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Gargoyles – Il risveglio degli eroi (1994-1997): era il tempo delle tenebre, era il tempo della paura, era il tempo dei Gargoyles

Guardate lassù, l’avete letto il nome di questa pagina? Bene, quindi non vi stupirà scoprire che una volta alle elementari, scrissi un tema intitolato “Seven” su un vecchio cacciatore di mostri in cerca di vendetta, sfigurato da una vistosa cicatrice sul viso con una forma che giustifica il titolo del tema, in lotta contro mostri volanti tipo Gargoyles. La mia maestra si preoccupò parecchio e mando a chiamare i miei genitori e tutto questo PRIMA di iniziare a vedere una serie animata che ha fatto storia. Ah dimenticavo, storia vera.

Ho avuto la grande fortuna di beh, essere vecchio abbastanza da essermi potuto godere quelli che gli americani chiamano “Cartoni del sabato mattina” degli anni ’80, quindi i vari G.I.Joe, Transformers e MOTU, ma anche i loro corrispettivi degli anni ’90 “Batman – la serie animata” (prossimamente su queste Bare) e tutto il resto del cucuzzaro, compresa la bellissima “Gargoyles” da noi rafforzata dell’epico e inevitabile sottotitolo italiano, una serie che senza “Batman – TAS” non sarebbe mai esistita, anzi, probabilmente sarebbe esistita lo stesso, ma avrebbe avuto lo spessore e le atmosfere di che so, “Le avventure di Teddy Ruxpin” molto probabilmente.

Hanno le ali no? Non potevano non stare di diritto su questa Bara, volante a sua volta.

I registi e sceneggiatori Frank Paur ma soprattutto Greg Weisman, vero padre putativo dei Gargoyles, erano al lavoro per conto della Disney su una serie con protagoniste queste creature in pietra, storicamente scolpite e poste sopra le cattedrali, ammonitori mostroni alati che secondo il folklore, si animerebbero la notte per trasformarsi in pietra al sorgere del sole, non sto ad ammorbarvi con i riferimenti, perché si potrebbe spaziare dai troll di Tolkien de “Lo Hobbit” all’architettura di Notre-Dame, perché sapete a chi non interessava minimante tutto questo? Alla pagante Disney.

In origine “Gargoyles” avrebbe dovuto essere una sorta di “I dinosauri” (1991-1994) ma animata, senza pupazzoni di gomma, ma una storia di un’allegra famiglia di gargolla o garguglia, per usare espressioni italiane dimenticate, dai toni solari e scherzosi, poi per fortuna dal cielo, un eroe avvolto nel suo mantello è arrivato a salvarci, il suo nome era B… ruce Timm.

«Eh già quel Bruce Timm, un bravo esempio di umano»

La Warner stava spaccando i record di ascolti e il cervello dei ragazzini con “Batman – La serie animata” (1992), con quel suo aspetto da Noir, le architetture retrò e l’ambientazione quasi perennemente notturna, Bruce Timm è compagni hanno fatto fare un salto quantico all’animazione per ragazzi americana sul piccolo schermo, quindi la Disney ha idealmente fermato le rotative, dando carta bianca a Greg Weisman, che non solo ha dato giustamente spazio alla notte, quella in cui i suoi Gargoyles si risvegliano dal loro sonno di pietra, ma ha dato spessore alla città di New York, rappresentata come un postaccio, dove la criminalità è radicata, le strade sono pericolose e gli umani che le popolano, quando non sono intenti ad ammazzarsi o rapinarsi, odiano chi è diverso da loro, e nessuno può essere più diverso di creature alate che all’alba si trasformano in statue.

Mi era chiaro trent’anni fa come oggi, solo che nel frattempo ho letto tutto quello Shakespeare che mi mancava, “Macbeth”, “Otello” e “Sogno di una notte di mezza estate” che da bambino sentivo citare in Gargoyles ma conoscevo solo di nome, per una serie che non esito a definire geniale, capace di comprarti di nuovo, ogni volta, ad ogni nuovo episodio, già solo grazie alla sua incredibile sigla.

Io sfido chiunque sano di mente a non avere voglia di conoscere tutto di questi personaggi, dopo una sigla del genere, non solo ti fa calare addosso l’atmosfera del cartone animato con la velocità di un battito d’ali, ma serve anche a spiegarti tutto quello che hai bisogno di sapere dei personaggi, un Clan scozzese nel 994 D.C. che ingannati dagli umani che avevo giurato di proteggere, si sono fatti un lungo pisolino di mille anni trasformati in pietra, solo per risvegliarsi nel loro castello trasportato sull’isola di Manhattan, intenti a combattere criminalità, odio per il diverso ma soprattutto lo spietato miliardario statunitense David Xanatos, doppiato in originale da un mito Jonathan “Two takes” Frakes, che in coppia con la super sexy Demona, ex alleata e amante del capo dei nostri alati eroi Golia, poi sua acerrima nemica, non fa altro che ricomporre la coppia storica di Star Trek, visto che a doppiare la rossa in originale è proprio Marina Sirtis.

