Su le mani tutti quelli che vogliono un altro post di Quinto Moro! Oh bravi vedo tante manine alzate, quindi non perdiamo altro tempo e buona lettura!
Vedere Liam Neeson nei panni del giustiziere mi fa sempre strano. Non dovrebbe, visto che ha raggiunto la fama con Darkman, che se non è il mio giustiziere preferito poco ci manca. Sarà per quella faccia mite, quel velo perenne tristezza, quell’aspetto da buon padre di famiglia o da professore comprensivo, uno a cui chiederesti consigli su come farti degli amici o invitare ad uscire una ragazza, non su come spezzare le gambe a chi ti fa un torto. Ed è proprio per questo che il buon Liam sa essere minaccioso quanto un Charles Bronson o un Clint Eastwood.
Nei martellanti passaggi del trailer al cinema ho immaginato che “Un uomo tranquillo – Cold Pursuit” fosse molto furbo a giocare col suo protagonista, visto che il buon Liam da Taken in poi è diventato un’icona del revenge movie. Ci sta alla grande nei panni dell’uomo comune incazzato, e che gli puoi dire ad uno che ha fatto Oskar Schindler? Se uno così vuole ammazzare qualcuno deve avere un buon motivo…
“Se te la stai facendo sotto, il bagno è da quella parte” |
È stato il nostro amichevole Cassidy di quartiere a farmi notare che questo era un remake, e non dell’omonimo titolo con John Wayne (per fortuna, ché io non ho un gran feeling col Duca), ma dello scandinavo “In ordine di sparizione”. E visto che la Bara è un sito serio [Nota Cassidiana: AHAHAHAHAH] me lo sono visto per completezza. Così vi beccate due commenti al prezzo di uno, perché questo rientra perfettamente nell’ordine dei remake americani fatti paro paro a pellicole esterofile. E siamo di fronte ad un remake puro al 98%, perché ricicla tutta la sequenze delle scene, tutti i personaggi e persino le battute.
Stellan Skarsgård o Liam Neeson? Dickman o Coxman? I giochi di parole sul cognome del personaggio si sprecano… Scegliete il vostro attore, guardate un film e non avrete bisogno di vedere l’altro. Il cast di contorno funziona in entrambi, specie nella versione americana in cui i personaggi secondari appaiono meglio caratterizzati, nonostante il minutaggio sia lo stesso ma il ritmo è più spedito, i dialoghi più serrati.
I due film sono identici, il remake riprende scena per scena, il che ne fa stonare anche qualcuna perché è il “tono” ad essere diverso. La regia nella versione scandinava risulta più “europea”, i tempi più blandi e l’elemento ambientale, l’ostilità del gelo, si sente di più anche per una fotografia dai toni sempre spenti e freddi. Nella versione americana l’illuminazione in interni è più curata e calda, ma il direttore della fotografia è lo stesso, come pure il regista: Hans Petter Moland, che ha girato due volte lo stesso film, con attori diversi e qualche milioncino in più. Purtroppo non è riuscito a recuperare il budget, comunque esagerato per un film del genere – 60 milioncini paiono un po’ eccessivi per una roba che a Hong Kong tirerebbero su in due settimane con un decimo della grana – e pare che il marasma intorno al protagonista certo non abbia fatto bene al botteghino, specie oltre oceano.
“Ero un buon padre di famiglia” – “Anch’io”. “Non ho mai fatto del male a nessuno” – “Neanch’io”. “Li ammazzerò tutti” – “Anch’io”. |
Shock. Sgomento. Delirio.
Liam Neeson è stato accusato non solo d’essere razzista, ma un “suprematista bianco”. Ok. L’argomento è fottutamente delicato e ci sarebbe da discuterne per altri cinquecento anni. Mi sono preso la briga di ascoltare una delle interviste “di riparazione” in cui il nostro non si è affatto tirato indietro, negando ogni ideale razzista ma rimarcando tutti gli istinti violenti che aveva avuto. Il discorso avrebbe richiesto una presa di coscienza più matura sulla violenza, piuttosto che solo sul razzismo, perché se da un lato siamo tutti pronti a metterci in fila per i film di vendetta ci scandalizziamo a sentir parlare dell’autentica voglia di ammazzare qualcuno nel mondo reale. Ma il concetto alla base della vendetta sta proprio nel non guardare in faccia nessuno nel momento della rivalsa, punire senz’altro scopo che restituire la sofferenza patita. Ed è un peccato che nella polemica si siano ignorate le sottigliezze della sceneggiatura, con una leggera ma apprezzabile critica sociale e riflessione sullo scontro etnico tra gli americani a stelle e strisce e i nativi.
“Te l’avevo detto di non darmi del razzista. Madornale errore.” |
Toro Bianco vuole neve rossa. |