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Fast & Furious 8 (2017): la famiglia è il posto dove si ritorna (anche otto volte)

Lo so benissimo che una buona fetta di pubblico preferirebbe prendere bastonate sui denti per due  ore di fila, piuttosto che guardare anche con un occhio chiuso un film della saga di Fast & Furious, ma personalmente sono felice di potermi vedere a cadenza così puntuale la nuova avventura della famiglia Toretto, sul serio, una gioia!

Ho imparato ad apprezzare questo film in corsa, tanto per stare in tema, sembra che sia stato a mia volta adottato dalla famiglia Toretto come tanti dei personaggi del film, ma vi ho già raccontato i miei trascorsi, non mi va di annoiarvi ancora.

Otto capitoli, il nono già confermato per il 2019 (Olè!), numeri grossi, una numerazione degna delle grandi saghe, siamo in zona Venerdì 13 e si accelera rosicchiando terreno a James Bond. Ora, non sono uno di quelli che pensa che da grandi incassi derivino grandi filmoni, però numeri alla mano, non può essere che siano tutti dei gran tamarri con la macchina modificata, il pianale che spara bassi e i cerchi cromati da 17”, c’è qualcosa di più dietro al successo di questo film. Mi fa sorridere il modo in cui ancora tanti snobbano questa saga, come se passassero le giornata a guardare solo i film dei Fratelli Taviani. Dai,
su, fate i bravi!
Il film con cui ho fatto totalmente la pace con Fast & Furious è stato il quinto, dove ormai era chiaro che le ambizioni di essere un Point Break con le auto al posto delle tavole da Surf erano state messe completamente da parte, Dominic Toretto, Letty e compagni si muovono in un mondo quasi totalmente irrealistico, da cartone animato e proprio per questo la saga è così divertente, ma tenete l’icona aperta, che su questo punto ci ripasso.
Eccoli qua, come i cartoni animati, meglio dei cartoni animati!

L’unico dubbio che avevo riguardo a questo ottavo capitolo è il nome del regista, F. Gary Gray, uno con cui non ho mai avuto un gran rapporto, lo ammetto, lo avevo già detto ai tempi del suo “Santino” sugli NWA, ovvero “Straight Outta Compton”, una specie di agiografia in cui Dre, Eazy-E ed Ice Cube ne uscivano belli bravi e buoni, pure troppo.

Non riesco a voler male ad F. Gary Gray, ma neanche bene, un po’ perché ha il nome che sembra un rebus della settimana enigmistica, ma soprattutto perché dirige film arta dovrebbero piacermi moltissimo, ma in pratica lo fanno davvero molto poco, tipo “Il negoziatore” (1998) o “The Italian Job” (2003) remake senza infamia, senza lode e senza anima dell’invece bellissimo “Un colpo all’Italiana” (1969), per non parlare di “Giustizia privata” (2009) un film che… Che… Vabbè, ho detto: “Per non parlare di…”, quindi non parliamone che non è bello leggere uno che dice parolacce a coppie di due.
Gary Gray, Mr Grey, non è James Wan e nemmeno Justin Lin (il miglior interprete di questa saga), ma malgrado tutto il risultato finale è ottimo, sospetto che molta delle buone riuscite del film, sia frutto della costante voglia di esagerare dello sceneggiatore Chris Morgan, comanda la barra di questa saga senza sosta dal terzo capitolo. Guardando il film non ho potuto fare a meno di vedere Morgan che va dall’uomo con tante “G” dicendogli: “Ora qui ci ficchi una scena di Burnout estremo, ok? Ah,  voglio anche un sottomarino gigante!”.
…Eh Ottebrie! Ottebrieeeee! (scusate, vecchi ricordi).

Si nota dal fatto che la prima scena, quella dove Dom corre il miglio cubano tra le strade dell’Havana, sia diretta come un video Hip-Hop, con i Cubani che scendono in strada a celebrare la vittoria come se non avessero altro da fare per riempire le loro giornate, o anche solo far vedere che sono solidali con i loro nuovi amici americani (Fidel perdonali…). Superata la scena di apertura, il film sale di colpi e Mr. Grey fa un lavoro più che decente, ho sempre la sensazione che F. Gary Gray (in cui la “F” sta per fermaporte) sia un regista che fa il suo compitino e incassa l’assegno, ma se questo film tra tutti quelli della sua filmografia risulta il migliore, è perché “Fast & Furious 8” è uno schema talmente efficace che chiunque venga scelto per giocarlo, produce un canestro facile, passatemi la metafora cestistica.

