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Halloween III – Il signore della notte (1982): one more days ‘til Halloween, Halloween, Halloween

Ancora un giorno ad Halloween care mie creaturine della notte, lo so che il grande giorno è domani e qui sopra verrà celebrato con una grande festa (di compleanno), ma per far capire quanto ci tengo, mi sembra giusto recuperare una delle rubriche più amate della Bara Volante, benvenuti all’appuntamento di Halloween con… John Carpenter’s The Maestro!

Nel 1982 il nostro Giovanni Carpentiere era un mammasantissima, cioè non che ora non sia un nome grosso, cavolo, è del Maestro che stiamo parlando! Ma allora era davvero un nome bollente, è stato forse l’unico momento della sua carriera in cui i produttori gli facevano la corte pur di averlo, come Irwin Yablans e Moustapha Akkad che per dare un seguito ad Halloween II – Il signore della morte, cercano in tutti i modi di convincere sia lui che la mai abbastanza compianta Debra Hill, a tornare a bordo come parti attive, non soltanto come sceneggiatori come nel capitolo diretto dal mestierante specializzato in serie televisive (penso che abbia diretto un episodio per tutte le serie!): Rick Rosenthal.

I due autori del capostipite della serie, però, non ne vogliono sapere, in particolare Carpenter, che in quel momento aveva già ridefinito i canoni del futuro fuggendo da New York e stava per sfornare il suo capolavoro assoluto, se chiedete quale metto mano al lanciafiamme perché è chiaro che siete voi la Cosa!


Il giorno in cui mi sentirere dire che NON voglio bene a questi due bruciatemi con il lanciafiamme, perché sarà il giorno in cui la Cosa mi avrà sostituito.

Yablans e Akkad (salute!), a questo punto, sono pronti a concedere a Giovanni e Debra tutto, un rene, lo ius primae noctis, quello che volete ragazzi è vostro, ma fateci il film! John e la Hill si guardano e me li immagino prima guardarsi tra di loro e poi rispondere in coro: «Produttori esecutivi!», concesso! La macchina produttiva si mette in moto.

Carpenter e Debra hanno le idee chiarissime, per quanto li riguarda lo scontro tra Michael Myers e Laurie Strode ha consumato la sua ragione d’essere con Il signore della morte (il titolo italiota continua ad affascinarmi), il loro piano è di trasformare la saga di “Halloween” in una specie di antologia di racconti dedicati alla festa di Ognissanti, una specie di “Ai confini della realtà” con i soldi e i mezzi del grande cinema, anzichè della televisione.


La mitica Debra Hill e i tre mascheroni del film.

Quello che vogliono è un terzo capitolo che prenda le distanze dall’assassino mascherato di Haddonfield e si concentri su altre facce (o maschere) della festa del 31 di ottobre, magari con una storia dove lo Slasher e gli omicidi non siano così centrali, in favore di un horror più d’atmosfera, tipo Jacques Tourneur avete presente? D’altra parte Giovanni e Debra un film del genere avevano dimostrato di saperlo fare, no?

Carpenter si alliscia i baffi se ne fuma un paio e salta su: “Conosco l’uomo giusto! Nigel Kneale”. Qui non riesco a non immaginarmi i produttori che a loro volta in coro rispondono: «Chiiiiiii???».

Nigel Kneale, famosissimo per il personaggio di Quatermass, lo stesso Kneale che ha sceneggiato proprio un film che a Carpenter è sempre piaciuto un botto, ovvero “L’astronave atomica del dottor Quatermass” (1955). Lo scrittore e sceneggiatore inglese si tira su le maniche e firma una sceneggiatura completa piena di tensione, di terrore suggerito più che mostrato, una paura strisciante che va a pescare direttamente dalle origini della festa di Halloween, ovvero dal folklore irlandese, da Jack-o’-lantern, ma mescolando il tutto con spunti presi da un classico della fantascienza come “L’invasione degli Ultracorpi” (1956), questo spiega perché la cittadina del film si chiami proprio Santa Mira come nel filmone di Don Siegel (storia vera).


Sláinte! Ma è Halloween o il giorno di San Patrizio?

