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Firefox – Volpe di fuoco (1982): l’impero (del male) non colpisce più, ci ha pensato Clint

Ci sono verità cinematografiche scomode, affermazioni che
non ti fanno guadagnare popolarità con le donne, soldi oppure stima tra i
colleghi ma vanno dette lo stesso, fermatevi se questa storia l’avete già
sentita.

Parecchi appassionati di cinema stimano l’inizio della
carriera di regista di Clint Eastwood attorno al 2003 (“Mystic River”), altri
con un passato forse da paleontologi, si spingono addirittura fino al 1992 (Gli spietati), ma il buon vecchio Clint in realtà dirige dal 1971 (“Brivido nella
notte”) e in carriera ha firmato parecchi titoli, molti scolpiti sul suo
statuario personaggio di duro durissimo, altri anche parecchio, passatemi il
termine, sperimentali.

Il più azzardato di tutti potrebbe essere proprio “Firefox –
Volpe di fuoco”, arrivato a ruota dopo l’immeritato flop del sottovalutato
“Bronco Billy” (1980), proprio quando Eastwood alla ricerca di qualcosa di
innovativo da portare al cinema, incappò in una copia del romanzo scritto dal
gallese Craig Thomas, un techno thriller che essendo stato pubblicato del 1977,
non parlava del creatore di un popolare browser per navigare su Internet, ma si
concentrava su un altro tipo di diavoleria tecnologica: un MiG-31 Firefox. Per
dovere di cronaca, quando Thomas nel 1983 pubblicò un seguito del suo libro
intitolato “Firefox down”, la dedicata del romanzo era questa: “For Clint
Eastwood – pilot of the Firefox” (storia vera).

Il browser preferito di Clint Eastwood.

Il film va inquadrato nel momento storico della sua uscita, sceneggiato
da Alex Lasker e Wendell Wellman ed interamente pensato attorno ad Eastwood,
che in quel periodo della sua carriera era un divo, pur con poco predilezione
per la mondanità tipica di Hollywood. “Firefox”, da noi appesantito dal
ridondante sottotitolo italiano, necessario a tradurre per un popolo che
l’inglese lo masticava poco, insomma, come oggi. Il film è uscito in piena Reaganomics, tra le varie guerre di Ronald
Reagan, quella fredda contro l’unione Sovietica e quelle stellari, ma non
quelle di George Lucas, più che altro una corsa agli armamenti per garantirsi il dominio
tecnologico contro l’odiato avversario laggiù, oltre il muro di Berlino.

POSTBRUCIATORI! (per esaltarsi ogni volta)

Tutti abbiamo studiato a scuola che la guerra fredda è terminata
ufficialmente nel 1989 con la caduta del suddetto muro, anche se tutti noi
sappiamo che di fatto l’unione Sovietica è stata sconfitta la notte di Natale
del 1985, con la vittoria di Rocky contro Ivan Drago in Russia. Visto che la
storia la scrivono i vincitori e in questo caso i vincitori americani, con una
gran predisposizione a produrre film, gli eventi verranno trasmessi alle
prossime generazioni sulle note di Vince DiCola.

Un’altra informazione che molti appassionati di cinema amano
dimenticare: Clint Eastwood è da sempre fieramente Repubblicano, quindi non si
è fatto il benché minimo problema ad andare a sfidare i Sovietici in casa loro,
ben prima di Rocky ma anche di Pete “Maverick” Mitchell, ma su di lui
lasciatemi l’icona aperta, più avanti ci torneremo.

Beh direi che questo ferro fa la sua porca figura che ne dite?

“Firefox” è datato 1982, incarna alla perfezione le ansie e
le paure degli americani di quel periodo, ma pur essendo uscito all’inizio del
decennio degli Yuppie di Wall Street con il naso imbiancato dei Jeans a
vita alta, resta un film che si porta dentro lo stile tipico del decennio precedente, ovvero gli anni ’70, dove i
protagonisti dei film americani erano spesso anti-eroi spezzati nell’animo,
esattamente come il Mitchell Gant interpretato da Clint Eastwood, qui impegnato
a sconfiggere da solo “L’impero del male”, stando alla definizione data da Reagan dell’Unione Sovietica.

