Versus è uno dei dischi migliori del mio gruppo preferito, ma è anche una parola
latina resa popolare da anni di videogiochi picchiaduro. I “Versus”
cinematografici attirano sempre attenzione, che siano figli di una lunga tradizione fumettistica,
l’importante è opporre due grandi icone pronte a prendersi a pugni.
Argomento che al cinema mi trova più pronto di Jack Burton, specialmente se quelle
due icone sono ‘Zilla e Kong.
Ma prima di fare qualunque altra cosa con questo post,
affrontiamo l’elefante il Kaiju al centro della stanza perché voglio
essere chiarissimo da subito: la situazione in cui versano i cinema sparsi
sulla crosta Terrestre di questo gnocco minerale che ruota attorno al sole la
conoscete tutti, la situazione al momento è un paradosso grosso come il culone
di Godzilla (scusa ‘Zilla). “Godzilla vs. Kong” negli Stati Uniti è il più grosso incasso al botteghino dai tempi
di, ovviamente Tenet, aggiungerei anche G.A.C. (Grazie Al Caz…), non esce nulla di niente in sala. A causa
della latitanza in uno strambo Paese a forma di scarpa (da sempre periferia del
mondo) della piattaforma HBO Max o di un vero piano per la distribuzione (tanto
meno per la riapertura delle sale), al momento in cui vi sto scrivendo, questo
film l’hanno già visto tutti malgrado sia come il gatto di Schrödinger, non si
sa cosa accade dentro la scatola, anche se deve essere piuttosto grande per
ospitare sia Kong che ‘Zilla. Anche se quasi sicuramente finiremo per vederlo sulle solite piattaforme streaming anche in uno strambo Paese a forma di scarpa, visto che per i cinema, ancora tracciato piatto.
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“Baciami, stupido!” |
Ho visto questo film esattamente dove ho visto Wonder Woman 1984, aspettando di poter
accedere anche noi ad HBO Max senza doverci giocare tutte le nostre conoscenze
informatiche. A casa per fortuna mi sono messo abbastanza comodo, ho una tv
gigante che non potrà mai rivaleggiare con l’esperienza cinematografica ma resta
un ottimo modo per vedere i film (mi rifiuto di farlo sullo schermo di un
tablet o di un telefono), tutto questo paragrafo serve più per altro per
ribadire ai cagacazzo più puristi che il mio desiderio non è cambiato.
Se “Godzilla vs. Kong” uscisse in un cinema Italiano domani mattina, io domani
pomeriggio andrei a vederlo, cosa che spero di poter ancora fare (e che farò)
se questo titolo farà in tempo a beccare la riapertura delle sale, che comunque
non è in programma quindi vale ancora il concetto del gattone di cui sopra.
Quindi, considerando che tra le persone che conosco TUTTI hanno già visto
questo film, dichiariamo l’inutile (per me) ma doveroso paragrafo dei
distinguo concluso aggiungendo ancora un dettaglio non secondario, da qui in
poi SPOILER come se piovesse. Anche se questo film l’avete già visto tutti.
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“Proseguite a vostro rischio e pericolo, parola di Kong” |
Lo dico sempre e sto anche diventando più ripetitivo del
giornale di ieri, ma ogni volta che mi ritrovo davanti un nuovo film targato
Warner Brothers il primo dettaglio a colpirmi è lo stato confusionale dei
prodotti sfornati da questa gloriosa casa di produzione. Della famigerata
Snyder’s Cut abbiamo già parlato diffusamente, ma nemmeno la pagina iMDB di “Godzilla
vs. Kong” è uscita indenne dagli attacchi degli Snyderini che dopo aver avuto
un assaggio, ora hanno cambiato grido di battaglia (#Restore the Snyderverse)
e pretendono e continueranno a pretendere sempre di più come tutti i fan
che si rispettino. Ma mentre alla Warner familiarizzano con l’antico adagio
sulla bicicletta desiderata e il pedalare, l’altro grande “…verse” di casa Warner
ha raggiunto il suo apice, lo scontro tra ‘Zilla a Kong è stato costruito per
anni e avrebbe dovuto rappresentare il meglio del meglio del Monsterverse. Per gli amici Mostroverso, che ricorda anche un po’ il suono dei rutti emessi da Kong e Godzilla.
