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Fuga da ovunque: Sei film influenzati da Fuga da New York di John Carpenter

Quando nel 1981 il Maestro John Carpenter ha diretto 1997: Fuga da New York ha sganciato sul
pianeta una vera bomba, in pochissimo tempo il film è diventato un archetipo
narrativo che negli anni è stato citato e omaggiato in centinaia di opere tra
film, romanzi e fumetti. Insomma, quei due o tre poveri di spirito che
continuano ad ostinarsi a considerare Carpenter un buon regista di genere,
dovrebbero prima conside… Oh, al diavolo le buone maniere, che vadano a cagare!
Carpenter è il migliore, non si discute.



Qualche tempo fa Fabio, il gestore della pagina Il seme della follia, fanpage Italiana dedicata a John Carpenter mi ha alzato una bella palla: perché non fare un
pezzo su tutti quei film ispirati a 1997: Fuga da New York? Per me è un po’ come invitare la gazzella a correre.
Regole d’ingaggio, così sappiamo tutti di cosa tratterà il
resto del pezzo: abbiamo ventidue ore, cinquanta minuti e cinquantasette per
volare con il Gullfire e atterrare sul tetto del… No, scusate, mi sono un attimo
fatto prendere la mano, in realtà da qui in poi verranno trattati tutti i film
nati sulla scia del capolavoro di Giovanni Carpentiere che siano più o meno
ispirati, teniamo, quindi, da parte i fumetti dedicati a Jena Plissken, o il seguito ufficiale del film Fuga da Los Angeles.

Ancora una delle più belle locandina che io abbia mai visto.

Non valgono le citazioni, solo film completi, quindi inutile
ammorbarvi con Snake di “Metal Gear Solid” che deve il suo nome al personaggio
di Kurt Russell, alla capoccia mozzata della statua libertà di “Cloverfield”
(2008) palese strizzata d’occhio al film di Carpenter, oppure al muro di cinta
che circonda la città dove è ambientato “La terra dei morti viventi” (2005) della leggenda George A. Romero. Non valgono nemmeno quelle mille o duemila volte
che Robert Rodriguez ha inserito un omaggio a John Carpenter in uno dei suoi
film, roba tipo “Planet Terror” (2007) o “Machete” (2010) ne sono strapieni, ci
vorrebbe un post dedicato solo per quello, magari potrei anche farlo, ma ora sono
troppo stanco… Forse più tardi (cit.).

Ora che le regole d’ingaggio sono chiare, possiamo partire,
ma per iniziare, una cosa facile facile, così giusto per scaldarsi un pochino.
Fuga da Reuma Park
(2016)



Vi ho già persi tutti? Avete già smesso di leggere? Eh,
cavolo! Posso mica iniziare subito con il botto, no? Sì, lo so che “Fuga da Reuma
Park” è brutto persino per quelli che ancora oggi citano le battute di Aldo,
Giovanni e Giacomo dalla mattina alla sera, ma il titolo non lascia molti dubbi
sull’influenza che il film di Carpenter ha avuto sulla cultura popolare,
inoltre, la trama potrebbe essere più Carpenteriana di quello che sembra.

La storia ambientata nella Milano dell’anno 2041, con i tre
comici anziani vessati da un’infermiera inflessibile, ricorda in qualche modo
quella del primissimo film che ha visto collaborare Carpenter e Donald
Pleasence, no, non Halloween, parlo
del film per la televisione “Il giorno in cui le allodole voleranno” (Better
Late Than Never, 1979), la storia di alcuni anziani stanchi dei maltrattamenti
subiti nella loro casa di riposo e pronti alla fuga. Non ho mai avuto il
piacere di vedere questo film, ma spero che Aldo, Giovanni e Giacomo lo abbiano
fatto e il loro “Fuga da Reuma Park” sia tutto un omaggio a Carpenter, perché
come vedremo più avanti nel post, il Maestro quando vuole ha degli ottimi
avvocati! Ed ora che ci siamo scaldati, passiamo ai titoli seri!
1990 – I guerrieri
del Bronx (1982)



Enzo G. Castellari è sempre stato un regista
(cinematograficamente parlando) davvero iperattivo, a lui dobbiamo
poliziotteschi e spaghetti western e molto prima che Quentin Tarantino lo
battezzò tra i suoi registi preferiti (seguito a ruota da mille fan “Qua qua
qua” che hanno fatto lo stesso senza nemmeno aver mai visto un suo film, tiè
beccatevi questa) il regista romano ha avuto il tempo di mettersi subito in
scia al successo del film di John Carpenter.

