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Fallout (2024): né buoni né cattivi, vince chi sopravvive

Abbiamo tirato fuori dal Vault il nostro vagabondo solitario Quinto Moro, in rappresentanza di chi ha speso infinite ore giocando ai tanti capitoli della saga ludica, e questa serie un po’ la temeva e un po’ ci sperava.

Sparatorie, mostri e mutanti, frattaglie volanti e un sacco di morti ammazzati. Questo è ciò che di norma chiedo a un buon film o a un buon videogioco. Se poi c’è un’ambientazione post-apocalittica e una spruzzata di western sono anche disposto a vedermi un’intera serie tv. L’annuncio di questa serie mi lasciò freddino, perché seguiva al mezzo disastro che fu l’uscita di Fallout 76, e perché di Bethesda, beh, non è che ci si possa fidare mai troppo.

Non vi farò un pippone sulla storia dei giochi, su come e perché ne sono assuefatto da anni. Sappiate che non si tratta di un adattamento, una reinterpretazione, ma di una trasposizione non interattiva del mondo di gioco di Fallout. Questo è, nel bene e nel male. La riproduzione esatta di quel mondo di gioco, con le sue regole e dinamiche, le sue bizzarrie e i suoi concetti. No, non siete obbligati a conoscere i giochi, ma sareste come quelli che mangiano i Fonzies senza leccarsi le dita: godrete solo a metà, e chissà, potrebbe incuriosirvi tanto da volerne provare uno. Ex giocatori stanno tornando in massa a rigiocare i titoli, nuove leve, nuovi streamer. Quest’ondata di entusiasmo vorrà pur dire qualcosa.

Ma che roba è? Due parole per chi non conosce minimamente la saga. Fallout nasce come realtà alternativa del secondo dopoguerra, con l’energia nucleare al centro dell’evoluzione tecnologica mentre la società è fossilizzata nei sogni e incubi degli anni ’50, cosa che si riflette nel design e nelle musiche pre rivoluzione culturale del rock’n’roll. Lo spauracchio comunista è lì, com’era nell’isteria che portò alla lista nera di Hollywood e al maccartismo. Come nella miglior fantascienza, la critica sociale e politica è fatta per metafore, con esasperazioni e citazioni della storia reale.

Questi anni ’50 alternativi finiscono nel 2077, quando la guerra coi Rossi Comunisti (ovvero la Cina, mai citata apertamente) porta al conflitto nucleare totale. A livello di scrittura è azzeccatissimo il modo in cui l’ossessione comunista viene centellinata, mostrando come veri villain le corporazioni che hanno preso il sopravvento. Dal giorno del giudizio nasce una nuova America, una terra di frontiera con fuorilegge, pistoleri e bestie mutanti. Un nuovo west.

Walton Goggins nella posa degli eroi della Bara (Se non vedi la pistola, è perché ce l’hai ficcata in gola)

La prima sorpresa è stata l’abbondanza dei momenti splatter. Quello di Fallout è un mondo di violenza, e non era affatto scontato vederne tanta, benché patinata, stilizzata, da fumetto. Certo per i videogiocatori sarà più facile accettare cure miracolose e dita mozzate e riattaccate, mentre la sospensione dell’incredulità richiesta allo spettatore medio è tanta.

Non è una serie rivoluzionaria, né un capolavoro. La scrittura è altalenante, parte e finisce bene, con qualche inciampo nella parte centrale. Ho trovato interessanti tutti i personaggi, principali e secondari. La trama procede senza spiegoni, ed ho apprezzato l’equilibrio fra temi seri e fasi più leggere. Fallout ha un umorismo strano, sottile, a volte scemo, ma non di quel tipo grossolano e irritante da blockbuster. La serie non si prende troppo sul serio, non punta al realismo e va fiera della sua origine ludica. Se vi aspettate una rappresentazione post-apocalittica “cruda e necessaria” sulla guerra atomica siete nel posto sbagliato. Il mondo è andato in vacca, ed è diventato un gigantesco luna park di orrori e personaggi improbabili. Nei Vault sotterranei, pure le élite illuminate non sembrano schiodarsi dalle vecchie ossessioni…

200 anni nel futuro si pensa ancora che sia quella la cosa più divina.

La lore della saga è adattabile a spunti e interpretazioni sempre nuove. L’ambientazione determina tutto, plasma i personaggi, e solo dopo i personaggi plasmano il mondo, con la regressione tribale o l’attaccamento ad un sogno americano reazionario.

La serie si rifà ad archetipi già usati nei giochi, ma non a vecchi personaggi. I tre protagonisti incarnano le varie anime folli di questo mondo: Lucy è un’abitante del Vault, un’ingenua ragazza cresciuta nella bambagia di un rifugio antiatomico lontana dai pericoli della superficie e che – come da tradizione – deve allontanarsi da casa per affrontare il mondo reale. Ella Purnel ha la faccia giusta per il ruolo, tipo una Mila Kunis meno femme fatale e più ingenua. Poteva essere il personaggio che affossa la serie, invece il suo esasperante ottimismo funziona. La Purnell ci mette tutto l’entusiasmo possibile. Promossa.

