Lo so che un capitolo della saga di Halloween è l’appuntamento fisso del 31 ottobre sulla Bara Volante, ma il 2018 è un anno così, richiede cambiamento, ci adattiamo, seguiamo il flusso, Darwin I Ching roba così (cit.). Visto che quest’anno la Blumhouse sfornerà un nuovo Halloween, tanto vale essere preparati.
So anche che il nuovo film del regista David Gordon Green sarà un seguito del primo Halloween di John Carpenter, quello del 1978, quindi tecnicamente un ripasso non sarebbe necessario, ma siccome io sono più matto di Michael Myers mi lancio nell’impresa, tanto da qui al 31 ottobre l’attesa va riempita, no? Quindi, strizzando l’occhio ad un pezzo dei Misfits, vi do il benvenuto alla nuova rubrica, bonfires burning bright, Pumpkin faces in the night… I remember Halloween!
Nell’idea originale del Maestro John Carpenter e della mitica Debra Hill, Halloween avrebbe dovuto diventare una serie antologica, il secondo capitolo diretto da Rick Rosenthal è arrivato per insistenza del produttore Moustapha Akkad e per via dell’enorme successo commerciale del capolavoro di Giovanni Carpentiere. Il film che somiglia di più all’idea di John e Debra di seguito ideale resta Halloween III – Il signore della notte, quello che oggi molti appassionati del genere (tra i quali io) ricordano come un titolo di culto, ma che in generale viene schifato perché è l’unico film della saga in cui NON compare Michael Myers.
Dettaglio non da poco, visto che proprio per questo Halloween III ha fatto un discreto tonfo al botteghino, quindi l’unica cosa sensata da fare è mettersi sotto casa di Carpenter e della Hill, con lo stereo che spara a palla “In your eyes” di Peter Gabriel e convincerli a tornare.
Il Maestro tra una sigaretta e l’altra ci si mette pure di buzzo buono e lancia lì un’idea: approfondire il ruolo della città di Haddonfield nella mitologia di Michael Myers, perché accade tutto proprio in quella cittadina? Un film d’atmosfera sulle origini del male, una cosa che sulla carta avrebbe potuto assomigliare più a The Fog che ad un altro “Halloween”, che dire: brutto?
Ehm sì, almeno stando alla produzione che insiste: “Non possiamo infilarci dentro anche il vecchio Mickey, no, vero?”. Carpenter scuote i baffi da sinistra a destra, vende i diritti a Moustapha Akkad, incassa bei soldi, s’infila gli occhiali da sole a va a dirigere un capolavoro. Un altro! Fate ciao ciao al Maestro, grazie di tutto Maestro, torna quando vuoi sei sempre il benvenuto qui alla Bara Volante!
Con pieni poteri e nessun regista, Akkad ha chiara in testa solo una cosa: mai più Halloween III. Il pubblico vuole Myers? E allora avrà Myers! Partendo da questo punto fermo assolda lo sceneggiatore Alan B. McElroy che butta giù la sceneggiatura in undici giorni, perché era inseguito da Michael Myers? No, perché voleva concludere il lavoro prima dell’inizio dello sciopero degli sceneggiatori del 1988 (storia vera). Per la regia, invece, malgrado la pochissima esperienza (o forse per quella, così possiamo pagarlo poco senza che rompa tanto i maroni) viene scelto Dwight H. Little, uno che in futuro verrà ricordato più che altro per “Programmato per uccidere” (1990), Drago d’acciaio e, ehm… “Free Willy 2” (1995), oh andiamo! Orche assassine, assassini di Halloween è la stessa roba su, fate i bravi!
Jamie Lee Curtis non ne vuole nemmeno sapere di prendere parte al film, anche perché nel 1988 era protagonista di una commedia campione d’incassi, quindi magari anche no grazie. Invece, alla faccia del fatto che ha sempre dichiarato di non amare gli horror, sapete chi non si fa problemi a tornare? Il grande Donald Pleasence, ancora nei panni dello psicologo dott. Sam Loomis, unico componente nel cast originale a tornare in questo seguito… Tranquilli, lo vedremo ancora nel corso della rubrica, in linea di massima con il tempo deve averci preso gusto a recitare nei film horror.
