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Fargo – Stagione 2: This is a true story (più o meno)

Arrivo un po’
in ritardo a commentare questa seconda stagione, ma sono contento di essere
riuscito (un po’ a fatica lo ammetto) a vederla, perché il risultato finale
supera di un paio di lunghezze la prima stagione, ma anche altre serie tv, forse
più blasonate.

Avevo
apprezzato la prima stagione della serie creata da Noah Hawley, ma senza unirmi
ai cori di giubilo a cui ho assistito, per descrivere cosa pensavo della prima
stagione ho utilizzato quel simpatico modo di dire Yankee (evidentemente non
amanti dei gatti) che recita: “There is more than a way to skin a cat”. La serie
tv mi sembrava un altro modo per fare la pelle al micio, rispetto al film
omonimo dei fratelli Coen che ritengo ancora superiore. Una volta mostrata la
via (nella neve) Noah Hawley non ha dovuto fare altro che seguirla, il
risultato è stata una bella stagione, con un notevole e vistoso calo nella
parte centrale, che in soldoni era solo un altro modo per fare la pelle al
gattone, recitato magnificamente da Martino Uomolibero e Billy Bob Thornton, ma
ancora troppo legato allo schema originale creato dai Coen.
Nella seconda
stagione, invece, Noah Hawley porta la sua storia in altri lidi, pur dimostrando
di aver assimilato la lezione dei fratelli del Minnesota, che restano il punto
di riferimento, per il cinismo, gli ammazzamenti brutali, l’umorismo nero, il
caos che domina le vite dei protagonisti e… Gli UFO. Cercherò di restare sul
vago, ma vi avviso per correttezza, da qui in poi possibili avvistamenti di
oggetti volanti non identificati anche noti come: SPOILER!



“Signora, ho fatto un etto e mezzo, che faccio? Lascio?”.
In questa
seconda stagione, “Fargo” passa dall’essere una serie focalizzata su Lester e Lorne
Malvo, a qualcosa di più corale, a mio avviso, riesce a piazzare un paio di
coppini a mano aperta sulla nuca di una delle sue dirette rivali, ovvero True Detective (AKA Detectiveri), la cui
prima stagione era una gioia, ma molto legata ad un protagonista (facciamo due
via) già destinato ad andare via. Il risultato è che a parità di storia corale
con più personaggi, Fargo 2, batte True Detective 2, a mio avviso nemmeno di
poco.
Ambientare la
storia nel 1979 può sembrare un vezzo per darsi un tono, in realtà è un’idea
brillante che paga sempre più dividenti con lo scorrere (lento) degli episodi,
l’America di fine anni ’70 era un posto dove il fantasma della Guerra in
Vietnam e della questione Indiana erano ancora vivi, così come le lotte per
l’emancipazione femminile, un periodo storico che ha rappresentato una totale
rottura con quel paradiso di casa-con-recinto-bianco che erano gli anni ’50.
Ogni personaggio di questa serie, a suo modo rappresenta questo cambiamento,
infatti i tre personaggi più riusciti risultano essere il poliziotto senza
macchia e senza paura Lou Solverson (Un bravissimo Patrizio Pallone che ultimamente non sbaglia un colpo), la Signora Peggy
Blumquist con i suoi sogni di gloria (Kirsten Dunst bravissima) e l’indiano Ohanzee,
a mio avviso il vero protagonista della serie.



“F.P.D. mani in alto! Se ti muovi ti freddo…”.
Ho trovato
molto significativo il fatto che il portatore della speranza in un’epoca così
difficile, sia rappresentato dal lanciatissimo Governatore Ronald
Reagan, ora, proviamo a pensare al protagonista di “I pascoli dell’Odio” solo
come un personaggio di questa serie e non il (controverso) presidente degli
Stati Uniti che tutti conosciamo (anche solo dai libri di storia). Colui che qui rappresenta la speranza per un futuro migliore è un attoruncolo
che non solo non ricorda le trame dei film a cui ha partecipato, ma pretende di
paragonare le sue esperienze militari fasulle da attore, alle vere esperienze
dei reduci. Un affabulatore, bravissimo a sorridere, stringere mani e fare
discorsi commoventi, ma pur sempre un venditore di fumo e in questo ci vedo
molto del cinismo tipico dei Coen. Il colpo di genio è far interpretare il
personaggio a Bruce “The King” Campbell, che da Re dei B-Movie, con quella sua
faccia di gomma, non può che essere la scelta migliore per un personaggio del
genere, se non fosse già un mito, il 2015 è stato sicuramente un grande anno
per Bruce, tra la sua ottima prova qui e la favolosa Ash vs. Evil Dead… Se potessi votare, io vorrei Bruce Campbell come
presidente degli Stati Uniti!