Quando torni a casa dopo 200 anni e ti accorgi di aver lasciato le finestre aperte

C’è poi il soldato Maximus, apprendista della Confraternita d’Acciaio, una specie di setta militaresca (che a me è sempre stata sulle balle), i cui membri avvolti in favolose armature atomiche pattugliano le rovine a caccia di vecchie tecnologie. Aaron Moten è stato una sorpresa, sembra il figlio illegittimo di Denzel Washington. Guardate bene la scena dell’interrogatorio, somiglianza sospetta e stesse smorfie, con qualche momento di vibrante intensità (giuro, l’ho pensato al primo impatto, poi ho visto che sul web questa cosa l’han pensata tutti).

Ha un potenziale enorme, per quella sua moralità ondivaga che potrebbero farlo diventare pilastro della serie, e più di tutti si trova in equilibrio tra mondo civile e mondo selvaggio. Moten è bravo, gli sceneggiatori devono solo decidere se fare sul serio o scadere nel comic relief (come in certe scene).

Quando ti sei arruolato per l’armatura atomica ma ti ritrovi a pulire i cessi

E c’è infine il mostro, l’abominio, il ghoul, il personaggio più carismatico che porta la quota western in primo piano. Fatevi un favore e guardate la serie in lingua originale se volete godervi l’accento di Walton Goggins. Trasuda carisma e dà tutto ai suoi personaggi, dato il doppio ruolo da spietato ghoul cacciatore di taglie, e divo di Hollywood prebellico che ci accompagna alla scoperta di com’è iniziata l’apocalisse.

Goggins sguazza in ottimi dialoghi, sparatorie e momenti da badass. È il buono, il brutto e il cattivo in un solo personaggio. A differenza dei più giovani protagonisti non è alla ricerca del suo posto nel mondo, lui lo conosce bene, e rappresenta il vero spirito della Zona Contaminata.

Quando da piccolo ti prendevano il nasino ma tu non ci credevi. Ed è ora di vendicarsi.

La serie scorre bene nella prima metà, e si sviluppa su tre linee narrative che confluiscono nell’ultimo episodio. C’è la caccia al tesoro in superficie, gli intrighi per i tumulati nei Vault, la trama politica nei flashback prebellici. A lungo andare è proprio la parte nella Zona Contaminata a zoppicare, coi personaggi che vanno a zonzo da una parte all’altra con cambi di scenario spesso insensati. A livello di gestione dei tempi e degli spazi, il modo in cui si inseguono da un posto all’altro non ha senso. Poteva e doveva essere la parte più dinamica, on the road, ma risulta pasticciata, un pretesto per introdurre elementi di trama e luoghi visti nei giochi, come una lista delle cose da fare (o una lista di achievement su Steam).

Sopravvivi a ghoul, robot e trafficanti d’organi in un solo episodio. Achievement ottenuto!

Sintesi veloce di ogni episodio. NIENTE SPOILER.

1×01: Bomba! Letteralmente. La scena introduttiva è fantastica, assistiamo alla fine del mondo con un tonfo al cuore. Avanti veloce di 200 anni, introduzione dei personaggi e del nuovo disordine mondiale. Sesso, violenza, e un impatto visivo strabordante: l’estetica è quella dei titoli i Bethesda più moderni, Fallout 4 e Fallout 76.

Il primo assalto dei predoni rappresenta bene pregi e difetti della serie: tanti schizzi di sangue, ma non c’è una vera brutalità, e non si può girare una sequenza d’azione al rallentatore per 4 minuti filati. Nemmeno Zack Snyder oserebbe tanto (forse). Menzione d’onore per Michael Cristofer, l’Anziano della Confraternita che in pochi minuti tocca vette di carisma e minaccia altissime. Nel complesso un’ottima partenza.

1×02: Western! I tre protagonisti si incontrano e scontrano. Il ghoul di Walton Goggins si prende la scena con un massacro in grande stile. Altra menzione d’onore per la grinzosa Dale Dickey, che conferma l’alto tasso di talento del cast di contorno. Il suo “Fuck the Vaults” poteva essere l’epitaffio su tutto. In un universo alternativo, la Dickey spara in faccia ad Ella Purnell e vince l’Oscar.

Miglior mercante di tutti i tempi della Zona Contaminata. Alla faccia di Moira Brown [Patty la bella di giorno! Nota Cassidiana molto inteligente]

1×03: Si stabilizzano le tre storyline principali: i flashback, le avventure nella Zona Contaminata e la vita nel Vault. Si avvertono anche i primi scricchiolii nel vai e vieni dei personaggi da una parte all’altra. Menzione d’onore per Moisés Arias, il fratello sfigato di Lucy che diventerà uno dei migliori personaggi secondari.