Che poi di fatto non è altro che l’ennesimo “universo”
pasticciato, fatto di aggiustamenti in corsa tra un’opera e l’altra, tentativi
di correre dietro agli umori dei fan (madornale errore, cit.) e la conferma che
nel bene o nel male, la Marvel farà pure film fotocopia prodotti all’ingrosso,
ma non sembra una banderuola nel vento. Perché ignorando il Kong di Peter Jackson, la Warner Brothers ha sfornato Kong: Skull Island che era un
pasticcione in cui gli attori (umani) erano liberi di vagare sul set ognuno in
base al proprio livello di carisma, mentre l’attenzione era tutta sul re
dell’Isola del teschio, impegnato nella sua particolare versione di “Cuore di
tenebre”.
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Terra Cava is the new Skull Island. |
Sul fronte ‘Zilla invece, la confusione è stata ancora più
netta, Gareth Edwards ha seguito la
via del realismo, portando a casa un risultato tutto sommato logico, forse il
titolo che ha impostato la resa grafica di tutto il Monsterverse. Passare la
palla in mano a Michael Dougherty, ha portato ad avere un vero Nerd dei Kaiju
in cabina di pilotaggio, tutto il suo amore per i mostri grossi era manifesto
in Godzilla II – King of the Monsters,
peccato fosse manifesta anche la noia e una trama da “Facciapalmo”. Ho rivisto
il film di recente nello splendore del 4K, non ho cambiato di un millimetro il
mio parere sulla pellicola.
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L’equivalente di Kong della lettiga di legno di Trinità. |
Per lo meno nel Mostroveeso, i registi dietro alla macchina
da presa sembrano (apparentemente) contare ancora qualcosina, quindi con
l’arrivo di Adam Wingard l’atteso
scontro “Godzilla vs. Kong” mantiene qualcuna (poche) delle caratteristiche del
suo regista, per il resto è figlio degli aggiustamenti chiaramente voluti dalla
Warner per tener conto delle lamentele del pubblico, risultato? Il ritmo del
film è migliorato rispetto alle lungaggini inutili di Godzilla II – King of the Monsters, ma la trama già soggetta a
momenti imbarazzanti qui fa un doppio salto carpiato con piroetta, diventando
ancora più cretina di prima.
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I ragguardevoli calzini di Adam Wingard li commentate voi. Io non me la sento. |
So cosa state pensando, nessuno va al cinema su HBO
Max per vedere “Godzilla vs. Kong” aspettando di trovarsi davanti Re Lear
(anche se ho ancora nelle orecchie i cori sulla caratterizzazione dei
personaggi di Pacific Rim, grrrr…),
purtroppo quello che fa da riempitivo tra le botte tra i due titani, è un
apostrofo scemo tra le parole “tagli al montaggio barbari” e “personaggi idioti
che fanno e dicono scemenze”.
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Tu chiamale se vuoi, colluttazioni (quasi-cit.) |
Diventa palese guardando il film di Adam Wingard che la storia sia stata sforbiciata per venire incontro alla capacità di attenzione del
pubblico, che mal aveva digerito “King of the Monsters”, i tagli sono palesi ma
non brutali, nel senso che tutti gli elementi chiave necessari a seguire la
storia sono ancora presenti, non servirà chiedere agli Snyderini di lanciare la
campagna #Release the Wingard cut, ma il risultato è pasticciato lo stesso. In
compenso tutto quello che ruota attorno agli scontri tra i due titani, mette
insieme così tanti momenti imbarazzanti da rendere “Godzilla vs. Kong” un film
ritmato ma scemo. Stupido ma tutto sommato godibile, una pellicola che potrebbe
essere smontata con il cacciavite per ogni dialogo pronunciato dagli umani, ma che
tutto sommato mantiene quello che promette perché ‘Zilla e Kong si menano come fabbri,
quindi malgrado uno stato di semi totale confusione, il vero peccato è non
potersi godere questo “The Rumble in the Jungle Terra Cava” al cinema,
dove le scemenze sarebbero state più grandi, ma anche le mazzate.
