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Game, set, T-Rex di Michele Borgogni (2020): Tennisauro-Rex

Non credo sia strano trovare Michele su questa Bara, il suo blog Cumbrugliume viene citato
spesso da queste parti. Ultimamente il nostro ha deciso che da grande sarà un
pompiere
uno scrittore, il che da un certo punto di vista (un po’
egoistico) mi dispiace, perché abbiamo perso il suo blog non più attivissimo come un tempo, in compenso, come scrittore Michele sa il fatto
suo.

Avevo già parlato della sua divertente raccolta di storie brevi dedicate ai mostri giganti
e so cosa state pensando: ti manda i suoi libri (grazie ancora Michele) perché siete
colleghi blogger è normale che ne scrivi bene. No no, guardate il dito? No no.
Cioè non lo vedete il dito ma io lo sto agitando in stile Mutombo. Michele mi
chiede un parere perché sa benissimo che questa Bara ha solo la sua parola e le
sue palle (cit.), quindi se avessi qualcosa da criticare state tranquilli che
lo farei, ma in tutta onestà sul suo nuovo lavoro “Game, set, T-Rex”, ho da
dire solo bene.

Non amo il Tennis, sport bellissimo, con enorme tradizione
ma da appassionato di Pallacanestro, Sky Sport per anni mi ha piazzato le
lunghe, lunghissime, infinite partite di Tennis sempre prima di qualche importante
partita di Basket, ed io lì, come uno scemo nel cuore della notte ad aspettare
l’inizio della partita NBA in diretta dagli Stati Uniti (storia vera).

Per farmi fare pace con il Tennis ci ha pensato Michele, uno
che vive seguendo il principio che un mostro grosso migliora tutto, che sia un
racconto oppure una partita di Tennis. Secondo voi, può esserci qualcosa di più figo e
grosso di un Tirannosauro-Rex? La risposta la sappiamo tutti.

T-Rex in ricezione, alla battuta il professor Grant.

La storia di “Game, set, T-Rex” è un fantastico delirio che
ha nella pancia (di dinosauro) quel tipo di umorismo che personalmente mi trova
sempre pronto: aggiungere dettagli ad un’idea di base comica oppure, rendere
divertente una trama seria. Non ci avete capito niente? Nemmeno io, quindi
lasciatemi spiegare meglio.

“Game, set, T-Rex” è un romanzo di formazione di un ragazzo
nato predestinato, figlio della tostissima Anastasia Grigorieva e del vanesio
Fernando Nappo ha sulle spalle il peso di essere all’altezza dei due più grandi
campioni di Tennis viventi, che insieme hanno vinto ogni premio su tutti i campi
del pianeta. Il loro frugolo Trey, ha un corredo genetico per cui essere meno di
un super campione di Tennis, sarebbe un fallimento, per fortuna le spalle di
Trey sono grandine, perché Trey è un T-Rex.

Avete letto bene, per colpa di un’esilarante maledizione di
una strega russa, Trey ha il DNA di un umano ma l’aspetto (e le braccine corte)
di un tirannosauro, quindi quello che sarebbe un perfetto romanzo di
formazione, viene contaminato da Michele da un’idea, adorabilmente cretina che
immediatamente fa ridere, continua a far ridere nel corso delle pagine, ma
beccami Velociraptor gallina se anche per un solo minuto di lettura non
ci troviamo come lettori, schierati dalla parte del piccolo (di età non di certo di dimensioni) Trey.

Michele cura tutti i dettagli, dai gusti musicali
(metallari) del suo gigantesco protagonista, fino alle “telecronache” di tutte
le partite. Come autore, il fondatore del Cumbrugliume offre una risposta logica ad
ogni trovata volutamente assurda della sua trama e quando non lo fa, si gioca
una battuta piuttosto fulminante che vale quanto (se non più) di una soluzione
narrativa azzeccata.

Il T-Rex non è molto contento della decisione del direttore di gara.

La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, Fernando è
“latino” dell’atteggiamento mentre mamma Anastasia è protettiva e materna in
uno stile molto russo (per non dire proprio Sovietico), in mezzo lui, Trey, con il suo
nome che è una brillante contrazione e che piano piano, diventerà il Re della
terra battuta, crescendo di partita in partita.

Mezione speciale? L’uso delle note a piè di pagina fatto da
Michele, in alcuni casi aggiungono elementi (comici) alla narrazione, altre
volte, sono solo un’altra scusa per piazzare una battuta divertente, insomma
l’idea di base di un dinosauro, storicamente noto per delle braccine
cortissime, che gioca a Tennis vi fa ridere? State pur certi che il romanzo non
sarà da meno.

I costanti riferimenti alla cultura pop oppure
quell’infrangere la quarta parete che separa personaggi e lettori, è
chiaramente un lascito di tutti i film e i romanzi che Michele ha visto e
letto, trovate debitrici di Douglas Adams o di ZAZ (Zucker, Abrahams e
Zucker). Insomma, considerando la mia ossessione per i dinosauri, mi è
dispiaciuto arrivare alla fine del libro, anzi sul finale, fatemi aggiungere
qualcosa.

Man I need a TV when I’ve got T-Rex (cit.)

Non ho nessuna intensione di rovinarvi la lettura, per
conoscere la fine del romanzo di formazione di Trey, dovrete leggervi il libro,
però ho apprezzato il trucco di Michele di far proliferare i finali, un effetto
comico che genera tre conclusioni, due temporanee e una (quasi) definitiva per la
storia, un po’ come le scene dopo i titoli di coda nei film della Marvel.

Il primo finale conclude il romanzo di formazione di un
bambino, dentro un corpaccione straordinariamente gigante, minaccioso e pieno
di denti. Il secondo finale è quasi un ribaltamento di Rocky IV, in cui l’avversario di turno non è un super Sovietico ma
un super Yankee, con cui Michele mette in chiaro anche la sua passione per tutto quello che
arriva dal Sol Levante. Non è un caso se il suo Trey non nasce armato del super
potere del Tennis, ma se lo conquista pagina per pagina, con dedizione e lavoro
come di solito fanno gli eroi che arrivano dall’oriente, piuttosto che i super
eroi americani, che nascono già benedetti dal dono del talento. Non è nemmeno un caso se l’animale guida di Trey, il suo modello di
riferimento, sia Godzilla, ennesima conferma che Michele ha fatto dei mostri
gigante, una delle tematiche della sua poetica…

… minchia come mi è uscita questa? Ti ho già trovato la
poetica Michè!

Il terzo finale? Una trovata buffissima che scherzando lascia spazio ad un seguito, un po’ come faceva Coscarelli facendo riferimento ad un “Bubba Nosferatu” sui titoli di coda di Bubba Ho-tep.

Intanto, se pensate che questo romanzo possa fare per voi,
la lettura ve la consiglio, invece in questo post, trovate tutti i dettagli per
mettere le vostre mani (e zampe) su una copia ed ora che ho finito il post, posso citare Flavio Tranquillo: game, set and match T-Rex!

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