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George A. Romero’s Resident Evil: Una deviazione verso un film mai realizzato

Non ve lo aspettavate vero? Benvenuti! Perché oggi la Bara vi porta in volo al capitolo a sorpresa della rubrica… Lui è leggenda!

Non sono mai stato un grande videogiocatore nella mia vita, ma Resident Evil è imprescindibile, ho giocato moltissimo al primo capitolo ma forse al secondo, anche di più, per un fanatico di horror come me, era davvero impossibile resistere ad un gioco che è una delle più chiare e popolari testimonianze di quanto l’impatto del cinema di George “Amore” Romero sia stato fondamentale per la cultura popolare.

Gli anni ’90 della Leggenda non sono stati facilissimi anzi, sono stati il decennio più difficile per zio George nel trovare fondi e quei pochi film usciti in quel periodo, sono considerati i più deboli di tutta sua filmografia, quello che forse è passato un po’ sottotraccia è che sul finire degli anni ’90, la Leggenda è arrivata a davvero tanto così da dirigere il film su Resident Evil. Siccome dovreste aver intuito (vagamente eh?) che tutto finito non sono, ho indagato un pochino su questo lavoro mai realizzato dal grande regista, e non solo, provate a dire che non ha tutte le rotelle al suo posto è si è letto la bozza di sceneggiatura scritta da Romero e datata 7 ottobre 1998? Bravi, il vostro amichevole Cassidy di quartiere, se siete interessati, la trovate per intero QUI.

Nel 1998 Paul W.S. Anderson era sopravvissuto al gran casino produttivo di Punto di non ritorno, mentre Milla Jovovich era riuscita a guadagnarsi l’odio di tutte le donne nere d’America per il suo ruolo in He got game e presto avrebbe mandato a zampe all’aria il matrimonio (e la carriera) di Luc Besson, non proprio i due candidati ideali per portare al cinema un film tratto dal celebre videogioco.

Una foto di Milla, che è sempre un bel vedere.

Perché andiamo dai, se devi fare un film su Resident Evil l’unico al mondo che vuoi dietro alla macchina da presa, è colui da cui tutto è iniziato, l’uomo che ha reinventato gli zombie per come ancora oggi li intendiamo, infatti è proprio quello che ha fatto la Capcom, anche perché l’idea di “Survival Horror” alla base del videogioco, quel sopravvivere ai nemici quando è evidente che non è possibile batterli, è qualcosa che porta dentro i semi sparsi dal cinema di George A. Romero, a questo aggiungiamo anche il sospetto contro chi detiene il potere e le multinazionali (come la Umbrella Corp.) e l’atmosfera da cospirazione molto in voga sul finire degli anni ’90, ed è chiaro che un progetto così, sembrava fatto dal sarto, per un contestatore capace di usare gli zombie come metafora come la Leggenda.

Proprio per questo nel 1998, per pubblicizzare l’uscita di “Resident Evil 2” sul mercato giapponese, la Capcom commissiona a zio George un piccolo spot televisivo di trenta secondi, in cui un giovane poliziotto ed una ragazza, sono intrappolati nel dipartimento di polizia di Racoon city assediati da un esercito di morti viventi. Malgrado gli attori giovani quanto i videogiocatori a cui questa pubblicità si rivolgeva, e i colori volutamente accesi, questi pochi secondi restano il filmato più vicino all’estetica originale del videogioco, mai diretto da un regista, se non lo avete mai visto, lo trovate qui sotto.

Proprio per questo nel 1999 la Sony apre le danze è prende ufficialmente in considerazione Romero per lanciare un film tratto dal popolare videogames, la prima bozza di sceneggiatura di zio George, datata ottobre 1998 è stato il primo passo per la Leggenda, per tornare nel giro che conta, e zio George si mette al lavoro con la professionalità che lo ha sempre contraddistinto. Pur non essendo un fanatico di videogiochi (non come un altro Maestro di mia conoscenza) Romero chiede ai suoi collaboratori di fornirgli ore di scene registrate prese dal gioco, per capire quanto del suo lavoro ci sia negli zombie di “Resident Evil”, e proprio per questo introduce nella sua sceneggiatura Chris Redfield, Jill Valentine, Albert Wesker e Barry Burton, ma anche elementi che sarebbero diventati canonici solo con il terzo capitolo “Resident Evil 3: Nemesis”.