Grande attenzione viene posta anche sui personaggi, non ho intenzione di rivelarvi nulla (traduzione NO SPOILER), ma dal trailer già saprete che questo è il film in cui Dominic Toretto tradisce la sua famiglia e si allena con la cattivissima Hacker Cipher, interpretata da Charlize Theron, che in un attimo passa dall’essere Furiosa a Fast Furiosa, per nostra fortuna direi, visto che è palesemente la più brava di tutto il cast, ma pare anche averci preso gusto a recitare in film di genere, visto che a breve la vedremo anche in Atomic Blonde altro titolo che non vedo l’ora di vedere.
Una di noi! Charlize una di noi! Una di noooooiiii!

Un soggetto del genere non può reggere se le motivazioni che spingono Dom a tradire la sua famiglia non fossero più che efficaci, ve lo dico subito: lo sono e allo stesso tempo sono estremamente coerenti con l’etica del personaggio. Inoltre, Chris Morgan deve aver capito lui per primo che il MacGuffin al centro del settimo capitolo, il micidiale “Occhio di Dio” avrebbe rischiato di divorarsi tutta la saga grazie alla sua onnipotenza tecnologica, motivo per cui trova un modo abbastanza logico per eliminare il congegno dall’equazione sostituendolo con una cattiva come Cipher che in un attimo si prende il titolo di più azzeccata nemesi della famiglia Toretto.

“The Fate of the Furious” sembra un film nato con l’intento di correggere i difetti del film precedente, non che ce ne fosse davvero bisogno, dico io, però ben venga visto che tutto funziona meglio, i personaggi hanno maggiore spessore, il minutaggio è ben equilibrato tra tutto il cast e se qualcosa ha funzionato bene nel film precedente (come il Deckard Shaw di Jason Statham) allora perché non sfruttarlo di più e meglio? Quindi, questa saga perde Statham in versione cattivo, guadagna Charlize “Cipher” Theron e arruola Giasone tra le fila dei buoni, insomma: poteva andarci molto molto peggio.
MENARE e sei il protagonista! (quasi-cit.)

Anche il Luke Hobbs di Dwayne “The Rock” Johnson qui ha il giusto spazio, nel film precedente passava il tempo in ospedale, qui lo vediamo guidare, fare l’Haka con le ragazzine della squadra di calcio che allena (in una scena che mi ha fatto spanciare dal ridere) e i suoi siparietti con Jason Statham sfruttano il talento comico dei due attori che hanno il fisico per i film d’azione, ma i tempi comici che servono a non rendere stucchevoli i loro battibecchi.

Se devo dirla tutta, Giasone Statham funzionava molto meglio in versione cattivo puro, sarebbe stato bello trovare l’espediente per legarlo al gruppo, ma tenerlo come tiratore libero, ma sono davvero solo mie fisime, perché non vedovo Statham così in forma da parecchio tempo a questa parte!
Sembra uno che arrivato sul set il primo giorno abbia detto a tutti “Ragazzi, io ho fatto Lock & Stock, ho fatto The Snatch, io non so solo sparare e menare!”, basta guardarlo qui per dimenticare subito il grigio seguito di The Mechanic, sempre senza rovinarvi la visione, nel finale è protagonista di una scena esaltante, che pur nei limiti della censura, mi è sembrato il miglior omaggio possibile mai visto in un film americano, di un certo capolavoro di John Woo di cui non posso farmi il titolo altrimenti vi rovino un dettaglio grosso della trama, vedere per credere.
Altro che King Kong vs Godzilla, facciamo Jason vs. Rock!

Passando da uno dei miei preferiti al mio preferito in assoluto, se volete avere un’idea del mio rapporto con questa saga, guardate la faccia di Kurt Russell, è chiaramente quello che si diverte più di tutti, lo si vede pochi minuti ma gigioneggia con la sicurezza di chi pensa che quello che stanno per affrontare i protagonisti, lui lo ha già fatto trent’anni fa. Quando il suo Mr. Nessuno, arruola i protagonisti per recuperare l’EMP, è impossibile non realizzare che il grande Kurt qui fa il Lee Van Cleef della situazione, mentre Rock, Giasone, Michelle Rodriguez, Tyrese e Ludacris sono gli Jena Plissken in missione, mi sembra proprio il caso di dirlo: Più le cose cambiano, più restano le stesse.

«72 ore?! Alla vostra età per le missioni mi bastava molto meno tempo»

In compenso,acca nto a Kurt viene piazzato il solito Scott Eastwood, il figlio del grande Clint ormai è uno sfacciato caso di nepotismo Hollywoodiano, a differenza della sua inutile comparsata nella Suicidiosquadra, per lo meno qui parla, anche se è chiaro che il suo compito qui sia quello di fare lo scemone così tanto, che persino Tyrese e Ludacris a suo confronto devono sembrare fighi. Ecco Scott, bene, ma non benissimo, non puoi più prendere per il culo papà per quando andava in giro con l’orango Clyde adesso.

