Home » Recensioni » Figlia delle tenebre (1990): vampiri oltre la cortina di ferro

Figlia delle tenebre (1990): vampiri oltre la cortina di ferro

Nosferatu, non morto, principi delle tenebre, succhia sangue,
insomma: vampiri. Ogni regista Horror deve affrontare la loro iconografia ed è
quello di cui parleremo anche oggi, benvenuti al nuovo capitolo della rubrica…
Above and beyond!

“Figlia delle tenebre” è un film talmente piccolo da essere
sfuggito a molti radar, anzi, per la precisione è un piccolo film televisivo
poco conosciuto, di un regista che malgrado ci abbia regalato tantissimo,
ancora oggi dopo la sua dipartita non è ancora stato soggetto ad una (meritata)
rivalutazione, quindi con il film di oggi siamo davvero nel campo
dell’infinitesimale, se può consolarvi sappiate che reperire informazioni su
questo film è stata una vera faticata, ma questa Bara non ha paura di mettersi
sulle tracce di Dracula, un po’ come ha fatto Stuart Gordon.

Reduce dalla trasferta italiana frutto della collaborazione
con il mitico Charles Band che ha avuto come risultato finale From Beyond, Dolls e Robot Jox, Stuart Gordon era pronto a tornare in patria, ma
evidentemente il suo aereo deve aver accumulato ritardo, perché il nostro
Stuardo ha trovato ancora il tempo di una piccola trasferta oltre la (ex)
cortina di ferro, per un film girato per buona parte in Ungheria, ma ambientato
in Romania, la patria dei Vampiri.

Romania mia, Romania in fiore, tu sei la stella, tu sei l’amore.

Sì, perché, come abbiamo visto, Stuart Gordon è sempre stato
un intellettuale con la passione per il teatro sperimentale e la propensione
naturale a raccontare le storture umane, grazie ad un punto di vista spesso
grottesco (l’unico possibile quando si parla di umanità), l’incontro con quel
matto di Brian Yuzna lo ha reso un regista Horror, genere da cui Gordon non ha
mai provato a distaccarsi prendendo le distanze, come hanno fatto, ad esempio,
altri grandi nomi. Il nostro Stuardo
ha sempre sguazzato felicemente nel cinema di genere con la piccola
discriminante per cui secondo il regista di Chicago, in giro non si trovavano
mai abbastanza film ispirati a “Frankenstein” (1931) come sarebbe piaciuto a
lui, gli adorati “Mad doctors” di Gordon erano sempre oscurati da quei pallosi
Dandy palliducci con i canini a punta che rispondono al nome di Vampiri.

Quindi, è normale che quando a Gordon sia capitata
l’occasione di raccontare una storia di Vampiri, lo abbia fatto con il suo
particolare stile e quella punta di distacco che solo un appassionato di
Horror, ma non fanatico di Vampiri, poteva avere. “Daughter of Darkness” è
scritto a quattro mani da Gordon insieme a Andrew Laskos, esperto di film per
la televisione che ha firmato anche alcuni episodi per “La bella e la bestia”
giusta (la serie con Ron Perlman e Linda Hamilton) e questo è un punto chiave,
perché “Figlia delle tenebre” è un film televisivo con tutti i limiti del caso,
in alcuni momenti le trovate di Stuart Gordon lo elevano un po’ sopra la media
di questa tipologia di film, in altri passaggi gli scarsi mezzi a disposizione
trascinano nuovamente la trama giù nell’oblio delle pellicole per il piccolo
schermo, come potevamo intenderle nel 1990.

Vi riconosco che a tratti pare una qualunque fiction italiana, Mia Sara in tal senso non aiuta.

La storia è quella di Katherine (Mia Sara), una ragazza
americana che non ha mai conosciuto il padre, morto in un sospetto incidente
stradale negli Stati Uniti. Per scoprire qualcosa sull’uomo che l’ha messa al
mondo Katherine viaggia fino al Paese natale paterno (ovvero la Romania fresca
delle fine della dittatura di Nicolae Ceaușescu). La Bucarest del 1990 è un
posticino che sprizza la gioia di vivere tipica dei Paesi dell’ex cortina di
ferro da tutti i pori: coprifuoco con corrente staccata alle nove di sera,
lunghe file per i beni di prima necessità (che comunque scarseggiano),
criminalità dettata dalla fame ai massimi livelli con tutto quello che ne
consegue, insomma non proprio la più ambita delle mete per le vostre rilassanti
vacanze.