1×04: Camminamorti! Episodio con atmosfere cupe. La sottotrama del Vault si fa più intrigante. Lucy forse inizia a imparare come funziona il mondo. Forse.

1×05: Ottima la scena dell’attraversamento del ponte. Per il resto si tira un po’ il fiato… (Nota Cassidiana: e ci sta anche, perché rispetto al ritmo medio delle serie, “Fallout” comunque corre, bene così)

1×06: … e qui ci si ferma. Episodio statico, girato interamente in interni. Interessanti i flashback ma la sezione nel Vault è tediosa. Walton Goggins ci regala un’altra breve ma intensa scena western.

1×07: L’incipit è un’aperta citazione ai western di Leone. Lucy e Maximus a zonzo sono la parte meno interessante. Le trame secondarie si infittiscono in vista del…

1×08: …gran finale! La sceneggiatura trova la quadra di tutti i percorsi narrativi. Le motivazioni dei personaggi principali e secondari vengono esposte o rimesse in discussione. Battaglia con morti ammazzati, ottimi effetti visivi, sale il tasso emotivo. Cliffhangerone finale che coinvolge tutti i personaggi ma soddisfa nelle rivelazioni e nel percorso fatto sin qui.

Responso finale.

L’amore per i dettagli trasuda da ogni inquadratura. Ogni singolo oggetto di scena è stato riprodotto dal gioco, ogni costume, suono, canzone, ogni singolo pezzo di mobilio. Persino la fotografia è fatta per somigliare a quella di Fallout 4. Oh, alcuni scenari allestiti meno bene si notano, e l’effetto “finta monnezza” risalta a un occhio attento.

La quantità di easter eggs è fuori scala, ma non mi sento di criticare perché non inficiano il racconto e ciascuno è inserito nel contesto. Se dovessi elencarli tutti starei qui sino alla fine del mondo, e me ne perderei qualcuno. Ne trovate una lista basilare QUI ma vi garantisco che ce ne sono tanti altri. Quello meno evidente è l’anno stesso di uscita di questa serie: il 2024, Anno Domini del film che ispirò i giochi, ovvero A boy and his dog – Apocalypse 2024 del 1975, citato anche nella filmografia fittizia di Cooper, il personaggio di Walton Goggins (nell’ep. 1×06). Potete – dovete! – recuperarlo su Youtube, sia in italiano che in lingua originale. È uno di quei filmoni di fantascienza anni ’70 che hanno plasmato il concetto stesso di post apocalittico, che non fa prigionieri e oggi non verrebbe mai prodotto, di certo non con quel finale cattivissimo e memorabile. In Italia ha avuto il zuccheroso titolo “Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici”, che spero abbia ingannato un sacco di bimbi e genitori.

Fallout ama i cani e i cani amano Fallout. Il cane Dogmeat, compagno di chiunque abbia attraversato la Zona Contaminata non poteva mancare nella serie. E Dogmeat è il nomignolo con cui il protagonista di “A boy and his dog”, un vagabondo solitario, apostrofava il fido compare nella prima scena. Sempre da quel film viene l’idea dei Vault sotterranei in cui sopravvive una società americana distopica, reazionaria, dittatoriale.

È proprio come nei giochi, il tuo cane ti dà una mano.

Che dire, complimenti alla produzione e a Bethesda che ama le sue saghe, Fallout più di tutte. I soldoni di Amazon hanno garantito lo sforzo produttivo, 150 milioni di tappi di Coca Nuka Cola ben spesi. Gli effetti visivi sono ottimi, la CGI non è pezzente né usata a sproposito come temevo, anzi c’è abbondante uso di effetti artigianali.

Difficile mantenere uno sguardo distaccato e oggettivo per chi, come me, ha trascorso negli anni decine di ore nel decadente mondo di Fallout, assorbendone i dettagli, la logica, le sfumature, i concetti. Avrei solo voluto che la serie fosse autoconclusiva e il confronto finale tra i personaggi più risolutivo.

Nota Cassidiana non richiesta (e rafforzativa): la serie è stata curata per il piccolo schermo da Jonathan Nolan e Lisa Joy, sposati nella vita. Considerando il tema, vi immaginate le cene di Natale a casa Nolan? Parleranno solo di megatoni, radiazioni e via dicendo. Ma una serie con Walton “Più grande attore del piccolo schermo” Goggins, che nei primi sette minuti della prima puntata si gioca sette esplosioni nucleari, non può essere così male, no?

