Sono i cattivi a fornire la vera dimensione dell’eroe, dico sempre che tra i supereroi, quelli con il “parco cattivi” più interessante sono sempre Spider-Man e Batman. Deve aver fatto una pensata simile anche Bruno Heller, famoso per aver curato serie come “The Mentalist” e “Roma”, ma soprattutto “Gotham” giunta alla sua conclusione quest’anno, dopo cinque stagioni e cento episodi tondi tondi.
Facciamo subito qualche premessa. La DC Comics sul piccolo
schermo è piuttosto attiva, ma questa serie non ha nessun legame con le altre con i personaggi della Distinta Concorrenza, procede per la sua strada
rispetto al cosiddetto “Arrowverse”. Inoltre, ha un altro grande asso nella
manica: può spaziare completamente nella vasta (vastissima) iconografia dell’Uomo
Pipistrello che va, ovviamente, dai fumetti originali, fino ai film, passando
per il piccolo schermo.
altro: se cercate un adattamento perfetto dei fumetti di Batman, “Gotham”
rischia di essere fumo negli occhi, quando si tratta di supereroi sono più un
ragazzo della Marvel, ma anche con la mia conoscenza generica delle storie
della Distinta Concorrenza, è chiaro come il sole che Bruno Heller si sia preso
ben più di una licenza poetica.
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Benvenuti a Gotham City, dove il nero è il colore più in voga. |
Anche per questo, però, mi sono goduto le cinque stagioni di “Gotham”
che non sono tutte esaltanti allo stesso livello, ma hanno saputo creare un
microcosmo abbastanza vasto che proprio grazie a quelle licenze poetiche (più o
meno grandi) racconta una storia in grado di appassionare. Nel suo prendere le
distanze da Batman (personaggio e canone fumettistico) “Gotham” omaggia Batman
in un modo davvero riuscito, forse per questo piacerà più al pubblico generico
che ai vecchi lettori.
avversari così interessanti, fare una serie su Batman (quasi) senza Batman non
solo non risulta un’idea cretina, ma anzi una bella sfida che questa serie,
secondo me, è riuscita a portare a casa.
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La vita secondo Jim (Gordon). |
Tutto inizia dal principio, la notte in
cui i Wayne decidono di portare il piccolo Bruce (David Mazouz) al cinema a
vedere “La maschera di Zorro”, la novità questa volta è che ad assistere alla
solita rapina, con collana di perle che va in pezzi – un punto fermo dell’iconografia
dell’Uomo Pipistrello – sia la giovane vagabonda di strada Selina “Cat”
Kyle, interpretata Camren Bicondova, scelta perché con quegli occhi strani che
si ritrova, a tutti ricordava una sorta di giovane Michelle Pfeiffer (storia vera).
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“Dai ragà, il piattino con il latte, sul serio!? Michelle Pfeiffer non lavorava così” |
A consolare il giovane Bruce ci pensa il giovane poliziotto
Jim Gordon (Benjamin McKenzie) ex militare arrivato in città da poco e
affiancato ad uno sbirro rozzo e pieno di esperienza come Harvey Bullock
(voglio un cappello come quello di Donal Logue!), ma Gotham si è costruita la
sua fama specialmente per via di un sottobosco pullulante di criminali, da una
parte la famiglia Falcone e dall’altra l’inarrestabile Fish Mooney, un
personaggio creato apposta per la serie ed interpretato alla grande da una
mefistofelica Jada Pinkett Smith.
che zoppica con una camminata che lo fa sembrare un pinguino (ma non provate a
dirglielo se ci tenete alla vita!) che gli fa da porta ombrelli, un ragazzotto
con dei capelli tutti matti di nome Oswald Cobblepot (Robin Lord Taylor e il
nome dimostra che questa serie lui l’aveva nel destino).