Katherine si ritrova a fare un piccolo giro della città
scortata dal tassista Max (Dezsö Garas) che per buona parte del film sembra
l’unico tassista in circolazione per tutta Bucarest, anche se nel corso della
storia quella che inizialmente sembra una poverata della trama (e della
produzione), trova poi una sua non imprevedibile logica nella storia, anche se
Max all’inizio sembra ricoprire il ruolo di tutto fare e spalla comica del
film.

“Ma dici a me? Con chi stai parlando dici a me?”, “Ha chiamato Travis Bickle, rivuole indietro la sua battuta”

La nostra protagonista è perseguitata da incubi come solo i
personaggi negli horror possono avere, loro oppure chiunque dopo una cena a
base di peperonata. Ad esempio, il suo sonno in aereo viene interrotto
dall’incubo del funerale paterno, minacciato da una sinistra figura
incappucciata senza occhi né bocca, oppure all’arrivo a Bucarest, cercando di
riposare in albergo, Katherine ha un incubo vagamente di stampo Bergmaniano,
in cui seguendo il misterioso incappucciato, finisce nella bottega di un
vetraio, ma ci tengo a dire che non ho citato Bergman per darmi un tono: Gordon con un budget con cui di norma
acquisti i Pop Corn al cinema, riesce a mettere su momenti onirici davvero
efficaci, anche se, bisogna dirlo, il budget è anche la coperta corta della
produzione, quando poi Mia Sara si ritroverà per davvero inseguita dall’incappucciato
dei suoi sogni, la fuga prenderà una piega abbastanza tragicomica a causa di
una povertà di mezzi piuttosto evidente. Insomma, croce e delizia di una
produzione di questo tipo, anche se forse non avrei dovuto dire croce parlando
di un film suoi vampiri, voi che dite?

Il maestro vetraio del film si chiama Anton ed è
interpretato da un Anthony Perkins molto in là sul viale del tramonto e anche
qui “Figlia delle tenebre” mostra le due facce della medaglia: se da una parte
avere uno come Perkins a bordo offre un minimo di visibilità al film,
dall’altra è improbabile che l’attore reso celebre da Psycho possa ricoprire solo il ruolo di un semplice vetraio di
Bucarest. Quelle pochissime recensioni che troverete in giro su questo titolo,
finiscono tutte per ruotare intorno alla prova di Perkins, quando il film con
tutti i suoi limiti produttivi ha altre frecce al suo arco, non molte, ma le ha.

Benvenuti al Bates Motel.

Anton sa qualcosa sui trascorsi del padre di Katherine,
fatto scomparire dalla polizia segreta per il suo simpatizzare con il movimento
riformista, in tal senso tra un Grigore Petrescu (Robert Reynolds) pianista di
piano bar di notte e sciupafemmine a tempo pieno e un conte decaduto di nome
Ciprian (forse perché i vampiri di questo film sono così pallidi per via del
quintale di cipria sul volto? Chissà), “Daughter of Darkness” si gioca la sua
carta politica: in un Paese gestito con il pugno di ferro dalla dittatura di Ceaușescu,
i vampiri hanno potuto sopravvivere come altrove non avrebbero mai potuto fare.
Il legame tra le sparizioni attribuite alla polizia segreta oppure alle vittime
dei vampiri nella trama diventano volutamente intercambiabili, un modo sottile
per Stuart Gordon di trattare un tema politico senza ammorbare il pubblico con
spiegoni moralistici, anche perché al regista di Chicago interessa il film di
genere e quello sa davvero come realizzarlo malgrado il budget infinitesimale.

Parliamo subito dei difetti del film, se siete tra quella
porzione di pubblico che si spaventa davanti ad un film realizzato con pochi
soldi, questo film non fa per voi, ma forse in generale, tutto il cinema di
Stuart Gordon, l’unico difetto vero è qualche lungaggine nel secondo
atto: i 93 minuti di durata di “Daughter of Darkness” perdono qualche colpo
della parte centrale della storia che si gioca tradimenti e rivelazioni su cui
preferirei restare più vago possibile. Questo è già un film molto piccolo e
sono sicuro che i più smaliziati tra di voi avranno già capito l’andamento
della trama, solo dalla mia sommaria descrizione, quindi preferisco concentrarmi
suoi motivi di interesse del film che sono quasi tutti nel terzo atto della
pellicola.

I titoli di testa giusti per la Bara Volante no?