Cosa vi dico sempre sui primi cinque minuti di un film? Ne
determinano tutto l’andamento. Voi non ci credete, pensate che io sia noioso e
pedante (avreste ragione) ma questo film inizia con Kong che si sveglia la
mattina, si alza e si gratta il culo. La prima scena di “Godzilla vs. Kong” è
quella di un gigantesco gorilla, finalmente adulto (non come in Skull Island, dove dopo l’uscita del
film la Warner ci ha tenuto a far sapere che Kong era una adolescente) alto
quanto il suo compare ‘Zilla, che facendo quella che Mel Gibson e “Palle in canna” (1993) hanno reso celebre con il nome
di “camminata a culo nudo”, Kong si sveglia e si gratta una chiappa. La mia
solidarietà va all’animatore, che per otto ore tutti i giorni, ha dovuto
lavorare di penna ottica, aggiungendo strati su strati di pelliccia in CGI per
settimane, solo per poi tornare a casa ogni sera e guardando sua moglie negli
occhi, alla domanda “Com’è andata la giornata al lavoro?”, si sarà ritrovato a
riflettere sulla sia vita.
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Siamo al primo minuto del film (ho guardato l’orologio, storia vera) e siamo già nella storia del cinema. |
Per me il commento su “Godzilla vs. Kong” potrebbe finire
qui, un film che inizia con Kong che si gratta il culo è già leggenda, ma
mettiamola così, il re dell’Isola del teschio vive nel suo personale The Truman Show (The Kong Show), una cupola
che simula la sua casa, che di fatto è solo un modo per tentare di contenerlo e
tenerlo a bada. Si perché gli umani che lo supportano nel suo angolo del ring
sono fondamentalmente L.S.F. (La Scienziata Figa), Rebecca Hall nei panni
dell’ideale figlia di Roberto Ford Rossa e Sigourney Weaver, visto che ci viene
presentata come “La donna che sussurrava ai gorilla”. Fine della
caratterizzazione.
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Voi pensate che io me le inventi queste caSSate per farvi ridere eh? |
Accanto a lei la bimba di nome Jia (Kaylee Hottle), nativa
di Skull Island che comunica con Kong attraverso il linguaggio dei segni, che
considerando le proporzioni, sarebbe come se io riuscissi a capire i segni
fatti con le zampette da una formica. Ma poi perché dovrei farlo? Anche se magari una formica avrebbe molto da insegnarmi, vabbè andiamo avanti.
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“Io. Sarò. Sempre. Qui” (cit.) |
#Team Kong si completa con un po’ di pari opportunità, Nathan
Lind (Alexander Skarsgård) oltre ad essere a sua volta un L.S.F. (Lo Scienziato
Figo), il classico espertone che ha capito tutto ma che nessuno ascolta perché
tutti lo credono matto, un personaggio che pare preso di peso da un film di Roland Emmerich. La sua specialità è la
terra cava, quella roba che funziona tantissimo nei fumetti di Hellboy e nelle
fantasie (erotiche) dei complottisti del pianeta.
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Perché l’acronimo L.S.F. è valido per ogni genere. |
Già perché nell’altro angolo, che per comodità chiameremo
l’angolo blu (come il “fiato” radioattivo di ‘Zilla) #Team Godzilla si completa
con altri personaggioni degni di nota: siccome il Kyle Chandler di Godzilla II è stato considerato troppo palloso dai fan(atici), quindi qui ritorna in un ruolo di
due secondi del tutto marginale, la completa responsabilità di aiutare ‘Zilla è
tutta sulle spalle di Millie Bobby Brown, che ormai sembra avere
ventisette anni per come la fanno conciare anche se è nata nel 2004. Al fianco
di Milly Bibby Gippy troviamo il cicciotto di Deadpool 2 che entra in scena sulle note di Breaking The Law (perché Adam Wingard sta in fissa con gli anni
’80, più avanti ci torneremo, lasciatemi l’icona aperta), ma soprattutto di un
fanatico del complotto, di ogni complotto, di nome Bernie (Brian Tyree Henry),
uno che crede che se lasci latte e biscotti sulla mensola del camino per Babbo Natale il 24
dicembre, la mattina dopo ti risvegli rettiliano in grado di seminare scie
chimiche dal sedere a colpi di peti, con un impianto 5G installato alla base
della ghiandola pineale, effetto della mutazione genetica voluta da Bill Gates,
ottenuta infettando l’acqua del rubinetto e i vaccini che LORO ci vogliono iniettare
per trasformarci tutti in fruttariani. Vi giuro che vorrei dirvi che mi sto
inventando tutto, ma più di metà di queste stronzate, le trovate in
bella coppia nella trama di “Godzilla vs. Kong” (storia vera).
