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Fine turno di Stephen King: Ultimo capitolo della trilogia

A meno che non
siano scritte da Douglas Adams, o da Leo Ortolani, le trilogie di solito si
concludono con il terzo capitolo, quella dell’ex poliziotto in pensione Bill
Hodges è scritta da Stephen King e, proprio con questo terzo romanzo, si
completa.

Abbiamo fatto la
conoscenza di Bill Hodges in Mr. Mercedes,
dove il nostro doveva scuotersi dalla depressione delle pensione dopo una vita
da poliziotto, per cercare di beccare il sadico assassino della Mercedes,
autore di una strage utilizzando proprio una berlina tedesca, dalle pagine
dello stesso romanzo arriva anche l’odioso Brady Hartsfield la nemesi di
Hodges.
Il secondo
capitolo, Chi perde paga
sembrava quasi uno spin-off, era citata la strage fatta da Mr. Mercedes e,
ovviamente, compariva anche Bill, ma la trama ruotava intorno a monoscritti mai
pubblicati di un autore. Insomma, Stephen King che parla della bellezza dei
libri, strano perché Zio Stevie non lo fa quasi mai, no no.
Con questo terzo torna prepotentemente di moda anche Brady Hartsfield, che già alla fine
del capitolo precedente, aveva sviluppato la sinistra capacità di muovere gli
oggetti solo con l’uso della mente. Proprio da qui si riparte, i nuovi poteri
soprannaturali dell’assassino della Mercedes lo renderanno nuovamente un minaccia
per tutti, quindi Bill e i suoi compagni dovranno nuovamente mettergli i
bastoni tra le ruote.


La trilogia di Bill Hodges al gran completo.

“Fine turno” non
è certo il romanzo che vi ritroverete a consigliare a tutti i vostri amici,
forse nessuno dei tre della trilogia di Bill Hodges lo sono, ma questo in
particolare mi è sembrato il più debole, era chiaro fin dal finale di Chi perde paga che la trilogia avrebbe
preso una piega leggermente più paranormale, questo ultimo capitolo aveva solo
il compito di giustificare tale svolta e trovare un modo di rendere un cattivo
semi paralitico, una concreta minaccia.


Dai tempi de “La
chiamata dei tre” apprezzo il modo fantastico in cui Stephen King riesce a
descrivere un personaggio che entrando come un clandestino nella mente di un
altro, descrive il mondo che vede attorno a se, nel tanto criticato
“L’acchiappasogni”, King riprendeva questo concetto in maniera molto riuscita,
qui il trucchetto viene riciclato un’altra volta, ma a differenza degli altri
due libri citati, l’ospite indesiderato non viene da un altro mondo, quindi il
livello di coinvolgimento è minore.

Inoltre, la
trovata che rende possibile questo trasferimento viene spiegata fin troppo da
King, il congegno, lo Zappit che fa bella mostra di se anche sul retro della
copertina del romanzo, viene descritto fin nei minimi dettagli da Zio Stevie,
il che è un bene, non mi lamenterò mai di chi sviluppa una trama per filo e per
segno, ma una volta fissati i paletti, diventa tutta una lunga attesa per lo
scontro finale e nemmeno l’ineluttabilità del finale (un tema ricorrente negli
ultimi romanzi Kinghiani) aiuta a migliorare il brio.

Lo zio impegnato a comandarsela, che gli frega lui è il Re.

Per quanto Zio
Stevie sia sempre fenomenale nello scrivere dialoghi e rendere realistici e
tridimensionali i personaggi, la trama di “Fine turno” somiglia fin troppo ad
un episodio a caso di quei procedurali che di solito passano sulla Rai in odore
di Thriller, solo che almeno qui l’elemento paranormale giustifica almeno in
parte il nome KING scritto a caratteri cubitali in copertina.

Di conseguenza, “Fine
turno” sembra già pronto per un adattamento, magari proprio televisivo più che
cinematografico che, per altro, mi pare sia già stato confermato, non per questo
libro, ma per il primo della serie Mr.Mercedes, che sembra sia già in lavorazione.

Per fortuna, lo
Zio è prolifico ed io dal mio canto, sono rimasto un po’ indietro nella
lettura, ho già un paio di altri suo romanzi sul comodino, insomma con King
saremo MAI senza qualcosa da leggere, una sicurezza!
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