Sarà per via della sexy spallina scesa? Chissà.

Ma visto che parliamo di voci (ah-ah), Golia che ha il timbro del mitico Keith David come vi suona? Bene eh? Così come personaggi ricorrenti come Macbeth, doppiato originalmente da John Rhys-Davies o Anton Sevarius che parla con la voce di Tim Curry, tutta roba che ha portato lustro e spessore ad una serie che aveva semplicemente un altro passo e che mi sono potuto gustare grazie a Disney+ per questo lungo ripasso in vista del trentennale della serie, ma posso dirlo? È stato molto bello rivedere per intero “Gargoyles” da grande, anche se ho dovuto sbattere il naso sulla sua famigerata terza stagione che da ragazzetto, causa cambi di palinsesto e di miei ormonali interessi da adolescente, mi ero perso. Per fortuna va detto che ai tempi, ci siamo potuti godere un grande spettacolo anche seguendo la serie in italiano, perché anche più di “Batman – TAS” qui è stato fatto un lavoro incredibile, sia per la scelta delle singole voci (Alessandro Rossi su Golia era impeccabile) sia per la resa dei dialoghi, fate il confronto diretto con la sigla in italiano e poi ditemi se non ci è andata di lusso.

“Gargoyles” pur essendo idealmente nata da una sua costola, ha osato più di “Batman – TAS” anche dal punto di vista della struttura degli episodi, la sigla metteva puntualmente ogni nuovo potenziale spettatore al pari, così come i veloci riassunti d’apertura, ma Greg Weisman non si è mai fatto mancare “cicli” di storie lunghe, forse forte della sua esperienza nei fumetti, basta dire che il primo “arco narrativo” intitolato “Il risveglio” copre quasi metà della prima stagione, composta da tredici episodi.

Si chiama Golia, mica Tremotino il tenerino.

Questa serie aveva tutto per piacermi a partire dai personaggi, ho sempre adorato il design dei personaggi, a partire dal fatto che non fossero tutti delle fotocopie, ma ognuno sfoggiasse le sue caratteristiche fisiche, similari quel tanto che basta da risultare credibili come un Clan, ma anche da far arrivare al pubblico tratti del loro carattere, per non parlare di quegli artigli sulla punta delle ali, sorta di manine aggiuntive, da utilizzare per arrampicarsi oppure per agganciare le ali ripiegandole come se fossero un mantello, gran trovata!

Certo Golia era la Rockstar del gruppo, spalle giganti, vocione, sciupafemmine senza averne l’aria (sarà lo sguardo torvo? Chissà), ma anche l’unico con un nome, visto che gli altri se ne sono fatti affidare uno d’ufficio, creando un legame con la città che in “Gargoyles” (come in “Batman  TAS”) è più che semplice sfondo, ecco quindi spuntare Hudson, Brooklyn, Lexington e Broadway, anche se il mio preferito era l’unico senza doppiatore e senza ali, mi riferisco al “cagnone” del gruppo, Bronx che ho sempre adorato in quanto cinofilo ante litteram ma anche perché banalmente, mi ricordava i cani di pietra di Ghostbusters.

«Oookay chi ha portato il cane?» (cit.)

Sapete cos’altro non è invecchiato affatto di “Gargoyles”? Il suo essere così spudoratamente anni ’90 senza farlo pesare a nessuno, seguitemi che il prossimo ragionamento è un po’ contorto: io ho un amore viscerale per il fumetto americano degli anni ’90, la mia incarnazione preferita degli X-Men è ancora quella ultra colorata e matta di quel decennio. Forse per via dei trascorsi professionali di Greg Weisman, questa serie pescava dai fumetti proprio come “Batman – TAS”, ma senza il limite di dover portare sul piccolo schermo solo l’iconografia dell’uomo pipistrello della Distinta Concorrenza.

«Ti diverti con le figurine, Eddie Cassidy?» (quasi-cit.)

Proprio come gli Uomini-pareggio della Marvel (il fumetto più venduto negli anni ’90) i nostri eroi erano degli emarginati odiati dagli umani che hanno giurato di proteggere in nome del bene, in “Gargoyles” ci sono tutte quelle soluzioni matte che andavano fortissimo in quel decennio, abbiamo cloni malvagi del protagonista con tanto di nome alla rovescia ovvero Thailog (in italiano reso come Ailog) che non solo si allena con quella sexy fetente di Demona, ma mette su il suo Clan con nomi localizzati sulla città di Los Angeles, tanto per ribadire la distanza tra le due grandi città americane, nemmeno fossimo in una freddura di Woody Allen.