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Milly Grimpy Willy contro il concetto di fotografia di Wingard (luci al neon come se non ci fosse un domani) |
Sta di fatto che per effetto di un agente meno influente del suo peloso collega, a ‘Zilla tocca il ruolo del cattivo, prendendo in prestito il concetto ben espresso da B contro le Forze dell’Ale, un vero passaggio da “Face” ad “Heel” in stile Wrestling. Quindi il nostro lucertolone attacca Pensacola in
Florida e i militari, che di norma non aspettano altro che avere l’occasione di
nuclearizzare qualcosa o qualcuno, qui sono impazienti di stare ad ascoltare le
istruzioni degli scienziati. Il risultato è vedere Rebecca Atrio (scienziata
figa che sussurra ai gorilla) tuonare ad un ammiraglio di fare fuoco su ‘Zilla
con i cannoni della sua flotta, oppure ancora meglio, un intero plotone di
soldati armati fino ai denti al soldo della Apex, multinazionale senza scrupoli
guidata dal CEO cattivo Walter Simmons (Demián Bichir), che non muovono un dito se
ad ordinare loro di farlo non è Maya Simmons, la figlia del capo, interpretata
da quella bonazza di Eiza González, che qui riesce nell’impresa di essere
truccata e pettinata anche durante un attacco di Kaiju durante un viaggio nella
Terra Cava. Logico no? Sono sicuro che ogni figlia ricca di industriale abbia
la propria squadra d’assalto SWAT, credo che anche Elettra Lamborghini ne abbia
almeno due o tre a sua disposizione.
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“Non dovrò anche mettermi a twerkare vero?” |
Insomma, se cercate la logica di “Godzilla vs. Kong” verrete
presi a calci in bocca prima da ‘Zilla e poi da Kong. Quello che bisogna fare
davanti a questo film è dimenticarsi di Milly Vanilly MC che compare sempre
nei posti dove stanno per accadere gli eventi chiave, anche se si trovano ad
Hong Kong o in Antartide. Gli umani del film per supportare i loro Titani
viaggiano su astronavi prodotte dalla Apex (ma non faceva solo scarpe da Tennis
una volta?). Non so voi, ma dopo la terza volta in cui ho sentito dare per
assodato l’esistenza della Terra Cava e del suo portale d’accesso in Antartide,
ho smesso di farmi qualunque domanda e mi sono spalmato sul divano aspettando
il primo round.
Quello che puntualmente arriva tenendo conto dei “campi di
gioco” dei due contendenti, infatti il primo scontro è in acqua, dove ‘Zilla è
palesemente in vantaggio, quindi malgrado un massiccio aiuto da parte della
marina militare, i due chiudono in sostanziale vantaggio, anche se dubito
fortemente che una portaerei possa sostenere il peso di due titani di tale
portata, lo scontro è una gioia per gli occhi. Ogni impatto viene accentuato e
sottolineato dal montaggio sonoro che rende ogni colpo la festa delle mazzate,
non manca nemmeno Kong che saltando da una nave pronta ad esplodere alle sue
spalle, imita la posa di John McClane sul palazzo della Nakatomi.