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  1. Adesso che l’ho vista (ma non ho mai giocato nessuno dei videogiochi) potrei dire qualcosa anche io, ma la verità è che mi trovo d’accordo al 100% con Il Quinto Elemento: funziona (anche per chi non conosce i videogiochi, ma forse allora ho goduto solo a metà!), bravi gli attori, ben fatti i personaggi. Anche io ogni tanto mi sono domandata dove stessero andando e perchè nella Zona Contaminata, c’è stato un po’ di girovagare a casaccio negli episodi centrali, di sicuro, ma il resto mi è piaciuto. Anche io avrei preferito vedere una conclusione della serie. L’ho guardata in italiano perchè ero in compagnia, ma ora corro a vedermi almeno qualche pezzo in lingua originale, grazie!

    • Vai perché Walton qui ci dà dentro e merita 😉 Cheers

  2. (>Quinto Moro) Dunque…il discorso di Walter l’avevo inteso più come relativo ad una questione di semplice “recitazione facciale”, nel senso che il make-up avrebbe probabilmente interferito con l’espressività dell’attore. Il fatto è che le fiale sono inserite in questa serie, ma non sono mai comparse: oltretutto, un video di un canale mi ha fatto comprendere come Walter chieda, per la vendita di Lucy ai due trafficanti di organi, una scorta di due mesi di fiale, dando quasi ad intendere che ne abbia bisogno a breve distanza tra una dose e l’altra…senza contare che suona strano pensare che nelle diverse località che abbiamo visitato nei titoli di Fallout, i ghoul abbiano tutti accesso a tali fiale (o simili).

    Per quel che riguarda la Vault Tec…non ho dubbi che avrebbe potuto scatenare la guerra, voglio dire, conoscendo gli esperimenti, pienamente autorizzati, che conduceva sugli abitanti di molti vault…il fatto è che ci sono diverse incongruenze logiche, SE manterranno quest’idea: prima di tutto, molti vault nei giochi risultano incompleti (a prescindere dal fatto che non sarebbero bastati); secondariamente, chi avrebbe assicurato all’azienda che solo loro avrebbero guidato il futuro corso dell’umanità? L’Enclave, per quanto potente, non è una forza così estesa da occupare tutti gli usa.

    Inoltre, suona assurdo che Barb, la moglie di Cooper, sapendo quando avrebbero fatto detonare le bombe, permetta alla figlia di andare ad una festa di compleanno.

    Sottolineo che non sono polemico nei tuoi confronti, Moro. Ci mancherebbe! Solo che trovo che la serie sia buona, molto buona, ma abbia buttato esche che potrebbero non trovare risposte soddisfacenti.

  3. (>Toshiro) Su ciò che non ti convince molto sarà spiegato nella seconda stagione, o almeno credo.
    Ti rispondo sui ghoul. Il make-up di Cooper/Goggins è sensato proprio per la storia delle fiale. Considerato che ogni altro ghoul visto è molto più zombesco, il fatto che la sua pelle sia così liscia è coerente col fatto che sia il ghoul che se la passa meglio di tutti.
    Quanto alle fiale, possono tranquillamente essere un’invenzione limitata a una zona ridotta della California. Ogni gioco di Fallout è regionalizzato, ed ha le sue unicità in termini di bestiario, oggetti, fazioni. Bethesda è stata sempre molto furba da questo punto di vista, raccontando zone ed epoche diverse del dopoguerra nei vari giochi, ciò ha sempre permesso di aggiungere delle novità senza snaturare il contesto.

    Il fatto che non abbiano accennato esplicitamente alla guerra con la Cina credo sia proprio per evitare le polemiche. Riguardo al possibile complotto su chi ha sganciato la bomba, la Vaul-Tec è sufficientemente machiavellica da rendere possibile qualsiasi ipotesi (peraltro non ancora confermata), e di House e New Vegas sappiamo troppo poco per giudicare.

  4. Vista.
    Premetto che l’ho apprezzata, pur non essendo un giocatore di vecchia data (ho potuto gustarmi “solo” i titoli bethesda, dal 3 in poi): sugli aspetti positivi, segnalo prima di tutto l’interpretazione del cast, specialmente Lucy e il Ghoul, ma anche il fratello di Lucy mi ha convinto. Il resto dei personaggi svolge bene il suo ruolo, sebbene il loro tempo su schermo sia limitato.

    Secondariamente, è degna di encomio l’attenzione per i dettagli: i prodotto prebellici, i vestiti del vault, i vault stessi, le armi e le armatura (sia atomiche, che non) sono estrapolati direttamente dai giochi (specialmente il 4, ma ho notato alcuni riferimenti al 3), con l’unica eccezione nelle divise dei ranger della Rnc indossate da padre e figlio…ma posso giustificarne la resa non proprio eccelsa con la scusa di un deterioramente.

    A tal proposito, fedeltà incredibile nella scelta delle musiche che intervallano gli episodi e non c’è un uso macchiettistico delle ambientazioni, di cui ho apprezzato che vi fossero molte riprese in esterno e dentro set, con un uso del green screen piuttosto limitato, specie considerando quale sarebbe stata l’ambientazione.