Ma Romero non si limita a questo, per fare suo il materiale originale, sposta Raccoon City e la famigerata Arklay Mansion dal Colorado al suo stato d’origine la Pennsylvania, mentre Chris Redfield passa dall’essere il capo della divisione di polizia nota come S.T.A.R.S., ad un semplice contadino con origine pellirossa, per la precisione un mezzo sangue Mohawk.

Quello che emerge leggendo la prima bozza di sceneggiatura, è l’intenzione di Romero di fare una specie di La città verrà distrutta all’alba, però con i soldi che mancavano a quel progetto, abbracciando anche elementi d’azione quasi fumettistici, anticipando per certi versi il suo “Land of the dead” (a breve su queste Bare). Inoltre il Chris Redfield Romeriano, entra in scena di notte, impegnato ad ammirare le aquile intente nel loro annuale pellegrinaggio tra i boschi, un personaggio che con le sue origini Mohawk, sembra quasi un hippy come i cavalieri di Knightriders, ma anche un estraneo all’interno del gruppo di militari, proprio come la Alice di Milla Jovovich nella pellicola di Anderson, quindi qualcosa del progetto originale di Romero, è rimasto anche nella versione che tutti conosciamo del film. Intanto qui sotto trovate il making-of della pubblicità di “Resident Evil” diretta da Romero.

Romero poi aggiunge un po’ di guacamole, confermando la sua capacità di scrivere personaggi sfaccettati e realistici, per dare un po’ di pepe alla vicenda nella versione scritta dalla Leggenda, Chris e Jill Valentine sono ex amanti con una mezza idea di rimettersi insieme, ma la faccenda si complica perché Redfield non sa che Jill fa parte dei corpi speciali S.T.A.R.S. Quanto il T-Virus si diffonde, Jill che ha il compito di presidiare la Arklay Mansion deve entrare in azione, e le dinamiche cambiano, perché Valentine mantiene una certa devozione militaristica verso il corpo a cui appartiene e al suo comandante Albert Wesker. Sentimento che un ribelle che vive fuori dalla società come Chris, proprio non può capire e che genera una specie di strambo triangolo tra i tre personaggi.

Mettiamoci dentro poi anche Barry, veterano di guerra e compagno d’armi di Wesker, che da come viene descritto da Romero, sembra il personaggio destinato a portare avanti la quota dei personaggi di colore, nei film della Leggenda. L’assunto non farà che complicarsi quando Wesker si rivelerà essere una talpa della perfida Umbrella corporation, responsabile del gran massacro. Insomma gli elementi Romeriano di certo non mancano nemmeno in questa bozza!

Quante ore avete passato a giocarci? Dai a me potete dirlo.

Romero mantiene nella sua sceneggiatura, il concetto di base del primo capitolo di “Resident Evil”, ovvero i personaggi con le loro scelte, accorrono a salvare questo o quel personaggio, dando una piega diversa alla storia, il ruolo di Wesker ricorda moltissimo quello del capitano Rhodes di Il giorno degli zombicompresa la sua mattanza finale che arriva nel terzo atto, non per mano dei morti viventi ma per gli artigli del Tyrant, mostrone che Romero prende in prestito dal videogioco quasi senza modifiche nell’aspetto. Quindi molta più aderenza al materiale originale, ma anche ai temi tanto cari a Romero, di certo nessun personaggio che svolazza prendendo a calci volanti cani-zombie, quella è tutta farina del sacco di Anderson.

La sceneggiatura termina con la villa e Racoon City che saltano per aria su ordine del governo e gli eroi che riescono a salvarsi all’ultimo secondo, quindi possiamo dirlo, finalmente Romero avrebbe potuto davvero distruggere la città all’alba! Ma con in più un sacco di personaggi che vengono morsi, feriti e uccisi dagli zombie, compreso una soldatessa “Latina” di nome Rosie Rodriguez, che in qualche modo potrebbe essere la prima bozza per il personaggio di Rain Ocampo, interpretata da una che di cognome faceva davvero Rodriguez, ovvero Michelle, come l’abbiamo vista del film diretto da Paul W. S. Anderson, aaaah! Ma allora qualcosa che è piaciuto alla Sony di questa sceneggiatura poi nel film ci è finito dentro per davvero!