Con il suo stile minimale e diretto, Eastwood fa iniziare il
film subito a tavoletta: Mitchell fa la sua corsa mattutina nel freddo
dell’Alaska dove vive, un reduce del Vietnam con dei traumi irrisolti notevoli.
Il militare soffre di visioni di quanto accaduto laggiù, ma non ha troppo tempo
per pensarci perché un elicottero in volo lo insegue. Chi sarà più veloce? Un
elicottero dell’esercito americano o Clint con la tuta da corsa? La logica
suggerisce la risposta, ma il cinema trionfa quindi non scommettete contro
Eastwood.

“A quanto avete detto che fila il vostro aereo? Tzè posso batterlo”

A bordo dell’elicottero alcuni soldati, incaricati di
portare Mitchell Gant davanti ai massimi vertici della difesa, tra cui uno dei generali interpretato da libraio di La storia infinita, giusto per ribadire quanto
la finzione domini su tutto in questo film.

I Sovietici hanno menato il loro colpo più duro,
l’avveniristico MiG-31 Firefox è l’aereo da combattimento del futuro, grazie ad
una “supercazzola” degna del Conte Mascetti, ci viene spiegato che questa meraviglia tecnologica è infinitamente superiore alla concorrenza perché il
pilota, non ha nemmeno bisogno di un pollice opponibile per premere il pulsante
di lancio dei missili, la tecnologia del Firefox è così avanzata che attraverso
il casco, il pilota ha solo bisogno di pensare di lanciare un Missile, perché
quello sia già in volo a caccia del suo bersaglio. L’abbattimento dei tempi di risposta
fa del MiG-31 Firefox il futuro del combattimento aereo, a patto che il pilota
sia in grado di comunicare con il veicolo pensando in russo. Anche perché
Google Translator nel 1982 non lo avevano ancora inventato, smettetela di
pensare ai browser dai!

Quella faccia non può essere nascosta dietro occhiali e baffi finti, ma glielo dite voi che è un travestimento da poco?

Mitchell Gant, figlio di una madre Russa, non ha nessun
problema a pensare nella lingua dell’aereo, quindi le speranze americane sono
nelle mani e nei neuroni di un pilota che ha l’altezza e il fisico giusto per
entrare nella tuta del pilota russo del Firefox (altro parametro di selezione
fondamentale… Non guardate me, non le ho fatte io le regole!), ma allo stesso
tempo soffre ancora di disturbo post traumatico. Un eroe spezzato figlio di una
guerra degli anni ’70, lanciato nell’ultima tecnologica guerra Yankee, che
tanto sono sempre impegnati in qualche nuovo conflitto.

A George Orwell piace questo elemento.

Allo stesso modo “Firefox – Volpe di fuoco” tiene i piedi a
cavallo dei due decenni, la prima parte del film è un lungo thriller di
spionaggio con Mitchell Gant che, come Totò e Peppino, è diviso a Berlino, nel
tentativo in infiltrarsi e passare sotto copertura grazie all’aiuto di una
rete di dissidenti simpatizzanti, in quella che è una lunga porzione di film
tutta a terra, dove aerei supersonici non se ne vedono, ma ad andare in scena è
l’abilità di Eastwood di rappresentare Berlino come un società Orwelliana, dove
anche i muri hanno occhi ed orecchie per spiare e la tensione risulta
palpabile. La prima volta che ho visto Il ponte delle spie di Steven
Spielberg, mi ha ricordato parecchio di questa prima parte di “Firefox”. Questo
vi dice non solo di quante volte io abbia visto questo film da bambino, ma
anche dei miei problemi mentale piuttosto gravi.