“I am Bruce ‘the King’ Campbell and i approve this message”.
Le apparizioni
degli UFO possono sembrare uno strano vezzo di sceneggiatura, l’interpretazione
che gli ho dato io è la rappresentazione della casualità che irrompe nella vita
dei protagonisti, proprio come Malvo che arriva a sconvolgere la vita di Lester
(trovando terreno fertile per altro), i dischi volanti portano lo scompiglio,
Rye si distrae a guardarne uno in volo nel cielo e viene stirato dalla
macchina di Peggy, facendo cadere la prima tessera del Domino che metterà in
moto tutti gli eventi successivi. Inoltre, sono una delle tante citazioni fatte
da Noah Hawley alla filmografia dei Fratelli Coen, se ci pensate anche il
barbiere di “L’Uomo che non c’era” vedeva dischi volanti ad ogni piè sospinto e
le citazioni ai fratelli del Minnesota non si limitano a questo, tenete le
orecchie dritte, tra le canzoni che si sentono lungo tutta la seconda stagione,
non è inusuale sentire gli stessi pezzi di Rock classico che ascoltava il
Drugo/Dude Lebowski, ma la citazione musicale più azzeccata è una versione
swing di “The man of constant sorrow” il pezzo che George Clooney cantava (in
playback) in “Fratello, dove sei?”.
Proprio Peggy
risulta uno dei personaggi più riusciti della stagione, la biondina svampita
interpretata alla grande da Kirsten Dunst, bellissima fasciata in abiti anni
’70, bisogna solo superare lo shock di vederla così invecchiata di colpo, ma
come dice la mia amica Witch (non so se sta leggendo, nel dubbio, ciao
Cristina!) queste bionde diafane sfioriscono in fretta come contadine russe
piegate dall’arrivo dell’inverno… Lei l’aveva detta meglio, ma il senso è
quello.



Beh però è sempre un bel guardare dai…
In un film di
cagnacci Alfa, la svampita che colleziona riviste a fa grandi sogni (in
piccolo) alla fine è l’unica che riesce a tener testa a tutti, aiuta avere come
marito Ed il macellaio che fa tutto il lavoro sporco, a proposito di sfiorire Jesse
Plemons dovrebbe darci un taglio con le ciambelle, ormai sembra Homer Simpson,
ma resta comunque un attore molto efficace.
La famiglia
mafiosa dei Gerhardt e l’ordinato Mike Milligan, sono gli antagonisti a cui si
oppone quel tocco di granito dello sceriffo Lou Solverson, Patrick Wilson (aka
Patrizio Pallone) è bravissimo a rendere un personaggio in odore di film
Western, durissimo e autoritario sul lavoro, quanto tenero e protettivo a casa
con la moglie Betsy (malata di cancro) e la figlia Molly. Per altro ho trovato
curioso il fatto che a fare la parte della madre (per altro gravemente malata)
il casting abbia scelto Cristin Milioti, l’attrice che faceva la parte della
madre in… “How i met your mother”, non so perché, ma sento odore di grande
scherzone!
Quello che,
secondo me, è il grosso difetto di “Fargo” è il fatto che gli episodi centrali
risultino un po’ troppo inconcludenti e spesso facciano da zavorra, questo
problema era molto più accentuato nella prima stagione, ma anche nella secondo
si nota, infatti ammetto candidamente di aver fatto un po’ di fatica a seguire
la trama nella parte centrale, anche perché in alcuni momenti la storia sembra
sempre che cerchi scientificamente di evitare scene spettacolari, rimandando lo
scontro. A metà stagione lo sceriffo Patrizio Pallone si trova a dover gestire
un assedio alla sua stazione di polizia, da spettatore ho iniziato a pregare il
Dio dei film invocando un bel Distretto13 – Le Brigate della morte, o Un Dollaro d’onore, invece ciccia, ma per fortuna, il tanto agognato massacro
arriva e allora vale la pena aspettare, il penultimo episodio della stagione
(2×09 – The Castle) da questo punto di vista regala grandi gioie.



“Da bambino giocavo agli indiani, ora mi tocca fare lo sceriffo”.
A proposito di
episodi finali, impossibile non parlare di quello che conclude la seconda
stagione, il titolo geniale (2×10 – Palindrome) sottolinea l’andamento della
stagione, l’episodio mette i puntini sulle “i”, chiarendo quello che si
sospettava fin dalla prima puntata, ovvero che il vecchio sceriffo che parlava
del massacro di Sioux Falls, interpretato nella prima stagione da Keith
Carradine, altri non è che lo stesso Lou che qui ha il volto (giovane) di
Patrick Wilson e non è l’unico personaggio che unisce le due stagioni, ma vi ho
già detto troppo, vi lascio scoprire gli altri (clamorosi) colpi di scena.
Inutile
girarci attorno: se il personaggio più figo della prima stagione era Lorne
Malvo, qui quello di cui tutti ora vogliamo l’action figures sulla scrivania è Ohanzee.
L’indiano è l’incaricato per questa stagione di falciare personaggi in modo
veloce e sanguinario, raccogliendo il testimone da Malvo e idealmente anche dall’
Anton Chigurh di “Non è un paese per vecchi”. Il reduce del Vietnam che oltre
ad avere le difficoltà di doversi ricostruire una vita dopo gli orrori visti in
guerra, è doppiamente osteggiato dal suo Paese: prima per aver
combattuto in una guerra ingiusta (e persa dagli Stati Uniti) che tutti
vorrebbero dimenticare, poi per il fatto di essere un Indiano, ovvero il
primo grande massacro della storia delle grandi opportunità per tutti, tranne
per gli unici veri Americani, quelli chiusi nelle riserve.



Più Americano della torta di mele e del secondo emendamento.
Avere un
Indiano d’America tra i protagonisti della vicenda, non fa che sottolineare
ancora una volta la natura Western di “Fargo”, ma in parecchi momenti, vuoi per
la faccenda del veterano, vuoi per il look, Ohanzee mi ha ricordato molto
Rambo, sarà per la giacca verde non so.

“Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure. Lasciami stare, lasciami stare” (Cit.)
Prima che gli
alieni ci rapiscano tutti, voi non perdete tempo e correte a recuperare questa
stagione di “Fargo”, che se non fosse per una certa pesantezza negli episodio
centrali, mi farebbe davvero gridare al miracolo, in ogni caso, se come me
volevate riprendervi dalla seconda stagione di Detectiveri, ora sapete cosa guardare. 
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