Ma a questo punto cosa ci vuole per portare un po’ di pepe a questa storia? Un Italiano! Mica uno a caso, un grande amico della Bara Volante, il mitico Dino De Laurentiis! Come abbiamo già visto, Dinone nostro aveva la propensione non solo ad essere un produttore molto invasivo, ma anche a farsi tradurre in italiano le sceneggiature prima di approvarle. Quella di Kneale viene soppesata da Dinone ben, non so, quattro? Cinque secondi? Poi il nostro sbotta: «Il sangue! Dov’è il sangue!?».

Incomprensioni, tumulti, rimaneggiamenti di sceneggiatura, volano parole maleducate, si vede che sono arrivati gli Italiani, insomma, Nigel Kneale non vuole che il suo nome sia associato ad una roba che non somiglia più a quello che ha scritto lui e come il tacchino se ne va (facendo gli occhi scuri).


La rubrica impone i titoli di testa… Eccoli!

Si torna tutti a bussare alla porta di Carpenter, impegnato a dirigere Husky e Kurt Russell, risponde: “Che volete!? Sto creando!”. Quindi fa venire giù uno dei suoi protetti, il compare Tommy Lee Wallace che mette d’accordo tutti, ha lavorato a stretto contatto con il Maestro occupandosi del montaggio del primo Halloween e proprio in quel periodo era nella grinfie di Dino De Laurentiis e stava dirigendo per lui Amityville Possession.

Tommy Lee Wallace è ancora un regista con un certo brio, almeno come lo ricordate nella miniserie televisiva di IT, sul set mette d’accordo tutti e fa il suo dovere ad inserire nel film quante più connessioni con la saga creata dall’amico Carpenter nel 1978. Trattandosi del terzo film, al centro della storia troviamo tre maschere, create con il minimo del budget possibile dal grande Don Post, ma d’altra parte lui è lo stesso che ha scolorito con la candeggina una maschera del Capitano Kirk, trasformandola in una delle più grandi icone horror di sempre, quindi non è certo un problema.


Fun fact: Per promuovere il film questre tre maschere vennero vendute per davvero, con un discreto dispendio di soldini.

I titoli di testa pensati da Wallace rispettano la tradizione del mostrare una bella zucca in apertura ai film di questa saga, ma tengono conto del suggerimento di Debra Hill, ovvero quello di fare una storia di Ognissanti ambientata nell’era dei computer, infatti la zucca tutta ripiena di pixel che apre il film, sarà pure retrò, ma è una delle mie preferite di questa saga.

Il titolo originale, oltre ad essere molto in tema con la storia, è anche un omaggio alla Leggenda, perché “Season of the Witch” è un film di George A. Romero del 1972. Non si sa perché da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa, questo terzo capitolo sia diventato “Il signore della notte”, forse per collegarsi al già bizzarro titolo precedente Il signore della morte? Per maggiori dettagli, vi consiglio di passare dalle parti di Doppiaggi Italioti, loro sì che sono dei Signori!


«Ecco quello è un blog! Non questa specie di Bara Volante, tzè»

Il cast è molto azzeccato, un altro veterano dei film di Carpenter come il mitico Tom Atkins porta i suoi baffoni in un ruolo da protagonista, dopo tanti anni come comparsa o come cattivo. Mentre nei panni delle bella di turno troviamo la carinissima Stacey Nelkin, una che purtroppo visto il flop di questo film è rimasta relegata alla tv, peccato perché la sua Ellie è una delle parti migliori del film.


Niente male per avere anche la responsabilità di arrivare dopo Jamie Lee Curtis.

Immaginatevi il pubblico dell’anno 1982, che prima corre in sala per vedere il nuovo “Halloween” e poi improvvisamente si ritrova trasformato in tanti piccoli Ian Malcolm, quando in coro chiedono: “E’ previsto che si vedano dei Michael Myers, nel vostro film di Halloween?”. No, piccoli Ian, in “Halloween III” Myers non c’è, per essere proprio sicuri che il pubblico capisca che questa storia non è nemmeno ambientata nello stesso “Universo” (concetto che nel 2017 ha anche quasi rotto i maroni), ad un certo punto Tom Atkins tra una martellante pubblicità e l’altra della Silver Shamrock, vede che il film di Halloween di quest’anno sarà proprio Halloween di John Carpenter, per essere più chiari di così avrebbero solamente dovuto mostrare una tv che passa una scena del film, cosa che in effetti nel film, succede!

Questo è tutto il Michael Myers che vedrete in questo film.