Non manca nulla in “Gargoyles”, abbiamo corazze robotiche alate ed ogni altro genere di personaggio che quando ti capita di ritrovarlo oggi, in un fumetto degli anni ’90, balza agli occhi nel suo essere invecchiato male come uno di cinquant’anni con il cappellino girato, la salopette e le Reebok Pump ai piedi. Ma “Gargoyles”, anche dopo trent’anni tiene botta benissimo, grazie all’animazione e all’atmosfera notturna, dove tutto risulta comunque molto omogeneo, quindi si nota meno che gli acerrimi nemici dei protagonisti, ovvero “The Pack”, il branco, un super gruppo dai nomi canini, messo su dal cattivone della serie come programma televisivo e successivamente utilizzato in battaglia (con sottile satira dei “Reality show”) non fossero altro che la versione locale del personaggio “ferale” che non poteva mancare nei fumetti americani degli anni ’90, da Wolverine a Ripclaw passando per Wolfsbane, senza peli e artigli in quel periodo non si andava da nessuna parte.

Anni ’90 ne abbiamo?

Ma un elemento che mi è sempre piaciuto di “Gargoyles” era il suo essere anche un riuscito poliziesco, molto ben rappresentato dalla mia “cotta infantile” Elisa Maza, etnia mista, 100% femmina, in pratica il personaggio che oggi verrebbe generato da un algoritmo e che invece nel 1994 scalciava culi e teneva banco nella serie, anche in episodi serissimi, perché nel corso della lunghissima seconda stagione di “Gargoyles” (cinquantadue episodi) oltre al tour mondiale dei protagonisti, in viaggio in giro per il globo per conoscere altri Clan sparsi per il pianeta, succede anche che la serie abbia saputo trattare alla perfezione temi grossi come il razzismo e perché no, il controllo delle armi.

Se ricordate l’episodio, allora ricorderete il trauma, altrimenti non voglio rovinarvi la visione, in ogni caso non potete mancarlo, non siamo proprio dalla parte di The Body di Buffy, ma quasi, visto che inizia in modo scherzoso e poi di colpo cambia tono, correndo il serio rischio di lasciare uno dei personaggi principali a terra. Può sembrare una banalità, ma non lo è affatto perché è proprio quello che succede quando si scherza con le armi e tutto questo, ci veniva raccontato in una serie per bambini, degli edulcorati anni ’90 e per di più americana, dove il problema in linea di massima, è rovente ancora oggi.

Quando ficchi la zampata sociale nel tuo (non tanto) classico cartone animato per bambini.

Difetti? Essenzialmente solo la terza stagione, quella in cui Disney ha cancellato il programma nel 1996, ripescato dalla ABC ingolosita dai potenziali ascolti, decise di ribattezzarla “Gargoyles – The Goliath Chronicles” mantenendo a bordo i creatori ma imponendo loro ogni genere di limitazione. Questo spiega l’effetto “Taralucciatore” che caratterizza questa manciata di episodi, dove tutto, si risolve appunto a tarallucci e vino e anche il razzismo degli umani nei confronti dei “mostri” protagonisti, di colpo scompare come se beh, fosse una roba prodotta dalla Disney. Ironico lo so.

Questo non cambia nulla, le prime due stagioni di “Gargoyles” sono monumentali, vi basterà ignorare l’ultima e piuttosto, recuperare i seguiti a fumetti, sempre sceneggiati da Greg Weisman e pubblicati nel 1995 per la Marvel (con disegni della bravissima Amanda Conner) e successivamente per la Slave Labor Graphics tra il 2006 e il 2009, ovviamente tutti inediti in uno strambo Paese a forma di scarpa.

Rifatevi gli occhi con i disegni di Amanda Conner.

Esattamente come le due nuove serie, sempre scritte da Greg Weisman e in corso di pubblicazione negli Stati Uniti per la Dynamite Entertainment da giugno del 2022, tutte storie che ovviamente ignorano volutamente gli eventi di “Gargoyles – The Goliath Chronicles” per portare avanti la storia come pensata dal suo autore, ve lo dico? Una delle mie letture preferite oggi come oggi (storia vera).

Consigli per la lettura e no, la Dynamite non mi paga (magari!)

Quindi ci tenevo molto a questo compleanno, vi ricordo che la serie la trovate per intero su Disney+ e anche dopo trent’anni, vale ancora la pena tornare in quello che era il tempo delle tenebre, il tempo della paura, il tempo dei Gargoyles.

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