A dire la verità, in “1990 – I guerrieri del Bronx” si trova
anche un po’ di Interceptor – Il guerriero della strada (1981) e I guerrieri della notte (1979), ma i punti
di contatto con il film di Giovanni Carpentiere sono tantissimi a partire
dall’anno (ormai post datato) nel titolo del film, fino alla locandina, quasi
una copia spiccicata di quella storia di “Escape from New York”.

“Guerrieriiiiii, giochiamo a rifare fuga da New York?”.

Facciamo così: vi racconto a grandi linee la trama e faccio
un colpo di tosse ogni volte che mi pare di notare un’affinità con il film di
Carpenter, ok? Nell’anno 1990 il Bronx è stato dichiarato terra di nessuno e
abbandonato dal governo, ora è completamente governato da bande di teppisti che
fanno il bello e il cattivo tempo… COFF! Coff!

Ann, la figlia diciasettenne di un politico (coff! CoFF!)
scappa di casa ribellandosi alle macchinazioni guerrafondaie paterne e si
rifugia nel Bronx, dove viene rapita da una banda di teppisti giovinastri. A
salvarla ci pensa Trash capo della banda di motociclisti nota come “Riders”
ragazzaccio capellone e smanicato (COFF! Coff! Coff!), classico antieroe dai
modi spicci che sembra buono solo perché quelli intorno a lui sono anche peggio
(…Coff! Scusate, mi stavo strozzando), personaggi come Ogre, un losco figuro
che si è auto nominato il re del Bronx (Coff! Coff!!). Ok, dài, direi che dovrei
aver reso l’idea, no?

Una cosa tipo “Quadrophenia”, ma con molti più teschi.

Ma il buon Enzo G. Castellari, non si è certo fermato qui,
in quanto affetto da iperattività cinematografica, perché non portare avanti
il filone post-apocalittico? Infatti, l’anno successivo, nel 1983 ha sfornato
non uno, ma due film sullo stesso tema, “Fuga dal Bronx” (1983) che vede come
protagonista ancora una volta Trash e “I nuovi Barbari”. Ma qui i punti di
contatto con il capolavoro di Giovanni Carpentiere iniziano a scarseggiare,
forse solo il titolo del primo dei due film, “Fuga dal Bronx” (che
ammettiamolo, è fighissimo!) si lega a filo doppio con le disavventure di Jena
Plissken, anche se poi non è nemmeno così corretto, visto che Trash si
ritroverà a combattere per difendere il quartiere dai loschi piani della multinazionale
che vuole demolirlo per costruisci sopra un futuristico complesso per ricconi,
quindi la “Fuga” è solo nel titolo, per il resto è una trama che ricorda
più quella di Robocop 3 che qualunque
dei film di Carpenter.

2019 – Dopo la caduta di New York (1983)



Mentre Castellari si sbizzarriva, un altro regista italiano
si trovava investito dal successo di 1997:Fuga da New York, sto parlando di Sergio Martino che, probabilmente,
conoscete per film che fate finta di non aver mai visto come “Giovannona
Coscialunga disonorata con onore” (1973), oppure “L’allenatore nel pallone”
(1984), di mio posso dirvi che no, non ho MAI visto “L’allenatore nel pallone”,
anche se conosco a memoria tutte le battute del film a causa di un compagno di
banco a scuola afflitto da una forma di Banfiano autismo per questa pellicola
(storia vera) e personalmente Sergio Martino lo ricordo per un altro film che
vi citerò più avanti.

