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F/X – Effetto mortale (1986): gli effetti speciali possono salvarti la pelle

Non ho nella mia testa ben chiaro l’identikit della lettrice o del lettore medio della Bara Volante, ho qualche punto fermo però, credo sia qualcuno con un grosso amore per il cinema in generale e quello di genere in particolare, una persona come me cresciuta indistintamente tra la sala cinematografica e i quintali di titoli scoperti sulla televisione di casa.

Credo anche che ci sia una – per fortuna grossa – fetta di pubblico che da questo feretro svolazzante voglia i film strambi, quelli troppo strani per vivere e troppo rari per morire (quasi-cit.) che vivono in quella fascia grigia, quella “zona morta” che sta tra il film di culto, universalmente riconosciuto e amato e lo (S)cult totale, quei film che di solito generano due tipi di reazioni: «Si fighissimo quanto mi piaceva!» oppure in alternativa «Mai sentito in vita mia». Per voi ho un titolo così oggi, anzi, per la precisione ne ho due, perché in realtà al film di oggi (e della prossima settimana) io voglio molto bene ed è talmente tanto roba da Bara Volante da non poterlo proprio lasciare indietro.

Effetti speciali, per me la vera magia del cinema.

A proposito di ammazzarsi di televisione durante l’età dello sviluppo, immagino ognuno di voi abbia avuto il suo o la sua infilata di telefilm della mattina, quelli che erano belli il doppio, perché potevi vederli solo quando eri a casa da scuola, per malattia o vacanze. Uno dei miei preferiti è sempre stato “MacGyver”, l’eroe che per scelta non usava armi, al massimo il coltellino svizzero per costruire una testata nucleare partendo da due clip e un elastico, lo conoscete benissimo anche voi e vado sempre in giro con l’arma prediletta dell’esercito svizzero in tasca da quanto ci sono rimasto sotto con quella serie (storia vera).

Immaginate il mio stupore ai tempi, nel trovarmi davanti ad un film che non solo mescolava un personaggio proto-MacGyver, però con il super potere del cinema nelle mani, anzi, in particolare degli effetti speciali pratici: maschere di lattice, sangue finto, colpi a salve, macchina del fumo, mostroni di gomma, insomma tutto l’armamentario classico. Bene ora immaginate che questo eroe sia fatto a forma di Bryan Brown, l’attore di origine australiana che avete visto in tutti i film (sbizzarritevi nei commenti a citare le sue apparizioni) a cui nessuno sa dare un nome, o per lo meno, io no perché per me sarà sempre Roland “Rollie” Tyler.

Lo avete visto in tutti i film, dovreste ricordarlo per questo.

Messo nelle mani di un mestierante come Robert Mandel, uno che si è sempre barcamenato tra film per la tv, serie tv e seguiti DTV, “F/X – Effetto mortale” ha dietro un produttore illustre come Dodi Fayed, questo spiega come mai in una produzione del genere si possa trovare il grande Bill Conti a comporre l’efficace colonna sonora da thriller, ma continuiamo con i nomi illustri.

Per i due protagonisti maschili, per un po’ sono stati considerati un altro australiano naturalizzato come Mel Gibson nei panni di Rollie e addirittura Harrison Ford per quelli del poliziotto Leo McCarthy, ovviamente un grosso nulla di fatto, altrimenti tutti ricorderebbero “F/X”, che risulta essere anche il film d’esordio di Angela Bassett, anche se ogni volta che me lo vado a rivedere, non riesco mai a scovarla.

Va detto che era difficile da notare nella folla.

Proprio il suo titolo ha generato più di una difficoltà al film, efficacissimo, ad effetto (ah-ah), per un successo al botteghino decente ma comunque modesto – Fayed sperava di portare a casa bene altro – che venne imputato proprio a questo titolo, per una volta il sottotitolo italiano ci viene in soccorso, al resto per nostra fortuna ci pensa il film stesso.

Una serata di pioggia, un uomo entra in un elegante ristorante e si mette a sparare ad una bionda per una questione probabilmente di corna, corpi crivellati, acquari infranti, sono i cinque minuti iniziali che determinano tutto l’andamento di un film… quello a cui sta lavorando Roland “Rollie” Tyler (appunto, Bryan Brown) e personalmente ho sempre trovata riuscita l’idea del soprannome del protagonista, comunque molto cinematografico visto che mi fa pensare al verbo inglese “to roll”.

Il migliore in campo, un mostro grosso dovrebbero averlo tutti i film.

Rollie è un mammasantissima degli effetti speciali, in rampa di lancio perché come sostiene la sua fidanzata, l’attrice Ellen (Diane Venora) «A nessuno interessa fare film sulle persone, oggi vogliono tutti buoni effetti speciali», questo nel 1986, Ellen, sappi che nel 2025 a molto pubblico non interessa nemmeno che siano buoni gli effetti speciali, ma che ci siano e basta, e non per forza quelli artigianali.

Ricordate la storia vera dietro al film “Argo” (2012)? Ben Affleck ci ha vinto un Oscar come regista, bene, immaginatevi una situazione del genere applicata ad un Thriller in puro stile anni ’80: il nostro Rollie viene avvicinato da un “produttore” (virgolette obbligatorie) per un lavoro ad alto budget, si tratta di Lipton (Cliff De Young) e la battuta quando Rollie gli offre un caffè viene fuori in automatico, perché gli scambi di battute di “F/X” sono comunque tutti ruspanti ma ricercati, come l’interno della casa del protagonista.

Adornata dai “mamozzi” provenienti dai suoi film, Rollie ha un sistema d’allarme che consiste in un ringhiate mostrone di gomma piazzato dietro alla porta, in prossimità del poster di Zombi 2, giusto per mettere in chiaro quando “F/X” abbia il cuore dal lato giusto.

