Home » Recensioni » Fuga da New York – Fuga dalla Florida: Più le cose cambiano, più i film restano meglio…

Fuga da New York – Fuga dalla Florida: Più le cose cambiano, più i film restano meglio…

Lo sapete che,
da queste parti, tutto quello che fa Carpenter è molto ben visto e sapete anche che i
fumetti sono un’altra di quelle cose che mi manda in sollucchero. Poteva
esserci qualcosa di più invitante di un fumetto dedicato al grande Jena
Plissken?

Approda nelle
edicole di questo strambo Paese a forma di scarpa il volume dell’Editoriale
Cosmo dedicato al personaggio creato da John Carpenter nel 1981, in quel
capolavoro senza sterzo che è 1997: fuga da New York, si tratta dell’edizione italiana della miniserie pubblicata
negli Stati Uniti dalla BOOM! Studios: 192 pagine in bianco e nero che vengono
via per poco meno di sette euro che, francamente, avrei anche potuto spendere
in modi migliori, tipo in birra, ad esempio…
Il titolo italiano del volume è appena appena ridondante. Spieghiamolo un attimo: “Fuga
da New York” per chiarire di cosa stiamo parlando, “Fuga dalla Florida” è la
nuova fuga che Snake è costretto ad affrontare e, anche qui, il termine non è
propriamente esatto, perché Plissken (“Chiamami Jena!”) in Florida ci va di sua
spontanea volontà…



Occhio alle teste, una è piuttosto riconoscibile…

La storia
comincia un minuto dopo la fine del capolavoro di Carpenter, lo scambio di
nastro rende Jena (“Chiamami Plissken!”) il nemico pubblico numero uno, dopo
una fuga rocambolesca in elicottero (John Carpenter apprezzerebbe…), Snake si
rifugia nell’unico Stato del Paese che si è auto dichiarato libero, ovvero la
Florida.



Ve lo ricordate il T-1000 di Terminator 2? Ecco uguale.
Quindi, citando
Lebron James, Jena porta il suo talento a South beach, ma si trova presto di
fronte alla realtà: la Florida è governata da due pestiferi
ragazzini, due gemelli con presunti poteri telecinetici (!) che fanno il bello
e il cattivo tempo, anche perché la loro guardia del corpo è
una muscolosa energumena in vestitino animalier (!!) che risponde al nome di
Tata (!!!). Una roba a metà tra la Tatina del “Conte Dacula” e la Cinzia
Otherside di Rat-Man… Non vi dico… Credibilissima! E poi c’è chi critica la scena della pallacanestro di “Fuga da
Los Angeles”!.
Tutta la
storia è strutturata come un videogames, con vari livelli da superare: prima lo
scontro con Tata (no sul serio non riesco nemmeno a dirlo… Marò!), poi una
resistenza improvvisata da organizzare insieme ad un gruppo di ribelli locali
e poi una fuga da un campo di prigionia, forse l’unico momento in cui il
personaggio poteva davvero mostrare le sue caratteristiche peculiari, peccato
che l’autore della storia Christopher Sebela proceda con l’avanti veloce
dimostrando di non aver davvero capito molto del personaggio di Jena.



La reazione dei fan di Jena di fronte a questo fumetto.
Su quanto la
conclusione della storia sia forzata non mi va nemmeno di dirvelo, quello che
ho trovato maggiormente urticante è la rappresentazione di Snake, un
personaggio che era già MOLTO ben caratterizzato nei film diretti da Carpenter e
che qui Christopher Sebela ripropone in maniera grossolana e banale: ogni tanto
gli fa pronunciare “Chiamami Jena” e gli fa arraffare tutti i pacchetti di
sigarette disponibili lungo il suo tragitto, ma per il resto, sembra un’imitazione venuta male.

Non puoi
rendere Jena un personaggio ciarliero che s’infila volontariamente in
situazioni impossibili solo per aiutare qualcuno. No, sul serio Sebella, ma tu
il film di Carpenter sei sicuro di averlo visto?