Di suo, il buon Martino ha fatto di tutto per prendere le
distanze dai paragoni con il film di John Carpenter, a sua detta la
sceneggiatura di “2019 – Dopo la caduta di New York” è stata scritta due anni
prima dell’uscita del film del Maestro nelle sale, eppure niente, ogni volta
che si parla di pellicole nate sulla scia della fuga di Snake, questo titolo
viene sempre fuori, anche se personalmente, ho i miei dubbi.

La smettete di canticchiarvi un pezzo famoso degli Steppenwolf mentre guardate la foto?

«Ci ha mandati il presidente. Dice che c’è una donna qui che
ancora può fare figli. Noi dobbiamo trovarla e portargliela» questa è la frase
di Parsifal (Michael Sopkiw), visto che le radiazioni hanno reso sterile la
popolazione dell’anno 2019 (sovraesposizione da smartphone? Bah, chi lo sa), il
nostro si reca a New York, unico posto sulla terra dove si vocifera ci sia
ancora una pulzella dall’ovulazione regolare, cioè non solo l’umanità sta per
essere spazzata via, ma questa poveretta ha ancora le sue cose una volta al
mese, ditemi che non è sfiga questa!

New York è un postaccio popolato da bande come i terribili Eurac,
capitanati dalla spietata Ania (Anna Kanakis), ma i locali contaminati sono
stati trasformati in orrendi mutanti che si cibano di robe orrende tipo topi, o
peggio il Tofu, il Seitan e tutta quella roba lì, bleah! Non mi ci fate
pensare.

“Chiamami Jena Parsifal”.

Chi trova la ragazza vince un viaggio premio sull’astronave
che poterà tutti sul pianeta dall’originalissimo nome di Alpha Centauri, avete
già capito come finisce, no?

Ok, nel film viene citata sia New York che un presidente,
però più che al film di Carpenter, a me  “2019
– Dopo la caduta di New York” ricorda molto più “Azione mutante” (1993) di
Álex de la Iglesia, però alla fine Sergio Martino e Carpenter sono sempre ad un
passo di distanza l’uno dall’altro, il mio film preferito di Martino (vi avevo
promesso che ve ne avrei parlato) è “Lo strano vizio della signora Wardh”
(1971) un bel giallo all’italiana che ogni volta sbaglio a scrivere, perché mi
faccio influenzare da The Ward, di
John Carpenter. Mi spiace Sergio, è la sfiga di arrivare secondi.
Fuga da Absolom
(1994)



Saltone in avanti nel tempo, con un titolo di cult che avete
visto tutti trecento volte, anche perché è stato mandato in replica su Italia 1
fino allo sfinimento ed oltre. Il film, riprende il tema della fuga da un
carcere prigione e il titolo italiano tenta subito l’associazione con il
capolavoro di Carpenter, quindi, ancora una volta, farina del nostro locale
sacco, perché il titolo originale non ci prova nemmeno a giocarsela nello
stesso campionato, con un più lapidario “No escape”.

Il film che ha fatto conoscere al grande pubblico il regista
Martin Campbell (suoi un paio di 007 come “GoldenEye” del 1995 e “Casinò Royale”
del 2006) è una cosina tutta azione con il marines Ray Liotta accusato
ingiustamente e condannato all’ergastolo su un’isola dove bisogna fare
attenzione a non finire in pasto ai cannibali. Anche se non ho mai trovato Ray
Liotta uno giusto per i ruoli da buono (tanto meno da eroe d’azione), per
fortuna, la pellicola si gioca anche il carisma del mitico Lance Henriksen che,
poi, è forse la vera ragione per cui ho visto il film così tante volte.
Doomsday (2008)



A casa Cassidy, se urlate forte “Doomsday” vi beccate gli
sguardi scuri della mia Wing-Woman, costretta a portare il bimbo (IO!) al
cinema a vedere il film di uno dei miei preferiti, il grande Neil Marshall.