FULCI VIVE!

Lipton è in realtà un poliziotto, che offre a Rollie tanti soldi ma anche l’occasione di fare qualcosa di buono nella realtà con la sua arte: gli sbirri hanno beccato il mafioso Nicholas DeFranco (Jerry Orbach) pronto a vuotare il sacco sui suoi “colleghi” in cambio di uno sconto della pena, e proprio per questo, diventato bersaglio della Mafia, l’unico modo? Ammazzarlo prima di loro o comunque, far credere che sia morto, un finto omicidio da inscenare davanti a tanti testimoni per poter usare le informazioni di DeFranco contro la Mafia. Piano allettante ok, ma che puzza di fregatura lontano un chilometro, specialmente quando Lipton e il suo capo chiedono a Rollie di premere il grilletto in prima persona.

«Michael Corleone andò in Sicilia, io dove andrò?», non fai in tempo a pensare che si tratta di una situazione stile Il Padrino (ma con più effetti speciali pratici) che Rollie lo esplicita a chiare lettere, in una replica identica alla scena di apertura di “F/X” (e del film nel film che si vede all’inizio di “F/X”) in una sera di pioggia Rollie deve sparare a salve a DeFranco in un ristorante, ma come avrete intuitolo, la situazione che già puzzava di trappola, si rivela tale.

Il momento drammatico, reso ancora più drammatico dalla pioggia.

Certo, da spettatori è facile notarlo e non è la faciloneria più grossa della sceneggiatura di “F/X”, quella resta sicuramente DeFranco che mosso dall’orgoglio risponde al telefono quando dovrebbe restare zitto, eh vabbè, tutto questo non mi ha mai impedito di godermi questo ruspante Thriller a cui ho sempre voluto molto bene.

Quando la situazione degenera – e lo farà malissimo, tra morti ammazzati ed ex agenti utilizzati come sicari – Rollie si trova spalle al muro e in fuga, sulle sue tracce i peggior sgherri in circolazione, a partire da Tom Noonan distratto utilizzando una barchetta radiocomandata.

Facce note nei film giusti.

Ma qui veniamo al punto: possono gli effetti speciali tornare utili nella vita reale? Non lo so, ma Rollie qui si mette a “MacGuyverizzare” (ho inventato un verbo) e ripaga tutti con la stessa moneta, non puoi fregare uno che di mestiere crea trucchi.

Malgrado alcuni passaggi che potremmo tranquillamente definire forzati, la tensione resta sempre alta (come la scena della cabina del telefono) e trovo significativo che nella sua fuga, Rollie faccia schiantare l’auto su cui rischia la vita contro un’infilata di locandine appese di Rambo 2, in cui lo so, non recitava Brian Dennehy, lui era lo sceriffo del primo capitolo, ma trovo sempre buffo vederlo poi spuntare nei panni del tenente Leo McCarthy, che con il suo fiuto è uno dei pochi pronti ad aiutare Rollie.

«Ho fatto carriera, da sceriffo in una cittadina a poliziotto di città»

Da qui in poi “F/X” procede su due piste parallele, da una parte Rollie che utilizza tutti i suoi trucchi per restare vivo, pescando a piene mani dal suo camion con scritta – appunto – “F/X” sulla fiancata, dall’altra abbiamo Leo che unisce i puntini, fa luce sul mistero e si fa aiutare dalla collega Marisa (Jossie DeGuzman) esperta informatica con cui se non c’è del tenero, poco ci manca, visto che i due si punzecchiano tutto il tempo.

Quando poi Rollie e Leo incrociano i loro cammini, a quel punto l’esperto di effetti speciali è già passato dalla modalità “sopravvivenza” a quella “All’attacco!” infatti tutta la scena finale di irruzione della villa è un costante problema-soluzione, o meglio problema-effetto speciale collaudato nel cinema di genere che può aiutarmi per salvarmi la pelle ed essere scagionato, insomma “MacGuyverizzare” o “Rolliezzare” se preferite, tanto oggi sono in vena di neologismi.

“F/X – Effetto mortale” era uno di quei titoli che amavo trovare sui palinsesti televisivi (di solito di Italia 1), un oggettino che quando inizi a guardarlo, facilonerie comprese, diventa impossibile staccargli gli occhi di dosso, e ve lo dici uno che guarda i dietro le quinte della realizzazione degli effetti speciali per rilassarsi (storia vera).

«Quella è un’arma di scena come quelle che usate al cinema, non è vera», «Vieni a scoprirlo»

Il film di Robert Mandel era talmente in linea con i telefilm del mattino della nostra infanzia, un po’ per tutto, basta dire che Rollie era uno degli ultimi eroi legati ad un mezzo a quattro ruote (e a motore termico) come prevedeva la moda degli anni ’80, con il suo furgone con la scritta “F/X” sulla fiancata, era già pronto per un telefilm, che in effetti è arrivato, con un cast tutto ripensato tra il 1996 e il 1998 (quindi fuori tempo massimo) con F/X: The Series, in tutta onestà? Non ne conservo memoria ma vedrò di fare i compiti come faccio sempre. Ma prima! Menzione speciale: ogni tanto la Wing-woman così, per suo diletto, mi allieta canticchiando la sua versione di “Just an illusion” degli Imagination (storia vera), provate ad immaginare quale canzone si sente sui titoli di coda di questo film? Ve l’ho detto che questo titolo è roba da Bara al 100%!

Piuttosto, mi preme molto di più rinnovare l’appuntamento con Rollie, Leo e tutta la banda alla prossima settimana, perché ve lo dico fuori dai denti, il seguito di “F/X”, tra i due film è il mio preferito, ma di questo parleremo a stretto giro qui sulla Bara.

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