“Star Wars” non è un film, non è nemmeno una fede, è uno stile di vita. Due fan della saga creata da George Lucas possono riconoscersi a distanza, anche in una stanza piena di persone, come Cavalieri Jedi che avvertono la presenza di un loro simile, provate a dire “It’s a trap!” e qualcuno si volterà verso di voi con gli occhi luccicanti, se ha capito la frase, è uno che sa, se sa, è uno di noi.
“Star Wars” è il metro di paragone con cui abbiamo paragonato la vita, in perenne equilibrio tra il rigare dritto, o abbracciare il Lato Oscuro della Forza comportandosi male. Se siete appassionati di Cinema come me (e so che lo siete) sono sicuro che anche voi siete in grado di rendere la vita di chi vi circonda un incubo di nomi di registi, date, titoli di film, ma chi ci conosce sa bene che il film più ingombrante con cui hanno dovuto dividerci è di certo “Guerre Stellari”. Le persone che ci hanno voluto come amici, amanti, fidanzati, marito, moglie, fratelli e sorelle per prendersi noi, hanno dovuto abbracciare tutta la cosmologia di cavalieri Jedi, droidi, spade Laser, camminatori imperiali ed X-Wing. Il più classico caso di “O me o il cane” solo che il cane in questo caso è un Wookie di due metri che parla con i rutti e guida il Millennium Falcon.
L’altra faccia della medaglia, siamo proprio noi piccoli cavalieri Nerd-Jedi, sempre pronti a saltare su gridando: “Come fai a non aver mia visto Star Wars nella tua vita?!!?” Come? Cooooomeeeeee??”. Pronti ad utilizzare questo film come prova d’amore suprema, se tu ami me, amo te e Star Wars, allora anche tu devi amare Star Wars per riportare l’equilibrio della Forza e la pace nella galassia.
Non lo faccio mai, ma dedico questo pezzo alle fidanzate/fidanzati del mondo che hanno scoperto di amare “Star Wars” per amore, vi è andata male, potevate innamorarvi di qualche fanatico del pallone o della Formula uno…
Cosa si può dire su questo film che non sia già stato detto nei suoi 38 anni di vita? Penso davvero nulla, ma visto che il 16 Dicembre arriverà il nuovo atteso (e temuto) capitolo della Saga, proverò a dire la mia su un film che ha cambiato per sempre l’immaginario culturale, ha generato quintali di iconografia e merchandising, ha cambiato il modo di concepire i Blockbuster e il marketing. Un film che ha colpito le menti degli spettatori con la stessa potenza con cui la Morte Nera ha colpito Alderan.
Nel 1977 le menti di un’intera generazione in sala (tra cui mio padre, che non perde occasione per ricordami che ha trascinato mia madre a vedere il film… Fate Ciaone al Sig. Cassidy Sr.) sono state stupite come non succederà MAI più, non c’è stato e non ci sarà più un “Signore degli Anelli”, “Matrix”, “Harry Potter” capace di tenere testa, “Guerre Stellari”, che ora si chiama “Episodio IV – Una nuova speranza”, ma per me sarà sempre “Guerre Stellari”, ha rivoluzionato il Cinema e la società di quella generazione, di quella successiva e delle prossime a venire… Scusate mi siedo un attimo, solo a ragionarci su ho avvertito una perturbazione nella Forza.
Tutta questa grandezza, come spesso succede, ha origini modeste, anzi ha origini A Modesto, California, cittadina natale di George Lucas. Il giovane Giorgio (che mi immagino barbuto fin da bambino) cresce insieme al suo cagnone, un Alaskan malamute di nome Indiana, per comodità chiamato Indy… A questo punto nella vostra testa dovreste sentir schioccare una frusta e tuonare un certo tema musicale di John Williams, ma questa, è un’altra storia.
Il nostro Giorgio è un bello scapestrato, grandissimo appassionato di storie di fantascienza e di film di guerra, specialmente quelli con i piloti di caccia della seconda guerra mondiale. Ha anche un’altra passione: le gare di automobili, nei weekend sistema macchine da utilizzare per gareggiare, finché proprio durante una gara ciucca una curva a si ritrova abbracciato ad un albero con la sua Fiat Bianchina, sì, quella di Fantozzi… Anche tu George, usi una Fiat, è normale che ti schianti, cacchio!