La storia inizia dieci anni dopo gli eventi del primo film, Halloween – La notte delle streghe e di conseguenza anche del secondo Halloween II – Il signore della morte, anche perché i due film sono ambientati durante la stessa notte. Michael Myers è vivo, ma per tutto questo tempo è rimasto in coma in ospedale, sapete chi si è salvato anche? Il dottor Loomis che, però, ha riportato vistose ustioni sul volto che più avanti nel film tornano comode per dare una scossa agli scettici («Guardami, dammi una bella occhiata! Ti ricordi che giorno è oggi?»).
La novità è che Laurie Strode è morta in un incidente stradale insieme al suo compagno Jimmy Lloyd, i due hanno fatto in tempo a fare una bambina, non in auto! Cioè magari l’hanno pure fatta in auto, ma io cosa ne so sono robe loro! Madonna se siete perversi cazzarola! Quello che vi serve sapere è che Laurie è andata, ma in giro c’è sua figlia di nome Jamie Lloyd e se ve lo state chiedendo: no, non è un caso se suona come Jamie Lee (Curtis), perché è volutamente un omaggio alla vittima preferita di Michael Myers. Ma per una “Scream Queen” che se ne va, ne abbiamo una che arriva, perché la piccola Jamie Llyod è interpretata da Danielle Harris che necessita almeno un paragrafo tutto per lei.
Ve la ricordate Melissa Joan Hart? Se siete della mia leva sicuramente, era la biondina che faceva il telefilm “Sabrina, vita da strega”. Bene, sappiate che abbiamo rischiato di vedere lei nei panni di Jamie, il che sarebbe stato tremendo, ad ogni scena mi sarei immaginato di veder spuntare da sotto la maschera il Myers, quel gattaccio nero posticcio e petulante della serie tv. L’allora undicenne Danielle Harris al provino per la parte ha fatto il vuoto e non è difficile capire il perché visto che nel film è veramente bravissima.
Da allora la Harris l’horror non lo ha più abbandonato, qualche commedia sì e anche la parte dell’adorabile Darian Hallenbeck, la figlia di Joe Hallenbeck nel più grande film della storia del cinema, poi un’infinità di Horror, tanto che in questa rubrica dedicata ad “Halloween”, Danielle Harris tornerà, ma ancora oggi la nostra compare in film come “Stake Land” (2010), oppure in “Hatchet”, insomma: un mito assoluto!
La piccola Jamie è perseguita da sogni e visioni del suo amabile zio Mike e a scuola non va meglio, visto che è vittima dei compagni di classe che la maltrattano, perché è orfana, ma soprattutto perché è la nipote dell’uomo nero, il Boogeyman, l’ombra della strega e tutte le altre italiche traduzioni di “The Shape”. Ora che ci penso, qui ci starebbe bene proprio una citazione di Joe Hallenbeck che, però, vi risparmio.
Malgrado sia in coma Myers viene trasferito, più che altro perché il direttore del manicomio vorrebbe liberarsi delle continue e pressanti visite del Dottor Loomis ed è proprio qui che il buon vecchio Michael torna in azione, uccidendo gli infermieri e mandando fuori strada l’ambulanza. La polizia sul luogo del disastro non crede alle strampalate teorie di Loomis, dopo dieci anni di coma, dovrebbe avere i muscoli sodi come la Simmenthal («Ne parlate come se fosse umano») e visto che Haddonfield si trova a quattro ore di macchina, Loomis sa già quello che deve fare: l’uomo di scienza che ha visto il male attraverso le orbite vuote della sua maschera e non ha più tempo per lo scetticismo.
Da qui diventa tutto molto, tanto canonico, anche perché dopo mezz’ora di film, la cosa più avvincente sullo schermo è vedere Loomis appiedato, cercare di raggiungere Haddonfield con mezzi di fortuna e rimediando giusto un passaggio da un vecchio predicatore pazzo. Il tutto mentre la piccola Jamie esce a comprare un costume di Halloween, accompagnata da Rachel Carruthers (Ellie Cornell), qui gli sbadigli non si contano più, anche perché la trama sembra più interessata alle faccende di cuore di Rachel (detta anche Raquel, stando al doppiaggio italiano) piuttosto che al film, molti minuti vengono dedicati al triangolo amoroso tra la ragazza, il suo (in teoria) fidanzato e l’avvenente bionda che lo tenta, Kelly una giovane ed iper popputa Kathleen Kinmont.