    Sugli aspetti che non ho apprezzato, ci sono alcune incongruenze (possibili, perché siamo appena alla prima stagione) per quel che riguarda lo scoppio della guerra e i ghoul: suona molto strano che fosse la vault-tec a voler scatenare la guerra, non perché tenesse ai cittadini americani, ovvio. Ma, banalmente, chi assicurava all’azienda che in superficie tutti sarebbero morti? Su chi avrebbe contato? Sull’Enclave? Anche la figura di House non mi convince: il dialogo con il corriere in New Vegas fa pensare ad una sua adesione solo di facciata all’alleanza con la vault-tec, ma che segretamente stesse preparandosi allo scoppio della guerra da decenni…e difatti, è così, dato che il magnate aveva calcolato che il conflitto sarebbe avvenuto, semplicemente non sapeba quando. La presenza di House, poi, getta ombre anche sull’urgenza di recuperare il platinum chip durante il conflitto…perché darsi pena, se fosse stato parte del complotto?

    Veniamo ai ghoul…apprezzabile tutto il discorso sulla regressione a ferali, ma non convincente il modo in cui viene esposto. Soprattutto il discorso delle fiale: innanzitutto, in nessun capitolo (nemmeno di quelli recenti) è stato mai detto che i ghoul ne avessero bisogno per non impazzire, anche perché ciò richiederebbe qualcuno che produce e distribuisce le fiale, considerando anche come ne siano a conoscenza altri ghoul, a parte Walter.
    Secondariamente, il make-up mi ha convinto a metà: il ghoul ex-amico di Walter mi ha convinto, così come il ghoul che si vede all’Osservatorio, ma Walter no…dato che assomiglia poco ad un ghoul, e molto più ad uno degli sfregiati del dlc Lonesome Road.

    Parlando poi della RNC…mi risulta poco sensato che la fine di Shady Sands (che sarebbe la capitale di tale stato) abbia segnato la dissoluzione dell’apparato governativo, considerato come fosse esteso su tutta la California…e parlando di potenze militari, dove si trova la base dell’Enclave vista ad inizio serie?

    Più in generale, molte cose vengono date per scontate nella prima stagione e, mentre viene fatto un buon lavoro per spiegare cosa siano i vault e il contesto in cui si ritrova Lucy una volta emersa in superficie, di contro se uno spettatore casuale non sa qualcosa della lore, rischia di trovarsi disorientato….tanto per dirne una, perché New Vegas si ritrova in uno stato che sembra di abbandono? Perché gli Usa sono arrivati a combattere in Alaska contro una fantomatica fazione di “rossi”? (A tal proposito, possibile che la responsabilità in parte della Cina sia stata censurata per evitare polemiche nel paese asiatico?)…insomma, in definitiva la promuovo, ma ho più di qualche riserva.

    P.S. Ciao, Cassidy! Sono contento che tu sia riucito a riaprire il blog!

    • Ciao Toshiro grazie e bentornato sulla Bara! 😉 Cheers

  5. Appena ne avrò la possibilità inizierò a giocare al 4. Solo per il fatto di essere giocato assiduamente da Carpenter ( e da lui locato ) è un must.

  6. (>Daniele Brovida) Avete il mio salvacondotto, in quanto drogato della saga. Il mondo di Fallout è un mondo di codici morali, credo sia una delle chiavi del suo successo (oltre a poter rigiocare tutto facendo scelte diverse).
    Mi ha stupito positivamente come nella serie siano resi molto bene i limiti dei codici morali dei personaggi, nessun buono è mai del tutto buono (a parte Lucy). Caspita se abbiamo bisogno di personaggi non monolitici e non monocromatici.

  7. Bro (gamer) fist a te, caro Nathan, mi sa che se continuiamo così prima o poi Cass e il Quinto o il Quinto Cass, che suona meglio, ci bannano!!
    Ottimo esempio e giusta spiegazione del perché effettivamente con un personaggio “fatto e finito” siamo più portati ad adeguarci al suo comportamento e alle sue scelte morali, mentre in Fallout si parte, letteralmente, da un personaggio appena nato, ancora da costruire e sviluppare, quindi, almeno per quanto mi riguarda, cerco di proporre la versione migliore di me, in quanto quella reale non è esente da molti difetti. Effettivamente l’idea di rifarsi a degli archetipi è ottima ma so già che prima o poi manderei tutto alla malora per seguire il mio codice morale… Ciao

  8. @Daniele: eh, sì: decisamente! bro-gamer-fist ||||

    Inizialmente pensavo che avrei giocato Fallout 4 upgradato per ps5 come “preparazione” alla serie tv, ma i continui rimandi ormai hanno portato ad essere un prolungamento dell’esperienza della serie XD