Il padre di George prende bene la notizia e dice al figlio: “Hai rotto ‘er ca##o con ‘ste gare de merda! Ti devi mettere a studià! Te schianto la faccia! Ti spello a cinghiate!”… Beh, non gli ha detto proprio così, ma qualcosa di molto simile, credo. Detto fatto, George Lucas si iscrive alla University of Southern California di Los Angeles, con l’idea di scegliere un corso facile, una cosa di tutto riposo per accontentare papà, sul modulo segna le uniche due cose di suo interesse: “Fotografia” e “Cinematografia”, salvo sentirsi dire che per il primo corso non c’era più posto.
Malgrado l’inizio turbolento, il giovane George si appassiona, cose che succedono quando i tuoi compagni di classe si chiamano Steven (Spielberg) e John (Milius)… Storia vera.
Dopo aver diretto “THX1138 – L’uomo che fuggì dal futuro” e “American Graffiti” (toh, un film dove gareggiano in auto!), fa la conoscenza del suo mentore, o per dirla meglio, del suo padrino: Francis Ford Coppola, con cui contribuisce a fondare la American Zoetrope, casa di produzione dello zio di Nick Cage.
Ma l’idea di George Lucas è quella di rendere omaggio alla fantascienza avventurosa che ha sempre amato, le prova tutte per mettere prima le mani sui diritti di sfruttamento di Buck Rogers e successivamente vede sfilarsi quelli di Flash Gordon da Dino De Laurentiis… Sapete come è andata a finire. Non potendo adattare l’opera sci-fi di qualcun altro, Lucas fa la cosa più logica: ne scrive una tutta sua.
La sua space opera è divisa in sei capitoli, ci butta dentro tutto quello che ha sempre amato incluse le battaglie tra astronavi ricalcate sui combattimenti aerei dei piloti della Seconda Guerra Mondiale e dopo varie riscritture (nella prima bozza Luke era una donna e Han Solo un alieno) arriva a definire i personaggi, ci mette dentro tutto, anche Indy, nel senso del suo cane, ispirazione per Chewbacca… Bau!
Dopo un telefonata a Ralph McQuarrie, illustratore di cui Lucas ha sempre ammirato il talento, insieme iniziano a tratteggiare il look dei personaggi, come Darth Vader (Darth Fener nella semplificazione italiana dei nomi) si dice ispirato al Dottore Destino storico avversario dei Fantastici Quattro, o almeno, i tipi della Marvel sono anni che se la spacciano per questa cosa.
Ovviamente, i soldi per tradurre tutto questo cucuzzzaro intergalattico in un film non ci sono, quindi Lucas è costretto ad iniziare a raccontare la sua storia grossomodo da metà, questo spiega la scritta “Episodio IV” che ha sempre mandato in crisi l’ossessivo/compulsivo in me… Come fa ad essere il quarto se è il primo!?!? Tanti anni e un Jar Jar Binks dopo ho avuto la risposta, così imparo a farmi i cazzi miei.
Da appassionato di Cinema sono sempre alla ricerca sugli aneddoti più gustosi sui film che amo, quello che segue è uno dei miei preferiti in assoluto, sono sicuro che lo conoscete già tutti, proverò a raccontarvelo alla mia maniera:
Lucas organizza una proiezione privata di quanto girato fino a quel momento, tra gli spettatori ovviamente il suo padrino, Francis Ford Coppola, che in quanto rappresentante della New Hollywood, fa venire giù anche i suoi amici Martin Scorsese e Brian De Palma… Quando pensate di aver affrontato dei colloqui di lavoro difficili fatevi venire in mente il povero Lucas.
La proiezione? Un disastro, Coppola non è convinto, il cattivo gli sembra una cosa da niente, Scorsese (immagino gesticolando un casino) chiede a Lucas se questa storia della Forza, sia una specie di metafora. Brian De Palma è il meno convinto di tutti, il tono della storia non gli piace, in compenso gli piacciono ancora meno i capelli di Carrie Fisher. L’unico che non si è espresso è Steven Spielberg, che fa la voce fuori dal coro e dichiara una cosa tipo: “George, tu questo film lo devi fare, le persone lo ameranno”.
