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Five Nights at Freddy’s (2023): questo è quello senza Nicolas Cage (quindi in automatico peggiore)

Quando è uscito Willy’s Wonderland mi hanno fatto notare in tanti che sembrava l’adattamento cinematografico del famoso videogioco “Five nights at Freddy’s” però con in più la presenza di Nicolas Cage, incredibile perché per certi versi, l’adattamento ufficioso del gioco è arrivato al cinema prima di quello ufficiale. 

“Five nights at Freddy’s” è un survival horror in circolazione dal 2014, inutile dirlo, enorme successo videoludico che è passato da una piattaforma all’altra, macinando soldi e spaventando un sacco di giocatori, personalmente non lo conoscevo, ma come sempre in questi casi ho fatto i compiti. 

Essenzialmente “FNaF” ti permette di calarti nei panni del guardiano del ristorante per famiglie del titolo in cui di notte, le mascotte, i pupazzoni animatronici si animano diventando assassini in pelliccia. Il gioco è tutto basato sulla corsa contro il tempo (le cinque notti del titolo) e una serie di “Jump scare” più noti come “Salti paura”, perché il giocatore/guardiano deve giocare ad un, due, tre stella con i mostri, tenendoli d’occhio dalle telecamere di sicurezza del locale. 

Ristoranti per famiglie, brrrrr mi fa paura solo il concetto!

Entrambi gli adattamenti cinematografici, ufficioso e ufficiale, puntano sul guardiano di turno, la differenza è che un film era basato sulla prova istrionica e sopra le righe di un Nick Cage in grande forma, l’altro invece si gioca il coinvolgimento della Blumhouse e la distribuzione della Universal Pictures, pochi fattori che cambiano di molto il risultato finale. 

“Five nights at Freddy’s” ci racconta di Mike (Josh Hutcherson) che non solo deve occuparsi della sua sorellina minore, ma ha alle spalle una serie di traumi, il principale raccontato da TUTTI i punti di vista nei numerosi flashback, consiste nell’aver perso di vista il fratellino Garrett, portato via per sempre da alcuni male intenzionati, in una scena dove la regista Emma Tammi replica l’inquadratura del bimbo che guarda indietro dal lunotto posteriore dell’auto, resa celebre da Mystic River di Clint Eastwood, il che ci dice più che altro quanto quell’inquadratura, nella sua apparente semplicità, fosse potente e capace di imprimersi a fuoco nella memoria collettiva, più che un vero merito a favore del film di oggi. 

Nick Cage ne era uscito con ben più stile, bisogna dirlo.

Traumi, rabbia repressa e casini mai risolti emotivi fanno di Mike un ragazzo/padre pieno di rabbia e responsabilità che non riesce a tenersi un lavoro, ma ha comunque bisogno di averne uno per non venire legalmente separato dalla sorellina, suo ultimo membro della famiglia ancora in vita. 

Ad offrirgli un lavoro con paga da fame ed orari anche peggiori come custode notturno del “Freddy Fazbear” ci pensa il sorriso tutti denti di Matthew Lillard, da qui in poi avete già capito come prosegue la trama, problema: mettete in conto la noia, tanta, tanta noia. 

Come non fidarsi di un ex ragazzo di Woodsboro

Per tentare di portare avanti una trama resa telefonata anche dalla selezione del casting, la storia si gioca un bionda poliziotta (ovviamente attraente, mica poteva avere i baffi no?) con cui Mike può intrattenersi, oltre ad una serie di personaggi carne da cannone, necessari da dare in pasto alle mascotte animatroniche pronte ad uccidere tutti. Insomma 110 minuti, anche troppi per il ben poco spessore della storia, in cui manca tutto: la tensione, il divertimento, il Gore, tutto, qui manca proprio tutto. 

La regista sul set da indicazioni ai suoi pupazzi. No niente, fa già ridere così.

Un buon modo per adattare “FNaF” sarebbe stato buttarla tutta sui “Salti paura”, li trovo un modo stronzo e facilone per spaventare il pubblico ma almeno sarebbe stato coerente con un gioco tutto basato sulla tensione, quella che qui latita completamente. La trama, scritta anche dalla stessa Emma Tammi punta moltissimo sul senso di colpa del protagonista, come se un horror con Mascotte animatroniche assassine possa avere come maggiore motivo di interesse, i turbamenti mai risolti del giandone protagonista di Future Man. Immaginatevi di ritrovare l’attore che impersonava John Futturman con la promessa di vederlo costretto a combattere per la sua vita contro sanguinari e grotteschi pupazzoni, ma poi di ritrovarlo musone, serissimo, alla presa con una trama basata sul senso di colpa e bambini da salvare, dove ogni tanto, spunta un orsacchiottone assassino. Insomma è piuttosto chiaro che il tono del film, non sia mai stato ben a fuoco, serio? Comico? Deve essere cambiato più e più volte nel corso della travagliata produzione del film, interrotta e ripartita più volte. 

L’ultima volta che Futturman ha seguito una bionda non è finita benissimo.

Cosa funziona in “Five nights at Freddy’s”? Essenzialmente la realizzazione delle creature, ci hanno speso dei soldini e si vede, inoltre Emma Tammi sa fare il suo lavoro, la regia non ha sbavature o grossi problemi di sorta, solo che il risultato è il più noioso possibile partendo dal soggetto noto a tutti i videogiocatori. 

Willy’s wonderland era un film diretto maluccio e montato ben peggio, un esempio di come NON si dovrebbe girare un film, che dalla sua aveva un solo, enorme asso nella sua manica, ovvero Nicolas Cage che pronunciando zero, lo ribadisco, zero, linee di dialogo ma comunque si mangiava il film rendendo qualcosa di poco aderente allo spirito del videogioco, un titolo degno di essere ricordato, divertente, che in questa manciata di anni in cui è in circolazione, ho visto più volte di alcuni titoli più blasonati. “Five nights at Freddy’s” invece? Metà film in sala l’ho passato a guardare l’orologio (storia vera). 

Sono fuori di testa / Ma diversi da Willy’s Wonderland (quasi-cit.)

Qui il risultato finale è bizzarro, siamo di fronte all’adattamento ufficiale di un videogioco, che non solo non ne rispetta lo spirito, ma è riuscito a farsi battere sul tempo (e nel risultato) dall’adattamento ufficioso, che a parità di spirito del gioco tradito, almeno risultava memorabile grazie a Nicola Gabbia.

Quindi cosa serve davvero questo “Five nights at Freddy’s”? Come prova da sbattere in faccia a chi si ostina a denigrare Nicolas Cage, guardatevi questo film, girato montato meglio, ma comunque barcollante e ben poco riuscito. Poi guardatevi Willy’s Wonderland, girato male e montato peggio, ma con dalla sua un grande Nicolas Cage e poi ditemi quale dei due film è il migliore, giungere alla conclusione su quale sia il fattore discriminante chiave non è poi così difficile da intuire. 

Nicolas Cage può migliorare ogni film, ora abbiamo le prove!

Quindi se siete appassionati del videogioco, mi sa che vi conviene continuare a giocare, se invece siete detrattori di Nicola Gabbia, beh mi dispiace per voi però almeno “Five nights at Freddy’s” potrebbe farvi intuire come sarebbe il cinema contemporaneo senza Maestro Cage in circolazione. Molto più piatto e noioso.

Sepolto in precedenza lunedì 6 novembre 2023

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