    Per quanto riguarda le scelte di gioco, avendo io anche un lungo passato da giocatore di ruolo, in realtà non mi sono mai approcciato con lo spirito del “cosa farei in realtà”, ma cerco di definire un archetipo all’inizio del gioco (specie quando si può creare il personaggio, ma non necessariamente solo lì) e poi provo ad attenermi in maniera coerente a quella premessa. Il che però non preclude la possibilità che eventi decisivi nel corso del gioco non possano modificare tale premessa e quindi poi portare a proseguire il gioco rimanendo coerenti all’evoluzione “sperimentata”.
    Un esempio di questo è stato Red Dead Redemption 2: il protagonista giocabile non è customizzabile, ma le scelte morali, così come i modi di affrontare le varie situazioni e missioni invece sì; siccome la premessa del gioco prevede che tu sia una canaglia, un fuorilegge in una banda di fuorilegge che hanno poco dei Robin Hood e molto dei paria che non trovano posto nella nuova società via via più stanziale e meno nomade (semplificando civilizzata), mi pareva veramente fuori personaggio comportarsi da buon samaritano, da anima pia e quant’altro, quindi ho deciso che lo avrei giocato in linea con il farabutto che era e doveva essere.
    Ho letteralmente giocato tutto il gioco con il massimo livello di taglia possibile in ogni atto e con le pattuglie di cacciatori di taglie che ogni 5 minuti venivano a darmi la caccia (cosa che però doveva essere così da premessa: perché il gruppo del protagonista ha una taglia sulla loro testa!); se un png veniva a rompere le scatole (cosa che penso fossero programmati per fare, perché certe volte bastava camminare per strada perché qualcuno venisse ad importunarti e/o a fare a cazzotti), arthur gli sparava in faza prima ancora che si fosse messo in guardia.
    Poi però nel penultimo atto avviene una cosa inaspettata e molto impattante nella sua vita che inizia con uno svenimento. Da dopo di quel momento ho deciso che sarebbe stato narrativamente significativo un suo cambio di disposizione d’animo, quasi fosse un novello Saulo, e da lì in poi le scelte morali hanno teso sempre verso il buono.

    Non appena inizierò Fallout 4 quindi cercherò di capire che tipo di personaggio impostare e poi cercherò di svilupparlo nel corso della storia.
    Ti farò sapere!

  9. @Quinto Moro: beh, come ambientazione ha ben poco a che vedere CP2077 con Fallout, a parte forse una certa somiglianza tra le Badlands (le zone desertiche attorno a Night City) con le Wasteland.
    Di base CP2077 è il seguito/collegamento videoludico con la 4a edizione del gdr Cyberpunk (la cui edizione più famosa e nota è la seconda: Cyberpunk 2020), ovvero ambientazione che trae le sue radici da Neuromante e Blade Runner.

    Tuttavia uno degli elementi fondamentali che avanzano la storia da Cyberpunk 2020 a Cyberpunk RED (4a edizione del gdr) e CP2077 è proprio la deflagrazione di un’atomica tattica nel centro di Night City.

    Quindi l’accoppiata tra connotazione “atomica” del motore dell’azione (quell’evento, chiamato l’Arasaka Bombing, ha un profondo impatto sulla storia del gioco, anche se sono passati diversi anni) e coincidenza della data mi lascia perplesso che non sia voluta, tuttavia magari si tratta solo di un easter egg.
    Per appunto conosco troppo poco Fallout per poi essere in grado di capircene di più.

  10. Thanks verimaccio.
    Ci speravo.
    Me l’aveva gia’ segnalata l’amico Daniele, e io stesso la tenevo d’occhio.
    Forse non sono un fan accanito, ma “Fallout 3” mi e’ rimasto nel cuore.
    Alla prima occasione me la vedo. Garantito.
    Stupisce per l’alta qualita’, soprattutto.
    Ok, oggi come oggi e’ pur vero che a momenti non badano a spese piu’ per le serie che per un film, ma…lasciatemi dire che sorprende, la cosa.
    E non poco.
    Aggiudicato.

  11. @Nathan. Noi (video)giocatori ci fiutiamo e riconosciamo (ne avevamo parlato anche su queste bare), infatti abbiamo scritto entrambi dell’aggiornamento di Fallout…
    Per quanto riguarda il gioco ho amato il terzo, che è anche quello che me lo ha fatto scoprire, ho apprezzato il quarto ma quello che è rimasto nel mio cuore è New Vegas, per questo quando nel finale appare con i suoi edifici più iconici mi è andato in fibrillazione il cuoricino, nello specifico a immaginare come potrebbero adattare alla serie i contenuti di quell’episodio videoludico che rimane quello scritto meglio e dove le scelte morali pesano maggiormente.
    Quindi bravi loro che hanno saputo creare con intelligenza una sana aspettativa per le vicende a venire, integrandole con la narrazione della prima stagione. Inoltre anche l’estetica di New Vegas si discosta molto dal mondo post-apocalittico rappresentato negli altri contesti, quindi anche questa sfida di rivela di sicuro interesse.
    Tornando al discorso “da gamer”, l’unico problema di questi giochi è che richiedono tanto tempo e dedizione. Occorre esplorare tanto e anche procedere per tentativi per trovare le soluzioni corrette, che non sono però mai univoche e in questo sta anche la bellezza di queste avventure: il fatto che situazioni simili si possono affrontare in modi differenti… Anche se poi uno è naturalmente portato a comportarsi come farebbe nella realtà (almeno per quanto mi riguarda), quindi agire da “balordo” mi risulta sempre difficile… Ci aggiorniamo dopo il 25 aprile!! Ciao

