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Halloween – La resurrezione (2002): Dovevi essere morto

In vista dell’uscita del nuovo “Halloween” prodotto dalla
Blumhouse e diretto da David Gordon Green, siamo nel mezzo del cammin di un
ripassino di tutti i capitoli che compongono la saga di Michael Myers, quindi
benvenuti al nuovo appuntamento con… I remember Halloween!

Non c’è pace per i malvagi recitava Isaia, questo vale anche
per uno dei malvagi cinematografici più famosi di sempre, dopo il finale di Halloween – 20 anni dopo, sembrava che
questa volta per Michael Myers potesse essere davvero arrivata la pace
(eterna), ma una forza ancora più oscura era pronta a riportarlo in vita e
soprattutto al cinema, una forza nota come: Voglia di fare soldi facili!

Ancora una volta il produttore esecutivo Moustapha Akkad
voleva provare a strizzare Michael come un limone, per vedere se si poteva
tirar fuori ancora qualche spicciolo, e con il solerte aiuto di suo figlio
Malek Akkad si sono messi entrambi sulle piste di Jamie Lee Curtis per
convincerla a tornare nel suo storico ruolo di Laurie Strode.
La voce messa in giro da Akkad & Akkad (che sono tipo
Simon & Simon) è che la sceneggiatura del film fosse talmente bella, ma
talmente bella che la Curtis, ha voluto per forza prendere parte al film, ecco
si, diciamo anche: Col cavoletto! Si perché Jamie Lee dopo aver portato a casa
l’assegno per il film precedente, in
cui ha praticamente da sola tenuto su tutta la baracca, non vuol più avere
nulla a che fare con la saga, anzi, vuole proprio essere certa di mettere per
sempre la parola fine al suo coinvolgimento in un nuovo film di Halloween.
Curioso che due nemici storici come Laurie e Michael, che per quarantani si
sono scontrati sul grande schermo, siano uniti non solo da loro legame di
parentela, ma anche nel destino, che li vuole eterni cavalli di ritorno.

“Se incontro quel coglione di Michael Myers gli faccio un cul… È dietro di me vero?”.

Con la gioia di chi alla finestra urla «Ah regazzì, e mò vò
buco sto pallone!» Jamie Lee Curtis accetta di tornare per l’ultima volta (fino
alla prossima) ad una sola ed insindacabile condizione: Laurie Strode questa
volte deve morire. Akkad & Akkad accettano, sotto con il nuovo capitolo!

Eh ma scusate, avremmo il piccolissimo, infinitesimale,
microscopico problema che nel capitolo precedente Michael Myers è morto,
defunto, spirato, ha tirato i calzini, le cuoia, lo hanno portato via con i
piedi avanti, come si fa? Facilissimo! Ci affidiamo a due bravissimi sceneggiatori
che sicuramente tireranno fuori una grande idea e prendiamo un regista spumeggiante,
uno pieno di energia che farà fare faville al film vedrai, Pum! Pim! Verrà
fuori un gioiellino!
Ultime parole famose, perché per la regia viene scelto il
solito agnello sacrificale, ovvero Rick Rosenthal, e non si tratta di un caso
di omonimia no, è lo stesso regista del secondo capitolo Halloween II – Il signore della morte, che tra tutti i seguiti era
forse il meno peggio, quindi per essere sicuri che Rosenthal non venisse
ricordato come uno che ce l’aveva quasi fatta, gli viene concessa una seconda
opportunità per fare un disastro, che lui coglie puntualmente al volo.

Non sento, non vedo, non parlo dirigo.

Anche Perché parliamoci chiaro, gli sceneggiatori Larry
Brand e Sean Hood (responsabile tra le altre cosa del Conan sbagliato) grattandosi vicendevolmente il capo e spulciandosi
come due scimmie Bonobo sfornano un’ideona: Apriamo il film con Jamie Lee
Curtis che recita con la fretta di andar via di qualcuno che ha un amico fuori in auto con il motore acceso in attesa, e tenetevi
forte (come direbbe l’amico di Jamie Lee), Laurie Strode non ha decapitato Michael
Myers, ha decapitato uno tizio VESTITO da Michael Myers! Non so voi ma mi sento
prurito, spero non siano le pulci scappate dalle capocce di Brand e Hood.

Con una riga di dialogo gettata nel mucchio scopriamo che
con un Coup de théâtre (sono sei settimane che cerco di incastrare questa
espressione in un post. Yuppi!) dentro la tuta e sotto la maschera di Myers è
finito un poliziotto, per di più ci tengono a farci sapere le infermiere dell’istituto
dove è ospite Laurie Strode, che non si tratta di uno sbirro qualunque, ma il padre di tre figli! Come se essere padre di tre,
sia la garanzia di essere una personcina a modo. Sta di fatto che io questo
scambio di persona non l’ho visto nel finale precedente, e non solo perché è una
baggianata (per non dire cazzata) che si sono inventati i due sceneggiatori, ma
proprio perché per dinamica era impossibile eseguire questo scambio,
ma questo passa il convento, quindi tocca farcelo bastare.