I vampiri di Stuart Gordon non potevano essere semplici
succhia sangue dai canini affilati, uno come lui che ha sempre avuto una
naturale predisposizione per il Body Horror e per elementi grottescamente
sessuali nelle sue storie, ha dimostrato anche qui di conoscere bene la regola:
non possono esserci vampiri senza il sesso. I particolari “baci” sul collo dei
Vampiri sono un elemento erotico che ha determinato il successo di questa
categoria di personaggi fin dai tempi in cui le signorine bene del 1897,
acquistavano il tanto chiacchierato romanzo “Dracula”, ufficialmente per
leggere di questa storia da brividi di cui tutti parlavano, ufficiosamente per
godersi le dettagliate e vagamente pruriginose descrizioni firmate da Bram
Stoker. Perché YouPorn mi pare l’abbiano inventato giusto qualche anno dopo il
1897, quindi bisognava arrangiarsi con quello che si trovava.

Ecco perché in questo film i vampiri di Gordon mordono
utilizzando la loro (gustosamente schifiltosa) lingua biforcuta, anche in un film
microscopico come questo, il nostro Stuardo anticipa i tempi e fa scuola.
Esattamente come Robot Jox, anche “Figlia
delle tenebre” sembra alimentare la tesi per cui Guillermo del Toro il cinema
di Stuart Gordon lo conosce molto bene e quando è stato il momento, ha imparato
(e replicato) molto delle lezioni apprese: i vampiri con una schifosissima
lingua usata per mordere di Gordon, sembrano gli zii di quelli che Guillermo
del Toro ha raccontato prima nella trilogia di romanzi di “The Strain”
(diventati anche una serie televisiva
di scarso successo) e poi in “Blade II” (2002). Non ci trovo nulla di male nel
riciclaggio di buone idee, ma questo è il motivo per cui i film bisogna per
prima cosa guardarli, troppo facile idolatrare grandi riciclatori come Guillermone
e Tarantino (e lo dico con stima nei confronti di entrambi i registi, che sia
chiaro), ma andare a caccia dei modelli d’ispirazione è sempre molto
importante.

“Mickey, Mickey dai vieni tesoro, dai fammi sentire una vera donna dai vieni un bel bacio con la lingua!” (cit.)

Il piano di (ri)conquista del mondo dei vampiri di “Daughter
of Darkness” che sognano di poter tornare a dominare la Terra senza più timore
dei raggi solari (come me quando mi portano in spiaggia) si consuma nel finale
dove Stuart Gordon preme a fondo sul pedale dell’acceleratore e porta in scena
uno scontro finale dove ai soliti noiosissimi paletti nel cuore, viene
preferito uno scontro fatto di fuoco e fiamme. Se il secondo atto di “Figlia
delle tenebre” ha qualche vistoso problema di ritmo, il finale è un’unica
incredibile tirata in grado di far dimenticare i limiti della produzione televisiva.

Tra vampiri ben cotti (se non proprio bruciati) e castelli
dati alle fiamme lo scontro finale trascende una produzione, comunque, molto
piccola, quindi se siete interessati ad un film di vampiri che va a giocare
fuori casa proprio nella nazione dove il mito di Dracula è più sentito, ma che
riesce comunque a non risultare la solita minestra riscaldata, ora sapete che
titolo cercare.

“Vampiri, ma è terribile!”, “Non più di Psycho IV”

Certo, non è il film di Stuart Gordon che non conoscevate
che finirete per consigliare a tutti i vostri amici, ma è la conferma della
capacità del regista di Chicago di saper sfornare prodotti più che dignitosi
con i soldi con cui gli altri pagano la cena agli attrezzisti, ma anche della
profonda conoscenza delle caratteristiche principali dei vari sottogeneri del
cinema Horror. Ecco, magari una protagonista meno imbalsamata di Mia Sara
avrebbe aiutato parecchio, ma per essere un film diretto da uno che non
sopportava la proliferazioni di film sui Vampiri, ha qualche asso nelle manica,
non molti, ma li ha.

Per questa settimana è tutto, l’appuntamento con Stuart
Gordon si rinnova tra sette giorni, quindi non dovrete aspettare molto, giusto
un… Poe (ah-ah come sono simpatico).

0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Burn After Reading (2008): la critica dei Coen alla razza umana

Chi può uccidere un generale nel suo letto? Rovesciare i dittatori se sono rossi? Fottutissimo uomo! Uomo della CIA! Con questo inizia in musica vi do il benvenuto al nuovo [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing