Rudyard Kipling
Spesso i film
di fantascienza, anche se basati su forti idee scientifiche o sociologiche,
cedono il passo all’intrattenimento, come se fosse una regola che la componente
“Science” sia sempre secondaria rispetto a quella “Fiction”. Per una volta Ex
Machina riesce quasi a far saltare il banco…
Sci-Fi parte da un presupposto fantascientifico, per analizzare i rapporti
umani che per altro sembrano il filo rosso che unisce tutte le sceneggiature di
Alex Garland, che con questo film esordisce anche come regista.
divertito ad analizzare i rapporti tra persone, spesso all’interno di una
struttura gerarchica, scatenando contro l’umanità gli infetti di “28 giorni
dopo” e del suo sequel “28 Settimane dopo”, oppure ha provato a spegnare il
sole in “Sunshine” solo per vedere di nascosto l’effetto di paranoia che fa
(Vengo anch’io! No tu no!). Se vogliamo dirla tutta, anche il remake di “Judge
Dredd” aveva una componente sociologica: sbirri e criminali tutti chiusi dentro
lo stesso palazzo che… No vabbè dai, quello era solo un omaggione a “The Raid”.
è il mio forte, ma se dovessi provare a spiegare “Ex Machina” con meno parole
possibili, direi che è “Weird Science” (La donna esplosiva), però diretto da uno
che ha guardato tantissimi film di Stanley Kubrick in vita sua.
programmatore Caleb (Domhnall Gleeson, figlio di Brendan, lo abbiamo visto in
“Frank” e sarà nel cast del prossimo… Gulp! “Star Wars”) raggiunge il remoto e
isolato appartamento/laboratorio dello scienziato Nathan (Oscar Isaac,
bravissimo nell’ultimo film dei Coen e anche lui nel… Gulp! prossimo “Star
Wars”), una specie di carismatico Dr. Frankenstein che gira scalzo e beve
birra tutto il tempo. Il suo piano è rendere Caleb parte attiva dell’evoluzione
della sua più grande invenzione, un’intelligenza artificiale dal robotico corpo
ginoide di nome Ava (Alicia Vikander). La “ragazza” ha davvero preso coscienza
di sé, o la sua è tutta una complicata macchinazione? In questo senso il titolo
“Ex machina” è un discreto colpetto di genio.
“Ho trovato un posto di lavoro fighissimo, il mio capo beve birra tutto il giorno!”. |
tra le montagne di Nathan è tanto trendy quanto claustrofobico, l’accesso alle
stanze è determinato da una carta magnetica che impone una gerarchia agli
abitanti della casa, persino la narrazione divisa in capitoli, presentati con
scritte bianche su sfondo nero, in qualche modo ricorda lo scandire dei giorni
in “Shining”, fine dei paragoni con Kubrick, giuro!
minata alla base dal comportamento di Nathan, uno che con barba, birrette e
modi easy, cerca di fare il datore di lavoro compagnone e un po’ Hippy, ma allo
stesso tempo è innegabile la componente sessuale all’interno delle sue
creazioni (come la concubina Kyoko dalla quale non si separa mai), a questo
aggiungete la mania del controllo di Nathan su tutti (umani e IA) ed il gioco è
fatto. Oscar Isaac è bravissimo a rendere un personaggio che in mano meno
talentuose avrebbe rischiato di scadere nel macchiettistico.
…Ed è anche un ottimo ballerino, passo, passo… piroetta! |
Ovviamente, per
creare un dramma claustrofobico fatto interamente in interni, la storia si deve
prendere i suoi tempi, quindi non aspettatevi propriamente azione a go-go.
Garland si conferma uno sceneggiatore capace (il monologo sull’action painting
di Jackson Pollock è sicuramente un apice), ma come regista è ancora molto
legato ai dialoghi, infatti tutta l’evoluzione di Ava e il suo rapporto con
Caleb si svolge praticamente solo attraverso i dialoghi. La componente visiva
per Garland è quasi tutta legata agli ottimi effetti speciali, le “ossa”
metalliche di Ava sono visibili attraverso la sua pelle fatta di plexiglass
trasparente e il suo viso sembra letteralmente incollato su di un teschio
metallico. Per tutto il tempo non sono riuscito a non pensare alla povera Alicia
Vikander (già vista ne Il Settimo Figlio) avvolta in porzioni di tuta verde, da
modificare in post-produzione.
Prossimamente nell’Apple Store più vicino a casa vostra. |
In “Ex
Machina” troviamo molto dello scontro uomini/donne, Nathan con il suo
atteggiamento da amicone, cerca di creare un’alleanza con l’altro maschio della
casa, sottolineando il tutto con vari “Bro” e “Dude” nella parlata, ma di fatto
sembra un padre padrone nei confronti di Ava, che apparentemente sembra la
principessa da salvare, ma in realtà è più determinata di qualunque uomo della
casa, specialmente nel cercare di rivendicare la propria umanità.
abbracciando la componente Sci-fi, il film procede nella sua analisi dello
scontro tra i sessi, ci viene mostrato il maschilismo di fondo di Nathan,
mentre Ava è una specie di androgina sirena tecnologica, che osserva e impara,
se non siete persone propense alla depressione o alla misoginia, “Ex Machina”
sarebbe il film ideale da accoppiare ad “Under the Skin” in un’ipotetica serata
a tema.
in crescendo e il finale è quello giusto per un dramma di questo tipo, quello
che ho apprezzato è il modo in cui Garland sia riuscito a non far mai passare
in secondo piano la componente Sci-fi: sembra di assistere ad un film che
riflette sulle conseguenze di un’IA che prende coscienza di sé, ma lo fa come
se una super Intelligenza Artificiale, potrebbe arrivare dopodomani nelle
nostre case e non tra centinaia di anni…
Nel futuro, ci metteremo le lenti a contatto così. |
riesce a tirar dentro archetipi tipici delle storie con creatore e creatura,
applicandole ad un look molto moderno, dovete mettere in conto un ritmo lento,
per nulla palloso. La cosa che ho apprezzato di più è proprio il fatto che
arrivati a fine film, sei consapevole di non aver visto un nuovo titolo
fondamentale della fantascienza, ma mentre lo stai guardando, resti ipnotizzato
facendoti tirare dentro dal suo gioco, proprio come succede a Caleb.
preferisco un utilizzo più “Sanguigno” delle metafore, però non posso dire che
sia un brutto film, o che mi abbia annoiato, poi sicuramente meglio Ava di che
so… Skynet!