Per imporre il proprio dominio bisogna conquistare il cielo, la terra e i mari. Il primo è andato, per l’ultimo ci sarà tempo, quindi quella di oggi è la storia di come il secondo elemento è stato dominato da… lo Scott giusto!
Per assistere ad una rivalutazione di Revenge abbiamo dovuto aspettare fino al 2007, ma di stare fermo uno come Tony Scott proprio non è capace, gli astri si allineano perché anche Tom Cruise è in cerca di riscatto dopo il mancato Oscar per “Nato il quattro luglio” (1989), ci vuole una mossa per far dimenticare lo scivolone del divo, fare “Top Gun 2” sarebbe stato troppo scontato, quindi Tommaso Missile corre – perché come i suoi film ci hanno insegnato, Tom non cammina, corre! – dai fidati produttori Don (Simpson) & Jerry (Bruckheimer) Invocando: «Supporto tecnologicooooooo Toooooooooony!».
Per lo Scott giusto è il momento di mettere nuovamente da parte le aspirazioni artistiche e di godersi se non altro il fatto di essere ormai considerato una sicurezza, il soggetto del film è farina del sacco di Tom Cruise (bella forza, è Top Gun con le auto NASCAR al posto degli F-14!) trasformato in sceneggiatura da un veterano come Robert Towne, ma il guacamole lo mette lo Scott giusto. Sono sicuro che avete presente i film in “Live Action”della Disney che vanno tanto (anche troppo) di moda oggi, bene, Tony dirige Cars sedici anni prima della Pixar, però come se di cognome facesse Frankenheimer anzichè Scott, perché se le inquadrature ravvicinate a bordo pista le ha inventate il vecchio John in “Grand Prix” (1966), Tony porta tutto ad un altro livello, “Giorni di tuono” diventa il nuovo campione da battere, il nuovo standard di eccellenza per tutti quelli che al cinema vogliono dirigere gare automobilistiche. State pur certi che quando Ron Howard ha diretto “Rush” (2013) è questo film che è andato a rivedersi, garantito al limone!
Oh, io magari ci ho scherzato un po’, ma le dinamiche di “Cars” (2006) sono fortemente debitrici del film di Tony Scott, il Cole Trickle di Tommaso Missile è un Saetta McQueen ante litteram (oppure un Maverick 2.0) talento puro delle corse che, però, deve imparare i trucchi del mestiere, da un grande vecchio che qui è il meccanico interpretato da Robert Duvall, nel film Pixar era il Doc Hudson doppiato da Paul Newman. Se volete siete liberi di continuare a cercare paragoni, ma ve lo dico subito che John C. Reilly si candida fin da subito al ruolo di Cricchetto.
Il paragone chiaro – perché palese – resta quello con Top Gun, l’inizio è identico nei due film, la preparazione alla partenza, il montaggio epico e le note musicali di Hans Zimmer che ci dà dentro… Ah, quanto mi manca quel compositore che non faceva ogni colonna sonora identica all’altra!
Anche se il paragone inevitabile con Top Gun ha sempre un po’ smorzato l’importanza di “Days of Thunder” che, in realtà, butta sul fuoco della trama parecchia carne, anche se le tematiche generali restano ricorrenti, tipo le abbondanti dosi di “Broomance” che condiscono il film. S’inizia con Tim Daland intenzionato a sfondare nella gara di NASCAR con una sua auto, il piano è quello di farsi costruire una macchina dal miglior meccanico in circolazione, quell’Harry Hogge (Robert Duvall) momentaneamente fuori dai giochi per una storiaccia relativa al suo precedente pilota, morto male in cause da chiarire. Harry sa che a stagione iniziata è una follia pensare di trovare qualche pilota libero, a sottolineare che sia una follia è il fatto che ad interpretare Tim Daland è Randy Quaid, uno che il pazzo non lo ha fatto solo al cinema ma nella vita, quindi mi sembra tutto perfettamente normale.
Oh, io ve lo dico: per me “Giorni di tuono” è una delle ragioni per cui considero Robert Duvall un mostro sacro, in un film fatto per far brillare ancora un po’ Tom Cruise, lui si mangia ogni scena in cui compare (e sono tante), domina tutte le notevoli righe di dialogo («Se convinci un pilota ad andare ad un funerale che non sia il suo, passerai alla storia!») con quel suo accento del Sud che viene piallato dal doppiaggio italiano. Duvall di fatto, rappresenta la “voce alla radio” (e della coscienza) del protagonista, ma è talmente grandioso nell’usare quella voce e la sua presenza, che persino quando parla da solo con la scocca della macchina da costruire, non sembra un vecchio pazzo delirante, ma Michelangelo davanti al blocco di marmo, prima di scolpire “La pietà”.