L’unico momento di brio arriva quando Jamie sceglie come costume di Halloween, una maschera da pagliaccio sinistramente simile a quella con cui lo zio, più o meno alla sua età massacro la sua famiglia, nella prima scena del film capostipite della serie, diretto da John Carpenter, a conti fatti quasi un’anticipazione sull’andazzo di tutto il film.
Altri momenti di interesse? Ah sì, la scena di sesso castissimo tra Kathleen Kinmont e il fidanzato, classico momento in cui da spettatore di film horror viene da sperare che se il film è poca cosa, almeno che ci siano altri motivi di interesse, due in particolare, non fate finta di non aver capito di cosa sto parlando. Veniamo accontentati? NO! Nemmeno una sbirciata alle grazie della Kinmont ci viene concessa, bisogna soffrire fino alla fine!
Sì, perché “Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers”, non è un brutto film, è un film piatto e abbastanza anonimo, anche se George P. Wilbur, il ripieno di Myers in questa pellicola ha una presenza fisica abbastanza imponente (è il secondo attore più alto ad aver mai interpretato il ruolo), il regista Dwight H. Little non riesce mai ad inquadrarlo come un essere fatto di puro male, che indossa una maschera ed una tuta solo per mimetizzarsi tra gli umani durante la notte delle streghe e, a dirla tutta, la maschera è pure piuttosto bruttina, fin troppo bianca, sembra un chilo di gommapane attaccata alla faccia dell’attore. Però la gommapane quando era nuova, prima di iniziare ad usarla quando diventava tutta grigia avete presente?
Nel tentativo di dare un po’ di brio al film, i produttori hanno chiesto al reparto effetti speciali di aggiungere qualche scene splatter extra, anche perché Michael Myers non risulta davvero mai minaccioso e la scena madre del film è un inseguimento sul tetto della scuola che risulta piuttosto anticlimatico, nel senso che vedere Jamie sul tetto che scotta, con zio Myers che accoltella i coppi e tegole potrebbe avere un certo livello di dramma, se solo Dwight H. Little non fosse così manicheo nella messa in scena.
Nemmeno la caccia all’uomo patrocinata da Loomis aumenta il livello di coinvolgimento, sarà un problema mio, ma uno psicologo che si sostituisce completamente alle forze dell’ordine, mettendosi a capo di un branco di cacciatori, onestamente mi fa un po’ ridere, non so se è una caccia all’uomo in stile “Hazzard” o una alla volpe, però avrei pagato oro per vedere qualcuno intonare un bel «Tally-oh!» prima di mettersi sulle piste di Myers.
Anche perché il finale sembra davvero uscito da l’episodio di Halloween di “Hazzard”, con Myers appeso sopra il pick-up di Rachel e poi impallinato come uno tordo da tutti i suoi inseguitori. Cosa si salva di questo sbiadito (tanto quanto la maschera di Myers) seguito? Praticamente davvero solo Danielle Harris che ogni volta che caccia un urlo fa tremare i vetri ed è davvero la più convincente di tutto il cast.
Persino l’ultima scena che, di fatto, non è altro che un tentativo di rifare la sequenza di apertura del primo Halloween, però a personaggi invertiti (trent’anni dopo lo chiameremmo “Genderwasp”, ma nel 1988 non avevamo questi enormi problemini ad affliggerci) risulta abbastanza convincente davvero solo grazie alla Harris, una carriera nata nell’horror e sotto il segno di zio Mike e, tranquilli, la rivedremo ancora scontrarsi con lo zietto, questa rubrica è solo all’inizio!
Non perdetevi lo speciale di Halloween di Non c’è paragone, ma nemmeno quello del Zinefilo! Perché nella blogosfera, ogni giorno è Halloween! Invece per notizie e informazioni quotidiane sul Maestro John Carpenter, fate un salto sulla pagine del Faccialibro de Il Seme DellaFollia – Fan Page italiana dedicata a John Carpenter!
Sepolto in precedenza giovedì 6 settembre 2018
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