  12. (>Nathan) Secondo me la serie funziona proprio perché non ha un solo target: sia i giocatori occasionali che i più appassionati riconosceranno le centinaia di citazioni, e non si trovano con un prodotto semplificato e snaturato per il pubblico generalista; i profani assoluti vedranno una serie fruibile, con molti elementi originali, ma nessuno che lo renda incomprensibile.

    Cyberpunk 2077 non l’ho giocato ma ho visto abbastanza da pensare che sia puramente scelta di marketing, è più un’evoluzione del mondo di Deus Ex, con cui potrebbe tranquillamente condividere l’universo narrativo. Come immaginario urbano sporco e cattivo replica quello del cinema di fine anni ’70, mentre Fallout ha poco o niente a che fare col genere cyberpunk, nasce dal western e dallo spauracchio atomico.

  13. (>Daniele Brovida) Il fratello di Lucy è una delle cose migliori della serie, Moisés Arias lavora di fino e anche la sceneggiatura ha avuto al decenza di non trasformarlo nel classico nerd che diventa comic relief. Bello anche come i due fratelli, dentro e fuori dal Vault, scoprano gli intrighi del passato ed entrambi crescono di episodio in episodio.

  14. (>Il Moro) La serie ha un buon finale, non è un cliffhanger esagerato, diciamo che io avrei preferito qualcosa di ancor più risolutivo. Una parte della storyline è chiusa, ha raccontato ciò che doveva.
    Fallout non è roba da giocare su Android, a parte il giochino Fallout Shelter, un gestionale sui Vault abbastanza caruccio.

    La natura di Fallout è proprio il vagabondare per la mappa, non a caso ogni protagonista è noto come “vagabondo solitario”, anche se poi solitario non è.
    La serie merita, fidati.

  15. Bravissimo Quinto, hai praticamente scritto tutto ciò che è questa serie, nel bene e nel male, cogliendo anche degli spunti che mi trovano assolutamente d’accordo.
    Sicuramente per chi (come me) ha giocato ai videogiochi ha un valore aggiunto.
    Infatti non nascondo il fatto che, potere dei forti sconti usciti chirurgicamente in contemporanea alla messa in onda, mi sono ricomprato Fallout 4 (che avevo venduto anni fa dopo averlo giocato per più di 150 ore) per rigiocarlo con mio figlio in seguito alla visione di questa nuova trasposizione, quindi Bethesda e Amazon sono comunque riusciti nel loro intento di far ri-appassionare i fan che si erano allontanati dal franchise (voglio anche ricordare che il 25 aprile ci sarà anche un corposo aggiornamento per PC e console proprio di Fallout 4, previsto per migliorare grafica, ottimizzare alcune missioni e introdurne anche un paio di nuove, diciamo che il mio acquisto è anche giustificato da questi contenuti che saranno gratuiti per tutti i possessori del titolo).
    Per quanto riguarda i personaggi su Maximus ho anche io fatto qualche ricerca perché mi ricordava troppo il (primo) Denzel Washington, penso si sia ispirato molto a lui come recitazione e gli somiglia parecchiotto per usare un eufemismo!
    Lucy è la classica gnocca che buca lo schermo ma senza esagerare che parte come la bionda (tinta!) un pò scemotta, poi impara sulla sua pelle e migliora sempre di più le sue statistiche S.P.E.C.I.A.L. ad ogni episodio.
    Il fratello di Lucy è veramente una scoperta: parte come il personaggio sfigato per poi assurgere a uno dei principali, facendo prevalere la materia grigia sulla componente fisica, cosa che non è affatto un male, anzi è giusto, a mio avviso, che finalmente sia dato il giusto spazio al personaggio intelligente che non fa sfoggio della forza bruta, ma anzi la evita.
    Su Walton Goggins sfondi una porta aperta. Sono uno dei suo fan, per me è e rimane il miglior attore del piccolo schermo. Riesce a ricoprire qualsiasi parte con grande naturalezza e alla fine è talmente carismatico che anche se propende dalla parte dei villain, non puoi fare a meno di affezionarti (con in più la questione in sospeso di cosa sia capitato alla figlia)… Poi le scene d’azione con lui sono girate benissimo, la padronanza con il fucile a canne mozze lo fa entrare nella leggenda (western).
    Spiace solo per Michael Emerson a cui sono affezionato da Person of Interest e che compaia molto meno del previsto…
    Non vedo l’ora di vedere la seconda serie, annunciata da poche ore…
    Buon martes

  16. @Il Moro: la stagione 1 ha un proprio finale, nel senso che le trame smosse in essa giungono al pettine e trovano una risoluzione, quindi c’è un senso di compiutezza e le cose non vengono lasciate in sospeso.
    Solo che le risoluzioni portano a nuovi “driver narrativi” per i personaggi, i quali seguendo queste nuove urgenze avranno nel loro futuro altro da fare.
    Se la serie non fosse stata rinnovata però non sarebbe sembrata monca, ma solo con un finale che si chiude e poi si riapre.