Il campionato NASCAR è al sicuro nella mani del miglior pilota in circolazione “Rowdy” Burns e il personaggio è altrettanto in cassaforte, quando è stato affidato al grugno di Michael Rooker che, magari, è meno bellino e delicatino di Val Kilmer, però qui ricopre il ruolo di Iceman, l’avversario arrogante da battere, quello a cui urlare frasi in faccia sfidandosi continuamente, se necessario anche tra le corsie dell’ospedale usando le sedie a rotelle, in una scena che anzichè risultare un alleggerimento comico, ti fa pensare che Cole e Rowdy sono matti sul serio e due righe competitivi, appena appena, direi.
Quando Tommaso Missile entra in scena, lo fa nel modo più “maranzo” possibile, arriva direttamente in moto sulla pista, ovviamente senza casco perché proprio come in “Top Gun”, lui il casco lo usa per lavoro, il resto del tempo è troppo incredibilmente Tom Cruise per lasciarsi contenere da inutili aggeggi che potrebbero salvarti la vita.
Cole Trickle – ispirato al vero campione NASCAR, Dick Trickle a cui hanno cambiato il nome, ve lo immaginate Tommaso che si fa chiamare “Dick”? – è un asso del volante, ma non capisce un “asso” di motori, gli manca il gergo, la conoscenza. La scena in cui al bar lo confessa ad Harry, sembra messa lì per ricordarci quanto possa essere modesto il nostro Tommasino (si fa per dire), ma è quella che cementa l’amicizia tra il giovane pilota e il vecchio meccanico, perché “Giorni di tuono” gareggia su più tracciati, è tutto un equilibrio di periodi e di rapporti per citare Frankie hi-nrg. Quello generazionale tra Harry e Cole, quello di amicizia maschile nata dalla rivalità con “Rowdy” e quello amoroso con la bella dottoressa Claire Lewicki che si merita un paragrafo tutto suo.
Il gossip è fin troppo facile quando ti trovi di fronte il primo film in cui hanno recitato insieme, i due che a lungo sono stati LA coppia di Hollywood, la leggenda vuole che Tommaso Missile abbia fatto pressioni per avere Nicole Kidman nel cast dopo averla vista in quella bombetta di “Ore 10: calma piatta” (1989) e anche qui… Bella forza Tommasino! Oltre ad essere bravissima era di un bello da tirarti via l’aria dai polmoni in quel film, cacchio!
Con ancora una criniera di riccioli color carota Nicoletta Ragazzino qui spicca (per altezza su metà del cast di sicuro) in un film maschile tenendoli tutti a bada, un po’ perché è troppo bella – infatti Cole crede che sia l’ennesima spogliarellista in camice bianco, mandata da Harry per fargli uno scherzo – ma soprattutto perché rappresenta fieramente l’altra metà del cielo, in questo trionfo di portatori sani di cromosoma “Y”.
Sì, perché cosa facciamo noi maschietti di solito? Ci mettiamo in testa idee strane e ci battiamo il pugno sul petto come tanti gorilla, ecco perché l’amicizia tra Cole e Rowdy non scatta quando il presidente della NASCAR cerca di farli parlare e comportare come due esseri civili, ma quando i due affittano un’auto e la devastano sfidandosi in una lunga corsa per strada, sulla spiaggia e in contromano, come se fossero ancora in pista. Una roba da uomini, un trionfo sul dimostrare piuttosto che sul parlare che Tony Scott dirige ovviamente alla grande, perché è un momento chiave per i personaggi e lui è un maestro dei film d’azione.
Ecco, la dottoressa Nicoletta Ragazzino è quella che come le donne che contano nella vita di un uomo, ti prende per il bavero ti maltratta e ti fa rimettere il culo in carreggiata. Quando dopo l’incidente “Days of Thunder” ricalca esattamente il momento di Top Gun in cui il protagonista ha paura di guidare (infatti anche qui cosa fa? Va a vedere delle auto in gara, come una volta guardava aerei decollare al tramonto), ci pensa Nicole Kidman a riportarlo a più miti consigli ruggendogli in faccia («Oh dio, come ti odio per questo, figlio di puttana. Mi fai parlare come un dottore!»). Siccome non si possono fare grandi film “da uomini” senza grandi personaggio femminili (altra lezione che Tony Scott ha ereditato da Walter Hill) vorrei solo far notare che a metà pellicola, Cole illustrerà alla dottoressa e al pubblico, la manovra con cui vincerà l’ultima gara usando le gambe della Kidman come pista. Ancora oggi resta la miglior messa in scena su grande schermo delle stronzate che noi uomini facciamo a letto, il fatto che Cole non si becchi un calcio sul naso, invece é la dimostrazione che le donne hanno spesso una pazienza infinita con noi trogloditi portatori di cromosoma “Y”.