Stasera ci guardiamo Halloween…
…La resurrezione?
Quindi l’inizio del film vede nuovamente protagonista Laurie
Strode, che si finge catatonica nascondendo i farmaci che servono a tenerla
sedata in un adorabile bambola identica all’originale Annabelle, ma non ne ha
già passate abbastanza questa donna no? Pure la bambola inquietante? Sadici!
Sta di fatto che Laurie Ziiiiiiimula! In realtà è
lucidissima e da anni aspetta il ritorno di suo fratellone Mickey, tanto che ha
preparato per lui una trappola sul tetto dell’ospedale psichiatrico. Come ha
fatto visto che la tenevano in cella, teoricamente sedata, e costantemente sotto
controllo chiedetelo alla bambola, oppure alle pulci dei due Bonobo, io non ci
provo nemmeno a spiegarlo questo disastro in galleria che per convenzione
chiamiamo film.

L’uomo in tuta da operario contro la donna con il camice.

Michael ovviamente torna, anche perché l’unico vero
impedimento al suo ritorno è stato il titolo del film, che per un bel pezzo
avrebbe dovuto essere “Halloween: Homecoming” ma siccome Akkad & Akkad
volevano proprio essere sicuri che anche l’ultimo degli spettatori sapesse che
Michael era tornato in vita per questo capitolo, si è optato per il più
sbadiglioso “Halloween – La resurrezione”, che poi la resurrezione non accade a
Pasqua? Quindi sarebbe dovuto essere “Easter – The Resurection” ma mi sa che ho
sbagliato feste e che sto pure scherzando con i (ognis)santi.

Lo scontro finale tra gli eterni avversari Laurie e Michael
avviene sul tetto, ed è qui che il male vince, per la prima ed unica volta, Laurie di arrende battuta non dalla mancanza di resilienza, ma fiaccata dai
produttori. Se non altro Jamie Lee Curtis esce di scena con grande stile,
schiocca un bacio sulla maschera del fratello dicendogli: «Ci vediamo all’inferno»
prima di cadere nel vuoto e con lei, il resto del film. Ma non è finita, questa
era solo Gara 1, come dicevo lassù Laurie e Michael sono destinati a tornare a
scontarsi ancora, in altre forme, con altre facce, ma sempre loro due.

“Baciami stupido!”.

Liberata la Curtis dai suoi vincoli contrattuali, ora
bisogna capire cosa far fare al redivivo Michael Myers, che in realtà da quando
abbiamo scoperto non è mai morto, quindi tutto questo film è falsa pubblicità!
Ma credete almeno a me quando vi dico che il titolo è l’ultimo dei suoi
problemi.

Come abbiamo già abbondantemente visto nel capitolo
precedente, Halloween risente pesantemente del successo di un’altra saga
Slasher, ovvero “Scream”, un po’ questo, un po’ esplosione della cultura Hip-Hop
nel mondo e pure al povero Michael Myers tocca darsi una botta di gioventù, il
risultato è un film che si atteggia a fare il giovane senza esserlo, senza
sapere come fare, avete presente Steve Buscemi nella sua comparsata in un
episodio di 30 Rock? Uguale, stessa cosa.

Steve Buscemi nei panni di “Halloween – La resurrezione”.

L’ideona alla base della trama è grossomodo questa: Ai
giovani piacciono i talent show! Ai giovani piace la musica dell’Hip-Hop e le
cose dell’Internet! Mettiamo tutto questo dentro il film! Il risultato è un
programma in diretta online intitolato “Dangerteinment”, che prende alcuni
ragazzi armati di quella che nel 2002 era la cosa più vicina ad una GoPro, tutti allegri ospiti della spaventosa casa di Michael Myers. In questo senso il film non è
un found footage (per fortuna) ma per l’ossessione di mostrare tutto da web cam
nascoste, in un modo assurdo e perverso anticipa il quarto capitolo di “Scream”
uscito solo nel 2011, ma non lo considero proprio un punto a favore per la
pellicola, ecco.

Ma l’Hip-Hop? Facile! Il programma “Dangerteinment” è
presentato da Busta Rhymes e tra i produttori del programma compare anche la modella Tyra
Banks, ecco alla seconda almeno vengono dedicate delle inquadrature, diciamo a
posteriori, per distrarre dal fatto che non sa recitare, il primo invece non ha
proprio scuse, e malgrado il suo risultare totalmente fuori posto in uno
slasher, anche se di pessima fattura come questo, zitto zitto Busta Rhymes si
prende il film, e anche questo NON è un punto a favore per “Halloween:
Resurrection”.

Anche Michael Myers affascinato dalla “Retrospettiva” di Tyra Banks.