Il film al botteghino va malissimo, il titolo della saga che incassa meno ex presidenti defunti stampati su carta verde di tutti, questo spiega perché dal capitolo quattro in poi, Michael Myers tornerà prepotentemente di moda, eppure negli anni “Halloween III – Il signore della notte” si è guadagnato uno stato di cult tra gli appassionati, anche se bisogna dirlo, è un film con un grado quasi preoccupante di “MACCOSA” Ortolaniani nella trama!

«Nascondetevi prima che i MACCOSA vi catturino!»

Il Dottor Daniel “Dan” Challis (Tom Atkins) consuma le ultime ore di turno di notte nell’ospedale dove lavora, quando assiste alla morte di un povero cristo inseguito da un losco figuro con la riga nei capelli, espressivo come Nicolas Cage, ma risoluto come un Terminator in completo grigio. La prima scena è ben ritmata, un ottimo inizio diretto bene da Wallace che può fregiarsi di un tema musicale molto efficace composto dallo stesso Carpenter e da Alan Howarth, che ci danno dentro con il sintetizzatore firmando uno di quei pezzi del Maestro che non si ricordano mai quanto meriterebbero, parlare bene del Carpenter compositore? Fatto, la giornata può dirsi già un successo!

Con l’arrivo in scena della bella Ellie Grimbridge (Stacey Nelkin) figlia dell’uomo ucciso davanti ai suoi occhi, Tom Atkins si mette ad indagare, i due arrivano nella cittadina di Santa Mira, dove il padre era andato a recuperare il suo grosso ordine di maschere di Halloween, quelle delle “Quadrifoglio d’argento” le più richieste anche dai pestiferi figli di Atkins.

La cittadina è una comunità irlandese (“Maschere di halloween irlandesi? In California può succedere di tutto”) che ruota intorno alla fabbrica del signor Conal Cochran un magnate che esporta le sue maschere in tutto il mondo e che nel film è stato interpretato da Dan O’Herlihy, felicissimo di utilizzare per una volta l’accento della sua patria natia ed evidentemente la vendita di maschere rende, perché in pochi anni Dan O’Herlihy arriverà ad essere… Il capo della OCP di Robocop! Ma questa è un’altra storia (di cui parleremo presto).

«Cassidy sei licenziato» (Quasi-cit.)

Per non farsi mancare nulla, Cochran impone il coprifuoco ai cittadini, piazza telecamere ovunque e può contare su un esercito di “Uomini in grigio”, tutti pettinati con la riga, tutti troppo simili tra loro tanto da sembrare dei Robot, indovinate perché? Perché sono davvero robot!

Quindi, ricapitolando: abbiamo una comunità di Irlandesi dalle strane abitudini, dei Robot assassini e un pietrone Stonehenge. Ah, non vi ho parlato del pietrone? Sì, perché in questa accozzaglia di roba ammonticchiata, vuoi non avere una sottotrama inutilmente complicata che prevede antichi culti Druidici, sacrifici umani agli antichi dei il tutto adattato alla modernità e alla notte di Halloween? No, sul serio: non si sono davvero fatti mancare niente!

Una delle mie scene “MACCOSA” preferite è quando Tom Atkins per cercare di liberarsi dalla sedia a cui lo hanno legato, deve per prima cosa mettere fuori combattimento la telecamera che lo controlla, quindi ve lo ricordo LEGATO ad una sedia, con un gesto dal basso verso l’alto degno dei tiri liberi del grande Rick Barry, lancia una maschera di Halloween dritta sopra la telecamera, al primo colpo! Il cestista che è in me resta sempre ammirato da tale maestria.


Canestro al primo tentativo da seduto, legato e mascherato, beh questa è notevole dai!

Da un certo punto di vista “Halloween III – Il signore della notte” è un pasticcio con un Mad Doctor che sul più bello si lancia nello “Spiegone del cattivo”, quello reso ormai obsoleto dagli Incredibili della Pixar e, malgrado tutto, non è molto chiaro. Dal pietrone ricavi dei dobloni microchip da installare sulle tre maschere più in voga della tua fabbrica, poi le vendi a tutti i bambini del mondo e grazie ad una martellante pubblicità televisiva le attivi tutte insieme, provocando una morte macabra, violenta e farcita di insetti e serpenti, un genocidio che dovrebbe far piacere a chi, agli antichi dei? Per poi fare cosa? Sostituire tutti con dei Robot? Mi sembra tutto una grande fatica inutile, la spiegazione dello scherzo di Halloween mi puzza tanto di supercazzola, vabbè.