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Sembra Spider-Emo, si chiama Robin, ma in realtà è il Pinguino. |
“Gotham” parte da lontano e fa crescere tutti i personaggi,
Jim Gordon è armato di buone intenzioni, ma dovrà affrontare prima la corruzione
interna alla G.C.P.D. e poi le continue lotte per il potere interne alla
criminalità della città. In questo senso, il Pinguino è un po’ il suo contro
altare: parte come semplice porta ombrelli umanoide e finisce a compiere tutta
la travagliata scalata al potere. Robin Lord Taylor è uno degli attori che
compaiono in tutti e cento gli episodi della serie e beccami gallina
pinguino se anche in solo uno di questi episodio abbia mai recitato meno che
due metri sopra le righe. Una prova urlata, isterica che non genera mezze
misure nel giudizio, da parte mia l’ho adorato. Non è una brutta copia di Danny
DeVito, eppure a fine serie diventa una convincentissima versione giovane di Burgess Meredith, l’attore che
interpretava lo stesso personaggio nella serie tv di Batman degli anni ’60, si
quella dei “BANG!” e degli “SLAM!”.
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Lui interpreta Bruce Wayne (ditelo che avete appena rivalutato Robert Pattinson) |
Proprio questo è un altro grande merito di una serie come “Gotham”,
dal punto di vista estetico è stato fatto un lavoro notevole, lo dico sempre,
lo ripeterò fino allo stremo, la città dove agisce per un supereroe
americano è fondamentale, per Batman addirittura vitale, se sbagli la rappresentazione
della sua città sbagli tutto (Veeeeero Nolan?)
e qui per una serie che porta proprio il nome dell’oggetto dell’ossessione dell’Uomo
Pipistrello, la responsabilità è doppia. La Gotham City di questa serie sembra sospesa
nel tempo, moderna sì, ma con un tocco retrò che si ritrova nei vestiti dei
personaggi, nei camini che non mancano mai in tutte le stanze dove sono girate le scene d’interno (a livello di camini, “Gotham” è il sogno erotico del mio muratore
di fiducia, un calabrese fanatico di camini. Storia vera) e
nelle auto della G.C.P.D. che dona al tutto un aspetto perfetto, per lunghi
tratti, sembra di guardare una versione con attori di un episodio a caso di Batman: The animated series e, se non si
fosse capito, questo è un complimento, nemmeno piccolo.
piccolo, sono passati da queste parti Lori Petty, ma anche Michael Chiklis
(guarda caso, a capo di una “Squadra d’assalto” questa volta della polizia di
Gotham e non di Los Angeles), ma anche personaggi inizialmente come di
contorno, si sono guadagnati ruoli di rilievo, penso all’Edward Nygma di Cory
Michael Smith, oppure alla diabolica Barbara Kean di Erin Richards. Basta dire
che un personaggio non proprio di primo livello dei fumetti dell’Uomo
Pipistrello, come Leslie Thompkins, qui è interpretato da Morena Baccarin che resta
sempre un ottimo motivo per guardare qualunque cosa.
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Una foto a caso di Morena Baccarin, perché si, perché fa sempre bene al cuore. |
Nel corso di cinque stagioni “Gotham” esplora e popola il
sottobosco dei criminali della città, introducendone di continuo di nuovi dal
dottor Hugo Strange, fino ad arrivare a Solomon Grundy, oppure il Cappellaio
Matto interpretato da Benedict Samuel, ma un personaggio nelle prime stagioni
sale di colpi forse più di tutti, uno dei più inattesi: Alfred Pennyworth, sì,
proprio il maggiordomo… Avete letto tutti quei gialli e vi dimenticate così del
maggiordomo?
i film lo hanno quasi del tutto ignorato, anche quando è stato affidato ad
attori di primissimo livello, sempre
un po’ ridotto ad assistente di lusso, è stato quasi sempre ignorato il suo
passato militare, il fatto che oltre a fare un po’ da padre a Bruce Wayne, sia
stato il suo primo allenatore e mentore. Affidarlo ad un “Inglesaccio” (nel senso
cazzuto del termine) come Sean Pertwee
è stata una grande idea, l’attore è stato a lungo uno dei preferiti di Paul W.
