Vi lascio
immaginare cosa può essere esploso dentro il mio cervello (o ciò che ne resta) quando ho scoperto che i tipacci della Boom!
Studios avevano sfornato l’incontro al vertice che tutti i Carpenteriani non
hanno mai nemmeno osato sognare, quello tra Jack Burton e Jena Plissken. Se avete
detto le parole “Chi sono?” consideratevi banditi a vita da questo blog!
invece, a pensare cosa è accaduto, sempre dentro quel grande spazio vuoto che ho
tra le orecchie, quando ho scoperto che l’Editoriale Cosmo avrebbe portato in
questo strambo Paese a forma di scarpa la miniserie in sei parti completa del
finale che persino negli Stati Uniti pareva scomparso dai radar. Siete liberi
di immaginarvi la scena dell’inno alla gioia di Trappola di cristallo se volete.
due principali canottierati Carpenteriani, entrambi interpretati dal grande
Kurt Russell, era davvero impensabile un po’ perché Giovanni Carpentiere è
impegnato a suonare per il mondo,
oppure a guardare l’NBA stravaccato sul divano (chiamalo fesso), un po’ perché Russell
non ringiovanisce, anche se sta ancora in una forma invidiabile.
Dai ammettetelo, era l’incontro tra canottierati che avreste sempre voluto vedere vero? |
Per fortuna, il
fumetto è il media che può permettersi questo ed altro, certo ci vorrebbe uno sceneggiatore
in grado di gestire un’idea fantastica, ma anche ad alto rischio di passare per
ridicola se non curata come si deve, per fortuna abbiamo Greg Pak che è un po’
l’uomo dei soggetti ambiziosi e difficili da maneggiare. Il buon Greg per la
Marvel Comics ha firmato un lungo ciclo dell’Incredibible Hulk, in cui il Golia
Verde veniva esiliato nello spazio, diventando un gladiatore su un pianeta
alieno, vi sembra un’idea balorda? Lo è! Ma vi assicuro che “Planet Hulk” è
stato uno dei cicli più divertenti dell’era recente del personaggio, talmente
riuscito che presto la Marvel lo porterà al cinema con tutte le scarpe (storia vera!).
Il Pork-Chop Express viaggia nel tempo come una DeLorean! |
Greg Pak capisce
il potenziale di due personaggi che se non fosse per i loro look estremamente
riconoscibili e caratteristici, sarebbero… Beh, se non la stessa persona
(ciao Kurt) almeno un convincente sosia. Inoltre, poter contare sul temibile
David La Pan come nemesi, garantisce l’elemento (magico) necessario a far
incontrare i due personaggi, spesso una buona storia nasce da due idee agli
antipodi che trovano un punto di contatto, mi sembra proprio che questo sia uno
di quei casi.
It’s all in the |
Il camionista del
Pork-Chop Express si ritrova scaraventato negli Stati Uniti disastrati di Snake
Plissken (Chiamami Jena!) e, ovviamente, viene scambiato per Jena da parte di un
po’ di tutti, in particolare della versione locale di Wang Chi, da qui in poi
Greg Pak apre i rubinetti della follia e non si ferma più!
dal cuore d’oro e dai riflessi micidiali, funziona alla grande messo in
contrapposizione all’anarchico a cui non frega nulla di niente, insieme i due
creano la strana coppia definitiva, su cui Pak si diverte ad aggiungere trovate
appartenente fuori luogo, come la missione che unisce i due canottierati,
ovvero salvare Blind Apple Mary, la più grande Blues woman del suo tempo e la
sua chitarra che sembra uscita da un pezzo di James Brown.
“I consigli musicali del vecchio Pork Chop Express sono preziosi, specialmente nelle serate buie e tempestose…” |
La Cosmo
ultimamente sta regalando parecchie gioie a noi Carpenteriani, prima portando
in Italia i fumetti di Jena Plissken
e poi il seguito a fumetti di Grosso guaio a Chinatown, se siete tra quelli che hanno la fissa di cercare di
collocare in continuità tutte queste storie, lasciate perdere, non ne vale la
pena, questo volume risulta sicuramente il più divertente dei tre e, per una
volta, le piccole tavole in bianco e nero non sono nemmeno un limite, i disegni
di Daniel Bayliss, anche grazie all’utilizzo di un paio di azzeccate splash page,
risultano limpidi e chiarissimi anche se ristampati su pagine più piccole
rispetto a quelle del formato comic book americano originale.
diverte a pescare a piene mani dall’iconografia dei due personaggi, non manca Bob
Hauk (anche se disegnato sembra un incrocio tra John Carpenter e Nick Cave) e
persino l’idea folle di inventarsi un “Multiverso Plissken” paga i suoi
dividendi.
No davvero, ditemi se non sembra Nick Cave ha pure la chitarra! |
La pagine si
riempiono di versioni alternative di Snake, proveniente da ogni parte del
multiverso, alcune davvero geniali, come lo Snake Plissken… Serpente! Ma la
migliore resta senza ombra di dubbio la Jena in versione donna, un personaggio
tostissimo capace di mangiarsi le pagine, specialmente quando si trova in
coppia con Jack Burton che, ovviamente, non perde l’occasione per fare il
cascamorto, lo avreste mai detto?
“Call them Snakes” (Quasi-cit.) |
Anche le piccole
strizzate d’occhio (una molto apprezzata a La Cosa) funzionano senza urticare
e, soprattutto, il ritmo della trama non cala mai, anche grazie ai bellissimi
disegni di Daniel Bayliss, quasi cartooneschi nello stile, ma molto dettagliati
e precisi. Oltre ad una buona costruzione della tavola, Bayliss sa disegnare le
espressioni, regalando ai vari personaggi una recitazione degna del grande Kurt
Russell, risultato: leggi le vignette e senti Jack che parla di se stesso in
terza persona, oppure Plissken che ringhia “Chiamami Jena!”. Promosso! A pieni
voti!
Promosse anche le copertine interne di Humberto Ramos e Mike Allred! |
Certo la trama
che sfoggia un certo gusto per l’esagerazione, non sarebbe praticabile se si
trattasse di un film, ma il fumetto può permettersi queste e altre trovate,
inoltre il volume è impreziosito da una bella copertina del nostro Giuseppe
Camuncoli. Tutto insieme e il divertente finale a sorpresa (ennesimo omaggio a
Carpenter) fa davvero venir voglia di sperare in un secondo capitolo, mena il
tuo colpo più duro Greg Pak. Non mi fai paura!