“Sebella, ti conviene sperare che non torni mai più…”.
Va un po’
meglio con la seconda mini-serie contenuta nel volume, “Fuga dalla Siberia” (da
non confondere con “Fuga dall’Albania”, quello è un genere di film del tutto
differente…). Ora, perché il volume della Cosmo non faccia riferimento a questa
seconda storia non lo so, per coerenza avrebbero dovuto intitolare l’albo Fuga
da New York – Fuga dalla Florida – Fuga dalla Siberia”, vabbè forse meglio
così…



“La morte cala dal cielo!” (Cit.).
In ogni caso,
la seconda storia risolleva un pochino le sorti di questa disgraziata lettura,
la trasferta (questa volta forzata) in Siberia, viene sfruttata dal maledetto
Sebella per infilare dentro qualche flashback sul passato di Jena, che serve
almeno a darci un’illusione di conoscere qualcosa sul passato del personaggio,
in realtà non ci rivela poi molto (anzi quasi niente…). In compenso, torna anche
un personaggio storico del primo film, a mio avviso, utilizzato molto male.
Non solo per
il look (un’armatura borchiata che lo fa sembrare una specie di enorme uomo-Cactus),
ma anche per le motivazioni del personaggio che stonano con quelle della sua
versione cinematografica… No, sul serio, è un’idea talmente scema che mi rifiuto
di rivelarvi il mistero.



Il cattivissimo ehm… Uomo Cactus? See vabbè!
Diego Barreto
ai disegni fa il suo dovere, anche se il suo Plissken non somiglia quasi per
niente a Kurt Russell, nel fisico e nemmeno nella mascella, inoltre, la Cosmo
ci mette del suo: trattandosi di una delle collane “Noir” dell’editore, il
volume è completamente in bianco e nero, quando la storia originale della BOOM!
Studios era a colori. Il cambio grafico (quasi in stile
Essi vivono) e di formato (da quello classico da Comic book
americano, a quello pseudo Bonelliano della Cosmo) non aiutano dei disegni che
già di loro non brillano particolarmente.
Alla fine gli
unici disegni che mi sono piaciuti sono quelli della copertina, firmata da Tim
Bradstreet, uno dei migliori copertinisti in circolazione, già autore di molte
copertine della serie MAX del Punitore, firmato da Garth Ennis, solo per
citare qualcosa.

“Chiamami Jena!” no, “Chiamami Di Caprio!“.
In soldoni: il
fumetto è una mezza delusione, Christopher Sebela aveva l’occasione di
esplorare il mondo (fuori dalla prigione) creato da John Carpenter ed invece…
Ciccia! L’unico suo contributo alla causa è quello di averci spiegato l’avvicendamento
tra il presidente di Fuga da New York (interpretato dal grande Donald Pleasence)
a quello di “Fuga da Los Angeles” (che ha il volto di Cliff Robertson). Interessante, ma un po’ pochino, non trovi Chris?
La prossima
volta che mi viene in mente di comprare un altro fumetto come questo, corro a
casa a rivedermi i film di Carpenter, tempo sicuramente speso meglio…
0 0 voti
Voto Articolo
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Più votati
Recenti Più Vecchi
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Film del Giorno

Fandango (1985): senza direzione, verso l’età adulta (o forse no)

Fandango [fan-dàn-go] – 1. Danza andalusa, di origine secentesca, a ritmo binario e movimento lento, poi a ritmo ternario e movimento rapido, per lo più accompagnata dalle nacchere. È così [...]
Vai al Migliore del Giorno
Categorie
Recensioni Film Horror I Classidy Monografie Recensioni di Serie Recensioni di Fumetti Recensioni di Libri
Chi Scrive sulla Bara?
@2025 La Bara Volante

Creato con orrore 💀 da contentI Marketing