Anche la seconda stagione di “Gomorra” conferma il successo e la fama di questa serie, che ormai ha travalicato i confini di questo strambo Paese a forma di scarpa, arrivando (in rigoroso Napoletano sottotitolato) anche in Francia, Germania e America Latina… Vuoi vedere che alla fine la qualità paga? Ma dai! Che buffa idea!
Possiamo fare finta di aver già parlato di tutte le
polemiche vere, finte, gonfiate, utili o stantie che questa serie si porta
dietro? Beh, in effetti in parte l’ho già fatto parlando della prima stagione, per la seconda stagione cercherò di stare sul
vago, ma da qui in poi potrebbero volare degli SPOILER, così lo sapete… Statt’
senz’ pensieri!
polemiche vere, finte, gonfiate, utili o stantie che questa serie si porta
dietro? Beh, in effetti in parte l’ho già fatto parlando della prima stagione, per la seconda stagione cercherò di stare sul
vago, ma da qui in poi potrebbero volare degli SPOILER, così lo sapete… Statt’
senz’ pensieri!
Dal punto di vista qualitativo, anche la seconda stagione
di Gomorra non perde un colpo, ben diretta e scritta in modo convincente dal
solito Stefano Sollima (già responsabile di Suburra) e dai suoi compari, Francesca
Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi, che hanno scelto di giocarsi
una via forse più convenzionale, ma di portarla avanti per tutti e dodici gli
episodi della stagione: lo scontro generazionale.
di Gomorra non perde un colpo, ben diretta e scritta in modo convincente dal
solito Stefano Sollima (già responsabile di Suburra) e dai suoi compari, Francesca
Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi, che hanno scelto di giocarsi
una via forse più convenzionale, ma di portarla avanti per tutti e dodici gli
episodi della stagione: lo scontro generazionale.
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“Ciruzzo un vecchio ti fissa, che faccio lo sciolgo nell’acido?”. |
Parliamo subito di un dettaglio che è stato una costante:
appena un personaggio della serie si guadagna un episodio dedicato, state
sicuri che il protagonista ci lascia le penne! La prima morte celebre colpisce
Salvatore Conte (Marco Palvetti) lo “Spagnolo” che teneva in equilibrio tutte
le parti controllando l’ingresso della droga. L’episodio in questione è bello,
ma spiazzante, in meno di cinquanta minuti gli autori hanno saputo approfondire
il personaggio come mai fatto prima, aprendo anche scenari molto interessanti
per poi, PUF! Eliminarlo dallo scacchiere! Una mattanza di personaggi che mi ha fatto
dubitare: ma sto guardando Gomorra o Giocotrono?
appena un personaggio della serie si guadagna un episodio dedicato, state
sicuri che il protagonista ci lascia le penne! La prima morte celebre colpisce
Salvatore Conte (Marco Palvetti) lo “Spagnolo” che teneva in equilibrio tutte
le parti controllando l’ingresso della droga. L’episodio in questione è bello,
ma spiazzante, in meno di cinquanta minuti gli autori hanno saputo approfondire
il personaggio come mai fatto prima, aprendo anche scenari molto interessanti
per poi, PUF! Eliminarlo dallo scacchiere! Una mattanza di personaggi che mi ha fatto
dubitare: ma sto guardando Gomorra o Giocotrono?
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Previously on: Game of Gomorra. |
Don Pietro Savastano (Fortunato Cerlino) che sembrava
ormai fuori dai giochi, tira i fili dal suo bunker collocato a distanza
strategica dalle famigerate vele di Scampia, infatti l’immagine più comune di
tutta la stagione è vedere Don Pietro alla finestra che ammira il suo
quartiere. Il Re pronto a tornare per riprendersi il regno.
ormai fuori dai giochi, tira i fili dal suo bunker collocato a distanza
strategica dalle famigerate vele di Scampia, infatti l’immagine più comune di
tutta la stagione è vedere Don Pietro alla finestra che ammira il suo
quartiere. Il Re pronto a tornare per riprendersi il regno.
Diventa una pedina fondamentale il personaggio di
Patrizia (Cristiana dell’Anna, una che arriva dalle soap e che qui recita,
miracoli di “Gomorra”), il portavoce di Don Pietro diventa così importante che
intorno a lei si scatena anche una caccia all’uomo che ci regala un
inseguimento in contromano in autostrada, magari non ai livelli di quello de “Il
braccio violento della legge”, ma ennesima dimostrazione di una ricerca della
qualità (e di elementi tipici del cinema di genere) che latitava da troppo
tempo dalle produzioni italiane.