Una volta stabiliti i rapporti con tutti i personaggi chiave della storia e create le motivazioni per farci patteggiare per Cole Trickle, viene a mancare un po’ lo sfidante, ecco perché un po’ in corsa (ah-ah!) viene introdotto Russ Wheeler, uno che a differenza di “Rowdy” Burns deve stare antipatico a tutti gli spettatori fino a fine film, ecco perché la sua caratterizzazione consiste nel: “Fai i sorrisetti stronzi a Tom Cruise e incassa l’assegno”. Il fatto che sia interpretato da una specie di sosia di Val “Iceman” Kilmer come Cary Elwes, fa capire che “Giorni di tuono” su certe dinamiche già viste in Top Gun non ha troppa voglia di tornare (ecco perché il meccanico di John C. Reilly è un Goose in misura minore), ma tanta voglia di dedicarsi ad altro, tipo le corse in macchina che sono davvero straordinarie.
Tony Scott qui ha l’argento vivo addosso, In Beverly Hills Cop 2 lasciava scatenare Eddie Murphy concentrandosi sul dirigere tante scene esteticamente bellissime, in “Top Gun” l’azione era ottenuta grazie ad un sapiente lavoro di montaggio, qui unisce le due cose, grazie ad un riuscito equilibrio tra primi piani sugli attori, inquadrature vertiginose che ti fanno venire voglia di spostarti per non essere preso sotto dall’auto in corsa e un montaggio fatto come Crom comanda, Tony Scott scrive definitivamente il suo nome sul libro dei grandi registi del cinema d’azione.
Lo Scott giusto ci porta nel mondo delle gare NASCAR, di cui io non capisco niente se non che sono una versione muscolare della Formula 1, dove le auto non vanno in milioni di schegge se si sfiorano, ma anzi cercano lo scontro, facendo a sportellate e scaraventandosi contro il muro di cemento. Tony dirige la corsa di “Ben-Hur” (1959) con delle Chevrolet che vanno a duecento chilometri l’ora, al posto delle bighe trainate da cavalli.
I campioni di NASCAR con i loro nomi fighi e spesso “virgolettati” sono la continuazione dei personaggi dei film di Scott con le stesse caratteristiche, per gli appassionati di NASCAR questo film è un vero culto, perché Tony ci porta letteralmente in quel mondo, nel modo più cinematografico possibile, la scena in cui veri piloti NASCAR intervistati esprimono il loro parere sugli immaginari protagonisti del film, come se stessero parlando di colleghi reali, è una mossa che Spike Lee ripeterà identica anni dopo in “He Got Game”.
Ad essere totalmente cinematografiche e in linea con il cinema esagerato, tirato e lucido e bellissimo di Tony Scott sono anche le musiche. Il tema principale è il brano “The last note of Freedom” cantato da David Coverdale dei Whitesnake, cantante richiesto specificatamente da Tom Cruise (storia vera), mentre il resto della colonna sonora – in cui spuntano classici come “Knockin’ on Heaven’s Door” nella versione dei Guns N’ Roses e “You gotta love someone” di Elton John – curata da Hans Zimmer vanta le chitarre di Jeff Beck. Sentito di peggio in vita mia.
“Giorni di tuono” costato 60 milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti presidenti spirati, è andato molto bene al botteghino, senza pareggiare, però, le aspettative di incassi raggiunte da “Top Gun”. Ma complice anche la fama della coppia (a lungo anche nella vita) di protagonisti, è diventato un classico dei palinsesti televisivi, continua a girare come sulla pista tonda del NASCAR, a costante memoria del cristallino talento di Tony Scott, che con questo film consolida sguardo, stile e strapotenza visiva, facendo gara di testa solitaria, dopo aver conquistato i cieli, lo Scott giusto si è preso anche la terra, ora è il momento di menare il colpo migliore, come vedremo tra qualche giorno, ma come al solito, vi lascio con il consueto schemino della “Scottitudine”.
Giorni di tuono (1990)
Se lo avesse diretto Ridley?
Aaah se lo avesse diretto il fratello di Tony, sai gli anni passati a sentire la canzone che Tom e Nicole li ha inventati lui? E poi sotto ad esaltare le incredibili capacità tecniche nel dirigere gare di corsa. Immaginatevi i commenti su “Rush” di Ron Howard, però potenziati al “Fattore R”.
Nel paragone diretto, resta comunque molto meglio di:
Robin Hood (2010)
Qui Tony affronta uno schema rodato (quello di Top Gun) e un genere come quello dei film con le gara automobilistiche, imponendo un nuovo standard. A parità di schema rodato (“Il gladiatore”, 2000) Ridley non ha influenzato il genere d’appartenenza del suo film, ha solo influenzato gli sbadigli degli spettatori.
Risultato parziale dopo il quinto Round:
Tony si mette in scia a Ridley! Finta sulla destra, vuole passarlo all’esterno! Ridley stringe… Tony si allarga all’interno! La mossa “Cosce della Kidman” applicata! Tony a tavoletta! Tony uno di noi! Toooooooooony! Tony, lo Scott giusto!
Sepolto in precedenza venerdì 4 ottobre 2019
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