Michelle un po’ imbronciata, perché poteva essere diretta da Romero invece niente.

Ora, è chiaro che trattandosi di una bozza, molte parti erano ancora da revisionare, e molto probabilmente qualcosa sarebbe dovuto sparire, girare un film vuol dire spesso modificare dettagli in corsa, per rientrare nei tempi, nel budget, o anche solo per far funzionare meglio la storia, ma è chiaro che questa bozza non sia stata scritta come un semplice filmetto, anzi dei dialoghi piuttosto abbozzati si trovano già delle “Frasi maschie” mica male, tipo lo scambio tra Jill e Chris: «There’s no “I” in team, Chris», «There’s no “I” in dead, either».

Come termina questa storia? Come troppo spesso accade con Romero, al leggendario regista non viene riconosciuto nulla del suo lavoro, e il capoccia della Capcom, Yoshiki Okamoto è arrivato a dichiarare che il lavoro di Romero non era abbastanza buono prima di licenziare il regista e assumere Anderson.

Intervistato nel 2000 Romero forse ha semplicemente descritto meglio come sono andare le cose, secondo zio George, la produzione non voleva qualcosa di così simile allo spirito del videogioco, ma potevano accontentarsi di un film d’azione più generico (e più in linea con le mode del periodo aggiungo io), quindi semplicemente non hanno apprezzato la sceneggiatura. Laconico il nostro George.

La versione Romeriana non la vedremo mai, quindi teniamoci stretti loro due.

Il film di Paul W. S. Anderson che conosciamo, aveva questo aspetto da generico film d’azione dell’era post-Matrix come ne abbiamo visti molti, e ha fatto sparire dalla sua trama anche tutti i mostri presi dal gioco che Romero invece aveva previsto, come il Tyrant o il serpente gigante, quindi è molto probabile che la Sony abbia voluto solamente sfornare qualcosa di più vicino ai gusti del pubblico generalista, meno dedicato ai fan del videogioco e soprattutto, meno costoso. Incredibile vero? Provate a pensare ai film di Romero, poi a quelli di Anderson, e ditemi chi dei due è quello che ha bisogno di montagne di fogli verdi con sopra le facce di ex presidenti spirati, per sfornare un film.

Non sapremo mai come sarebbe potuta andare se invece la Sony avesse concesso a Romero di continuare a lavorare sulla sua versione di “Resident Evil”, la storia del cinema è piena di titoli che potevano essere e che invece non sono mai diventati nulla, immaginare l’andamento della carriera di Romero (e di Anderson) in questo mondo ipotetico, sarebbe un’operazione degna di un “What if?” della Marvel Comics. Resta il fatto però che Anderson nella sua versione del film, almeno un omaggio a Romero lo ha inserito, il giornale con su scritto “The Dead Walk!” direttamente da Day of the Dead.

Gli omaggi, quelli belli e doverosi.

Milla Jovovich avrebbe continuato a fare film drammatici? Romero si sarebbe trovato a capo di un saga dai grandi incassi e dal seguito facile? Romero si sarebbe sposato con Milla? Anderson avrebbe passato il resto della vita a piangere chiuso nella sua cameretta? Non lo sapremo mai, ma in questa mia rubrica d’addio a George A. Romero, le sto provando tutte per fare la strada lunga e non arrivare così presto alla fine, questa deviazione andava presa, tra qualche giorno torniamo sulla strada maestra e anche ai nostri venerdì Romeriani.

Ma prima di tornare alla routine, forse saprete che sta per uscire l’attesissimo “Remake”, una vera e propria nuova edizione di “Resident Evil 2”, pare che i vertici della Capcom, per omaggiare Romero, abbiano lanciato un trailer con attori, che strizza volutamente l’occhio alla storica pubblicità diretta dalla Leggenda, forse un modo per provare a fare ammenda? Giudicate voi. Forse la strada pensate da Romero per l’adattamento sul grande schermo di “Resident Evil” non era poi così sbagliata no?

Se invece volete sapere tutto sui film della saga di Resident Evil, quelli che esistono davvero, vi ricordo lo specialone a tema del Zinefilo!

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