Lo dico sempre, tutti i film dovrebbero avere una scena in metropolitana.

Per raggiungere la base aerea di Bilyarsk, “Firefox”
richiede ancora il suo tributo in termini di minutaggio, Mitchell Gant
familiarizza con il punto di vista di uno dei dissidenti e un’altra porzione
abbondante di tensione, arriva quando il pilota americano, si ritrova da solo,
dietro le linee nemiche a gironzolare per la base Sovietica. Per altro bisogna
dirlo, per essere l’uomo cha ha sempre incarnato la quinta essenza degli Stati
Uniti d’America, non per forza raccontati sempre dal punto di vista che sarebbe
piaciuto all’ex presidente Reagan, il nostro
Clint è credibilissimo nei panni del pilota Sovietico, anzi devo dire che la
tuta con la stella rossa un po’ gli dona.

Il compagno Clint, ma non ditelo troppo forte che potrebbe arrabbiarsi.

Il momento in cui le due anime di “Firefox” si danno il
cambio in stile cestistico, battendosi idealmente il cinque arriva proprio nel
momento del decollo del MiG-31 Firefox. Nella confusione della rivolta e tra
gli spari, Clint sale a bordo e decolla sulle note inutilmente, anzi oserei
dire esageramene trionfali del tema musicale del film, composto da un veterano
di tutto rispetto come Maurice Jarre. Ma proprio mentre l’America (FUCK YEAH!)
ruba la volpe di fuoco dagli Dei Sovietici, Clint ci ricorda di essere sempre
il regista che ha fatto dell’essenzialità la sua cifra stilistica: da una parte
vediamo Mitchell decollare eroico, il Firefox in tutta la sua bellezza da
combattimento finalmente in volo, proprio mentre il capo dei dissidenti, colui
che ha permesso al pilota di rubare la Monna Lisa l’aereo, muore,
sparandosi in bocca perché l’alternativa, ovvero essere catturato dai soldati
Sovietici, potrebbe essere molto ma molto peggiore. Il momento esatto in cui lo
stile anni ’70 del film, lascia spazio agli anni ’80.

Qui gli anni ’70 si fermano...
… E cominciano gli ’80.

Se Clint Eastwood è magnetico e roccioso come suo solito, a
dividere la scena con lui è l’altro protagonista del film, quello che dà il
titolo al film e divide con Clint la locandina, ovvero il MiG-31 Firefox che
merita un paragrafo tutto suo.

No sul serio, visto che razza di meraviglia?

Nel romanzo originale il mitologico aereo Sovietico era
quasi del tutto identico al MiG-25, ma la versione decisamente più
intimidatoria nell’aspetto che vediamo nel film è stata pensata con un design ricavato dal SR-71 Blackbird, un
“ferro” in grado di volare a 3.495 km/h, minaccioso nell’aspetto e ancora più
aggressivo nelle prestazioni.

L’ultimo atto di “Firefox” è pura pornografia aerea, Mitchell
Gant vola a MACH 2 e poi a MACH 3 con la semplicità con cui si va manovra con
una Fiat 500, consumando così tanto carburante da riempire un paio di
portaerei, tanto che in Siberia è necessario un pericoloso atterraggio sul
ghiaccio, per un “Pit Stop” concordato. Chissà quanti punti sulla tessera
carburante!

“Yuppi ho completato la tessera, ho vinto un arbre magique al mentolo!”

Ma nessun film di aerei sarebbe completo senza una battaglia con gli attributi, ma chi può essere considerato una era minaccia quando
hai il culo parcheggiato sul “ferro” più avanzato che la tecnologia di Madre
Russia può sfornare? Facile? Un secondo MiG-31 Firefox! Il prototipo pilotato
dal migliore dei piloti Sovietici.

“Tutto quello che lui colpisce lui lo distrugge” (cit.)