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Kong McClane. |
Lo scontro migliore, quello che è anche il piatto forte di “Godzilla
vs. Kong” però è il secondo round che si svolge a Tokyo, città che Adam
Wingard, tenendo fede alla sua manìa per gli anni ’80 e il suo stile visivo, diventa un posto composto al 90% di neon, anzi
visto che le citazioni e le auto citazioni non mancano, nel loro scontro i due
titani buttano giù anche una ruota panoramica, ma nulla mi toglie dalla testa che
sia un omaggio di Wingard a sé stesso.
Siamo giù a questo Adamo? Pensare che avevi iniziato la tua carriera nel segno
di John Carpenter ed ora sei stato masticato e sputato dalla macchina di
Hollywood. Peccato, ci aveva creduto in te ragazzo, ma almeno l’icona sulla tua
fissa per gli anni ’80 ho potuto chiuderla.
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Nemmeno ai tempi di Akira il Giappone aveva tutti questi neon. |
La battaglia di Tokyo è senza ombra di dubbio la parte
migliore del film, la pesantezza dei corpaccioni dei due titani non rallenta
comunque la loro mobilità e lo scontro si vede che è stato pensato per il
grande schermo. Wingard si gioca inquadrature ardite e per essere il film più
scemo del Monsterverse, per lo meno la lotta tra i due titoli è una gioia per
gli occhi, potenza, colpi devastanti, e mazzate in grado di far tremare la
terra (cava) non mancano.
Se siete in grado di abbandonare la logica di una trama che
comunque non esiste, perché è un pretesto per far scontare le due icone del
titolo, “Godzilla vs. Kong” diventa leggero, ritmatissimo, divertente come lo
potevano essere i vecchi film della Toho dove ‘Zilla e Kong si erano già menati
svariate volte. Sacrificare la logica consente di godersi il fatto che Kong in
questa versione del film abbia il suo trono (beh in quanto Re, ci sta no?) ma
anche un’ascia fatta con una scaglia di Godzilla, che permette di equilibrare
le forze in gioco, considerando che ‘Zilla in questo film, ricorre alla sua
fiatella radioattiva, con la stessa leggerezza con cui Homer utilizzava la
pistola in un celebre episodio dei Simpson.
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“…E la mia ascia” (cit.) |
… Mi sembra giusto ribadirlo: in questo film Kong non solo si
gratta il culo appena sveglio, ma ha anche un’ascia. Vi sembra tutto? No perché
dentro troviamo ancora defibrillatori improvvisati, Mechagodzilla utilizzato
come colossale MacGuffin per far picchiare i due protagonisti e soprattutto,
Kong che dopo un colpo particolarmente violento, rimedia alla lussazione ad una
spalla, esattamente come faceva Mel Gibson in Arma Letale 2, quindi lo vedete che in realtà era tutto voluto?
Kong in questo film è decisamente uno di noi, cresciuto guardando tutti i film
d’azione giusti!
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Due indizi cominciano a fare una prova. |
“Godzilla vs. Kong” è allo stesso tempo il film più cretino
ma anche il più leggero e divertente di tutto il pasticciato Monsterverse,
inoltre nulla mi toglie dalla testa che la presenza di Mechagodzilla oltre che
una citazione ai vecchi film della Toho, sia anche il miglior gancio possibile
per allargare in tiro, finendo per includere anche Pacific Rim all’interno di questo universo narrativo. Non solo
sarebbe un modo per la Warner Brothers di cercare di portare avanti questa
serie di film pieni di mostri grossi, ma anche un tentativo per fare ancora
soldi da un franchise che piace più ai mercati orientali che a quelli
occidentali, almeno dati alla mano.
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Guillermo del Toro sta per ricevere una telefonata dalla Warner. |
Ora la vera domanda è un’altra: i cinema riapriranno in temo per
permetterci di godere delle scemenze di Milly Gipsy King mazzate tra
‘Zilla e Kong come sarebbe giusto fare? Solo il tempo potrà rispondermi, fino
ad allora, non fate i santarellini con me, perché tanto questo film l’avete già
visto TUTTI, anche se spero che il prossimo film del Monsterverse, tenga
davvero fede al nome di questo “universo”: due ore di Kaiju che si menano,
senza ombra di umani impegnati a blaterare, brutto?