Su questa, anche il più compassato del gruppo, Zio Martino Scorsese, sbraga! Gente che si rotola sul pavimento e pernacchie assortite, ma Spielberg è convinto, infatti parte la scommessa, in busta chiusa e successivamente sigillata, Spielberg scrive la cifra che secondo lui il film avrebbe guadagnato, il pronostico diceva 20 milioni. Spielberg aveva capito tutto, ma nemmeno lui poteva azzeccare il numero giusto: 460 milioni di ex presidenti spirati stampati su carta verde nei soli Stati Uniti, ancora oggi il secondo maggiore incasso di sempre dopo “Via col vento” … Boom baby!
La forza di “Guerre Stellari” sta nella sua semplicità, ho sentito molte persone che non hanno mai visto questo film, giustificarsi dicendo: “Non mi piacciono i film di fantascienza” … Cazzate! “Star Wars” è prima di tutto una favola, ok ci sono le astronavi e le creature aliene, ma è una favola che inizia proprio come tutte le favole del mondo “Tanto, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”, c’è la principessa in pericolo che in realtà si salva da sola (“Non sei un po’ basso per appartenere alle truppe d’assalto?”) e un mago di nome Obi-Wan (“Obi-Wan… Sai, questo è un nome che non sentivo da tanto tempo… tanto tempo”), ma se volessimo essere ancora più essenziali potremmo dire che il buono è un ragazzino vestito di bianco e il cattivo un gigante mascherato con un mantello e un casco nero.
Questo è il motivo per cui ancora oggi “Guerra Stellari” ha così tanta presa sul pubblico, è un archetipo popolato di personaggi fighissimi, in cui ogni riga di dialogo è diventata mitica e mandata a memoria da milioni di persone per decenni. Non esiste un’opera originale che riesce a farti apprezzare tutti i personaggi in questo modo e prima di sentire i fanboy di Tolkien dire: “Il Signore degli anelli” rispondo subito… Chi mai vorrebbe essere Pipino? Pipino!? Noi abbiamo droidi, cacciatori di taglie e Wookie, tornate pure nel vostro bosco a parlare con gli alberi, via via, camminare…
Ma se la storia sullo schermo è una favola, girare questa pietra miliare del Cinema non è stato certo una passeggiata: Harrison Ford prestato a Lucas dal suo Padrino Coppola si era (intra)visto nel cast di “La conversazione”, ma anche in quello di “American Graffiti”, fu proprio lui ad avere lo scontro più duro con Lucas, con la sua ormai celebre frase: “Tu questa merda la puoi scrivere, ma non è detto che io possa recitarla”, lievissima critica ai dialoghi dattilografati da Lucas.
George Lucas NON ha mai amato dirigere i suoi film, sul set di “Guerre Stellari” è finito in ospedale per un mezzo esaurimento nervoso, dopo una visita ai rispettivi set, ci fu la famigerata scommessa su una percentuale degli incassi dei rispettivi film, tra lui, Milius e Spielberg… Fatevi due conti, io con i miei amici al massimo scommetto una birra.
Anche gli attori erano una novità: Mark Hamill e Carrie Fisher erano quasi degli esordienti, mentre Harrison Ford, come detto, aveva fatto qualche piccola parte, ognuno ha interpretato un personaggio che ha saputo diventare un’icona, ma se chiedete a me, non c’è nessuno che tenga il passo di Han Solo.
Faccia da schiaffi con la battuta sempre pronta, avido ed egoista, ma capace di tornare indietro ad aiutare, Luke incarnando da solo il ruolo della cavalleria (“Facciamo saltare quest’affare e andiamo a casa!”), ogni volta che Solo apre bocca, snocciola una frase destinata a diventare di culto, vi giuro che mi sto trattenendo per non citarle tutte a memoria. Se un personaggio si valuta sull’influenza avuta negli anni, allora Han Solo è quello che (da Solo… Scusate non ho potuto resistere) ha sparso più cloni di se stesso in tutta la galassia, il Mal Reynolds di Firefly è modellato a sua immagine e somiglianza e potremmo dire la stessa cosa anche dello Starlord di Guardiani della Galassia.
Le uniche facce note del film sono due vere leggende: Peter Cushing nei panni di Tarkin, è l’unico personaggio in sei film di “Star Wars”, che ha il carisma per zittire anche Darth Vader, se consideriamo il fatto che molte scene le ha girate in pantofole (troppo scomodi gli stivali del suo costume) questo vi da un’idea della grandezza del personaggio.