Però sapete a chi fa piacere il sacrificio di tutti quei bambini? A me! Sì, perché io odio i bambini, i bambini puzzano (cit.), non ero mica una brutta persona così una volta, ma sapete avere tre pestiferi bambini insonni al piano di sopra, che mi tirano giù dal letto ogni stramaledetto weekend ormai da anni mi ha reso simile ad una bestia. Sapete cosa odio più dei bambini rompicoglioni? La televisione martellante, ripetuta per ore ed ore ed ore ed ore, giorno e notte tipo la sigla di “Law & Order” nel cuore della notte, oppure le sigle dei cartoni animati che un tempo amavo (ed ora odio) tipo “American Dad”, “Cleveland Show” e “I Simpson”, una cortesia che mi viene garantita in stile Guantanámo dall’ALTRO mio vicino di casa (storia vera).


«Non stare troppo vicino alla tv altrimenti ti marcisce la faccia!»

“Halloween III – Season of the Witch” ha entrambi questi miei quasi auto-biografici incubi, la pubblicità martellate della Silver Shamrock che per tutto il film scandisce il conto alla rovescia dei giorni che mancano ad Halloween è quasi catartica dopo tutto questo “Law & Order”, la cantilena Eight more days ‘til Halloween, Halloween, Halloween canticchiata (dallo stesso Tommy Lee Wallace, storia vera) sulle note della celebre “London Bridge Is Falling Down”, è la critica ad una società teledipendente, ma fa anche di questo film il titolo perfetto per noi che siamo a meno un giorno alla festa di Ognissanti.

Non manca nelle budella di questo film una certa critica al Capitalismo, al Consumismo sfrenato e alle multinazionali senza scrupoli, ma soprattutto non mancano i bambini, i veri protagonisti di Halloween a cui viene giocato davvero un brutto scherzetto.

La scena della maschera di Jack-o’-lantern che si aziona sulle note del martellante motivetto è entrata di diritto tra le morti di culto del cinema Horror, in un film in cui di morti ne vediamo davvero pochi, questa morte deve sconvolgere e ci riesce davvero, grazie alla maschera di Don Post che lascia solo intuire che lì sotto la faccia del bambino stia marcendo trasformandosi in scarafaggi schifosi e serpenti che strisciano e mordono.


La scena preferita della signora Lovejoy.

Ancora mi ricordo di mio cugino (lo so che sembra una canzone degli Elii, ma è successo davvero!) che registrava gli horror trasmessi la notte prima, di solito da Italia 1, ma poi per vederli aspettava me, perché dei due era lui quello che si spaventava davvero! Ogni volta che penso a questo film mi ricorderò sempre la sua descrizione della scena madre, di come mi descriveva i dettagli del “Serpente che esce dalla bocca del bambino”, roba che ho pensato immediatamente… Figooooo! Metti su la VHS. Mi sa che il mio problema con i bambini potrebbe avere radici più profonde.

Il finale è stato già demolito da diversi critici perché non tiene conto di un fattore da poco (il fuso orario degli Stati Uniti, quattro ore di differenza) e dà per scontato che se un pazzo urlante telefona al numero verde della tv nazionale sbraitando di fermare le comunicazioni, quelli lo fanno senza colpo ferire. Stasera provo, vediamo se riesco ad interrompere un po’ di porcheria per cui paghiamo il canone.


«Giovaaaaaaanni tornaaaaaaaaaa! Tornaaaaaaaaaa!»

Eppure, il finale ha echi del Maestro Carpenter. A proposito di iconografia Horror, Tom Atkins che urla disperato “Fermatelo! Fermatelo! Fermatelo!” riesce sempre a crearti nella pancia quel piccolo vuoto Carpenteriano, quel senso di male assoluto che sta per calare su tutti quanti noi, lo fa per poco, un secondo o due prima che la logica prenda il sopravvento, ma la notte di Halloween non è anche questo? Fare i conti, anche se per poco con l’oscurità? Tra poche ore lo sapremo.

One more days ‘til
Halloween, Halloween, Halloween
One more days ‘til
Halloween, Halloween, Halloween
Silver Shamrock

Ricordatevi di fare gli auguri di buon Halloween anche ai ragazzacci de Il Seme Della Follia – FanPage italiana dedicata a John Carpenter.
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