Patrizia (Cristiana dell’Anna, una che arriva dalle soap e che qui recita,
miracoli di “Gomorra”), il portavoce di Don Pietro diventa così importante che
intorno a lei si scatena anche una caccia all’uomo che ci regala un
inseguimento in contromano in autostrada, magari non ai livelli di quello de “Il
braccio violento della legge”, ma ennesima dimostrazione di una ricerca della
qualità (e di elementi tipici del cinema di genere) che latitava da troppo
tempo dalle produzioni italiane.
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“Ma davvero recitavi in ‘un posto al sole’ tu?”. |
Un lungo duello a distanza tra fazioni: da una parte
l’alleanza guidata da Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), l’Immortale con i suoi bei
grattacapi a far convivere capi e capetti, ognuno con la sua volontà di
governare una piazza di spaccio e con ambizioni personali che influiscono sulla
stabilità dell’organizzazione… E non mi riferisco solo al talento canterino di
Chanel, protagonista di una scena tragicomica che mi ha costretto a lavarmi gli
occhi con la candeggina!
l’alleanza guidata da Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), l’Immortale con i suoi bei
grattacapi a far convivere capi e capetti, ognuno con la sua volontà di
governare una piazza di spaccio e con ambizioni personali che influiscono sulla
stabilità dell’organizzazione… E non mi riferisco solo al talento canterino di
Chanel, protagonista di una scena tragicomica che mi ha costretto a lavarmi gli
occhi con la candeggina!
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Maledetta tu e le tue ambizioni da cantante mancata! |
Ma parlando di generazioni non si può di certo lasciare
fuori dal discorso la cresta di Genny Savastano (Salvatore Esposito), uno che
ha ormai iniziato a pensare in grande (in senso più lato a pensare e basta),
non si accontenta più delle piazza di spaccio di Secondigliano, ma punta a
Roma, iniziando a parlare di appalti e di politica, di una mano che lava l’altra
(e tutte e due fregano l’asciugamano…). Nulla viene lasciato al caso, nemmeno
il giorno del suo matrimonio con Azzurra.
fuori dal discorso la cresta di Genny Savastano (Salvatore Esposito), uno che
ha ormai iniziato a pensare in grande (in senso più lato a pensare e basta),
non si accontenta più delle piazza di spaccio di Secondigliano, ma punta a
Roma, iniziando a parlare di appalti e di politica, di una mano che lava l’altra
(e tutte e due fregano l’asciugamano…). Nulla viene lasciato al caso, nemmeno
il giorno del suo matrimonio con Azzurra.
Il tutto in un eterno odio amore con papà Pietro,
omaggiato nel nome del primo genito, ma anche rifiutato con forza, nella
metaforica scena di Genny che prende a pugni il ritratto di famiglia con la sua
immagine da figlio preciso, pettinato e, soprattutto, al fianco del padre.
omaggiato nel nome del primo genito, ma anche rifiutato con forza, nella
metaforica scena di Genny che prende a pugni il ritratto di famiglia con la sua
immagine da figlio preciso, pettinato e, soprattutto, al fianco del padre.
Ma ci sono elementi da cinema di genere anche in quel
finale quasi Western, che ha infiammato l’internet, dividendo il pubblico tra
chi tifa, chi si esalta e chi è pronto a boicottare la terza stagione della
serie (già confermata per altre due… Statt’ senza pensieri!), l’apice di uno
scontro durato tutta la stagione, che si conclude al cimitero nemmeno stessimo
guardando Django.
finale quasi Western, che ha infiammato l’internet, dividendo il pubblico tra
chi tifa, chi si esalta e chi è pronto a boicottare la terza stagione della
serie (già confermata per altre due… Statt’ senza pensieri!), l’apice di uno
scontro durato tutta la stagione, che si conclude al cimitero nemmeno stessimo
guardando Django.
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“Mi chiamo Iro, la C è muta”. |
“A’ finè ro’ juorno sta tutta ca’”, anche la fine della
seconda stagione, seppur percorrendo una strada un pelo più convenzionale,
ha saputo confermarsi, lasciando il pubblico ad elucubrare su cosa
potremmo vedere nella terza stagione, non sull’immagine negativa che questa
serie da di Napoli e dell’Italia, ma semplicemente a chiedersi: “Ed ora cosa
succederà?”.
seconda stagione, seppur percorrendo una strada un pelo più convenzionale,
ha saputo confermarsi, lasciando il pubblico ad elucubrare su cosa
potremmo vedere nella terza stagione, non sull’immagine negativa che questa
serie da di Napoli e dell’Italia, ma semplicemente a chiedersi: “Ed ora cosa
succederà?”.
Che poi è quello che tutte le storie dovrebbero fare no? Ora,
però, mettetevi comodi che deve passare un anno intero prima di saperlo, quindi
calma che qui l’attesa è lunga!
però, mettetevi comodi che deve passare un anno intero prima di saperlo, quindi
calma che qui l’attesa è lunga!