S. Anderson e Neil Marshall, quindi ha il “pedigree” giusto per la parte,
inoltre David Mazouz a volte è così azzeccato nella parte dello stronzetto
viziato ricco che quando Alfred prende e sberle il giovane Bruce, vi ritroverete
ad invocare uno spin-off su di lui. Considerando che è stato puntualmente
annunciato e presto arriverà, forse eravamo in tanti a godere dei metodi, non
proprio montessoriani di Alfred.
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“Signorino Bruce il Tè verrà servito nel salone, le conviene essere puntuale se non vuole che le spezzi le gambe” |
Passiamo ai difetti: alcune trame e sottotrame sono meno
interessanti di altre e lentalmente l’attenzione si sposta da Alfred, Jim Gordon
e dal Pinguino, per dare sempre più spazio ai tanti personaggi che lentamente
si affollano sul palcoscenico di Gotham (città e serie). Quindi, forse il
difetto più grosso imputabile a Bruno Heller e ai suoi autori, è stato quello
di concedere troppo ai fan e questo diventa abbastanza chiaro con l’arrivo della
lunga trama legata a Valeska, definito da Heller una specie di “Proto-Joker”.
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Mettiamo un bel proto-sorriso su quel proto-faccino! |
Il richiamo del cattivo più famoso dell’Uomo Pipistrello è
sempre forte e qui bisogna dire che Cameron Monaghan è stato una scelta
perfetta, il suo personaggio non prende mai il nome per cui è conosciuto (per
problemi di sfruttamento dei diritti, pare), ma può tranquillamente ambire
ad essere considerato uno dei Joker più spaventosi mai visti, basta quel ghigno e
la risata a renderlo perfetto. Il personaggio evolve di pari passo con la sua controparte
Bruce Wayne… Se ve lo state chiedendo: no, il nome che inizia per “B” e finisce
per “ATMAN” non viene mai pronunciato da nessuno, mantello e maschera vengono
ultra centellinati, fino a davvero l’ultimo secondo e forse sarebbe stato
proprio meglio non mostrali affatto, perché il voler fare troppe concessioni ai
fan è quello che ha fatto un po’ perdere il filo alla serie.
rispetto alle altre quattro precedenti (dodici puntate contro le canoniche
ventiquattro), è in parte basata sulla saga fumettistica “No man’s land” e si
fa prendere dall’ansia di stipare dentro quanti più cattivi di Batman
possibili, quasi tutti generati nello stesso modo: il dottor Hugo Strange che
opera qualcuno (anche contro la sua volontà) donandogli dei poteri, una trovata
che definire abusata sarebbe ampiamente riduttivo.
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Comunque lei, per me ha vinto tutto (MVP! MVP! MVP!) |
Nel giro di letteralmente una manciata di puntate dal
finale, vengono gettati nel mucchio il ventriloquo, una Proto-Harley Quinn (più
simile alla versione di Bruce Timm che a Margot Robbie), un Bane che si capisce
quando parla e addirittura Killer Croc
che si vede letteralmente per mezzo minuto, per poi sparire nuovamente nelle
fogne della città.
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Sono riusciti ad infilarci dentro anche Lori Petty! |
Malgrado tutto il pasticcio finale, “Gotham” è una serie che
omaggia alla grande l’iconografia dell’Uomo Pipistrello, pescando a piene mani
da essa, dentro ci trovate personaggi con costumi dai colori variopinti come
nella serie tv degli anni ’60, ma anche interpretazioni moderne che strizzano l’occhio
a Nolan, un ottimo modo per raccontare Batman, quasi senza bisogno di lui.
sarà Robert Pattinson (si è parlato appena appena di questa notizia), è passato
un po’ sotto traccia il fatto che il regista del prossimo “The Batman” – se mai
uscirà e se mai si chiamerà così – sarà Matt Reeves, uno con un buon occhio in
particolare per l’uso del colore, che ha già dichiarato di volersi concentrare sui
tanti cattivi dell’Uomo Pipistrello. Matt, ascolta me: prima di tutto, guardati
“The animated series” fino alla sfinimento e poi, magari, qualche episodio di “Gotham”,
così, giusto per mettersi sulla strada giusta verso la città dell’Uomo Pipistrello.