Il concorso che va in onda via web procede e così il film,
tra la noia più totale, si perché Rick Rosenthal è stato il primo a privare Michael
Myers di tutta la sua aurea minacciosa, e qui completa l’opera, Myers è
solamente un tizio che gira mascherato per casa, mentre una serie di irritanti
giovinastri e qualche guardabile signorina ci smaronano con siparietti ridicoli
e dialoghi che fanno sanguinare le orecchie («Queste telecamera sono molto
falliche») che per altro è anche l’unico sangue che vediamo in tutto il film.
Sul serio io non so cosa ci possa essere di avvincente nel mostrare la
protagonista interpretata da Bianca Kajlich alle prese con il suo spasimante,
un ragazzino Nerd esperto di computer che smanettando da tastiera interviene
cercando di aiutarla da remoto, nemmeno fosse l’operatore sottopagato di un Call Center a Cracovia.

Se siete nati dopo il 1998, quelli un tempo li chiamavamo SMS.

Il disastro si consuma quando inevitabile, arriva la NON
svolta della trama, Busta Rhymes per dare un po’ di brio al suo programma, gira
per la casa del grande fratello spavento vestito a sua volta da Michael
Myers per far cambiare improvvisamente di colore le mutande dei concorrenti, e
pensate un po’? Ad un certo punto si trova faccia a faccia con il vero Michael
Myers, scambiandolo per un figurante e prendendolo
pure a male parole! Mamma mia che grasse risate, quanta simpatia questo film!
Che raffinato umorismo, sembra di guardare il capitolo di “Scary Movie” che vi
siete persi. Quello che non fa ridere.

Altro che “Gimme Some More”, direi che è pure fin troppo.

Ma come dicevo con il passare dei minuti, niente impedisce a Busta Rhymes di
prendersi tutto il film, la geniale sceneggiatura ci mostra per la bellezza di
due secondi, il personaggio intento a guardare un film di Kung Fu, e questo
spiega come mai nel finale il nostro Busta, sia in grado di tenere testa a
Myers con due calcetti impacciati. Ora, dovrei dire qualcosa di spiritoso che
prevede la fruizione di film per adulti e persone che pensano di essere
Rocco Siffredi, ma è tutto talmente avvilente che preferisco risparmiare le
forze e affrontare l’ultima porzione di film e commento.

Non so perché, ma mi pare la più riuscita metafora su questo film.

Busta Rhymes affronta il mostro a muso duro colpendolo nelle
palle con un cavo elettrico al grido di «Dolcetto o scherzetto brutto figlio di
puttana!», io lo so che dovrei ricordarvi che quello è Michael Myers, “The
Shape”, l’incarnazione del male puro che per potersi mimetizzare tra gli uomini
indossa una maschera, ma ormai questa saga ha talmente demolito il personaggio
che non solo è alla stregua di un Jason Voorhees
qualunque, ma magari! Ormai è come il Lupo mannaro di Scuola di Mostri, tu colpiscilo nelle palle e vedrai che porti a
casa le palle, ehm volevo dire la pelle!

L’unica cosa che mi ha insegnato questo film, è che dopo
tanti anni a sentire di sfuggita i suoi pezzi, chiedendomi perché un cantante
Rap dovrebbe chiamarsi “Busta”, mi è improvvisamente diventato tutto chiaro, anche
la pronuncia all’ammeriGana. Si perché mentre lo vedi far finta di recitare
tutte queste frescacce, da spettatore viene voglia di invocarlo, proprio urlare
il suo nome a pieni polmoni: Basta! Baaaaaaaaasta!! Baaaaastaaaa!!

E ‘mo BUSTA! (da leggere all’ammeriGana).

Ma le rivelazioni non arrivano mai da sole, tutto questo scimmiottare
(visti i due sceneggiatori mi sembra il verbo giusto) male da “Scream” mi ha
fatto pensare a Wes Craven e al suo film “Dovevi essere morta” (1986), a questo
punto caro Michael non era meglio restare defunto? Dovevi essere Morto, sarebbe
stato meglio, poco ma sicuro.

Abbiamo grattato il fondo? Ci siamo messi a scavare? Ora la
saga è completamente devastata e ormai non più credibile? Bene ora la
maledizione di Michael Myers può tornare a colpire. Il destino del personaggio
è quello di tornare, tornare sempre ad ogni nuovo Halloween, quindi l’unica
cosa da fare è ricominciare ancora, è tempo… Di remake. Tra sette giorni qui,
con il nuovo capitolo della rubrica!
Non perdetevi lo speciale di Halloween di Non c’è paragone

… Ma nemmeno quello del Zinefilo!

Perché nella blogosfera, ogni giorno è Halloween!

Invece, per notizie e informazioni quotidiane sul Maestro John Carpenter, fate un salto sulla pagine del Faccialibro de Il Seme Della Follia – Fan Page italiana dedicata a John Carpenter!

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