Per me, tra tutti i registi che dicono di amare il cinema di
John Carpenter, Neil Marshall è quello che ha capito meglio di tutti la lezione
del Maestro, oggi come oggi è più che altro un regista che lavora per la
televisione, ha diretto gli episodi più fighi di Giocotrono e di Hannibal,
ma “Doomsday”, dovrò scontare per anni i 105 minuti di questo film con la mia
Wing-Woman, ma ne è sicuramente valsa la pena.

“Hai da fumare?” (Cit.)

In Scozia il virus “Reaper” stermina la popolazione, l’Inghilterra
corre ai ripari istituendo un nuovo Vallo di Adriano per isolare quegli svalvolati
con la gonna a quadrettoni. Nel 2035 quando un focolare del virus si manifesta
a Londra, viene spedito l’esercito oltre le mura per capire le ragioni dietro
alla diffusione del virus, ma la Scozia è riorganizzata in bande di pazzoidi
invasati da far sembrare William Wallace uno avvezzo al dialogo e alla
mediazione.

“Chi pensa che Rhona Mitra sia incredibilmente bona?” , “NOOOOOOIIIII!”.

Gli occhi (per ovvie ragioni) sono tutti su Eden Sinclair,
una Rhona Mitra che bella così non lo è stata mai più (purtroppo): canotta
nera, cazzutaggine distribuita come caramelle ai bambini, non ha la benda su un
occhio, ma il modello Carpenteriano è chiarissimo. Poi va bene, uno scassone di
auto non può stare al passo di una Bentley Continental GT, ma m’interessa
pochissimo, film che è una dichiarazione d’amore per tutti i film, tra i quali,
ovviamente, il capolavoro di John Carpenter.

Lockout (2012)

Oh! Qui si che ci divertiamo, iniziamo subito con la trama
che mi sembra il punto giusto da cui partire per parlare di questo film.
Nel 2079, all’ex agente della CIA Marion Snow (Guy Pearce)
viene promessa la libertà da un crimine che, in realtà, non ha mai commesso se riuscirà
a recuperare sana e salva Emilie (Maggie Grace) la figlia del Presidente degli
Stati Uniti d’America, rapita dai detenuti in rivolta della prigione orbitale
MS One. Ci mancava solo che aggiungessero: “Uscirne è impossibile. Entrarvi
è da folli”. Poi il furto e rapina sarebbe stato completo.

“Fidati di me, non ci scopriranno mai, ho cambiato i nomi ai personaggi”.

Che dite? Il soggetto scritto da Luc Besson e diretto da James
Mather e Stephen St. Leger nel 2012 somiglia un po’ troppo a quello di 1997: Fuga da New York (e anche al suo
seguito Fuga da Los Angeles, vista la presenza della figlia del presidente)? Lo
hanno pensato anche John Carpenter e il suo compare Nick Castle che, infatti,
hanno fatto causa al film, un tribunale parigino nel 2015 ha dato ragione al
Maestro e all’originale Michael Myers accordandosi per un risarcimento di
20.000 ex presidenti spirati stampati su carta verde Euro per fare la
pace.

Non pago (anzi, per non pagare) Besson ha fatto ricorso,
perdendo pure quello e finendo alla fine per elargire 500.000 Euro,
fosse stato per me avrei fatto cifra tonda, un milione, un po’ perché il film è
una cosetta di poco conto, un po’ per quei cazzo di Minimei, non te li
perdonerò mai quelli Besson!

“Se mi toccate, vi faccio causa. Se non sparite entro trenta secondi, vi faccio causa. Se ritornerete, vi faccio causa” (Quasi-cit.)

Ho elencato tutti i titoli? Ma va, l’influenza del film di
John Carpenter è stata così gigantesca che riassumerli tutti sarebbe impossibile,
l’unica cosa certa è che prima o poi arriverà sempre qualche regista che
ispirato dal capolavoro Carpenteriano, cercherà di portarne avanti il
testimone ed è anche giusto così: non importa che voi siate iene e serpenti, cominciate
a correre, ci sarà sempre un nuovo posto da cui fuggire.

Questo pezzo è stato presentato anche
sulle pagine del blog Il seme della follia, grazie ancora a Fabio per l’ottimo
spunto!
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