A questo punto, a parità di tecnologia, da una parte ci
troviamo un pilota madre lingua che dialoga con il suo aereo in Russo, contro
un pilota vittima di stress post traumatico che il russo lo parla, ma come
seconda lingua. Ad emergere quindi è uno dei fili rossi che lega tutta la
filmografia di Eastwood, quel fattore umano che è sempre in grado di fare la
differenza nelle storie raccontate al cinema dal vecchio Clint e che per altro,
era anche il titolo di lavorazione del suo “Invictus” (storia vera).

La battaglia aerea per certi versi, viene combattuta a colpi
di primi piani, d’altra parte quando si parla di duelli con primo piano sul
volo, Clint Eastwood ha una certa “Leoniana” esperienza, ma la svolta vera,
arriva quando Mitchell Gant nel ruolo dell’Obi-Wan Kenobi di sé stesso, si
ricorda di dover pensare in russo infatti fulmina il suo avversario per
velocità, colpendolo con un missile e portando il Firefox in volo verso la
terra della torta di Mele. L’anno successivo, il capitano Marko Ramius avrebbe fatto lo
stesso con un sommergibile, ma questa è un’altra storia.

“Coraggio, fatti silurare” (quasi-cit.)

Non ho citato il famoso Jedi a caso, Eastwood nella sua
smania di sperimentare si è rivolto a quello che nel 1982 era il meglio della
tecnologia disponibile, infatti gli effetti speciali sono gli stessi di un
altro classico a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ovvero Guerre Stellari.
Il responsabile degli effetti speciali del film è lo stesso, John
Dykstra, che aveva fatto scintille (in tutti i sensi) per George Lucas, la
tecnica utilizzata? Proprio quella dell’attacco alla Morte Nera dei ribelli,
solo che qui la macchina da presa, invece che riprendere un modellino costruito
ad arte, volava a bordo di un elicottero lungo il ghiaccio dell’Alaska, dopodiché le immagini sono sette proiettate a velocità aumentata per dare sullo schermo, il senso di estrema
velocità del Firefox di Clint e del prototipo guidato dal pilota Sovietico. Ecco come si fa a rendere reali le “Guerre Stellari” di Ronald Reagan, ma utilizzando
gli effetti speciali di quelle di Lucas. Ve l’ho detto che questo film è un
trionfo della finzione cinematografica sulla realtà, quindi se gli effetti
speciali vi sembrano datati, sappiate che sono proprio quelli di “Star Wars”,
ma con una scena ambientata in pieno giorno, piuttosto che nel buio di una
galassia lontana lontana, con l’unica differenza che qui l’impero del male, non
colpirà più, non dopo che Clint si è occupato della faccenda. Dasvidania!

U.S.A. la Forza Luke Clint.

“Firefox” costato poco più di venti milioni di fogli verdi
con sopra facce di altrettanti ex presidenti defunti, ha portato a casa poco
più del doppio del suo budget, destinato a restare una parentesi svolazzante
nella carriera di Eastwood e un culto nei cuori di qualcuno, come il vostro
amichevole Cassidy di quartiere che aveva un’icona sul nome del protagonista da
chiudere, lo faccio subito.

Nulla mi toglie dalla testa che il cognome di Pete Mitchell,
meglio noto come il Maverick di Top Gun, sia stata una mezza strizzata d’occhio
al Mitchell Gant di Clint Eastwood, in tanti anni non ho mai trovato
testimonianze a sostegno di questa tesi, forse perché nessuno ha mai fatto le
domande giuste agli sceneggiatori del film con Tommaso Missile. In ogni caso,
da qualche parte della mia testa di cinefilo in fissa con i film in volo, i due
Mitchell si sono ritrovati a fare la barba ai russi (espressione usata da Clint
nel doppiaggio Italiano del film) o alla torre di controllo, scambiandosi un
saluto con pollice alto in volo. In fondo entrambi sono stati a tanto così da
scatenare la terza guerra mondiale termonucleare contro i Sovietici no?

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