Sfilare” is for sissy, “Camminare in parata” is for bad ass.

Ormai “Fast & Furious” è diventato quello che nelle intenzioni originali avrebbe dovuto essere xXx, con super agenti tamarri a salvare il mondo, se nelle avventure di Xander Cage abbiamo visto Toni Collette, qui è la volta di Helen Mirren, che si diverte nel ruolo della comprimaria di lusso in un film con Vin Diesel, se non è supremazia questa… Ormai tutti vogliono prendere parte a questa saga e se continua così, l’unico limite è davvero solo il cielo, non certo il budget visti gli incassi.

«In realtà ti ho sempre ammirato, fin dai tuoi primi film», «Hellen non adularmi»

Sono debitore di un’icona lasciata aperta lassù, rimedio subito. Molta delle repulsione da parte di una parte del pubblico nei confronti di “Fast & Furious” deriva dal poco realismo di certe trovate, etichettate come tamarre o peggio, usando quella parola senza senso che non sopporto, ovvero Americanate
(ah! Che fastidio!), ma sono proprio il motivo per cui ci si gode le trovate tutte matte di Toretto e compagni, i nostri canottierati si muovono in un mondo dove se due macchine si affiancano ad un semaforo, spunta una strappona con la gonna cortissima pronta a sventolare la bandiera e dare il via alla corsa, non so se è normale dove abitate voi ma a me non capita quasi mai, al massimo al semaforo trovo qualcuno che vuole pulirmi il parabrezza.

Potrebbe avervi sfiorato l’auto facendo manovra, gli fate firmare voi il CID, vero?

Questa spolverata di irrealtà regala alla saga un tono da cartone animato, c’è poi grossa differenza tra gli Avengers, o vedere The Rock che si fa beffe di tre proiettili di gomma che gli rimbalzano sui muscoli? Proprio per questo “Fast & Furious” è così divertente, bisogna anche dire che se in una storia, fai spuntare un sommergibile (per di più russo!) con me vinci sempre facile, ma quando sullo schermo assistiamo ad una fagiolata di automobili teleguidate con il solito mambo jumbo informatico, inseguimenti sul ghiaccio tra motoslitte, carri armati e Laborghini arancioni fluorescenti ti rendi conto che questa saga è quello che avrebbe sempre dovuto essere un film sui G.I. Joe (e purtroppo non è mai stato) è l’equivalente su grande schermo di quando da bambini si rovesciava la scatola con i giocattoli sul pavimento e s’improvvisavano corse, battaglie e combattimenti vari.

«Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti!» (Cit.)

Per me è questa la vera ragione per cui “The Fate of the Furious” può incassare ancora così tanti soldoni, ormai non è più (solo) un film per tamarri con macchine ancora più tamarre, tanto che le “Muscle cars” del film ormai non sono nemmeno più così centrali, assomigliano tanto agli Zod guidati dai Power Ranger, solo perché ho visto il film… Prossimamente su questi schermi.

«Miwa lanciami quei cazzo di componenti»

Ogni protagonista guida una macchina che ha le sue stesse sembianze, tanto che quando guidano in parata, sai benissimo chi sta guidando cosa senza nemmeno bisogno di ulteriori spiegazioni, che siano Mustang o pick-up corazzati con una pala davanti, la macchine del film sembrano i leoni di Voltron, solo che insieme, invece di formare un mega-robot, formano una famiglia e non potrebbe essere più chiaro di così, basta guardare come si conclude la scena con il sommergibile per capirlo.

Comodo nel traffico cittadino, facile da parcheggiare, pochi chilometri, prezzo trattabile.

Insomma, “Fast & Furious 8” è un cartone animato con alcuni dei vostri eroi dell’azione preferiti, mi diverto come un bambino ad ogni nuovo capitolo e anche per questo è stato lo stesso, per quanto mi riguarda sto già aspettando il nono film e i prossimi nove che sforneranno, mi spiace solo che per ovvie ragioni Xander Cage non possa entrare a far parte della famiglia allargata di Fast & Furious, però già mi frego le mani pensando a dove potrà andare questa saga in futuro.

Oh, male che vada, tra qualche giorno esce un altro film con Kurt Russell e Vin Diesel, in versione super eroi vero, ma lo spirito è un po’ sempre lo stesso.
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