Alec Guinness, invece, bollò la sceneggiatura come “Spazzatura” senza stare a girarci troppo attorno, poi, però, si lasciò convincere e malgrado gli anni passati a gettare via le lettere dei giovani fan che lo conoscevano solo per il ruolo di Obi-Wan, sul set si comportò con enorme professionalità, attore ed essere umano di un’altra epoca. Anche se nella sceneggiatura originale, la morte del suo personaggio era completamente assente, la leggenda vuole che sia stata la moglie di George Lucas a suggerire al regista l’idea, ci voleva almeno un momento drammatico forte per dare spessore al film.
“Guerre Stellari” ha dato una massiccia spallata alla storia del cinema, rivoluzionando il modo di utilizzare gli effetti speciali (riuscito mix di modellini ed computer grafica), ma anche le tecniche sonore, la parte audio di “Star Wars” è sottovalutata, ma potente. Il tema di John Williams è semplicemente uno dei più riusciti della storia del Cinema e non era propriamente il primo e nemmeno l’ultimo sfornato dal grande compositore.
Quello che non si dice mai è che Williams non ha solo composto il tema musicale principale di “Star Wars”, ma anche la celebre “The Imperial March” che è a tutti gli effetti diventata il tema dei cattivi, un pezzo talmente evocativo che avrebbe potuto essere il tema principale in qualsiasi altro film, qui invece, è solo quello che serve ad introdurre i cattivi… Scusate se è poco.
Ma sono proprio gli effetti sono di “Star Wars” che hanno condizionato intere generazioni, trasformandoci tutti in cani sperimentali di Pavlov, che scodinzoliamo (o sbaviamo) ogni volta che sentiamo il classico PIUN-PIUN degli X-Wing oppure lo SHOOOOOOOOO di una spada Laser, lo so che vi esaltate anche voi, non nascondetevi sotto la sabbia come i Sabbipodi!
Dei vari rimaneggiamenti applicati da Lucas negli anni non mi va nemmeno di parlarne, come avrete notato sono un purista, infatti ho iniziato a parlare di questa gloriosa saga seguendo l’ordine che secondo me è l’unico possibile immaginabile per guardare “Star Wars”, ovvero: quello cronologico, ma avremo tempo modo e maniera per parlare anche dei seguiti (restate tonnati!).
Mi rendo conto che parlare di “Guerre Stellari” nel 2015 sia quasi impossibile: troppi aneddoti, troppo mito, non credo nemmeno serva raccontare i passaggi della trama o citare a memoria tutti i dialoghi (anche se sono abbastanza convinto di poterlo ridoppiare tutto a memoria…), sarebbe solo un modo per complicare una cosa semplice, efficace e tanto potente da colmare quel bisogno di avventura di intere generazioni di spettatori, che hanno rischiato di crescere senza i suoi eroi spaziali. I ragazzi che erano in sala nel 1977 sono cresciuti e hanno cresciuto i loro figli trasmettendo loro l’amore per questo film, puoi tifare la squadra che preferisci, puoi andare a letto con chi vuoi, l’importante è che tu sappia sempre chi ha sparato per primo tra Solo e Greedo (Han shot first!), o qual è la nave che ha percorso la rotta di Kessel in meno di 12 parsec!
Quindi, torno a quello che dicevo lassù: “Star Wars” non è un film, è uno stile di vita, questo spiega le reazioni (esagerate? Naaaaa!) ad un brutto sequel o alle modifiche apportate alla storia originale da Lucas. “Star Wars” è il film a cui vuoi così bene da volerlo trasmettere alle persone a cui vuoi bene, non è la base su cui costruire e i rapporti, ma è dell’ottimo collante per cementarli, “Guerre Stellari” è un campo energetico creato da tutti i rapporti affettivi viventi, ci circonda, ci penetra e tiene unita tutta la galassia… Qualunque cosa farete, sarà con voi, sempre.
Il mondo alla fine si divide in due: chi crede alla Forza di Guerre Stellari e gli scettici come Han Solo che alla fine finiranno per abbracciarla. Esiste un solo modo possibile per concludere: che la forza sia con voi!