Miss Sunshine” per darvi un’idea,
solo che lì al massimo ballavano “Super Freak” di Rick James, qui si menano,
ironicamente come fabbri con la competente regia di Dan & Dan.

Non prenderò mai più in giro quelli con il marsupio.

Apparentemente senza motivo, Ke Huy Quan per liberarsi della
sicurezza dell’ufficio, si esibisce in una coreografia di combattimento diretta
in maniera limpida dai “Daniels”, dove il suo marsupio diventa un’arma
impropria, utilizzato come se fosse un Nunchaku, da qui il film non prende più
prigionieri, sempre caratterizzato da quell’aria un po’ fighetta di tutte le
produzioni A24 (per dirvene una, il film è diviso in tre capitoli, “Everything”,
“Everywhere” e “All at Once”, il primo comincia dopo dodici minuti, il secondo
dopo boh un mese e trenta giorni percepiti e l’ultimo, copre circa l’ultima ventina di minuti prima dei veri titoli di coda),
una delle scene più esagerate e divertenti è quando anche Jamie Lee Curtis si
unisce alla festa e posseduta da qualche sua versione malvagia proveniente dal
Multiverso, ci ricorda perché gli agenti dell’I.R.S. sono così temuti,
trasformandosi in Mike Myers (assassino Slasher, non comico canadese), una
sorta di Mr. Smith con capelli a caschetto imbattibile, indistruttibile, se non
da Michelle Yeoh che per trascorsi cinematografici (qui tutto raccontati con
vezzo quasi meta cinematografico, perché non manca nemmeno quello) è l’unica che
le arti marziali le conosce per davvero.

Cinque dita di… anzi no, due mignoli di violenza.

Il piano originale dei “Daniles” era quello di arruolare
Jackie Chan come protagonista, hanno ripiegato su Michelle Yeoh che
ammettiamolo è un gran bel accontentarsi, visto che il film diventa molte cose,
tra cui un palcoscenico per il suo talento di attrice, marzialista e perché no,
anche comica.

Il Multiverso è un enorme “Eh ma allora vale tutto”, in “Everything
Everywhere All at Once” questo è chiarissimo, perché Dan Kwan e Daniel
Scheinert lo utilizzano come deus ex machina per i loro personaggi, oppure per
pescare tutte le trovate comiche possibili immaginabili e oltre, ci sono buchi
neri a forma di Bagel che minacciano l’annichilimento, universi paralleli che
citando “2001 odissea nello spazio” (1968) e ci raccontano di scimmie con grossi
ditoni, che hanno avuto la meglio su quelle dalle dita più canoniche, con conseguente evoluzione Darwiniana in cui gli esseri umani hanno imbarazzanti
ditoni molli tipo Wurstel nelle mani e fanno tutto con i piedi (secondo me
GIEI GIEI arriva da questo universo…), questo genera momenti comici, romantici
e anche d’azione perché del Multiverso i Daniels non buttano via niente, al
massimo pescano il più possibile.

Le dita in questo film hanno un ruolo chiave, non so se lo avete notato.

Quindi ci sono chiarimenti madre figlia, che sembrano usciti
da un film di Quentin Dupieux e le protagoniste “parlano” con i sottotitoli
perché in realtà beh, sono due sassi, oppure un universo in cui “Ratatouille”
(2007) esiste ma ha come protagonista un procione e quindi si chiama “Racoontouille”, insomma una follia
dove le scene d’azione abbondando, sono tutte comiche e coreografate alla
grande, ci saranno tre o quattro sequenze di lotta che da sole valgono la
visione, anche se devo ammetterlo, il film dura circa sei mesi con la
condizionale (percepiti) e l’effetto “il troppo stroppia” fa più volte capolino.

Dopo lo pneumatico assassino di “Rubber” tocca ai sassi con gli occhietti.

Mi sono divertito e anche molto, in certi momenti ho pensato:
«Ma voi siete matti» nel senso migliore del termine e in altri: «Ma voi siete
matti», non per forza in quello migliore, specialmente quando a metà film ancora i Daniels stavano menando il can per l’aia con
l’ennesima scena tutta matta che per umorismo, pare scappata da una puntata a
caso dei Griffin, ma che in certi passaggi snerva, visto che stringi stringi, il messaggio della storia è il solito sulla famiglia con cui ci tediano
TUTTI i film occidentali, solo che qui ci viene ricordato che fare il 730 può
essere un’esperienza pericolosa.

Pronti per la fagiolata di pugni finale.

“Everything Everywhere All at Once” potrebbe essere in ugual
misura il vostro prossimo film preferito, oppure materiale da meme su Internet,
da entusiasmone non proprio come quello di Jamie Lee (lei in quella categoria è
imprendibile), ma almeno da scatenare il fermento sui Social-Cosi, quindi non so
quanto sia un bene. Molti sosterranno che il Multiverso appena all’inizio, ha
già bello che rotto i, fa rima con ditoni, ma se la Marvel non vi ha dato
tutto il Multiverso che desideravate in Doc Strange 2, forse qui potreste trovarlo. Mettente però in
conto che il tutto potrebbe essere solo un “Cloud Atlas” (2012) non afflitto da
serietà congenita, insomma non ho idea a chi potrei consigliarlo questo film, a
chi ama le arti marziali? Forse è troppo comico, a chi non le sopporta? Qui ne
troverete in abbondanza, insomma pescate dal Multiverso la versione di voi che potrebbe amare questo film e poi fatemi sapere come lo avete
trovato, sicuramento farà parlare non solo per il record al botteghino della
A24.

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