    Il cliffhanger lo percepiscono di più i gamer, perché nella scena post-credit si vede un luogo che per loro ha un significato enorme (e da quello che ho capito anche controverso), mentre per gli spettatori normali è solo un’immagine pittoresca che prefigura una meta per l’errare della seconda stagione.
    Il che paradossalmente fornisce ancora più compiutezza al finale, perché la domanda “e adesso dove andranno?” trova invece già risposta.

  17. Premetto che sono un videogiocatore di lunga data e con centinaia (letteralmente) di tacche sulla mia cintura virtuale, ma non ho mai giocato ad un Fallout anche se li ho visti passare da lontano tutti.
    In casa Corso abbiamo amici che ne sono appassionati, quindi certi concetti non immediatamente espliciti od oggetto di spiegoni ci erano comunque noti, ma non tutta la lore e nenneno tutte le dinamiche.
    Quindi ho seguito la serie da “profano informato” e penso che bene o male il target fossero proprio più i profani che non i gamer, o meglio i gamer ancora profani di fallout (ciò il segmento di spettatori più facile poi da coinvolgere nell’avvicinarsi ai giochi).
    Dico questo perché la stanca dell’episodio 1×06 io non l’ho provata, anzi non sapendo nulla delle dinamiche dei vault che si vedono nei vg e non avendo la serie ancora svelato il segreto dei vault o cosa nascondesse il vault 31, per me l’episodio 1×06 è stato quello più carico di tensione: tutta generata dalla dicotomia iniziale del loro comportamento benevolo e disposto all’aiuto e la scritta inquadrata sulla stanza di quarantena “test subjects”.
    La serie cambia sì tono, ma si fa affilata come un rasoio dopo essere stata esplosiva.

    Per il resto comunque la serie l’aspettavo con una certa impazienza: il trailer e la presenza di goggins (visto infatti in originale) me l’avevano venduta già lo scorso autunno.
    Ho iniziata a vederla la sera dell’uscita (anche se un nostro conoscente ha guardato il primo episodio alle 3:01 del giorno di uscita XD) e pensavo di distribuirla nei giorni seguenti: sono durato 2 episodi, poi al terzo è partita la maratona fino all’ottavo.
    L’esperienza di visione complessiva la si può riassumere con il commento che scrissi quell’11 aprile alla “cricca” di gamer con cui condivido impressioni e suggerimenti per giochi vecchi e nuovi:
    “Sto guardando la prima puntata di fallout: ho visto solo il cold open… da brividi lungo la schiena”.

    L’impatto di quei primi 10 minuti resta enorme, ma di situazioni da togliere il fiato ce ne sono state fortunatamente anche altre.

    Adesso aspetto che Bethesda rilasci la tanto attesa patch/upgrade di fallout 4 per ps5 (dopo molteplici reinvii dovrebbe essere prevista per il 25 aprile), così da iniziare a giocarlo anch’io.

    Infine una domanda da gamer per Quinto Moro, di cui non ne ho trovato traccia sul web:
    Ora io non sapevo che il 2077 fosse l’anno della nuclearizzazione degli stati uniti in fallout, ma sicuramente questa informazione di lore risale a diversi anni fa (forse già nel primo capitolo?); mi stupisco dunque di non aver mai trovato un collegamento fatto tra fallout e cyberpunk da quando rivelarono il nome completo del vg (mi pare solo nel 2019, dopo svariati anni di sviluppo)… in generale quindi è un caso che cyberpunk 2077 si chiami così, oppure è un omaggio diretto come “a boy and his dog” lo fu per fallout?

  18. Ho un vago ricordo di aver giocato a uno dei primi giochi della saga, con la grafica isometrica, ma credo proprio di non averlo mai finito. Sono quei giochi dispersivi dove passi ore a correre dietro a missioncine secondarie, e se già all’epoca mi ero stancato figuriamoci oggi. Ci fosse un modo per giocarci su android, magari, ma su PC non ci provo nemmeno.
    Della serie se ne parla talmente bene che ho voglia di vederla, d’altronde anche Arcane mi era piaciuta un sacco e del gioco da cui era tratta non conoscevo nemmeno l’esistenza. Ma ha un finale o è tutto un grosso cliffhanger per la prossima stagione?

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